Il bestiario delle creature di Lovecraft è terrificante
In un nostro recente speciale ” Chi diavolo è Cthulhu?“ vi abbiamo parlato di Cthulhu, una delle creature più famose della mitologia Lovecraftiana e di come questo essere sia diventato celebre trascendendo i libri fino ad approdare nella cultura di massa con il faccione stampato su magliette, videogame a lui ispirati e meme che hanno spopolato ovunque. Cthulhu, come scritto nello speciale, non è il solo mostro partorito dall’immaginazione del Solitario di Providence tutt’altro: non è che uno fra tanti. Esistono però una moltitudine di bestie incredibilmente raccapriccianti che non tutti conoscono. Oggi Stay Nerd vuole rendere omaggio anche a loro, a quelle creature che sono rimasti ingiustamente nell’ombra rispetto agli altri, ai mostri “minori” ma non per questo meno spaventosi ed agghiaccianti degli altri: ecco dunque a voi, nerd assetati di orrori i 5 mostri meno mainstream di H.P.Lovecraft.
Azathoth: “Il Dio cieco e idiota che gorgoglia e bestemmia al centro dell’Universo”. Descritto così sembra più uno scaricatore di porto intergalattico ma in realtà Azathoth è nientedimeno che il CREATORE STESSO DELL’UNIVERSO; una massa informe e tumultuosa che si nasconde nelle profondità più remote del Caos Primordiale, un luogo dove tempo e leggi della fisica non esistono. Eoni fa Azathoth era un Dio enorme e potente che creò il Tutto, ma un evento non ben definito, forse una guerra interdimensionale, ne ha distrutto la mente riducendolo ad uno pseudo-dio idiota danzante che tiene inconsapevolmente insieme l’universo grazie all’energia da lui emanata. Tutto intorno a lui si sono raccolti altri numi chiamati “la Corte di Azathoth” i quali vorticano e cantano incessantemente formando un osceno girotondo con il quale riescono a rubare il suo potere impiegandolo per creare nuovi mondi e mostri e ed allo stesso tempo gli impediscono di tornare in sé.
La leggenda narra infatti che nel caso Azathoth si risvegli dal suo stato di idiozia, potrebbe ordinare la fine dell’Universo e i membri della Corte di certo non vogliono che ciò accada.
Tra i servitori di questo Dio non proprio in se, oltre agli ipocriti membri della Corte ce n’è uno in particolare che si tiene in disparte, in silenzio osserva con disprezzo ciò che accade covando odio verso quelle viscide sanguisughe cantanti e si tiene pronto ad esaudire ogni volere del suo padrone, stiamo parlando di Nyarlathotep.
Nyarlathotep: “Il Caos Strisciante” La metafora della follia. Inquietante e taciturno messaggero di Azathoth pronto ad esaudire ogni suo volere, è la materializzazione dell’odio e del male. Sotto le sembianze di un umanoide alto e scuro vaga tra i mondi creati compresa la Terra. E’ un male che non senti arrivare, appare a suo volere anche se non evocato, conosce tutte le lingue ed agisce su un piano ben preciso: portare alla follia la razza umana. Come tutti gli altri orrori di Lovecraft, nasce da un incubo dello scrittore; nel sogno Lovecraft si reca ad uno spettacolo di un mago itinerante chiamato Nyarlathotep il quale compie magie con l’uso di marchingegni elettrici (la sua figura in questo caso ricorda molto il famoso scienziato Nicola Tesla, sicuramente lo scrittore sarà rimasto impressionato dalle sue dimostrazioni) ed in effetti è proprio questo il suo modo di agire: raccoglie attorno a sé masse di gente inconsapevole, li fa cadere in trance parlando loro in maniera melliflua e alle loro menti catatoniche svela gli orrori che si nascondono nelle tenebre del mondo “reale”. Le povere persone che cadono vittima della sua voce non hanno scampo se non impazzire o uccidersi mentre lui trae nutrimento e potere dalla loro psiche fatta a pezzi.
Nyarlathotep è un Dio Esterno ed è colui che prepara la terra per l’arrivo dei Grandi Antichi e quindi per la sua fine, un po’ come preparare casa per una festa ma in questo caso gli addobbi meno fortunati sono masse di pseudo umani mutati ed impazziti, gli altri sono i morti.
Gli Abitatori del profondo: Apparsi nel racconto “La maschera di Innsmouth”; sono delle creature umanoidi immortali che vivono nelle profondità oceaniche nella città di Y’ha-nthlei situata vicino la città immaginaria di Innsmouth, nel Massachussets. Descritti come grandi esseri antropomorfi ibridi uomo/rana/pesce hanno corpi color verde smorto, la pelle viscida, grandi occhi vacui privi di palpebre, branchie, arti con estremità palmate e una grande cresta sulla schiena. Fatti per vivere nel mare, sulla terra emersa camminano in modo goffo saltellando o correndo su tutti e quattro gli arti ed emettono versi gutturali e gracchianti.
Sono degli adoratori del Grande Cthulhu e di Dagon, intrattengono dei rapporti di scambio commerciale con gli umani fornendo loro pesce ed oro in cambio di vittime sacrificali per le divinità.
La cosa veramente agghiacciante di questi esseri al di là del loro aspetto, è il fatto che spesso si accoppiano con gli umani (oltre a farlo di norma, incestuosamente, tra di loro) generando degli ibridi che nei primi anni di età vivono una vita umana normale, poi con il passare del tempo mutano sviluppando i loro tratti: le orecchie scompaiono, la testa diventa glabra, gli occhi perdono le palpebre e si gonfiano a dismisura e l’intero corpo si deforma per dare il via alla seconda fase della vita, ossia quella in mare. Questo è anche il destino riservato al protagonista del racconto “La maschera di Innsmouth” il quale quasi impazzisce prima di abbracciare inesorabilmente la sua nuova vita in fondo al mar.
