Chi è Corto Maltese?
Partiamo dalla risposta facile: Corto Maltese è una delle figure del fumetto divenute talmente popolari da trascendere nell’icona. Anche se non masticate fumetti, è comunque molto difficile che non lo abbiate mai visto né sentito nominare. Negli anni, il personaggio del maestro Hugo Pratt ha goduto di un’enorme diffusione su ogni medium e gadget, dalle magliette alle tazze, ai poster, le serie animate nonché, ovviamente, a casa sua, tra i fumetti.
Ebbene, oggi noi di Stay Nerd, partendo da questa risposta facile, vorremmo accompagnarvi lungo un breve viaggio alla scoperta di quella un po’ più difficile e, a tutt’oggi, solo parzialmente completa: chi è il personaggio di Corto Maltese e cosa rappresenta, per se stesso e per i suoi lettori? Il pretesto, ovviamente, ce lo fornisce nientemeno che la ricorrenza dei cinquant’anni dalla sua creazione (in occasione dei quali, proprio oggi, è in uscita su Topolino una storia dedicata al personaggio, quella di Topo Maltese, con nostra recensione in arrivo!). Ma andiamo con ordine…
Corto Maltese è stato nel tempo definito da lettori e critici in mille modi diversi: da antieroe a corsaro, passando per moderno Ulisse, marinaio e cercatore di tesori. La sua prima apparizione avviene sulla rivista Sgt. Kirk, in una storia a puntate pubblicata dal 1967 al 1969. Il nome di quella storia? Probabilmente lo conoscete già, poiché è già leggenda: Una ballata del mare salato.
Quest’ultima, e quindi anche Corto sin dal suo primissimo esordio, ha cambiato il modo di fare fumetti e la percezione della nona arte da parte del grande pubblico. Possiamo dire, con poco timore di essere smentiti, che la prima, vera e forte attenzione al fumetto, in Italia, è arrivata anche grazie a Pratt e al suo carismatico personaggio.
Hugo Pratt è stato creatore, disegnatore e scrittore di tutte le storie di Corto Maltese, fino alla sua triste scomparsa nel 1995. Dopo di lui è stata pubblicata una sola storia inedita, scritta da Juan Dìaz Canales e disegnata da Rubén Pellejero, intitolata Sotto il sole di mezzanotte. E, notizia dell’ultim’ora, un’altra uscirà nel corso del 2017, sempre a cura degli stessi autori.
Ma tornando al padre di Corto Maltese, l’influenza sul settore e sul futuro del fumetto di un’opera come quella di Pratt e delle sue storie è stata tanto ampia da meritarsi per prima la definizione di “graphic novel”. Un “romanzo grafico”, raccontato per immagini e parole, non più “solo” (non saranno mai troppe le virgolette, attorno a quel “solo”) un fumetto. Se l’importanza effettiva della narrazione grafica, e sotto ogni altra forma sperimentale, rimaneva la stessa, solida ed efficacissima, ora stava cambiando la percezione che se ne aveva, e diminuiva la sottostima che se ne faceva. Una cosa colossale, anche da riguardare oggi, all’indietro, dopo aver percorso metaforiche miglia in avanti su quella strada. Fa riflettere che lo stesso Hugo Pratt, sicuro del suo prodotto editoriale e della bontà delle sue storie, definì al tempo le sue opere “letteratura disegnata”. Ancora oggi, una dichiarazione simile susciterebbe non poco scalpore e discussione (in primis, non ne dubitiamo, sulle pubbliche piazze digitali dei social network), provenisse da qualsiasi voce del fumetto moderno.
Ma, quindi, chi è davvero Corto Maltese? Cosa ha reso le sue avventure così memorabili?
Le leggende intorno al personaggio lo vogliono di padre inglese e madre gitana: di bell’aspetto, alto, magro e atletico, il buon Corto è stato un marinaio prima e un avventuriero poi, dedicatosi per tutta la vita al vagabondaggio per i sette mari. Nonostante i suoi comprimari, i saggisti e gli studiosi della materia abbiano cercato più volte di trovare un’etichetta univoca per Corto Maltese, il personaggio è sempre stato refrattario a ogni tipo di classificazione.
