10 + 1 serie TV e reality giapponesi si possono guardare su Netflix?
Netflix ormai non è più l’unico colosso dello streaming e con la nascita di nuovi competitor deve cominciare a puntare su determinate nicchie. Sicuramente gli anime fanno parte del piano, basti pensare a quanti ne sono stati acquistati tra i titoli classici della nostra MTV Anime Night. Tuttavia, possiamo supporre che Netflix sceglierà di finanziare ancora di più proprie produzioni in determinati Paesi, come l’Italia, di cui sappiamo è già in arrivo la serie Luna Nera a fine mese.
Un altro Paese coinvolto dalla piattaforma è sicuramente il Giappone. Una delle serie più di successo prodotta da Netflix in collaborazione con le trasmittenti giapponesi è Terrace House, che proseguirà fino alla fine delle Olimpiadi di Tokyo, ma oltre a questa ci sono già altre serie tv, reality e programmi giapponesi che potrebbero rivelarsi interessanti, per contenuti e format. Quindi, in attesa di qualche novità, ecco alcune tra le migliori serie tv e reality giapponesi da guardare su Netflix.
Terrace House – tutte le stagioni
Proprio sotto le feste, è arrivata la seconda parte della nuova stagione di questo reality simile al Grande Fratello. Terrace House: Tokyo 2019-2020 è la quinta stagione del programma, che sposta di volta in volta la location in cui abiteranno i sei partecipanti. Infatti, tre ragazze e tre ragazzi andranno a convivere assieme, mantenendo la loro autonomia e creando nel frattempo nuovi legami e nuove opportunità di crescita.
Il clima che si respira nella casa sicuramente è molto diverso da quello cui siamo abituati dai nostri reality, dove vigono il trash e il gossip. Qui i ragazzi partecipano con l’intenzione di vivere un’esperienza diversa, che li porti a maturare e magari anche a trovare l’amore. Ve ne abbiamo già parlato qui su Stay Nerd in maniera più approfondita, perciò vi consigliamo nuovamente di dare una possibilità a questo programma, se siete interessati a vedere in modo più genuino come i giapponesi possono rapportarsi tra loro, insieme ai divertentissimi commenti degli host che vi faranno anche conoscere un po’ della comicità giapponese.
Rea(L)ove
Ognuno di noi vorrebbe stare con una persona onesta e relativamente normale e i partecipanti di Rea(L)ove, all’apparenza, sembrano proprio donne e uomini comuni. In realtà ciascuno di loro nasconde un segreto inconfessabile. Questi segreti, che spaziano dalla sfera psicologica a quella meramente economica, a seconda della loro gravità sono ciò che causa loro difficoltà nel trovare un partner.
Durante questo reality, dunque, i partecipanti trascorreranno tre giorni ad Okinawa, svolgendo varie attività e passando il tempo libero con coloro a cui sono più interessati, per poi dichiararsi l’ultimo giorno, nella speranza di poter continuare a frequentarsi. Rispetto a Terrace House, dove c’è anche più tempo per affezionarsi ai vari protagonisti, la cosa più interessante è proprio venire a conoscenza dei segreti e vedere le reazioni altrui. Non aspettatevi un programma movimentato, prendetelo per quello che è: una roba un po’ strana con cui intrattenervi ma allo stesso tempo grazie alla quale mettere tutto sotto un’altra prospettiva e magari valutare anche voi fin dove sareste disposti a spingervi per amore.
Love Wagon Ainori – Asian Journey
Questo terzo reality aveva già avuto, circa vent’anni fa, un’edizione che ebbe un discreto successo in Giappone. Il nuovo Love Wagon farà viaggiare i partecipanti, tutti giapponesi, attraverso alcuni dei principali Paesi asiatici, facendo loro scoprire altre culture e tradizioni. Anche in questo caso, però, l’obiettivo di tutti è di trovare l’amore e, poiché il gruppo dovrà arrangiarsi con un budget fornito dalla produzione, si avvicineranno gli uni agli altri durante le varie attività.
Per gli spettatori, naturalmente, si crea allo stesso modo un’occasione per conoscere nuovi popoli e usanze, dato che il programma stesso espone alcune curiosità e fatti storici. Il tutto, poi, è condito dal lato più d’intrattenimento, ovvero le relazioni fra i partecipanti: quando uno di loro si dichiara, non importa quale sarà la risposta, dovrà tornare in Giappone. La dichiarazione, spesso, si svolge con un’atmosfera solenne, quasi eroica, e la consegna di una lettera, con la quale si chiede al proprio amato di tornare assieme in patria. Le dichiarazioni sono uno de momenti più divertenti da vedere, insieme ovviamente ai bellissimi luoghi visitati dove alcuni partecipanti combinaguai si lasceranno andare aggiungendo un po’ di pepe al viaggio.
