Allo Share non si comanda


La vita del divoratore di serie TV è impervia e colma di ostacoli, primo fra tutti il tempo.

Ci sono vari modi per perdere tempo ma, quello che più preoccupa il binge-watcher professionista è l’incubo della serie cancellata: ore di visione ininterrotta, trame che si dipanano alla ricerca di una conclusione e, proprio sul più bello, si viene a sapere che il network di turno opta per la cancellazione, mandando al diavolo preziosissimo tempo che poteva essere dedicato ad altro, o meglio, ad un’altra serie TV.

E oggi vi parliamo dei casi peggiori, ovvero le serie cancellate prematuramente e che non meritavano assolutamente una fine così misera.

Lie to me

 Serie della Fox andata in onda dal 2009 al 2011, Lie to Me racconta le avventure di Cal Lightman, scienziato specializzato nell’analisi della mimica facciale, grazie alla quale è in grado di capire con estrema precisione se qualcuno sta mentendo. Per via di questa abilità Cal si ritroverà spesso a gestire numerosi casi, a partire da un sospetto di tradimento fino ad operazioni speciali del governo.

Una serie che ricorda Dr. House sotto alcuni aspetti, primo fra tutti la grande complessità del suo protagonista, interpretato da un Tim Roth in grande spolvero e particolarmente convincente, nonché per i rapporti controversi con i vari personaggi secondari. Una serie leggera ma non per questo fatta male, e che fu accolta discretamente bene sia dalla critica che dal pubblico, pubblico che però col tempo abbandonò sempre più lo show, portando la Fox a diminuire gli episodi della terza stagione dai canonici 22 a 13, per poi chiudere definitivamente i battenti il 10 Maggio 2011.

The Whispers

Passiamo in casa ABC con The Whispers del 2014, thriller fantascientifico nato sotto tutti i buoni auspici, al punto da avere Steven Spielberg tra i suoi produttori esecutivi.

La trama si ispira liberamente ad un racconto di Ray Bradbury e racconta di una serie di misteriosi incidenti apparentemente senza un filo conduttore, se non per il coinvolgimento di alcuni bambini, guidati da una presenza misteriosa conosciuta con il nome di Drill.
Nonostante alcuni alti e bassi, il serial aveva il piglio giusto per raccontare una storia molto interessante, nonché fonte di inesauribile inquietudine ed un villain che, seppur invisibile, era sempre presente, mettendo in tensione chiunque.
Un altro mistero è inoltre la scelta della ABC di far scadere tutti i contratti del cast, portando la serie ad una cancellazione tanto inevitabile quanto curiosa.

Penny Dreadful

Due sono i motivi per cui si ricorda La leggenda degli uomini straordinari, film del 2003: la prima è che è stato l’ultimo film di Sean Connery, la seconda è che era brutto.

Tuttavia, le sue fondamenta legate ad uno dei lavori più belli del fumettista Alan Moore portarono anche alla nascita di Penny Dreadful, serie di Showtime iniziata nel 2014 e finita nel 2016. Sì, finita ma solo perché gli sceneggiatori hanno deciso di chiuderla dopo aver esaurito la storyline principale.
Un peccato viste le tematiche esoteriche e l’inclusione di numerosi eroi della letteratura horror, il tutto con la Londra del 19° a fare da sfondo ad avventure terrificanti ed elettrizzanti. Si poteva fare sicuramente qualcosa di più e lo avremmo gradito non poco, ma forse è anche bene così, come dimostra la prossima serie.

The Following

I social network permettono alle persone di interagire e connettersi, tanto nel bene quanto nel male. Il secondo caso è quello preso in esame da The Following, serie TV targata Fox, andata in onda tra il 2013 e il 2015, dove il serial killer Joe Carroll crea una rete di seguaci pronti a tutto pur di assecondare il loro capo, mentre una task force dell’FBI guidata da Ryan Hardy cerca di fermarlo una volta per tutte.
Una storia intrigante, ben sostenuta dall’attore di punta Kevin Bacon ma che, dopo l’esaurimento della storyline principale e complice un’emorragia di ascolti preoccupante, non è più riuscita a tenere alta l’attenzione, finendo dunque sulla buia strada della cancellazione dopo tre stagioni, una cosa davvero spiacevole vista la forte critica nascosta nella narrazione.

Vinyl

Una serie incentrata sull’ascesa del rock e del punk A New York negli anni ’70, nata da personaggi del calibro di Mick Jagger e Martin Scorsese ed appoggiata dal canale più potente di tutti: HBO.
Cosa poteva andare storto in Vinyl? Tecnicamente nulla. Questa serie ha infatti ricevuto critiche perlopiù positive, narrando la grande epopea del rock e delle tante leggende che lo costellano, al punto da ottenere il lasciapassare dopo appena quattro giorni dal debutto, avvenuto il 14 febbraio del 2016. E invece, a sorpresa, HBO cancella la serie quattro mesi dopo, lasciando così aperta la storia di Richie Finestra e dell’American Century Records, con sommo rammarico.

