Alcune curiosità sui Vichinghi. Le sapevate tutte?
Il mondo delle serie TV ha dimostrato un grande interesse verso i Vichinghi, in particolare con il serial “Vikings”, che ha conquistato l’utenza del piccolo schermo (Netflix e Prime Video) grazie alla sua accuratezza storica, oltre che – si intende – per via di una trama brillante e avvincente. Noi non potevamo pertanto fare a meno di raccontarvi qualcosa di questo popolo nordico: insomma, avevano barbe e asce da far invidia ai Gimli, erano navigatori intrepidi e combattenti così abili e cruenti da far impallidire mezzo mondo.
Bando alle ciance, dunque, si dia il via all’ennesimo listone! Quali sono le curiosità più interessanti sui Vichinghi?
1. L’inizio dei saccheggi
Ok, questa forse è facile (almeno per chi di voi ha già familiarità con la serie tv). L’età vichinga, sebbene si attesti in un periodo compreso tra il VIII e il XI secolo, ha anche una data iniziale ben precisa. Era l’8 giugno del 793 e durante una giornata buia e tempestosa (forse) il Male sbarcò sulle coste inglesi del Nord-Est: infatti, durante la festa di San Medardo i vichinghi giunsero al monastero di Lindisfarne per saccheggiare, depredare, rubare e distruggere ogni cosa. Da quel giorno il mondo intero conobbe il loro nome, associandolo a paura e distruzione.
2. Gita alla Torre Eiffel
Ebbene sì, i Vichinghi si spinsero fino a Parigi.
Trent’anni dopo la morte di Carlo Magno, questa scalmanata banda di uomini nordici inflisse un brutto colpo a quegli spocchiosi france…ahem, all’orgoglio della nobilissima Francia. I Vichinghi, infatti, risalirono coraggiosamente la Senna, arrivando fino alla capitale francese che venne messa a ferro e fuoco.
3. Ferro, fuoco, sangue e violenza, alè alè
Noi immaginiamo i Vichinghi come guerrieri lordi di sangue e sempre alla ricerca di un modo per infilzarti come uno spiedino; certo, i massacri hanno fatto parte della loro storia ma nelle loro baie e insenature, questi popoli nordici erano tranquilli pastori e pescatori. Tra di loro vi erano anche abilissimi orafi, eccellenti artigiani e persino arguti poeti. Proprio quest’ultimi venivano tenuti in gran conto perché la poesia era considerata alla stregua di un’arte magica e veniva anche chiamata “bevanda degli gnomi”.
4. Perché si chiamano così?
Come la serie tv canadese ci ha insegnato, tra gli anglosassoni erano conosciuti come Vikings. In lingua scandinava “vik” significa baia ed ancora oggi tale suffisso può essere ritrovato nei nomi di molte città tra Norvegia ed Islanda. Ora immaginate che in Italia esistesse il verbo “baieggiare” e che significasse andare di baia in baia: ecco, i Vichinghi perderebbero il loro nome cazzuto, chiamandosi semplicemente Baieggianti e non sarebbero così diversi da tutti noi che, ogni estate, ci trasferiamo sui nostri lidi per prendere un po’ di colore.
5. Dracarys! Ah no, scusate, Drakkar!
Questo era il nome delle terribili navi da guerra dei Vichinghi: piccole ma agilissime imbarcazioni che avevano spesso la prua sagomata a forma di drago (ma quindi…ahh, ecco perché della parola in GOT! Prego, a voi!). Grazie ad una grande vela quadrata e alla forza delle braccia dei rematori, queste navi superavano la velocità di 20 km orari e potevano abilmente insinuarsi anche nelle baie più strette e anguste. Inoltre, per via della loro chiglia molto bassa, potevano avvicinarsi sino alla riva, permettendo così ai guerrieri di colpire efficacemente grazie all’effetto sorpresa. Non avevano però una stiva e dunque non era possibile mangiare sulla barca e tutto avveniva sull’unico ponte.
