C’era una volta Goldrake, è un libro di Massimo Nicora, disponibile da oggi: un lungo e coinvolgente viaggio dal Giappone all’Italia passando per la Francia che racconta in modo completo e dettagliato la nascita e lo sviluppo del mito di Goldrake, il successo, le polemiche e le discussioni sulla stampa, svelando i misteri che da ormai 40 anni appassionano tutti i fan della serie.

Centinaia di articoli d’epoca, filmati e registrazioni radio delle Teche Rai, interviste ai dirigenti e funzionari Rai dell’epoca, i ricordi della presentatrice e dell’autore delle sigle: una  ricca ed esaustiva ricostruzione del fenomeno Goldrake che restituisce l’immagine di un’epoca straordinaria e irripetibile della storia della televisione e della società italiana degli anni Settanta e Ottanta.

Il 4 aprile 1978 rappresenta per la tv italiana una data storica. Su Rete Due, alle ore 19.00, viene trasmessa un’innovativa serie animata giapponese che in Italia viene intitolata Atlas Ufo Robot ma che per tutti diventa immediatamente Goldrake dal nome del suo protagonista, uno straordinario e portentoso robot che difende il pianeta Terra a colpi di maglio perforante e alabarda spaziale dai malvagi alieni venuti da Vega.

Per i bambini di allora è amore a prima vista e per i palinsesti televisivi è una rivoluzione. Di lì a qualche mese, complici anche i cambiamenti legislativi in materia di trasmissioni via etere, in tutta Italia è un proliferare di emittenti private che per riempire il maggior numero possibile di ore di programmazione si rivolgono al mercato giapponese acquistando decine e decine di cartoni animati. Sulla scia di Goldrake arrivano così numerosi altri robot ed eroi spaziali che fanno da apripista a una vera e propria invasione dei teleschermi.

Goldrake però è il primo, il più amato, il più imitato. Entra prepotentemente nella case dei bambini italiani ammaliandoli con le sue avventure, i suoi protagonisti, i suoi colori sfavillanti per chi ha la fortuna di possedere già una televisione a colori. Nei salotti i bambini discutono animatamente con i loro genitori per non perdersi una puntata del loro robot preferito, i negozi vengono invasi da giocattoli con la sua effige, a scuola diventa l’argomento preferito (se non l’unico) di disegni e componimenti. Anche i giochi cambiano. I cowboy e gli indiani cedono il passo al nuovo eroe della fantascienza e il linguaggio stesso dei bambini si arricchisce di neologismi ed espressioni mutuati direttamente dal cartone animato.

È in atto una vera e propria trasformazione che all’inizio desta sorpresa, incuriosisce, ma che in un secondo momento suscita preoccupazione in genitori, insegnanti, psicologi e addirittura politici. Goldrake diventa così il bersaglio preferito di ogni tipo di critica. Contro di esso si scagliano anatemi, si invoca un’azione censoria da parte della Commissione di Vigilanza della rai, nascono vere e proprie crociate e sui quotidiani è un profluvio di articoli, lettere, commenti, editoriali ed elzeviri.

Il libro ricostruisce la “vera” storia di Goldrake intraprendendo un lungo viaggio che dagli Stati Uniti porta in Giappone, e da qui in Francia e poi in Italia, approfondendo aspetti poco noti se non addirittura ignorati per restituire un quadro il più possibile esaustivo delle vicende che hanno portato alla nascita e alla diffusione di questa serie animata, nonché analizzare il contraccolpo culturale e sociale causato dalla sua trasmissione. Il tutto svelando per la prima volta tutti i misteri che da 40 anni appassionano tutti i fan.

SINOSSI

Il viaggio inizia negli Stati Uniti degli anni Cinquanta. Siamo nell’epoca d’oro dei film di fantascienza che si alimentano delle suggestioni della Guerra Fredda e che sono caratterizzati da due elementi fondamentali, alieni e ufo, che avranno una profonda influenza sulle successive produzioni giapponesi riconducibili a quella che viene comunemente definita space opera. Una miscela di idee in parte mutuate dalle pellicole americane e in parte originali che a loro volta rappresentano l’humus di cui si alimentano le produzioni robotiche firmate da Gō Nagai, il creatore di Mazinger z (che in Italia diventerà Mazinga z, 1972), Great Mazinger (Il Grande Mazinger, 1974) e ufo Robot Grendizer (Atlas Ufo Robot, 1975).

Partendo dalla nascita di Mazinger z, si ripercorre la parabola di Nagai raccontandone i debiti, le novità e le suggestioni, sottolineando di volta in volta gli aspetti più interessanti e peculiari che lo hanno portato a definire la sua poetica robotica fino alla creazione di ufo Robot Grendizer. Si passa quindi a illustrare come il boom degli ufo nel Giappone degli anni Settanta abbia rappresentato la spinta, la molla per creare una nuova serie animata il cui protagonista e i cui avversari fossero gli Ufo Robot. Prima di arrivare a ufo Robot Grendizer, però, il percorso è stato lungo e articolato. Dalla creazione di un film cinematografico da cui la serie trae ispirazione, fino alla definizione di tutti i personaggi, Nagai è riuscito a creare un prodotto atipico in cui alla classica battaglia tra robot giganti si affiancano toni da tragedia shakespeariana, introspezione, psicologia dei personaggi.

