Dalla Tv ai fumetti: 10 serie da leggere e (ri)scoprire
A volte, succede che siano le serie tv a diventare fumetti. Vedere per credere. Provate ad immaginarvi la seguente scena: sul tuo schermo ecco apparire ciò che non avresti mai voluto vedere. I titoli di coda di una serie che hai amato. Non quelli al termine di un episodio qualsiasi. No, stavolta è veramente finita. Come una storia d’amore importante, ti devi rassegnare. Non ci saranno più episodi da vedere.
Ed è lì che scatta il pentimento, per un binge watching che ti ha impedito di centellinare la serie e godertela a piena. Quello è la prima fase. Poi scatta la nostalgia. Ti mancano tutti i personaggi, a cui ti eri affezionato in quelle ore passate insieme. Ma anche i luoghi ti erano diventati cari.
C’è un solo modo per mettere la parola fine a quest’ondata di amarezza: rivedere dall’inizio la serie. Pura illusione: la sensazione di una prima visione non è riproducibile. Ci sarà sempre affetto, ma non è come la prima volta in cui hai provato stupore e quella gioia di essere guidato a largo, in acque sconosciute e maledettamente affascinanti.
Per ovviare a tutto questo e, soprattutto, per sfruttare ancora il potenziale di serie particolarmente amate, la case di produzione innescano un diabolico piano di sabbie mobili televisive, in cui ci si impantana in prequel, sequel, spinoff. Spesso molto più deleteri dell’illusione di un sano rewatch.
Oltre alle trappole delle produzioni televisive forzate, c’è una via meno battuta, ma che ha portato a diversi esperimenti narrativi. È il ribaltamento di ciò che spesso avviene nel mondo televisivo: fumetti che prolungano la continuity e l’universo delle serie tv.
Ma quali sono i casi più eclatanti di questo atipico sviluppo della narrazione delle serie tv?
Fumetto #1: “Buffy the Vampire Slayer”
“Per ogni generazione c’è una prescelta, che si erge contro i vampiri, i demoni e le forze delle tenebre…lei è la cacciatrice!” Un incipit che mette i brividi. Ancora adesso, dopo più di quindici anni di distanza da quell’ultimo, lunghissimo, emozionante istante. Nell’Olimpo delle serie tv troneggia Buffy the Vampire Slayer, una delle serie più amate mai apparse sul piccolo schermo. Il 2003 è stato un anno amaro per molti: la fine è una delle ferite mai rimarginate nella mente di tantissimi spettatori. Il successo di Buffy fu replicato nel mondo cartaceo, rimanendo uno dei casi più fortunati in questo strano binomio tra serie tv e fumetti.
Nel 1998 la Dark Horse Comics pubblicò infatti il primo dei 63 albi che compongono la serie originale dei fumetti legati all’Ammazzavampiri. Il primo numero fu Wu-tang Fang, ambientato nell’arco narrativo della terza stagione della serie televisiva. I fumetti non alteravano in nessun modo la continuity della narrazione e furono approvati da Joss Whedon, che apprezzò l’approfondimento del Buffyverse portato avanti dai vari numeri della serie cartacea. In particolar modo nei fumetti il gruppo dei personaggi appare sempre unito, non ci sono accenni alla separazione tra Xander e Cordelia e Buffy appare sempre accanto ad Angel, lontana dai momenti di crisi apparsi nel telefilm. Non vengono menzionati Faith e Wesley Wyndam-Pryce.
La serie canonica ha riscosso un ottimo successo da parte del pubblico e la Dark Horse non ha perso tempo, facendo uscire una miriade di speciali legati ai singoli personaggi, come quelli legati a Giles e Jonathan Levinson. A partire dal 2007, è stata prodotta una nuova saga fumetti dalla serie tv di Buffy, anch’essa pubblicata da Dark Horse Comics. I nuovi fumetti sono di fatto una continuazione canonica della serie televisiva e vengono considerati come l’ottava stagione di Buffy. La narrazione non si è mai fermata e nel 2018 è stata pubblicata la dodicesima stagione della serie, pubblicata sempre dalla Dark Horse, scritta da Joss Whedon e Christos Gage, con i disegni ad opera di Georges Jeanty. Oltre alle vicende di Buffy la Dark Horse ha pubblicato una serie in otto volumi dal titolo Fray. I fumetti, ideati dalla mente inesauribile di Whedon, seguono le vicissitudine di una ladra e cacciatrice che vive nella Manhattan del XXVI secolo, popolata da mutanti e criminali. Se avete amato la serie tv, dovete recuperare al più presto tutti i fumetti. C’è materiale per un lunghissimo binge-reading!
