Alcuni tra i migliori monologhi del cinema moderno
Il cinema è sfaccettato, plurimo, un essere vivente dalle mille diramazioni e questo fa sì che molto cinema moderno riveli il suo intimo legame con il teatro di un tempo, non solo quando saccheggia a piene mani dagli autori da palcoscenico che furono. Uno dei punti di contatto tra cinema e l’antica arte del teatro è il monologo, quel momento in cui un singolo attore recita una (più o meno) lunga battuta di fronte a una platea di altri personaggi, creando tensione, aggiungendo particolari a quella che potremmo chiamare la ‘psicologia’ del singolo personaggio o spiegando azioni che sono avvenute sullo schermo o fatti che apparivano poco coesi all’inizio.
Il monologo è un momento molto difficile, in un lungometraggio, perché il pericolo della noia e della banalità è sempre dietro l’angolo e questo può portare alla catastrofica caduta in picchiata dell’interesse dello spettatore nel film. La buona riuscita di un monologo è un mix di ottima scrittura, di ottima argomentazione, di una grande prova attoriale e di una certa maestria nel gestire il tempo inevitabilmente lungo della sequenza. In pratica, è pura e semplice magia. Da una parte uno screenwriter che ha veramente qualcosa da dire e lo dice in maniera impeccabile, e dall’altra un attore che riesce a interpretare quelle parole in modo soprattutto coerente con la crescita della narrazione, perché inserire un monologo caso, così tanto per fare, ha il potere di distruggere completamente tutto quello che si era costruito prima, un fotogramma alla volta.
Quello che vi proponiamo oggi è un mix di monologhi famosi e celebri, in una lista con alcuni tra i migliori del cinema moderno, in cui tutto quello di cui abbiamo appena discusso appare in una certa misura. Abbiamo preso in considerazione il cinema moderno, soprattutto, perché andare a spulciare tutta la produzione sonora è un’operazione sconfinata e stancante, per quanto affascinante. Poi, c’è un’altra cosa importantissima: non è una classifica, non c’è un vincitore, non c’è un perdente. È una lista, ragionata, spiegata e commentata, ma pur sempre solo una lista. È anche incompleta. Perché altrimenti avremmo dovuto riempire decine e decine di pagine e non è questo il tempo né il luogo.
Alla fine abbiamo anche aggiunto alcune menzioni d’onore, per così dire, non perdetevele!
L’avidità (L’avvocato del Diavolo)
Quando mi è stato proposto di scrivere questo articolo sui migliori monologhi del cinema moderno, ho subito pensato a questo film. D’altronde sono un figlio della cultura pop del ventesimo secolo e questo mi è balzato in mente immediatamente, anche perché è stato con questo film che ho cominciato ad avvertire in prima persona l’importanza del monologo all’interno di un film come veicolo di informazioni di un personaggio.
La clip che vedete sotto non mostra il finale, quando Milton (Al Pacino) gioca a carte scoperte con Keanu Reeves, disquisendo di dio e del suo modo di fare contraddittorio. No. Sarebbe stato facile.
Ho preferito il momento in cui Keanu Reeves non sa chi sia davvero Al Pacino e Milton si lancia in un discorso agghiacciante e attuale sull’avidità e sui sogni, una serie di commenti che cadono come macigni sulla nostra quotidianità, e che pesano ancora di più se consideriamo che a farli è il Diavolo in persona.
Questione di centimetri (Ogni Maledetta Domenica)
I monologhi ‘motivazionali’ sono decine e decine, soprattutto in ambito sportivo. Qui abbiamo scelto facilmente. Non Million Dollar Baby, indiscusso capolavoro, ma Ogni maledetta Domenica, perché questo discorso, sempre a voce dell’ottimo Al Pacino (quest’uomo è un gigante, non c’è altro da dire), è stato proiettato, citato, saccheggiato, studiato in ogni minima parte e considerato a tutti gli effetti “il discorso motivazionale” per eccellenza, con la sua cadenza quasi intimista, dove il protagonista racconta della sua vita, si mette quasi a nudo per dare al forza al suo team con il sentimento più forte che esista: l’empatia. Se ce l’ho fatta IO, DOVETE farcela anche voi!
