L’ultima di Craig nei panni di James Bond
Giudicare un film di 007 non è mai facile. È un genere a sé stante, ma anche un action thriller di spionaggio. Ha forti elementi di continuità nel tempo, ma ogni nuova pellicola aggiunge qualcosa di nuovo. L’attore ogni tanto cambia, il personaggio mai, anche se vive di reinterpretazioni. Insomma… giudicare un film di 007 non è mai facile. E Spectre non fa alcuna eccezione.
Analizziamo per un attimo la precedente trilogia bondiana di Daniel Craig. Casino Royale: grandissima qualità, associata al nuovo attore, setta un nuovo standard, molto alto. Quantum of Solace: primo esperimento di “sequel” vero e proprio, con la trama che prosegue dove Casino Royale ci aveva lasciati, eppure il film non cattura quasi mai, aspettative tradite. Skyfall: spinto l’acceleratore della sperimentazione, è un film che non può lasciare indifferenti, o lo si ama o lo si odia, l’impressione è che, accettatene le grosse novità, si faccia amare profondamente. Ma lo standard dorato di Casino Royale rimane lì dove stava.
Come si pone Spectre, in queste montagne russa di qualità, aspettative e gradimento? Quale strada segue, la rivoluzione Skyfall o il canone di Casino Royale? È il coronamento della tetralogia di Daniel Craig, ormai giunta al termine, che tutti aspettavamo? Sì e no. Ma in senso positivo, nel parere di chi scrive.
Spectre è senza dubbio meno coraggioso di Skyfall e certamente meno blindato di Casino Royale. Ma attenzione: per quanto si possa dire che in questo modo il film non eccede in nessun aspetto, non si può ignorare quanto bene Spectre riesca a mescolare aspetti tradizionali della serie, e con tradizionali intendiamo veramente tradizionali (alcune riprese fisse e scelte di fotografia sono vere citazioni registiche del passato, per non parlare delle cose più evidenti ancora), e importanti elementi di novità, continuando sulla scia degli ultimi due episodi.
L’equilibrio trovato tra vecchio e nuovo, mantenuto a forza di azione trepidante per ben 140 minuti di pellicola, al termine dei quali però ne vorreste ancora, è un successo. L’azione è come sempre appassionante e ritmata in modo impeccabile con scene di respiro e/o di ironia inglese. Non manca niente di quello che vi aspettate: numerose spettacolari location (tra cui, ormai lo saprete, anche Roma); pioggia di proiettili e botte da orbi; inseguimenti adrenalinici a bordo dei mezzi più vari; due Bond Girl, diverse e diversamente affascinanti, di cui una “minore” e una “maggiore”. Una delle due è la Bellucci, per amor di non spoiler non riveleremo quale. Ma non è difficile, se ci pensate.
Daniel Craig fa un’altra grande prova. Il suo 007 è diverso da tutti i precedenti, e la cosa a molti fan di vecchia data risulta ancora difficile da digerire, ma lui non si muove mai oltre i confini legittimi dell’interpretazione. D’altronde, anche dal punto di vista della trama, le novità sono talmente tante che non interpretare risulterebbe inevitabilmente anacronistico. Anche gli altri attori (Ralph Fiennes e Christoph Waltz su tutti) sono in grande spolvero. O quasi. Andrew Scott (avete presente il Moriarty della Serie Tv di Sherlock?) non ci è piaciuto tanto, ma probabilmente è colpa del suo personaggio.
Il Regista, Sam Mendes, che aveva già diretto Skyfall, ci consegna un altro film pieno di azione, e pieno in generale, che però cattura e tiene sempre accesa la nostra attenzione e il nostro coinvolgimento. L’unico appunto che gli si potrebbe fare è che proprio nei minuti iniziali (a loro volta aperti da uno stupendo piano sequenza) si percepiscono una carica e un’atmosfera forse mai più raggiunte in tutto il resto della pellicola, e quindi liquidate un po’ troppo in fretta nel nome della trama. Sembra che l’inizio vada a parare da una parte, e invece no. Il film non ne esce mutilato, per carità, ma quella partenza spinge a chiedersi: “E se avesse continuato su quella strada?” Non vi anticipiamo niente, ma poi diteci se non capita anche a voi.
La trama c’è. Abbastanza canonica, dopotutto, ma condita da elementi che scavano nella mitologia di James Bond, approfondendola. Il proposito, ereditato da Skyfall, è ambizioso e per questo saggiamente sovrapposto alla tradizione Bondiana, riproposta dopo un lifting svecchiante alla Casino Royale. Lo sappiamo, suoniamo criptici, ma non potendovi svelare alcun particolare della trama, questo è il meglio che possiamo darvi.
Spectre è un film da vedere. Per i nuovi fan. Per i vecchi fan. Potrebbe non piacere a tutti allo stesso modo, ma difficilmente se ne può negare l’importanza. L’impressione, assecondata dagli eventi che si succedono sul grande schermo, è che ci si trovi di fronte sia alla resa dei conti di una mini-saga, formata dagli ultimi quattro episodi, sia ad un importantissimo momento di passaggio per 007. Che non è solo il passaggio di testimone da Craig al prossimo misterioso interprete della super-spia britannica, ma anche dai Bond del passato, alcuni classici, altri rivoluzionari, a un nuovo tipo di Bond, che è entrambe le cose.