Fumetto #2: “Masters of the Universe”
Masters of the Universe nasce da un grossolano errore. Uno sbaglio datato 1976. In quell’anno l’amministratore delegato della Mattel, Ray Wagner, giudicò poco remunerativa l’idea di lanciare action figure provenienti da un film di fantascienza ancora poco conosciuto a quel tempo. Il film in questione era Star Wars. Di lì a poco alla Mattel si resero presto conto di quello che avevano perso: il merchandise figlio della pellicola di Lucas esplose e la Mattel tentò grossolanamente di correre ai ripari, creando un nuovo ed improbabile universo fantasy capace di appagare la giovane clientela, che ormai aveva scoperto lo splendore di una galassia lontana lontana.
Il responsabile dei progetti Mattel, Roger Sweet, progettò una serie Frankenstein, un mix di tutto quello che era in voga in quel momento: personaggi extra muscolosi, la lotta tra il bene e il male, animali colorati, un mondo fantasy che mescolava qualsiasi cosa, dai draghi a navicelle fantascientifiche. Protagonista di quel mashup era He-Man, “the most powerful man in the universe”, affiancato da Battle-Cat, una tigre verde con un’armatura dotata di sella e contrapposto all’antagonista, il diabolico Skeletor.
Le action figure ebbero un successo inaspettato e al loro interno contenevano dei mini albi, palesemente ispirati allo stile delle copertine realizzate da Frank Frazetta per il ciclo di Conan The Barbarian. I primi fumetti delle serie tv di Masters of The Universe presentavano un approccio maturo, violento, con forti tinte dark. La seconda serie dei minialbi (1982) fu gestita addirittura dalla DC Comics, che pubblicò sette albi, scritti da Gary Cohn e disegnati da Mark Texeira.
Poi nel 1983 arrivò la serie tv animata e quello stile “adulto” dei fumetti si smarrì. Per ampliare la fanbase la serie si ammorbidì rispetto alla sua controparte cartacea, assumendo toni del tutto scanzonati e sopra le righe. Gli albi, che furono pubblicati da quel momento in poi, seguirono lo stile e la continuità della serie griffata Filmation. Addio toni cupi e citazioni di Conan, i nuovi albi, non più curati dalla Dc, presentavano toni leggeri, adatti ad un pubblico molto giovane, con morali degne delle peggiori storie per bambini. Il potere di Grayskull aveva trionfato. E rovinato tutto.
Fumetto #3: “Stranger Things”
Nostalgia canaglia. Gli anni ottanta non moriranno mai nella mente di chi li ha vissuti. L’infanzia trascorsa in quel decennio è rimasta indelebile e ogni rimando a quel periodo ha la potenza delle madeleine proustiane. Stranger Things è la più grande fabbrica di ricordi apparsa in tv negli ultimi anni e ha riacceso sentimenti sino ad allora nascosti in polverose scatole lasciate in soffitta, piene di Gig Tiger e armature scomposte dei Cavalieri dello Zodiaco. Il successo delle tre stagioni ha innescato un domino nostalgico in tutto il resto del mondo televisivo e cinematografico, tra remake, reboot e rimandi ai grandi classici degli anni ottanta e novanta. In ogni ambito.
Non appagata da questo ritorno al passato, la Dark Horse Comics ha ben pensato di sfruttare l’eco della serie tv griffata Netflix, proponendo una serie di fumetti ambientata nell’universo di Stranger Things. La serie, che ha debuttato nelle fumetterie negli Stati Uniti il 26 settembre 2018, segue le vicende di Will Byers, dopo essere piombato nel Sottosopra. Gli otto capitoli del fumetto risultano particolarmente cupi, ricostruendo le sensazioni di angoscia e paura della serie televisiva.