Ai lati delle navi, come nell’immaginario collettivo, erano appesi gli scudi dei guerrieri, collocati a quel modo per un duplice scopo: permettevano di riconoscere una barca dall’altra anche da grande distanza, e garantivano una maggiore difesa, pur se nulla potevano contro la forza di un mare mosso. In quel caso, infatti, alcuni degli uomini a bordo mollavano i remi e si adoperavano come dannati per buttare l’acqua fuori dal ponte!
6. Dietro ogni grande uomo c’è una grande…Vichinga!
Le donne vichinghe potrebbero essere un modello da prendere ad esempio anche ai giorni nostri: forti, emancipate e indipendenti mandavano avanti la baracca mentre gli uomini combattevano e saccheggiavano in terre lontane. Potevano scegliere il marito che preferivano e lasciarlo se questi alzava le mani contro di loro e o le tradiva. Per tentare un approccio con una vichinga (magari chiedendole il segno zodiacale) era fondamentale prestare attenzione ai suoi capelli: capelli sciolti significava ragazza nubile; capelli raccolti volevano dire invece fanciulla sposata e conseguente rischio di essere affettato prima da lei e poi dal rissoso marito, in caso di mancata ottemperanza di tali regole.
Erano solite truccarsi gli occhi per accentuare la loro bellezza, usanza diffusa anche tra gli uomini (tanto nessuno aveva il coraggio di prenderli in giro). Le donne non salivano mai sui drakkar e potevano accompagnare i propri mariti solo per le missioni di colonizzazione.
7. Niente cervi
Ebbene sì, fatevene subito una ragione: i Vichinghi non avevano corna sui loro elmi.
I guerrieri avevano solamente degli elmetti di ferro o dei copricapi di cuoio, a seconda delle loro capacità economiche: ogni vichingo, infatti, provvedeva autonomamente al proprio armamentario da battaglia. Copricapi con corna venivano utilizzati solamente in occasione di cerimonie e di feste, mentre dai corni di animali i nostri nordici bevevano abbondanti dosi di idromele.
L’errore storico deriva un equivoco seicentesco, quando alcuni pittori decisero di dipingere dei Germani in assetto da battaglia, comprensivo di elmi decorati da corna animali. Questa iconografica fu poi ripresa all’inizio dell’ottocento e, in quell’occasione, anche i copricapi dei Vichinghi vennero dotati di corna.
8. Barbari di nome ma non di fatto
I Vichinghi erano esperti di cure a base di erbe e rune magiche, il cui potere si attivava mediante tatuaggi sulle mani dei pazienti. Se un loro guerriero veniva ferito all’addome avevano un accuratissimo metodo scientifico per determinarne la sopravvivenza o meno: gli si somministrava una zuppa di cipolla e se l’odore di questo bulbo permeava dalla ferita il paziente veniva dato per morto.
A parte queste particolari pratiche, i Vichinghi erano personcine molto dedite all’igiene personale (soprattutto le donne): si pettinavano sempre, facevano una sauna ogni settimana (che, visti i tempi, era una gran novità), utilizzavano piccole pinze di ferro per rimuovere i peli superflui e bastoncini di metallo per pulirsi le orecchie.
9. Madre Russia è Vichinga
Il primo stato russo, la cui “nascita” risale (almeno secondo le cronache storiche giunte sino a noi) intorno alla metà del IX secolo, si estendeva su buona parte del territorio che oggi è occupato da Russia, Bielorussia e Ucraina ed era conosciuto come “Rus”. Da questa nazione e, in particolare, dalla sua frantumazione avvenuta secoli dopo, verranno a formarsi nuovi principati, tra cui quello – appunto – di Mosca. Questa “Rus”, quindi, altro non sarebbe che la culla della moderna Russia.
E da dove deriverà mai il termine “rus”?
Se avete risposto Vichinghi vincete un piccolo pupazzo di Ragnar con ascia e scudo. Il termine veniva infatti utilizzato dalle popolazioni slave per indicare gli abitanti della penisola scandinava, da noi conosciuti appunto con il nome di “vichinghi” o “normanni”.
