Il carnevale della cultura pop.
Riuscire a contenere tutto quello che i fratelli Duffer sono riusciti a inserire in Stranger Things 2 in un solo articolo sarebbe stato impossibile. Così il nostro tour di citazioni nerdistiche ad altissima intensità non può che continuare con una seconda puntata, che ci porta a coprire una nuova parte della serie.
E, pure questa volta, è bene prepararsi a una full immersion. Ci addentriamo in un territorio colmo di meraviglie e mostri, al pari di quanto abbiamo visto nel Sottosopra. Perciò saltiamo tutta la parte noiosa con un bel montaggio e andiamo a tutta velocità a scoprire nuove emozionanti citazioni.
11 – Spingersi al limite (Chapter Four: Will the Wise)
Se vi state domandando dove avete già sentito la musica che si sente durante gli allenamenti di pallacanestro di Billy e Steve, forse dovreste recuperarvi Scarface (1983). Il film, scritto da Oliver Stone e diretto da Brian De Palma ha al suo interno quello che molti considerano uno dei migliori montaggi di sempre, mentre viene mostrata l’ascesa della carriera criminale di Tony Montana. Non a caso anni dopo anche South Park utilizzerà una parodia della canzone nel corso della sesta stagione. Il montaggio e il tipo di musica scelto richiama in maniera abbastanza forte a quella che era una scelta tipica dei film anni ‘80, quella di glissare su una certa parte della trama a favore di una serie di sequenze accompagnate dalla musica. In questo caso, almeno, ci siamo potuti godere la lezione di pallacanestro di Billy.
12 – Non aprite quella botola (Chapter Four: Will the Wise).
Dopo la sfuriata contro Jim Hopper, Ellie viene rinchiusa nel capanno nel bosco. La bambina, facendo un po’ di pulizie, scopre casualmente una botola che la porterà nel piano interrato. Qui lo sceriffo di Hawkins conserva tutti i suoi file e i suoi ricordi, compresi quelli relativi alla madre di Eleven. Cosa c’è di strano? Beh, il modo in cui Ellie apre la botola e l’intera ambientazione del capanno ricordano da vicino il classico dell’orrore di Sam Raimi, La casa (The Evil dead) del 1981. In effetti Ash scopre una botola all’interno della casa che scatenerà gli eventi del film, allo stesso modo Eleven troverà qualcosa che la spingerà a lasciare la casa in cerca della madre. Ma il vero omaggio è nell’inquadratura con cui Ellie apre la botola, eseguita dal basso come quella fatta su Bruce Campbell nell’horror.
13 – Groovy, Jim. Groovy (Chapter Five: Dig Dug).
In qualsiasi contesto horror l’idea di mettersi a cercare da soli prove dell’esistenza di un mostro è una pessima idea, lo sanno tutti. Tutti tranne Jim Hopper, che in uno slancio di masochismo sceglie di addentrarsi da solo nel Sottosopra, ritrovandosi preso nei guai. Il modo in cui i tralci lo catturano è un riferimento alla cattura di Cheryl nel già citato horror La Casa. Considerato il brutto destino di Cheryl, lo sceriffo Hopper è senza dubbio alcuno stato molto più fortunato. Sempre nel corso di questo episodio, quando Jim verrà salvato da Bob e Joyce, assisteremo a un nuovo omaggio verso un personaggio icona degli anni ‘80, quell’Indiana Jones che, esattamente come Jim, si attardava sempre a recuperare il suo cappello. Nello specifico, l’inquadratura e la scena rimandano a Indiana Jones e i predatori dell’Arca Perduta (Raiders of the lost arc) primo capitolo della trilogia (perché è una trilogia) cinematografica dell’archeologo creato da George Lucas e Steven Spielberg.
14 – La X segna il punto dove scavare! (Chapter Five: Dig Dug).
La citazione in questa scena è meravigliosamente palese ma, allo stesso tempo, gestita così bene da non poter fare a meno di godersela. Arrivato a casa Byers, Bob si ritrova nel bel mezzo di una tempesta di fogli colorati che si ramificano per tutta l’abitazione. Proprio lui sarà l’unico a intuire il vero significato di quei disegni, pur non capendo la difficoltà della situazione. Arrivato a capire dove le linee convergano, indicherà il posto a Joyce e, convinto si tratti di una caccia al tesoro, chiede se la X sia il punto dove scavare per recuperare un bottino di pirati. Insomma, come avrete capito anche voi, l’intera scena è un enorme omaggio ai Goonies, il film che nel 1985 lanciò la carriera proprio di Sean Astin, interprete di Bob. E, se vogliamo, c’è quel riferimento alla X che potrebbe richiamare anche a Indiana Jones e l’ultima Crociata (Indiana Jones and the Last Crusade), ultimo capitolo (ultimo!) delle avventure dedicate all’archeologo interpretato da Harrison Ford.
15 – Out of Order (Chapter Five: Dig Dug)
Il titolo dell’episodio è dedicato proprio al gioco creato da Namco nel 1982. Il protagonista del titolo arcade era Taizo Hori (letteralmente “voglio scavare”), il cui scopo era creare delle gallerie sotterrane per sconfiggere dei mostri. Il parallelismo con quanto accade in questo titolo è evidente, ma è ancora più curioso se pensiamo che Lucas fa in modo di mettere la scritta “fuori servizio” sul gioco per poter parlare con Maxine nello stesso momento in cui Jim Hopper ha finito di scavare per indagare sui mostri, ritrovandosi in trappola. Insomma… Game Over per lo sceriffo di Hawkins.