La sceneggiatura è ad opera di Jody Houser, mentre i disegni sono firmati dall’italiano Stefano Martino, che in precedenza ha curato per la Bonelli le tavole di Zona X, Jonathan Steele, Legs Weaver e Nathan Never. In Italia l’opera è distribuita da Magazzini Salani. Il 29 maggio 2019 la Dark Horse si concede il bis, facendo uscire una nuova saga a fumetti tratta dalla serie tv intitolata Stranger Things: Six. Stavolta si tratta di un racconto ambientato prima degli eventi della prima stagione dello show. Protagonista delle vicende è un nuovo esperimento dell’Hawkins National Laboratory, simile a Eleven and Eight. La miniserie è scritta da Jody Houser , illustrata da Edgar Salazar, colorata da Lauren Affe e scritta da Nate Piekos. La protagonista è Francine, una giovane dotata di poteri psichici, seguita dal Dottor Brenner. La ragazza può vedere il futuro. Chissà se può prevedere quanto ancora sarà potente il mistico potere della nostalgia.
Fumetto #4: “The Real Ghostbusters”
Ghostbusters nel 1984 ha acceso una nuova stella nel firmamento hollywoodiano. Da quel momento la sua luce ha brillato ininterrottamente, rimanendo una delle pellicole più amate di sempre. Ma non è questo il luogo per parlare dei due film con Bill Murray, Dan Akroyd eco. Chiunque ricorderà, con altrettanto coinvolgimento emotivo, The Real Ghostbusters, la serie animata trasmessa tra gli anni ottanta e novanta. Da non confondere con The Original Ghostbusters per non far infuriare Malefix. I protagonisti erano gli stessi della versione in carne ossa; cambiavano solamente le fattezze, i colori della tuta e ovviamente erano presenti alcune nuove trovate, per appagare i più piccoli. Sì lo state pensando tutti, Slimer era veramente fastidioso.
Ma non è nemmeno questo di cui si parlerà qui. Il cartone infatti fu ripreso anche sulle pagine di una lunga saga di fumetti ispirata alla serie tv. I diritti della serie cartacea erano condivisi da NOW Comics e Marvel Comics. NOW Comics aveva i diritti per la pubblicazione in Nord America, mentre Marvel aveva i diritti per la versione europea. La serie debuttò il 28 marzo 1988. Il successo principale lo ebbe la versione firmata Marvel, ovviamente, che poi ottenne i diritti per la pubblicazione anche nel suolo statunitense.
Furono pubblicati ben 193 numeri e 10 speciali. Ogni numero presentava un nuovo fantasma e la sua conseguente cattura ad opera degli Acchiappafantasmi. Lo stile viaggiava sulla falsariga della serie tv e funzionava a false alterne, molti albi erano un continuo deja-vu e oltre ai fantasmi non riusciva ad acchiappare altro. Soprattutto l’attenzione dei lettori. La IDW Publishing ha ottenuto i diritti dei fumetti sui Ghostbusters nel 2008 e ha iniziato a pubblicare nuovi fumetti basati sul franchise. Lo stile è completamente diverso, più moderno e affine ai nuovi gusti dei lettori americani. Ben lontano dagli amanti della storica serie televisiva. Ed è qui che scatta inevitabilmente il momento in cui su Youtube si cerca la sigla del cartone. E in un attimo… If there’s something strange in your neighborhood. Who you gonna call? Ghostbusters!
Fumetto #5: “Gargoyles”
Altro giro, altra nostalgia. Nei pomeriggi degli anni novanta imperversava un cartone, ormai dimenticato e sepolto nei meandri più cupi della memoria. Era il tempo di Solletico, dei Biker Mice, di Stellaris. E dei Gargoyles. Settantasette episodi andati in onda nel 1997, prodotti dalla Disney. Una delle serie tv animate più coraggiose e ambiziose create dal colosso americano. Disegni sontuosi, trame scritte egregiamente e toni cupi, ben lontani dalle più tenere e colorate creazioni per i più piccoli. Le prime due stagioni della serie seguono le vicende di un gruppo di gargoyle che si risvegliano a New York dopo un sonnellino durato mille anni. Le citazioni e i riferimenti sono costanti durante gli episodi: i supereroi della Marvel, ma anche Shakespeare. La prima stagione fu scritta da Michael Reaves e Brynne Chandler Reaves, autrice di vari episodi di Masters, Spider-Man: The Animated Series e di quel capolavoro assoluto della serie animata di Batmam, per cui aveva ricevuto una nomination all’Emmy.
