Bentrovati giramondo! Dopo aver scorrazzato per la Cina imperiale nei panni della conturbante Shao Jun, rieccoci nei panni di un nuovo ed agile assassino di nome Arbaaz Mir e stavolta siamo in India alla metà dell’800. Una nuova avventura platform, del tutto simile a quella precedente. Come sta proseguendo questo interessante progetto chiamato Assassin’s Creed Chronicles? Scopriamolo insieme.

Meglio il credo o la F…idanzata?

Il nostro Arbaaz, proprio come la sua collega dagli occhi a mandorla, è stato incaricato dalla confraternita degli Assassini di recuperare un prezioso manufatto rubato dai templari e ritenuto essere un potentissimo frutto dell’Eden. Arbaaz è agile e spietato ma ha solo una debolezza: la principessa Pyara Kaur, che cerca costantemente di proteggere, diciamo così, ogni volta che ne ha occasione. A parte gli scherzi, per Assassin’s Creed India vale lo stesso discorso del capitolo precedente relativo alla trama; si tratta di piacevoli intermezzi rappresentati da pregevoli illustrazioni animate, qualcosa che lascia il segno solo visivamente però, ma nemmeno infastidisce se è per questo. Il compitino, ecco.

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Stesse armi, nuove sfide

Per chi avesse perso di vista la tipologia di gioco rappresentata da Chronicles ricordiamo che stiamo parlando di un platform a scorrimento, come ai vecchi tempi (dove comunque qualche sgambata nelle tre dimensioni ci scappa ogni tanto). Arbaaz ha praticamente le stesse identiche abilità di Sha Jun: rampino per attaccarsi ai soffitti, bombe-diversivo per distrarre le sentinelle e coltellacci da lancio per seccarle dalla distanza. Anche le meccaniche di combattimento (attacco veloce, potente e schivata) e occultamento sono rimaste inalterate, il nostro protagonista può nascondersi nei luoghi bui, tra le bancarelle, i cespugli e le colonne. Insomma avrete capito che le meccaniche di China sono state praticamente copia-incollate, pare pare. Va però detto che in termini di level-design si è fatto sicuramente un passo in avanti, con ambienti più complessi e piacevoli da esplorare, intramezzati da qualche semplice ma piacevole puzzle. La novità più importante di India, però, è il livello di difficoltà, nel senso che questo è indubbiamente un episodio più “complesso” del suo predecessore. I livelli a volte ci mettono letteralmente con le spalle al muro, sono pieni zeppi di guardie e trappole a scatto che se innescate faranno saltare immediatamente l’allarme (causando il game-over immediato in determinate missioni). Insomma l’impressione di approcciarci a un gioco-trasferello c’è ma dopo qualche minuto di gioco riscopriremo il piacevole diversivo che Chronicles rappresenta rispetto alla saga principale che, ricordiamo, rivedremo nel 2017 dato che Ubisoft sembra aver finalmente capito che un periodo di pausa per riorganizzare le idee se lo doveva prendere. Tornando a noi: anche l’uso della prospettiva è stato implementato in maniera più dinamica e interessante, in modo tale da spezzare la “staticità” intrinseca del platform a scorrimento. Insomma, ci si diverte abbastanza per quelle due-tre ore che dura questa nuova scampagnata indiana.

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Perla di labuan

Tecnicamente Assassin’s Creed India è un gioiellino, come quello che Arbaaz deve recuperare dai quei malandrini di templari. I ragazzi di Climax hanno infarcito i livelli di colori accesi e brillanti e non poteva essere altrimenti visto che ci troviamo in India. Ad una prima occhiata il lavoro di perfezionamento potrebbe non essere così evidente ma con il progredire dell’avventura gli sforzi grafici attuati su effetti e location vi lascerà piacevolmente sorpresi. Bravi Climax.

Simone Bravi
Nasce nella capitale dell'impero tra una tartaruga ninja, un Mazinga e gli eroi del wrestling dell'era gimmik. Arriva a scoprire le meraviglie del glorioso Sega Mega Drive dal quale non si separa mai nonostante l'avvento della PlayStation. Di pari passo con quella per i videogame vanno le passioni per il cinema, le serie Tv e i fumetti. Sembra Sheldon di The Big Bang Theory ma gli fanno schifo sia Star Trek che Star Wars. E' regolarmente iscritto all'associazione "Caccia allo Juventino".