10. Verso l’infinito e… l’Oriente
I Vichinghi non finiscono mai di stupire: pensate che entrarono addirittura in contatto con l’impero bizantino, andando a formare la famosa (forse) “Guardia Variaga”, o “dei Vareghi”. Questo reparto aveva l’importantissimo compito di proteggere la figura dell’imperatore dell’Impero Romano d’Oriente ed era composta da vari mercenari, tutti – o quasi – per l’appunto di provenienza scandinava. Il loro coraggio era leggendario, mentre la loro fedeltà venne forse un po’ troppo esaltata dagli scrittori bizantini: essendo, infatti, elementi mercenari, spesso questa virtù venne a mancare. Nondimeno, questo gruppo di combattenti fu l’unico ad avere successo nel difendere Costantinopoli durante l’assedio dei guerrieri crociati.
11. Piccoli vichinghi crescono
Nelle popolazioni nordiche i bambini erano considerati tali sino all’età di dodici anni. Fino a quel momento non frequentavano alcuna scuola ma venivano mandati nei campi, oppure venivano affidate loro alcune faccende domestiche. I maschi ricevevano in regalo armi di legno con cui “fare la guerra”, ma anche una palla composta di stracci con cui giocare che veniva fatta rimbalzare tra loro grazie a dei piccoli scudi.
Una volta diventati adulti, cominciava per loro una sorta di addestramento che consisteva in lotte l’uno con l’altro, sotto la supervisione dei più grandi. Arrivavano, infine, le prime scorrerie, alle quali partecipavano armati solamente di una spada (del peso di circa 1,5 kg). A chi portava indietro una testa nemica veniva dato in premio un’ascia nuova di zecca (e poi noi ci lamentiamo dei compiti a casa).
12. Leggi vichinghe
I Vichinghi non facevano volare solo denti ma anche parole. Infatti, la democrazia parlamentare non è nata, come alcuni di voi pensano, in Gran Bretagna ma viene proprio dalle popolazioni scandinave. Il primato per il primo parlamento europeo è infatti conteso tra due località vichinghe (una norvegese e l’altra islandese). In questi luoghi, una volta l’anno, si riuniva un numero determinato di persone che andava a formare un’assemblea, incaricata di legiferare su alcuni temi di interesse comune.
Una delle delibere più “assurde” riguardò il divino: l’assemblea riunitasi, infatti, dibatté a lungo su chi fosse il vero dio, giungendo infine a concludere che vinceva il dio dei cristiani e che tutti gli altri, di conseguenza, dovevano essere aboliti e dimenticati.
13. Da grande divinità derivano grandi difetti
Rimaniamo a parlare degli dei e andiamo a vedere a chi rivolgevano le proprie preghiere i Vichinghi. Il loro pantheon pare una via di mezzo tra un lazzaretto e un ospedale psichiatrico: abbiamo infatti Odino, il padre di tutti gli dei, che rinunciò ad un occhio per avere in dono la saggezza eterna; c’è Tyr, il dio della giustizia, a cui invece manca una mano; la loro dea della bellezza, Freya, viene definita come una ninfomane; abbiamo poi Loki, un tipino proprio a modo che, oltre ad essere definito come il dio dell’inganno, ha un grave complesso di inferiorità nei confronti del fratello Thor, chiaro sintomo di una sindrome di abbandono mai trattata adeguatamente.
Nonostante questa moltitudine di problematici dei, i Vichinghi non avevano sacerdoti professionisti. Ad occuparsi dei rituali (pochi per la verità: più sangue, meno preghiere) ci pensavano i capi villaggio che tra una razzia e l’altra trovavano sempre cinque minuti per sacrificare qualche animale – o qualche uomo – per donare del sangue agli dei, in maniera tale da placare i loro animi disturbati e psicologicamente fragili.