Ci fu anche una terza stagione, affidata dalla Disney ad altri produttori ed intitolata The Goliath Chronicles, ma è meglio sorvolare e dimenticarla per sempre. Cosa che ha fatto Greg Weisman, produttore della serie tv e dal 2006 dei fumetti dei Gargoyles. Prodotto dalla Slave Labor Graphics e dalla Creature Comics, il fumetto è un vero e proprio sequel delle prime due stagioni della serie televisiva.
L’opera è divisa in tre parti: Gargoyles Clan Building Volume 1, Gargoyles Clan Building Volume 2 e Gargoyles: Bad Guys. Gargoyles #1 è stato rilasciato il 21 giugno 2006 e negli Stati Uniti ha riscosso subito un successo clamoroso, sia da parte del pubblico, che da parte della critica. Nel 2008, a causa degli altissimi costi di licenza da parte della Disney, la Slave Labor Graphics non ha continuato la pubblicazione, ma Weisman si mantiene fiducioso per una pubblicazione futura, avendo tantissimo materiale a disposizione per nuovi numeri. Nel frattempo nel 2007 è uscito Bad Guys, spinoff in bianco e nero, scritto Weisman e disegnata da Karine Charlebois , con copertina di Greg Guler e Stephanie Lostimolo. In futuro i Gargoyles sapranno tornare in vita. In fondo si sono già risvegliati dopo mille anni.
Fumetto #6: “Orphan Black”
Nel mondo televisivo ci sono tantissimi casi di serie sottovalutate. Prodotti estremamente validi, che meriterebbero la visione e maggiore attenzione da parte dei media. Orphan Black è il classico caso di una produzione lontana dai grandi riflettori, ma amata da tutti quelli che l’hanno seguita, nell’arco delle cinque stagioni, andate in onda su Space BBC America negli USA e su Premium e Netflix in Italia. Prodotta in Canada, la serie è incentrata sulle vicissitudini di Sarah Manning, interpretata magistralmente da Tatiana Maslany. La particolarità di Orphan Black e della Manning è che ci sono una miriade di cloni, frutto di un esperimento illegale di clonazione umana. Si tratta di una delle migliori serie tv sci fi in circolazione e merita senza dubbio un binge-watching immediato.
Contemporaneamente alla messa in onda televisiva la IDW Publishing ha prodotto una saga di fumetti tratti dalla serie tv. La serie cartacea ha preso il via nel 2015 ed è stata co-scritta dai creatori delle serie originale, John Fawcett e Graeme Manson. La prima stagione del fumetto è composta da cinque numeri, ognuno incentrato sulle vite dei diversi cloni della Manning. La seconda stagione invece si intitola Orphan Black: Helsinki ed è stata pubblicata a novembre 2015, sempre suddivisa in cinque albi. Protagonista della narrazione è Veera Suominen, un clone finlandese sopravvissuto al tentato omicidio di Topside.
Nel 2016 la IDW ha pubblicato una terza stagione, appartenente alla serie di “Deviations“, format della casa editrice statunitense in cui un episodio clou della saga originale subisce un clamoroso cambio di rotta, che muta storia e conseguenze della storia classica. A causa delle scarse vendite, la quarta stagione dei fumetti tratti dalla serie tv di Orphan Black è stata interrotta nel 2018, dopo appena un numero.
Fumetto #7: “Spongebob”
Bikini Bottom evoca da sempre ricordi felici. Dal 1999 in fondo all’Oceano Pacifico la chiassosa città immaginaria ospita la più assurda comunità del pianeta Terra. Altro che Amish. Al numero 124 di Via Conchiglia abita uno dei personaggi più divertenti e fastidiosi (in modo amichevole) mai apparsi in un cartone. Il classico soggetto che in una comitiva di amici risulterebbe allo stesso tempo spassoso e molesto. Ovviamente stiamo parlando di Spongebob, la spugna più famosa della storia. Ideato il 14 luglio del 1986 dal biologo marino e disegnatore americano, Stephen Hillenburg, arrivò sul piccolo schermo solamente dieci anni dopo, grazie alle animazioni della Nickelodeon Animation Studio e dalla succursale coreana dei Rough Draft Studios.
