Memorabili entrate in scena cinematografiche: si apra il sipario!
Che sia il protagonista, l’antagonista, il buono, il villain, l’eroe o l’antieroe, o più semplicemente un personaggio di contorno, l’ingresso in scena rappresenta un momento fondamentale sia a livello di impatto con lo spettatore, sia per lo sviluppo del film.
Ad un ingresso trionfale o per certi versi memorabile, corrisponde di certo la reazione del pubblico e la maniera in cui empatizza o si dispone in un determinato modo nei confronti di quel personaggio.
La storia del cinema è piena di presentazioni indimenticabili, che hanno fatto scuola e fanno ormai parte dell’immaginario collettivo, al punto che quando si cita una di queste figure viene automatica l’associazione con la scena introduttiva di riferimento.
Proprio per questo abbiamo voluto buttar giù una lista di alcune delle più incredibili e memorabili entrate in scena cinematografiche, senza la pretesa di dar vita ad una classifica o una top ten insindacabile, ma per il puro gusto di citarne alcune che sono state a loro modo favolose.
Hans Landa (Bastardi senza gloria)
Vogliamo iniziare con un personaggio a cui siamo tutti indubbiamente affezionati. Hans Landa è uno dei villain più amati della storia del cinema, e di sicuro uno dei migliori personaggi tarantiniani a livello assoluto. Quando il maestro Quentin scritturò Christoph Waltz per Bastardi senza gloria l’attore austriaco aveva già recitato in una trentina di film solo per parlare di cinema e senza citare il piccolo schermo, ma ci riferiamo prettamente a produzioni tedesche che non erano mai uscite fuori dai confini nazionali, e pertanto la maggior parte di noi non aveva la minima idea di chi fosse Waltz.
Il risultato fu un’interpretazione pazzesca, stupefacente, che gli valse l’Oscar al primo colpo (che replicò poi dopo tre anni col Dott. Schultz in Django, sempre di Tarantino). Ma a farci innamorare di questo personaggio non fu tanto la performance in sé, senza dubbio fantastica, quanto l’entrata in scena, nella dimora di alcune persone che nascondevano una famiglia di ebrei, quella della povera Shosanna. Delle sequenze che ci spiazzarono, con quel suo modo di fare tra il serio e il faceto, che aveva un non so che di inquietante ma al contempo magnetico.
Alex Delarge (Arancia Meccanica)
Parliamo ancora di “cattivi”, seppur per un film e per un personaggio estremamente diverso. Arancia Meccanica di Kubrick è di sicuro uno dei film che invecchia meglio nella storia del cinema, e riguardarlo è sempre un piacere, anche per via di un ritmo che lo differenzia in parte dagli standard kubrikiani e per un altro motivo fondamentale: il suo protagonista. Alex Delarge è il villain-non villain, dalla personalità complessa che si articola in maniera eclettica durante l’arco narrativo, anche grazie alla piega che prenderà il film.
Ma a stupirci è senza dubbio il suo ingresso in scena, che poi è l’inizio della pellicola di Kubrick. Lo sguardo di Delarge in quei 30 secondi che precedono la messa a fuoco su tutta la sua banda è da pelle d’oca, così come il discorso seguente, corroborato dalle immagini all’interno del Korova Milk Bar. A corredo, un’interpretazione magistrale di Malcolm McDowell, che non gli valse tuttavia neppure la nomination agli Oscar. Una delusione che evidentemente segnò in qualche modo la sua carriera, che da lì in poi non gli avrebbe portato molti altri ruoli di spicco, nonostante una filmografia incredibile a livello quantitativo.
Darth Vader (Star Wars Episodio III: La Vendetta dei Sith)
Chi è amante del cinema e soprattutto chi ama Star Wars, inevitabilmente adora un villain come Darth Vader. La scena della trasformazione di Anakin in Dart Fener non è solamente un momento cruciale nella saga fantascientifica, ma è il modo più autentico ed efficace di rappresentare un villain. La tensione e la carica emozionale di quella scena rappresenta un passaggio chiave nella memoria di tutti i fan di Star Wars, e sinceramente non ci stancheremo di rivederla né ora, né mai.
Frank (C’era una volta il West)
Il capolavoro di Sergio Leone è memorabile, tra le varie cose, per l’interpretazione e l’entrata in scena di Frank. Henry Fonda non aveva mai interpretato un villain fino a quel momento, ma la maniera in cui Leone cuce su di lui il personaggio è qualcosa senza pari, soprattutto per gli standard del tempo. A supporto di questo c’è poi l’incantevole colonna sonora di Morricone, che scandisce l’entrata di Frank, mentre la camera del regista si posa sullo sguardo freddo e spietato del killer. Lo scambio di sguardi col bambino a cui ha appena sterminato la famiglia è un momento denso di pathos, che ci presenta nel modo più crudo possibile il personaggio.