Un mix di elementi dai risultati controversi in Giappone, ma che desta l’attenzione di un giovane francese che si trova a Tōkyō per affari a metà degli anni Settanta. Da questo momento inizia un’avvincente avventura fatta di colpi di scena e di tante curiosità, una sorta di romanzo corale con molti protagonisti (da Bruno René-Huchez a Jacques Canestrier, da Maurice Ulrich a Jacqueline Joubert, da Guy Maxence a Michel Gatineau) di cui, per la prima volta, sono chiariti ruoli e responsabilità grazie a interviste e documenti che sono stati analizzati e confrontati al fine di stabilire la verità storica degli eventi.
ufo Robot Grendizer diventa così Goldorak conquistando milioni di bambini francesi e destando la perplessità degli adulti che si trovano a fronteggiare quella che viene definita, in maniera appropriata, la folie Goldorak.

Dalla Francia all’Italia, passando per l’anonimo padiglione di una mostra dedicata a film e a telefilm presso la Fiera di Milano, Goldorak si trasforma in Goldrake e la serie assume il titolo di Atlas Ufo Robot. Merito dell’intuito di una funzionaria rai, Nicoletta Artom, che resta così affascinata da questo cartone animato da proporlo per l’acquisto ai suoi dirigenti. Gli eventi che vanno temporalmente dal momento in cui Nicoletta Artom visiona alcuni episodi della serie a quando essa viene trasmessa su Rete Due vengono qui svelati attraverso la stessa voce dei protagonisti di questa straordinaria avventura: i dirigenti e funzionari rai e sacis del tempo (da Massimiliano Gusberti a Paola De Benedetti, da Sabatino Gargano a Ernesto Quintano) che, dopo quasi quarant’anni, hanno raccontato dell’arrivo di Goldrake sulla televisione pubblica italiana con uno sguardo dall’interno che ha permesso di fare luce su molte delle questioni che finora non avevano trovato ancora risposta. Come mai il robot in Italia viene chiamato Goldrake? Perché il titolo della serie nel nostro paese diventa Atlas Ufo Robot? Che cosa sarebbe questo fantomatico “Atlas” su cui sono state fatte le ipotesi più disparate? È la brochure descrittiva o l’invenzione di qualcuno?
Senza quei dirigenti e senza la caparbietà dell’allora direttore di Rete Due, Massimo Fichera, che osò superare i rigidi schemi imposti della televisione pubblica italiana, Goldrake non sarebbe mai stato trasmesso.

Risultano quindi comprensibili, se non addirittura prevedibili, le reazioni di genitori, giornalisti, psicologi, pedagogisti, insegnanti e politici di fronte a una serie animata considerata pericolosa e violenta che vengono raccontate riferendosi a una grande mole di articoli dell’epoca tratti da quotidiani, settimanali, mensili nonché filmati e registrazioni radiofoniche delle Teche rai, indispensabili per descrivere l’atmosfera di quegli anni e il portato rivoluzionario di una serie come Goldrake che nulla ha in comune con quanto proposto dalla televisione pubblica italiana fino a quel momento in programmi come Gli Eroi di Cartone (1970-1973), Mille e una sera (1970-1972), Drops (1976) e Gulp! (1972).

Da Goldoni a Corvisieri, da Bevilacqua a Fo, da Del Buono a Ferrarotti, da Cardini a Rodari, è un susseguirsi di posizioni pro e contro che alimenta un dibattito che dura diversi anni e il cui apice è rappresentato dalla cosiddetta Crociata di Imola contro i cartoni animati giapponesi che porta alla ribalta mediatica una querelle che infiamma le pagine dei giornali fino ad approdare in televisione nella celebre trasmissione L’altra campana (1980) di Enzo Tortora.

Questa è la “vera” storia di Goldrake, dei suoi protagonisti, dei suoi sostenitori e dei suoi detrattori. E anche di tantissimi bambini che, affascinati dal gigante d’acciaio, non hanno esitato a prendere carta e penna per difendere a spada tratta il loro eroe arricchendo così le rubriche dei giornali di intereventi  a volte ingenui, a volte profondi, ma che hanno il merito di restituirci senza filtri lo spirito di un’epoca straordinaria e irripetibile per la televisione italiana.

Goldrake

Team News Lontre
Le manine delle lontre sono perfette per scrivere velocemente al computer, così in Stay Nerd ne abbiamo assunte 12 per occuparsi delle news! Nessuna lontra viene maltrattata, ma anzi vengono ricompensate con tanto pesce, crostacei e scatoline colorate di diversa dimensione da mettere in ordine! Recentemente, gli è anche stato messo a disposizione un bazooka spara-pesce.