Nel 2011 Spongebob fa il salto dalla serie tv ai fumetti, con una sua testata tutta sua pubblicata da United Plankton Pictures in associazione con Bongo Comics . Oltre al creatore e disegnatore Hillenburg, per il primo numero collaborarono James Kochalka, Hilary Barta, Graham Annable, Gregg Schigiel e Jacob Chabot. Inizialmente concepita come un bimestrale, fu presto trasformata in un mensile, anche grazie all’enorme contributo di Hillenburg, particolarmente devoto alla causa fumettistica della sua creatura gialla. I fumetti ricalcano alla perfezione lo spirito della serie tv, mostrando una comicità apprezzata anche da un pubblico adulto, rapito dallo spirito brioso e spesso nonsense degli abitanti di Bikini Bottom.
Oltre ad una linea di episodi “classica”, la serie ha presentato diversi speciali di Halloween: in particolar modo il numero 13, pubblicato nell’ottobre 2012, è stato scritto e disegnato da autori del calibro di Stephen R. Bissette, Tony Millionaire, Al Jaffee e Derek Drymon. Nel 2013 un altro speciale a tema Halloween fu realizzato con la collaborazione del fumettista Michael T. Gilbert. Hillenburg con la controparte fumettistica ha potuto osare, facendo esperimenti difficilmente realizzabili per il piccolo schermo.
Emblematico il caso di SpongeBob Super-Giant Super-Giant # 1, versione supereroistica di Spongebob, con influenze chiaramente mutuate dagli albi Marvel degli anni sessanta. Hanno collaborato a questa svolta action Drymon, Kochalka, Barta, Ramona Fradon, Chuck Dixon, Jerry Ordway e Vincent Deporter. Il 2018 segna il momento più mesto di Spongebob. I fumetti ispirati alla serie tv terminarono infatti dopo la chiusura di Bongo Comics nell’ottobre 2018. Stephen Hillenburg morì il mese seguente, il 26 novembre 2018. Per mille Krabby Patty non vi intristite però!
Fumetto #8: “I Simpson”
Il 19 aprile 1987 ha cambiato la storia televisiva. Durante il Tracey Ullman Show debuttarono alcuni cortometraggi animati realizzati dal fumettista Matt Groening. Quegli spezzoni di un minuto mostravano le strampalate vicende di una classica famiglia americana. Una famiglia che è entrata nella storia televisiva mondiale. I Simpson. Nel dicembre del 1989 lo show assunse il formato attuale e fu l’inizio di uno dei più grandi successi mai apparsi sul piccolo schermo. Trent’anni dopo le citazioni delle prime stagioni sono il pane quotidiano di intere generazioni e la serie continua ad andare in onda, infrangendo ogni record di longevità. Nel 1993 gli abitanti di Springfield hanno testato, con successo, il trasloco nell’universo della carta stampata, e la serie tv ha dato vita ad una saga a fumetti pubblicata da Bongo Comics.
Inizialmente la serie aveva una cadenza bimestrale, ma, dopo aver sondato con esiti fortunati il terreno, i Simpsons Comics dal 1993 popolano mensilmente le fumetterie a stelle e strisce. I fumetti mantengono lo stile originale della serie, riformulandosi però in chiave parodistica dei colleghi più illustri. Ne è un esempio la serie parallela incentrata su Radioactive Man, la cui pubblicazione ricalca con toni macchiettistici i supereroi Marvel e Dc Comics, riprendendone gli stilemi narrativi e visivi delle varie fasi. Oltre all’Uomo Radioattivo sono state pubblicate altre miniserie: una incentrata interamente su Bart, poi Bartman, Krusty Comics, Treehouse of Horror e Grattachecca & Fichetto.
In Italia gli albi dei Simpson sono stati pubblicati, a cadenza mensile, da maggio 1998 grazie casa editrice Macchia Nera, che ha curato la pubblicazione fino al numero 32. Curatori dell’edizione furono Luca Raffaelli e Francesco Artibani. Rispetto all’adattamento televisivo made in Italy, la versione cartacea presentava i nomi originali dei personaggi e luoghi: Moe (al posto di Boe), sig.ra Krabappel, Jimbo, il Kwik-e-Mart. In seguito la pubblicazione ha modificato il nome in “Simpson Comics”, a cura della Dino. Nel luglio 2002 passa tutto in mano alla Panini Comics, che ha editato la serie fino al luglio 2007, chiudendo la pubblicazione con il numero 101.