14. Al mio segnale scatenate… il Berserker!
I Vichinghi non si soffermavano tanto sulle formalità: tra le fila dei loro combattenti, infatti, non c’erano gradi di sorta e l’unica autorità riconosciuta era il comandante della scorreria, cioè il capitano del drakkar con cui erano arrivati. I guerrieri potevano essere anche semplici cittadini, oppure si trattava di professionisti della guerra; tra di loro vi era poi l’élite, la créme de la créme: i berseker (o berserkir) che erano votati al supremo dio della guerra Odino. Si consideravano – e venivano considerati – invulnerabili e la loro furia, divenuta famosa e materia di leggenda, era forse dovuta all’utilizzo di droghe o altre sostanze stupefacenti. La tecnica di combattimento di questi guerrieri non era molto pulita, né onesta ma non si può dire che non fosse efficace o letale; ogni spada e ogni ascia cercava infatti di mirare sempre alla gola per tentare di recidere la giugulare ed eliminare il nemico in pochi istanti.
15. Eh… Hai scoperto l’America!
Abbiamo parlato delle loro armi, delle loro scorrerie e della loro sete di sangue ma furono sicuramente gli scambi commerciali a rendere i Vichinghi noti in tutto il globo terracqueo. Vi sono delle cronache islamiche che riferiscono di mercanti nordici giunti sino alle rive del Mar Caspio, spintisi addirittura fino a Baghdad. È certo, poi, che queste popolazioni avessero rotte economiche in Sicilia e nel Sud Italia.
V’è pure un’altra chicca finale: intorno all’anno 1000, circa 500 anni prima di Colombo, il navigatore Leif Erikson scoprì le terre d’America – dai Vichinghi conosciute come Terranova – durante una navigazione commerciale tra la Groenlandia e la Norvegia. Sul suolo americano, però, non vi sono tracce di insediamenti permanenti e si ritiene che queste popolazioni intrattenessero solamente degli scambi commerciali con i nativi del luogo ma di natura semplicemente transitoria.
16. Quanti falsi miti
Oltre alla storia delle corna sugli elmi, i Vichinghi sono stati spesso materiale di una serie di false leggende, dovute ad inesattezze storiche e al folklore popolare. Non corrispondono, per esempio, al vero i racconti che li dipingono come esseri sadici che utilizzavano la tortura come mezzo di punizione; è altrettanto falsa la diceria secondo cui questi guerrieri erano soliti bere sangue umano dai crani dei loro nemici sconfitti (la bufala trae origini da una traduzione malfatta di una poesia dell’epoca). Sfortunatamente per loro, non corrispondono a verità neanche i racconti che parlano di orge per i guerrieri vittoriosi. Anzi, l’uomo che avesse avuto l’ardire di portare una concubina a casa sarebbe andato incontro all’ira della moglie che, ricordiamo, avrebbe potuto chiedere il divorzio e riprendersi tutti i propri beni, oltre al nome da nubile (e alle mazzate rifilate al marito).
17. Dove sono finiti?
Questi Vichinghi erano forti, puliti, esperti navigatori e chi più ne ha più ne metta: come mai hanno cessato di esistere? La risposta a questa domanda va ricercata nella nascita dei regni nazionali che, poco a poco, erosero l’identità individualistica delle tribù originali, vera e propria essenza di queste popolazioni nordiche.
Un’altra ragione fu l’espansione del Cristianesimo che, da una parte, avvicinò i Vichinghi alla cultura europea (strappando via ancora più velocemente la loro identità personale) e dall’altra li indebolì notevolmente, riversando su di loro il fenomeno delle guerre religiose. Ultima causa fu il venir meno di quella “fame” di avventura e conquista. Ricordiamo, infatti, che i Vichinghi divennero predoni del mare ed esploratori solo perché spinti dalla necessità di procacciarsi quanto necessario per la sopravvivenza del proprio popolo; una volta che ebbero ottenuto una sorta di stabilità e non dovettero temere più l’inedia, tornarono pian piano ad essere quello che erano sempre stati: semplici pescatori e allevatori.