Mi-Go: Questi strani esseri compaiono unicamente nel bellissimo racconto “Colui che sussurrava nelle tenebre”, sono delle creature extraterrestri dall’aspetto bizzarro e surreale. Alti un metro e mezzo circa con un corpo da gambero gigante, la testa tentacolata e le ali da pipistrello con le quali possono volare nello spazio profondo. Non sono abitatori della Terra ma provengono dal pianeta Yuggoth (Plutone) e la loro presenza sul nostro pianeta è saltuaria ed il loro interesse per l’uomo è di natura prettamente scientifica; quando scelgono una preda la stordiscono e la trasportano fino al loro pianeta dove, grazie ad una tecnologia infinitamente superiore alla nostra, ne asportano il cervello che verrà poi conservato in teche metalliche per essere risvegliato ed usato all’occorrenza.
Il racconto dove compaiono la prima volta narra di un uomo, Albert Wilmarth che dopo aver ricevuto una lettera da un suo caro amico Henry Akeley si reca da lui, nella missiva Akeley parlava esaltato di un contatto con degli extraterrestri pacifici che abitavano le foreste lì vicino. Una volta giunto a casa del suo amico apparentemente malato, Wilmarth si rende conto che qualcosa non quadra: Akeley infatti passa tutto il suo tempo seduto in studio al buio parlando a voce bassa e la cosa insospettisce l’amico….Il finale lo lasciamo scoprire a voi.
E’ interessante vedere come il tema dell’adduzione aliena non sia in realtà figlio dei nostri tempi ma sia stato sognato e temuto già 130 anni or sono, coincidenza? Noi non crediamo. Leggete ancora…
I Magri Notturni, Ia realtà e i demoni personali: I Magri Notturni non sono delle vere e proprie invenzioni letterarie di Lovecraft ma una sua “reale” esperienza di vita. E sono forse le creature più orribili tra tutte quelle narrate dallo scrittore.
L’infanzia dello scrittore è stata lungi dall’essere felice; vide suo padre impazzire di punto in bianco in un Albergo di Chicago e venire ricoverato in un ospedale psichiatrico per non uscirne mai più e morire (quando Lovecraft aveva soli otto anni) di sifilide. Ha vissuto segregato in casa dalla madre (che seguirà la stessa sorte del marito anni dopo) e dalle zie, perché ritenuto troppo brutto per essere visto e all’età di dieci anni sua nonna alla quale era molto affezionato, morì. A questo punto iniziarono i suoi esaurimenti nervosi, gli incubi notturni invece lo perseguitavano già da tempo.
Molti anni dopo Lovecraft scrisse una serie di lettere ad una amico nelle quali raccontò quanto stava passando da piccolo, ciò che descrive è allucinante: “Nel Gennaio del 1896 la morte di mia nonna gettò la casa in un’atmosfera cupa,d alla quale non uscì mai più. Le vesti nere di mia madre e delle mie zie mi riuscivano paurose e ripugnanti… Fu allora che la mia vivacità naturale si spense. Cominciai ad avere gli incubi più odiosi, popolati di cose che chiamai “Night Gaunts”, Magri Notturni… Erano cose nere, magre, rugose, con code lunghe e pelose, ali di pipistrello e nessuna traccia di un volto… Non avevano voce e la loro unica forma di vera tortura era l’abitudine di solleticarmi lo stomaco prima di afferrarmi e portarmi via con loro… In sogno mi trascinavano nello spazio a velocità paurosa e mi tormentavano e trafiggevano con i loro detestabili tridenti(…) una volta sveglio li disegnavo (…)la mia unica preoccupazione, ogni sera, era di farmi restare sveglio e respingere i magri-notturni.”
E’ ovvio ritenere che Lovecraft sia stato un bambino più fantasioso e sensibile degli altri, ma come si spiega che un bambino così piccolo abbia tutte le santi notti lo stesso identico incubo per anni fino ad esserne tormentato al punto di non voler prendere sonno per paura di essere rapito da loro? Che siano o meno solo incubi questi Magri Notturni sono stati la fonte di ispirazione e la spinta creatrice di Lovecraft, a quanto sostiene lui stesso sono stati proprio loro a mostrargli tutti gli orrori e la “realtà oltre il velo” che narra nelle sue opere, chiunque altro sarebbe crollato mentalmente in una situazione simile, figuriamoci un bambino, ma lui no, lui SI METTE A SCRIVERE dei suoi demoni. Probabilmente è stato per lui un modo per evadere da quella vita oppressiva e cupa che lo circondava, certamente il mondo inventato non era un mondo migliore di quello reale ma stiamo parlando di un bambino disincantato e certamente non felice. I suoi mostri non sono altro che gli archetipi delle deviazioni umane ed il solo modo per combatterli è il sapere, la conoscenza. Lovecraft si è interessato di scienza, astronomia, letteratura, geografia fin da piccolo e tutta questa conoscenza si riflette nei protagonisti delle sue storie, loro si aggrappano come naufraghi al salvagente alle teorie scientifiche, alla razionalità, alle spiegazioni logiche per sventare un crollo mentale che li porterebbe alla follia. Come non si può non vedere lo scrittore stesso riflesso in tutto questo?
Lovecraft ha esorcizzato i suoi demoni per liberarsene ed allo stesso tempo ha donato al mondo tra i più bei racconti horror che siano mai stati scritti. Un intero universo di orrori, misteri, mondi lontani e creature inimmaginabili che anche ora a distanza di 125 anni non smettono di appassionare e questo è qualcosa di straordinario.