Sai come mi sono fatto queste cicatrici? (Il Cavaliere Oscuro)
Heath Ledger è stato forse il Joker tra i più osannati di sempre, complice anche l’aura mistica che la sua morte prematura ha regalato al personaggio, che tanto ricorda la storia di Brandon Lee durante le riprese de Il corvo.
I momenti magici regalataci da questo attore superbamente diretto da Nolan sono davvero tanti, e per voi abbiamo scelto il momento in cui interrompe il party e minaccia Rachel. Qui racconta (di nuovo) la storia delle sue cicatrici. Ed emerge più di prima la vera natura del Joker, malvagio, bugiardo, violento, perché questa versione delle ‘cicatrici’ è diversa dalla precedente e lo spettatore capisce che quest’uomo è folle oltre ogni limite. E tutto questo sarà riconfermato dalle ultime parole del pagliaccio, che è solo ‘un cane che insegue le macchine.’
Sei solo un ragazzo (Will Hunting Genio Ribelle)
Un sempre grande Robin Williams (riposi in pace) si confronta con un superbo Matt Damon nella pellicola scritta da Matt Damon e Ben Affleck (anche se c’è tutta la leggenda sull’intervento divino di Mr Goldman…). In questa clip è lo strizzacervelli che dà l’ennesima vera lezione di vita al genio e che si riassume in una sola frase, ‘Sei solo un ragazzo’, una frase che dura circa tre minuti. Meravigliosa.
L’Orrore, l’Orrore (Apocalypse Now)
Francis Ford Coppola accompagna Martin Sheen in una discesa agli inferi tra le più drammatiche che si sia mai vista al cinema. Ispirato al romanzo di Conrad, Cuore di Tenebra, le avventure del Capitano Willard hanno sottolineato in tutti i modi possibili le atrocità di una guerra insensata, sintetizzata in una semplice frase: ‘Prima li sparavamo e poi offrivamo loro i cerotti.
Il punto più alto dell’intera pellicola è l’ingresso in scena del colonnello Kurtz, interpretato da un maestoso Marlon Brando, con tutta la sua follia e la sua lucida voglia di distruzione, esempio del male che una guerra può fare alla mente umana. Sono tante le linee di dialogo storiche da lui recitata, tra cui il grandissimo ‘Hai il diritto di uccidermi, ma non hai il diritto di giudicarmi’.
La clip che abbiamo selezionato mostra invece il momento in cui Kurtz descrive la sua deriva nella pazzia, il momento in cui ha realizzato perché questa guerra non sarebbe mai stata vinta, in cui elogia la ferocia ferrea con cui i guerriglieri vietnamiti stavano sbaragliando gli americani…
Tutta la vita davanti (American Beauty)
La provincia americana, il vicinato, le casette di un quartiere per bene, il sogno e dietro ogni cosa, l’incubo postmoderno in cui tutti noi viviamo e da cui non possiamo svegliarci. In questa pellicola, il mostro di bravura Kevin Spacey ci racconta e si racconta, in ogni minimo dettaglio, fino alla fine, così drammatica, così catartica, sottolineata dalla sua stesa voce fuori campo, che con tono quasi sognante, in definitiva, quasi perdona se stesso e tutti gli altri, giustificandosi con la mirabile frase: ‘come si può restare arrabbiati quanto c’è tanta bellezza nel mondo?’
Terrore per l’infinito (La leggenda del pianista sull’oceano)
Tornatore in uno dei suoi film più controversi e dibattuti ci racconta la storia di Novecento, una persona da sempre vissuta a bordo di una nave, geniale pianista dalla personalità contorta e difficile.
La penna di Baricco firma questo monologo interpretato da Tim Roth, lontano dal suo ruolo di Iena e Rapinatore, che inscena in maniera esorbitante il terror vacui che attanaglia le viscere del protagonista. Una persona da sempre confinata tra le paratie e le stive di una nave, in una esistenza dall’orizzonte lungo quanto dalla prua alla poppa, come può sopportare l’incombente, soverchiante, annichilente grandezza di un mondo di cui ‘non si vede la fine?’