Switched
Un’altra delle serie prodotte da Netflix è Switched, composta da soli 6 episodi e ispirata al manga Sora wo Kakeru Yodaka. I temi che permeano la trama sono piuttosto seri: una delle protagoniste, Zenko Umine, tenta il suicidio sotto gli occhi di una compagna di scuola, Ayumi, che la vede buttarsi dal tetto della scuola. Secondo una serie di circostanze, però, ciò che avviene dopo ha dell’incredibile: Zenko non muore ma si scambia di corpo con Ayumi, assumendone così non solo le sembianze ma anche l’intera vita. Ayumi è una ragazza carina e popolare, mentre Zenko è profondamente depressa e affetta da ansia sociale, anche a causa del bullismo e altre violenze subite, perciò per Ayumi sarà parecchio difficile adattarsi, mentre Zenko approfitterà della nuova situazione per avere ciò che non ha mai avuto.
Per quanto i temi di questa serie siano affrontati, forse, in maniera un po’ superficiale, si tratta comunque di un modo un po’ diverso, più maturo, di utilizzare il cliché dello scambio di corpi e l’evoluzione del personaggio di Zenko è quella più interessante, abbastanza strutturata, considerando il poco spazio dei 6 episodi disponibili.
Midnight Diner: Tokyo Stories
Il proprietario di una piccola osteria tipica giapponese apre il proprio locale a mezzanotte e accoglie clienti di ogni genere, tutti con storie o esperienze da raccontare che coinvolgeranno indirettamente anche lui. Il locale diviene pian piano una sorta di rifugio ma anche un punto d’incontro tra vite che necessitano, in quanto umane, di essere a contatto fra loro. In particolare, il contatto avviene soprattutto attraverso il cibo: il proprietario cucina in base agli ingredienti disponibili (il posto non ha un menù fisso) e i piatti ordinati, di conseguenza, suscitano spesso ricordi e nostalgia.
Il locale verrà percepito dai suoi avventori e da noi come appartenente ad un’altra dimensione, perché lì si può essere sé stessi, lasciarsi andare alla malinconia, alla delusione e trovare conforto nei piatti cucinati con cura e nelle parole del proprietario, di poche parole ma comprensivo e gentile. Un proprietario che, senza dubbio, fa venir voglia di tornare a mangiare nel suo locale, grazie anche all’attenzione che la telecamera pone sulla preparazione delle pietanze, inquadrandole molto da vicino e facendo venire l’acquolina in bocca anche col piatto più semplice.
Samurai Gourmet
Se amate il cibo giapponese, apprezzerete anche questa serie che vede protagonista un ex salaryman: il signor Kasumi, ora pensionato, trascorre in maniera tranquilla e un po’ pigra le proprie giornate, senza fare nulla di particolare. Un giorno, però, catturato da un’immagine pubblicitaria, entra in un locale e si gode una birra in pieno pomeriggio, apprezzandone così tanto il sapore e le sensazioni che gli provoca da rendersi conto di poter esplorare tutto un mondo culinario che non aveva potuto conoscere mentre lavorava.
Gli episodi, quindi, si concentrano su alcuni cibi particolari, come il classico ramen, mentre l’uomo si lascia andare pian piano a nuovi sapori e consistenze, anche e soprattutto grazie ad una specie di suo alter ego: come una sorta di visione, infatti, davanti a sé vedrà un samurai dell’epoca delle guerre che, con il suo comportamento deciso, farà scoprire al vecchio Kasumi le gioie del mangiare senza freni!
Il regista nudo
Questa si può dire sia stata una serie rivelazione, tra tutte quelle proposte da Netflix dal Giappone. Il regista nudo è un racconto semi-biografico del regista Toru Muranishi che, attraverso varie vicende, si afferma nell’industria del porno per le sue visioni rivoluzionarie, le quali “mettono a nudo” (pun intended) i desideri più scabrosi e i tabù sessuali giapponesi. Rispetto all’occidente, il Giappone vive una rivoluzione sessuale solamente negli anni ’80, durante la bolla economica: fino a quel momento, la sessualità veniva nascosta e vissuta con timidezza e grande pudore, perfino nelle riviste del settore, che venivano ultracensurate.
Il regista nudo racconta quindi il percorso di un uomo che ha cercato di togliere il velo della morale al nostro vero io, andando contro gli standard dell’epoca e venendo invece incontro ai bisogni di un pubblico che, al contempo, veniva educato a dare un valore artistico alle produzioni per adulti.