Jon Doe (Seven)
Non ha senso aver cura di non spoilerare nulla di un film che ha ormai più di 20 anni, eppure in questo specifico caso sento di voler in qualche modo preservare il silenzio, perché è questo che vorrebbe anche Fincher. Il regista confeziona un prodotto incredibile, facendoci virtualmente partecipare a questa caccia all’uomo, con mille domande su chi possa essere il famigerato serial killer; ma il gioco si conclude nella maniera più spietata e scioccante, presentandoci Jon Doe all’improvviso, davanti alla polizia, cosparso di sangue.
Lolita (Lolita)
Torniamo a parlare di un altro film di Kubrick, tratto stavolta dal capolavoro letterario di Nabokov: Lolita. La pellicola è decisamente datata, e parliamo addirittura del ’71, ma l’attualità di alcune sequenze è sconvolgente. Tra queste di sicuro dobbiamo citare la presentazione del personaggio di Lolita, stesa in giardino a prendere il sole. Il suo sguardo magnetico è capace di bucare lo schermo, e da un semplice sorriso è chiaro ciò che accadrà da quel momento in poi. Capolavoro senza tempo e personaggio fantastico, la Lolita di Sue Lyon.
Tyler Durden (Fight Club)
Fincher pareggia Kubrick in questa specie di classifica, che classica non è. Conosciamo bene la propensione del regista di Denver nel donare una eccezionale potenza d’impatto a determinate scene, e di sicuro non poteva chiedere di più dal personaggio di Tyler Durden, interpretato da Brad Pitt nella trasposizione cinematografica del romanzo di Palahniuk. Il discorso sull’aereo tra Pitt ed Edward Norton è un capolavoro di bizzarria e maestria dello script, con due interpreti fantastici a contendersi la scena, ma quello che salta sicuramente all’occhio è l’introduzione frizzante e travolgente del personaggio di Tyler, e chi ha visto il film (mi auguro tutti…) sa bene quanto questo sia importante.
T-Rex (Jurassic Park)
In questa lista dei ricordi trova posto anche un essere vivente (ormai non più, a dirla tutta) tutt’altro che umano. Parliamo ovviamente del T-Rex di Jurassic Park, deus ex machina in qualche modo della pellicola di Spielberg tratta dall’opera letteraria di Crichton, e bestione onnipresente sulle locandine del film. Il Tyrannosaurus Rex è un’ombra spaventosa che si annida nelle menti dei protagonisti, e la sua presenza si avverte anche quando non c’è, per deflagrare poi in tutta la sua potenza quando il maestro Spielberg decide che è arrivato il momento di mostrarci il suo ingresso in scena. La terra trema, così come gli stanti.
Joker (Il Cavaliere Oscuro)
Anche Nolan è uno che sa il fatto suo in termini di ingressi trionfali, e potremmo citare pure quello di Bane, tutt’altro che “leggero”. Tuttavia ci sembra doveroso e corretto anteporre ad esso un altro personaggio e la sua fantastica introduzione: parliamo ovviamente del Joker interpretato dal compianto Heath Leadger, che ottenne l’Oscar postumo per questo ruolo, premio indiscutibilmente meritato dopo una perfomance da brividi, che lo consacra senza dubbio come uno dei migliori villain degli ultimi 20 anni, se non di più, evitando ovviamente di scomodare inutili paragoni triti e logori col Joker di Nicholson.
Comunque sia, oltre all’elogio della prova attoriale di Heath Leadger, siamo qui a parlare del suo ingresso in scena, del modo geniale in cui Nolan sceglie di presentarcelo. Le sequenze della rapina in banca sono davvero pazzesche.
Driver (Drive)
Chiudiamo questa sorta di listone con un altro grandissimo personaggio, quello che ha di fatto consacrato Ryan Gosling, anche per merito di quel fenomeno che porta il nome di Nicolas Winding Refn. L’inizio di Drive è totale tensione narrativa, ed il ruolo del driver senza nome sembra cucito apposta sulla pelle dell’attore canadese, che sfodera una prestazione da incorniciare, dopo una presentazione del personaggio veramente fantastica.
Le scene iniziali, col suo discorso al telefono, e i successivi interminabili minuti di silenzio in cui ci possiamo confrontare quasi solo esclusivamente con il faccione dallo sguardo glaciale di Gosling, lo rendono senza dubbio un personaggio memorabile, che gli consentirà tra l’altro di interpretare poi una serie di ruoli assolutamente vincenti sempre sull’impronta del driver, confermandoci la sua immensa bravura nel recitare con lo sguardo.