Ezechiele 25-17, la parola di dio (Pulp Fiction)
Un classico ormai intramontabile: la parabola del buon pastore declinata dal fantastico Samuel L. Jackson. In Pulp Fiction questo monologo appare due volte, ma abbiamo scelto la versione redenta, dove Jules cerca di spiegare a un attonito Tim Roth che ci sta provando, con grande difficoltà ci sta provando a essere più bravo. E chissà, magari alla fine ci riesce e diventerà davvero il Buon Pastore.
Deboli umani (Kill Bill Vol. 2)
Un’altra perla del buon Quentin Tarantino, questa volta nata da un discorso sul set avuto con David Carradine, tutti e due appassionati di fumetti. Ed è proprio amore ciò che traspare da questo pezzo di cinema d’autore, un amore sconfinato che questo autore geniale ha per il medium disegnato. È un discorso di un’intelligenza disarmante nella sua semplicità, con un cuore di pulsante di pura nerditudine, da cui traspare tutta la critica sociale che poteva entrarci. Clark Kent stesso diventa veicolo di denuncia, perché agli occhi di Superman gli umani sono DEBOLI, vigliacchi, insignificanti. Altro che Martha…
La conquista del mondo (Il grande Dittatore)
Vogliamo chiudere questa lista con uno dei più grandi capolavori di tutti i tempi in assoluto, e non lo diciamo per puro onanismo intellettuale, che se fai una lista riguardo il cinema e non ci metti Chaplin allora non sei nessuno. Usciamo quindi dal contesto di cinema moderno in senso stretto, perché dobbiamo per forza di cose menzionare questa perla.
Il Grande Dittatore è un film così pregno di significato, così denso di scene memorabili che dovrebbe essere citato tutto, dal primo all’ultimo minuto, senza interruzione. E il discorso finale di Adenoid (!) Hynkel è la summa totale che fa perfettamente quadrare il cerchio in questo film memorabile. Godetevela, tutta, senza distrarvi. È un’inquadratura fissa sul mezzo busto di Chaplin e le sue parole, senza musica di sottofondo, senza altra fonte di distrazione. E arrivate alla fine, per favore, per vedere la genialità di questo autore, che dopo questo proverbiale momento storico, si passa la mano tra i capelli con un’espressione a metà tra il sorpreso e l’atterrito, come per dire ‘Ce l’ho fatta? Ci sono riuscito? Davvero? Ma cosa ho fatto?’
Migliori monologhi del cinema moderno: menzioni d’onore
Vi avevamo promesso un paio, forse tre, menzioni d’onore. Eccole.
Non poteva mancare il meraviglioso Rutger Hauer in Blade Runner, lui che ha visto cose che voi umani non potete nemmeno immaginare. E sempre nella stessa pellicola, in uno dei finali giunti fino a noi, ci sta anche il monologo fuori campo di Harrison Ford, che commenta le sue scelte, come se volesse in qualche modo fare ammenda, mentre indolente guida con l’Androide al suo fianco.
La follia di solito si manifesta quando qualcuno comincia a parlare da solo, esattamente come se stesse recitando un monologo davanti a una platea visibile solo a lui. E ditelo a Robert De Niro che in Taxi Driver inizia ad assaggiare la sua sete di sangue davanti a uno specchio. Stai parlando con me? Ehi dico a te!
D’altronde anche la disperazione può dare una piccola deriva folle, come ci fa notare il grande Edward Norton ne La Venticinquesima Ora, che esattamente con il De Niro poco sopra, usa lo specchio per vomitare il suo odio verso l’Universo, ma soprattutto verso se stesso. Fanc*lo, fanc*lo TUTTI!
Un’ultima nota di colore, una citazione che non può mancare: la splendida e intensa interpretazione di Bruno Ganz nella pellicola La Caduta. Non può mancare non solo per il valore artistico, ma per la portata mediatica che questa sequenza ha avuto, fagocitata da Internet e trasformata in un meme, tanto che è difficilissimo trovare la versione originale.
E con questo ci fermiamo, altrimenti potremmo proseguire per altre decine e decine di pagine. Sicuramente in questa lista dei migliori monologhi del cinema moderno ne manca qualcuno altrettanto memorabile, ma questo è inevitabile. Allora non perdete tempo, fatecelo sapere nei commenti.
Titoli di coda.