Non fidarti della str**** dell’interno 23

Serie dal titolo più lungo di sempre, Non fidarti della str**** dell’interno 23 parla delle disavventure di due coinquiline, Chloe e June, più o meno costrette a vivere insieme nonostante le loro personalità completamente divergenti. Situation comedy durata due stagioni tra il 2012 e il 2013, riuscì a guadagnarsi la fiducia della critica grazie ad una scrittura molto vivace e divertente, nonché una scelta di casting perfetta. Tra i vari comprimari, infatti, spicca James Van Der Beek, meglio noto come Dawson di Dawson’s Creek nella parte di se stesso, attore ormai intrappolato nel ruolo che gli è valso la fama, diviso tra la ricerca di nuovi lavori e le sue fan deliranti.

Finita la seconda stagione, però, gli ascolti deludenti hanno costretto ABC a chiudere prematuramente la serie.

Firefly

Nata dalla mente di Joss Whedon, autore del capolavoro Buffy l’Ammazzavampiri, Firefly narra le vicende dell’uomo nel 2517, tra la colonizzazione dello spazio e le difficoltà di adattamento del genere umano nell’abitare pianeti poco ospitali, nonché le classiche differenze sociali come motivo di conflitto.
La serie andò in onda nel 2002 registrando ascolti tutto sommato buoni, ma non abbastanza per la Fox che cancellò la serie senza nemmeno aspettare la fine della stagione. Nonostante questo, però, Firefly era riuscito a creare uno zoccolo duro di fan invidiabile, capace di affittare spazi pubblicitari sui giornali per cercare di convincere la Fox a ripristinare la serie, oltre a campagne di raccolta fondi per i cofanetti DVD, un film che ha raggiunto i 40 milioni di dollari al botteghino e tanto altro, rendendo questa serie un vero e proprio cult. Qualcosa di assurdo se si pensa che il serial andò in onda per appena tre mesi.

My Name is Earl

A tutti noi è chiaro il concetto del karma, tranne che ad Earl. In principio Earl era un uomo orrendo, finché un giorno non vince dei soldi alla lotteria e viene investito, perdendo il tagliando.
Questo incidente, però, gli farà capire il male che ha fatto durante la sua vita, decidendo quindi di fare una lista e cercare di sistemare tutti i guai compiuti.

Trasmessa tra il 2005 e il 2009 My Name is Earl guadagnò il favore di pubblico e critica grazie ad un’idea di base semplice ma ben sviluppata e infarcita di umorismo sciocco ma divertente, creando al tempo stesso diversi tormentoni ormai caduti in disuso.
Alla fine della quarta stagione, ci furono diversi incontri tra i produttori della serie ed altre emittenti per cercare di far continuare lo show, senza però arrivare ad un accordo che non minasse l’integrità artistica della serie e portando quindi My Name is Earl a finire prematuramente senza un finale.

Jericho

Le serie distopiche ci piacciono un sacco e dunque amiamo anche Jericho. Lo show, trasmesso nel 2006, ci porta in una piccola cittadina del Kansas di cui potete immaginare il nome, i cui abitati si ritrovano a sopravvivere dopo una serie di attacchi nucleari sugli Stati Uniti.

La serie non passò l’esame della prima stagione, tuttavia anche qui il fandom che si raccolse attorno alla serie fece di tutto per farla continuare, tra cui spedire 20 tonnellate di noccioline alla sede della CBS, in riferimento ad una battuta che prese piede nello show. I risultati furono positivi: Jericho ottenne una seconda stagione, seppur di sette episodi rispetto ai 22 della prima, con la promessa di continuare se i dati d’ascolto fossero stati convincenti.
Ovviamente, se state leggendo questo articolo, non vi devo spiegare nient’altro.

Pushing Daisies

 

Chiudiamo la nostra lista con Pushing Daisies, serie andata in onda dal 2007 al 2009 basata sul personaggio di Ned, un pasticciere capace di far resuscitare i morti con il tatto. Narrata come fosse una favola, la serie sviluppò un concept tutto suo sotto tutti punti di vista, a partire da effetti visuali passando per dialoghi brillanti e situazioni grottesche incastonate in set appariscenti.
Purtroppo la serie attraversò momenti poco piacevoli giacché la prima stagione fu composta solo da 9 episodi rispetto ai 22 previsti a causa dello sciopero degli sceneggiatori avvenuto quell’anno. Alla seconda stagione, però, andò peggio: non raggiungendo i dati d’ascolto sperati, ABC decise di chiudere la serie nel dicembre 2008 senza trasmettere i tre episodi finali, per i quali si dovette attendere fino a maggio 2009, lasciando però aperte delle questioni che, come in tutte le serie che abbiamo raccontato, resteranno sospese per sempre. Purtroppo.

Francesco Paternesi
Pur essendo del 1988, Francesco non ha ricordi della sua vita prima del ’94, anno in cui gli regalarono un NES: da quel giorno i videogiochi sono stati quasi la sua linfa vitale e, crescendo con loro, li vede come il fratello maggiore che non ha mai avuto. Quando non gioca suona il basso elettrico oppure sbraita nel traffico di Roma. Occasionalmente svolge anche quello che le persone a lui non affini chiamano “un lavoro vero”.