Non saremo certamente noi a provarci (con risultati destinati ad essere quantomeno altalenanti), ma ci piace farvi notare un altro particolare. Ovvero come le avventure della creatura di Hugo Pratt, con un piede nel romantico e l’altro nell’onirico, siano ambientate all’inizio del 1900, epoca di fiducia nel progresso e dello sviluppo tecnologico, di opulenza e scoperte scientifiche, con un protagonista che, quasi in controtendenza con tutto ciò, dà maggior peso al modo di arrivare al tesoro, rispetto al tesoro stesso. Questo apparente contrasto potrebbe trovare soluzione nel sapere che Pratt ha scritto la maggior parte delle storie del marinaio maltese a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, periodo in cui, volenti o nolenti, si respirava un’aria di cambiamento e di possibilità praticamente infinite.
Altro degli aspetti affascinanti (praticamente innumerabili) delle storie scritte da Pratt era la presenza di dettagli e personaggi storici, resi con un’accuratezza fuori dal comune, segno di una ricerca storica molto precisa e di un notevole amore per la materia. Nelle quasi trenta storie di Corto Maltese i riferimenti colti si sprecano: Atlantide e Mu, il Graal e la Cabala, ma anche la mitologia celtica, il pensiero della filosofa neoplatonica Hipazia (che compare anche in carne e ossa in Favola di Venezia, ambientata nella città lagunare) e, ultimo ma non meno importante, l’immortale bardo Shakespeare. Volendo approfondire i contenuti delle sue storie, Corto Maltese potrebbe fornire a un ipotetico lettore materiale da studiare per i successivi, ehr, cinquant’anni.
Niente male per un solo personaggio, no?
Scherzi a parte, l’autore stesso, proprio attraverso la finezza dei suoi dialoghi, i riferimenti intellettualmente “alti”, la presenza di personaggi storici reali e l’accuratezza delle storie, ha sempre cercato di nobilitare il lavoro di narratore in genere e fumettista in particolare. Tenete conto che stiamo parlando di un periodo in cui, in Italia, il fumetto era visto come strumento di fruizione esclusivamente popolare, da ragazzini, senza la diffusione e la varietà a cui abbiamo assistito negli ultimi anni.
Oggi, a rischio di ripeterci, siamo molto più (seppur non completamente) abituati di una volta a classificare il fumetto secondo tutta una serie di incarnazioni realizzate e/o possibili. Se lo facciamo con tale nonchalance, se tale evoluzione del pensiero si è messa in moto, anni fa, con tanta e tale potenza, è anche grazie a Hugo Pratt e al suo Corto Maltese, cui non possiamo che rivolgere i nostri più sentiti auguri e complimenti, in una simile occasione di festa e ricorrenza.
In chiusura, vorremmo citare un saggio edito l’anno scorso, che tra i tanti scritti sulle avventure del marinaio maltese ci ha colpiti di più per la lettura che riesce a fornire, non tanto del personaggio quanto della sua particolare e sfumata attitudine: “Corto è lo straniero per antonomasia, l’avventuriero che attraversa scenari esotici in cui riesce sempre a muoversi a proprio agio senza farsene tuttavia integrare; di più: è straniero in un mondo di stranieri, diverso fra i diversi, sempre circondato da caratteri non meno ‘fuori luogo’ di lui, come le donne misteriose, seduttive e ingannatrici con cui si incontra senza mai arrivare a consumare un rapporto erotico (la cifra del personaggio è una strana forma di castità in cui il gioco della seduzione soppianta il gioco dell’amore).”
Il saggio è Corto Maltese e la poetica dello straniero. L’atelier carismatico di Hugo Pratt, di Stefano Cristante (Mimesis edizioni, 2016), e non possiamo che trovarci d’accordo nonché affascinati dall’interpretazione dell’autore.
Insomma, per quanto poco possiamo aver contribuito a definire la giustamente e riccamente sfaccettata identità di un mito, senza dubbio ne abbiamo approfittato per fare attorno alla sua figura quattro chiacchiere con piacere.
Non possiamo che concludere, data la voglia che ci è venuta di sfogliare ancora una volta le ballate di Hugo Pratt e del suo marinaio, augurando anche a voi, se su di voi la chiacchierata ha sortito lo stesso effetto, una buona rilettura! Oppure, se non aveste ancora avuto modo di apprezzare il personaggio di Corto Maltese… beh, affrettatevi e godetevela, un po’ vi invidiamo!