16 – L’invasione dei Mostri Ombra (Chapter Five: Dig Dug)
Questo particolare riferimento non è immediato, visto che si parla soprattutto di una particolare espressione del giovane Will. Alla fine dell’episodio, quando il braccio armato del dottor Owens inizia a dare alle fiamme le propaggini del Mind Flayer, Will cade a terra, dolorante per colpa della possessione/simbiosi che si sta sviluppando col mostro. Se lo sviluppo del rapporto tra il ragazzino e il parassita richiama a quello che si veniva a creare tra la bambina e il demone ne L’esorcista, meno facile da cogliere è il riferimento a Terrore dallo spazio profondo (Invasion of the Body Snatchers), film del 1978 diretto da Philip Kaufman. Il modo in cui si deforma il volto di Will è identico alla smorfia di terrore che Donald Sutherland assume in una famosa scena del film. C’è da chiedersi quanto registi e sceneggiatori si siano impegnati per fare in modo che il suo piccolo interprete, Noah Schnapp, sia riuscito a ottenere l’espressione giusta.
17 – When We Were… King (1): Stand by Steve (Chapter Six: The Spy).
Che, tra i tanti debiti di Stranger Things, ce ne sia anche più di uno al maestro dell’orrore, Stephen King, è abbastanza palese. La cosa ha assunto connotati strani con l’uscita dell’ultima trasposizione di IT, creando una sorta di cerchio in cui è difficile capire se sia stato Stranger Things a influenzare l’opera di King o viceversa. Nel frattempo, possiamo goderci la marea di riferimenti ai libri del Re e alle opere da essi derivate presenti in questa nuova stagione di Stranger Things. Già nei primissimi episodi erano evidenti alcuni omaggi. Per esempio Bob che propone a Joyce di trasferirsi nel Maine, dove King ambienta la maggior parte delle sue storie, o il modo in cui il Mind Flayer si diffonde sotto terra “infettando” Hawkins, che potrebbe richiamare proprio a IT, al suo rapporto simbiotico proprio con la città di Derry. Ma il sesto episodio ci regala due dei riferimenti migliori. Il primo, quando Dustin e Steve (soprannominato King Steve…) camminano sui binari della ferrovia a caccia di Dart è un bel riferimento a Stand by Me – Ricordo di un’estate (Stand by Me), film di Rob Reiner uscito nel 1986, tratto dalla novella The Body dalla raccolta “Stagioni Diverse”, del 1982. Si tratta della seconda citazione a questo film, visto che ne abbiamo riscontrata già una nella prima stagione.
18 – When We Were… King (2): Foggy (Chapter Six: The Spy).
Lo scontro che avviene tra i ragazzi guidati da Steve e i demodogs avviene in un’atmosfera surreale, quasi onirica, in cui la nebbia regna sovrana. Sul web si sono diffuse due scuole di pensiero circa l’interpretazione di questo episodio. La prima, più diffusa, vede un ennesimo omaggio a Stephen King e alla sua novella, contenuta in Scheletri, The Mist, più volte trasposta sul piccolo e grande schermo. Il modo in cui i demodogs, creature dai tratti lovecraftiani, si aggirano nella nebbia dello sfasciacarrozze in cui si svolge l’azione può richiamare in effetti ad alcuni momenti di tensione della novella di King. Ma non possiamo fare a meno di riportare l’altra diffusa idea del web, quella che vede in questo scontro una citazione a Fog (The Fog), film del 1980 di John Carpenter.
19 – Indiana Byers e il sofà maledetto (Chapter Six: The Spy).
Mancava solo uno dei film di Indy per completare le citazioni alla trilogia. E, finalmente, arriviamo anche a Indiana Jones e il Tempio Maledetto (Indiana Jones and the Temple of Doom), prequel diretto sempre da Spielberg nel 1984. La scena in cui Nancy e Jonathan sono invitati a dormire a casa di Murray è anche il momento in cui i due, dopo molte resistenze, riescono ad ammettere la loro reciproca attrazione e lasciarsi andare. Il modo in cui la cosa avviene è però molto simile alla scena in cui Indy e Willie arrivano vicini a scambiarsi le prime effusioni, nel palazzo del Maharaja di Pankot. Un tira e molla che, contrariamente a quanto successo con i due ragazzi di Hawkins, non avrà un lieto fine per colpa di un thug intenzionato a uccidere l’archeologo.
20 – Vengono dai cunicoli! (Chapter Six: The Spy).
Che pure la saga di Alien sia uno dei capisaldi di Stranger Things si è detto fino allo sfinimento. Eppure in questo sesto episodio le cose si fanno ancor più palesi. Quando Will, posseduto dal Mind Flayer, indica al dottor Owens un punto che il mostro ombra sembra voler difendere, manda verso una trappola un gruppo consistente di soldati. Il tutto si svolge in maniera praticamente identica ad Aliens – Scontro finale (Aliens), secondo film della saga di James Cameron uscito nel 1986. Nel passato come nel futuro, Paul Reiser assiste al massacro della sua intera squadra da un monitor. A questo potremmo aggiungere anche la citazione, letterale in inglese, fatta da Apone in Aliens, quel “Stay frosty” che i soldati non riusciranno a seguire di fronte all’invasione dei mostri.