My husband won’t fit
Ancora una serie tv che esplora la tematica sessuale ma nell’ambito della vita coniugale. I due protagonisti, infatti, si conoscono e si piacciono subito, tanto che dopo qualche tempo si sposeranno, nonostante il problema che affligge la coppia: non sono mai riusciti a concludere un rapporto sessuale, non si sa bene per quale causa, anche se Kumiko immagina che sia un problema di dimensione. Tutto ciò sembra non essere un impedimento per la coppia, che vive serenamente giorno per giorno senza, tuttavia, accorgersi della distanza comunicativa che si crea tra loro. Kenichi comincia a frequentare un bordello regolarmente e Kumiko, dopo averlo scoperto, non gli parla ma chiede consiglio su gruppi di supporto online che in realtà sono siti d’incontri attraverso i quali riceverà le attenzioni da altri uomini, finendoci a letto per sentirsi adeguata dal punto di vista sessuale.
Sicuramente una serie dai presupposti un po’ strambi ma che, in qualche modo, fa riflettere sull’importanza del dialogo di coppia e su come il problema vero sia il modo in cui si affrontano le cose, prima che sensi di colpa e altri sentimenti negativi possano prendere il sopravvento.
The Many Faces of Ito
Avete presente quelle serie tv dove sembra che gli sceneggiatori non sapessero più cosa scrivere (sì, stiamo guardando proprio te, Game of Thrones)? La protagonista, Rio Yazaki, è proprio una sceneggiatrice a corto di idee che, per trovare ispirazione per la sua prossima serie, si improvvisa dispensatrice di consigli amorosi, sulla base del successo delle sue storie. Incontrando diverse donne che le espongono i loro problemi, ne conoscerà quattro in particolare, innamorate di un uomo di nome Ito: Yazaki, in base alla descrizione e ai loro racconti, cerca di capire se si tratti della stessa persona e nel frattempo ci costruisce attorno una sceneggiatura. Durante i colloqui privati con queste donne, comunque, si comporterà sempre con fare superiore a loro: vedremo spesso una seconda Yazaki, manifestazione dei suoi pensieri, che prende nota e fa supposizioni sui loro racconti con toni sprezzanti, in quanto si ritiene meno succube dei propri sentimenti rispetto a loro.
Un dramma romantico tipico giapponese che, per una volta, non prevede stralci di vita scolastica ma persone abbastanza comuni e, soprattutto, adulte che porteranno la protagonista a ritrattare alcune cose e fatti della propria vita privata, guardando dentro di sé attraverso le loro vicende amorose.
Million Yen Women
Quest’ultima commedia, dalla struttura slice of life, vede protagonista nientemeno che il vocalist dei RADWIMPS, Yojiro Noda (per i più smemorati, la band che si è prestata per la colonna sonora di Your Name). Il suo personaggio si chiama Shin Machima, un romanziere fallito che, un giorno, vede presentarsi alla porta di casa cinque belle ragazze, una dietro l’altra. Tutte chiedono di essere ospitate da lui alle stesse condizioni: è vietato chiedere loro i motivi per cui si trovano lì e, in cambio di questa e altre regole di convivenza, pagheranno un milione di yen ciascuna al mese per vitto e alloggio.
Le dinamiche del gruppo sono quindi dettate dal completo mistero che vede l’inserimento di queste donne, tutte molto diverse fra loro, nella vita del ragazzo, che fa del suo meglio per adattarsi ad una situazione decisamente particolare che però darà una svolta alla sua vita e al suo lavoro di scrittore.
Bonus – Queer Eye: We’re in Japan!
Come bonus, un altro reality. Queer Eye è uno di quei programmi di restyling della persona e non solo: i Fab 5, cinque ragazzi esperti in diversi aspetti della vita, aiuteranno le persone candidate dai loro cari a cambiare ogni cosa. Case rimodernate, look aggiornati e lezioni di cucina sono solo alcune delle cose di cui si occupano i Fab 5, andando a scavare anche nel passato dei partecipanti per capire cosa li ha bloccati in una determinata condizione.
Lo spin-off dedicato al Giappone consiste in pochi episodi che però dimostrano quanto, a livello sociale, ci siano ancora dei problemi che non vengono affrontati adeguatamente: ragazzi ancora dipendenti dai genitori, poca comprensione della tematica LGBT, bullismo… i Fab 5 si dimostreranno sempre molto empatici e capaci di trasformare nel profondo le persone con cui verranno a contatto. Ovvio, si tratta pur sempre di un reality e siamo tutti consapevoli che non si cambia dall’oggi al domani (come in molti altri, anche qui tutto avverrebbe, si dice, nel giro di una settimana), però guardare questi ragazzi approcciarsi ad una cultura completamente diversa in maniera così delicata sarà sicuramente molto piacevole, mentre le storie raccontate sapranno certamente commuoverci e ispirarci ad essere anche noi artefici del nostro cambiamento.