Fumetto #9: “Rick e Morty”
Poche serie animate negli ultimi anni hanno saputo portare una ventata d’aria fresca come Rick e Morty. In un periodo in cui la comicità sul piccolo schermo viveva un periodo grigio, nel 2013 Justin Roiland e Dan Harmon firmarono con la loro creazione una rinascita variopinta. Merito della loro verve creativa senza limiti e dei loro dissacranti ed esilaranti guizzi comici. Due anni dopo la sua messa in onda, la serie ha avuto una trasformazione cartacea. L’1 aprile del 2015 Rick e Morty ha infatti debuttato nelle fumetterie con il primo numero del suo fumetto, intitlato “BAM”!
La serie, con cadenza mensile, è scritta da Zac Gorman e illustrata da CJ Cannon. I primi volumi sono ambientati in una timeline alternativa alla serie televisiva, la dimensione C-132, consentendo così ampio spazio di manovra narrativa, senza entrare in conflitto con la storia canonica.
Successivamente le trame dei vari albi si sono concentrate sui Rick e Morty di varie linee temporali. Negli Usa sono stati pubblicati oltre 50 numeri della serie classica e vari speciali. Il 29 agosto 2018 è stato pubblicato una serie intitolata Rick and Morty vs. Dungeons & Dragons, uno dei più folli crossover apparsi nel mondo fumettistico. La storia, ambientata nell’universo del gioco di ruolo più famoso di sempre, è una collaborazione clamorosa tra Jim Zub (Avengers, Dungeons & Dragons) e il romanziere Patrick Rothfuss, uno degli scrittori più apprezzati del panorama fantasy ( autore di Le cronache dell’assassino del re). I disegni portano la firma di di Troy Little (Chiaroscuro, Fear and Loathing in Las Vegas) e ci dimostra che quando i fumetti incontrano le serie tv può succedere davvero di tutto.
Fumetto #10: “Fringe”
A proposito di fumetti che incontrano le serie tv, c’è un nome che ha preso a sostare tra queste due realtà. E c’è stato un cui il nome di JJ Abrams faceva sognare. Bastava accostarlo ad una serie o un film e la fabbrica dell’hype iniziava a produrre senza soste. Merito di Alias e, soprattutto, di Lost, che lanciò Abrams nell’Empireo dell’intrattenimento sul piccolo schermo. Fringe confermò la caratura da impeccabile demiurgo di JJ, che nel 2008 plasmò, con Alex Kurtzman e Roberto Orci, il degno erede del nuovo millennio del compianto (sino ad allora) X-Files.
Parallelamente alla serie tv fu pubblicata anche una serie di sei fumetti. Il primo numero della saga fu pubblicato contemporaneamente alla prima messa in onda di Fringe. Si trattava di un vero e proprio prequel degli avvenimenti della prima stagione, con approfondimenti legati al mondo primordiale. Pubblicato dalla DC Comics, sotto WildStorm, fu scritto da Zack Whedon, Mike Johnson, Alex Katsnelson, Matthew Pitts, Danielle DiSpaltro e Kim Cavyan, con disegni di Tom Mandrake e Simon Coleb . Nel 2008 uscì solamente un numero, per far integrare al meglio il resto della collana, continuata un anno dopo, con il resto della prima stagione televisiva.
Il rapporto tra Fringe e la carta stampata non si limitò a questi sei albi. Nel 2011 infatti uscì “Tales From the Fringe”, scritto da Alex Katsnelson, Matthew Pitts e Christine Lavaf con disegni realizzati da Federico Dallocchio, Shawn Moll, Dave Lapham e Fiona Staples. La serie approfondisce la storia del primo universo di Fringe, presentando sei nuovi casi. Anche in questo caso l’esperimento non fu tra i più fortunati. Nel 2011 ci fu un terzo tentativo con Beyond the Fringe, scritto, tra gli altri, da Joshua Jackson in persona. La mini saga, divisa in tre albi, segue gli avvenimenti trascorsi tra la terza e la quarta stagione. La prima parte in particolare si concentra sul tempo trascorso da Peter Bishop all’interno della Macchina, focalizzandosi su cosa ha visto e cosa gli è successo in questo momento di passaggio fondamentale. La seconda parte di Beyond The Fringe va oltre la serie, immaginando racconti ambientati nel multi universo. Magari finendo in una realtà in cui tutti questi albi non sono mai esistiti.
E voi? Quali credete che siano i migliori fumetti tratti dalle serie tv? Fatecelo sapere nei commenti!