La leggenda cinematografica di Santa Monica
Robert Redford è un personaggio dello star system hollywoodiano che non dovrebbe aver bisogno di presentazioni. Occorre tuttavia ribadire ogni tanto quanto la sua figura specifica sia importante per l’intera industria cinematografica, statunitense e non. Infatti, non rappresenta esclusivamente uno degli attori simbolo dell’epoca della New Hollywood, ma un artista estremamente versatile nel passare da davanti a dietro la macchina da presa. Inoltre, nel 1990 il suo intervento e quello del regista Sidney Pollack (da sempre legati da un proficuo sodalizio artistico) hanno dato vita al Sundance Film Festival, una realtà che ha radicalmente rivoluzionato i meccanismi di distribuzione e percezione da parte del pubblico del cinema indipendente.
Per questi motivi, pare corretto celebrarlo ricordando cinque tra le migliori performance attoriali di quest’uomo, il quale, con The old Man & The Gun, sembra essere giunto alla sua ultima interpretazione prima del ritiro dalle scene.
Corvo Rosso non avrai il mio scalpo (1972)
Secondo film in collaborazione col regista Sidney Pollack (il primo è Questa ragazza è di tutti) e prima di una serie di pellicole di enorme successo di pubblico e di critica all’interno del decennio dei seventies. Trattasi di un tassello insolito nella carriera di Redford, di un ruolo (Jeremiah Johnson, un uomo delle montagne veterano di guerra) atipico all’interno di essa. D’altro canto, il film stesso ha cambiato le carte in tavola del cinema western made in Usa, in quanto ha fornito un’introspezione inedita sul rapporto tra le due figure dell’americano bianco e dell’indiano. Una novità che ha indubbiamente suscitato clamore all’epoca (p uredurante la sua presentazione alla 25esima edizione del Festival di Cannes) e il merito va ricercato anche nell’uomo che ha incarnato e portato sul grande schermo questi rinnovati ideali.
La stangata (1973)
Il trittico Robert Redford – Paul Newman – George Roy Hill si riunisce a 4 anni da Butch Cassidy in una fortunatissima commedia che è diventata un caposaldo del filone degli heist movie. La buona sorte della pellicola si è tradotta in 7 vittorie agli Oscar del 1974, duranti i quali ha conquistato pure le statuette al miglior film e alla miglior regia. Importante segnalare che, per il ruolo del truffatore di strada Johnny Hooker, Robert Redford abbia ricevuto la sua prima candidatura all’Academy Award, pur non riuscendo a vincere l’agognato premio.
I tre giorni del Condor (1975)
Tra i più celebri film spionistici/cospirativi, nonché una delle pellicole ad aver definito i canoni del suddetto genere, l’opera di Sidney Pollack contribuisce a lanciare Redford anche come interprete per ruoli in film maggiormente concitati e dotati di pathos. Un ulteriore tassello che dimostra quanto il rapporto collaborativo tra Pollack e Redford sia risultato fruttuoso per entrambi i componenti del duo. Inoltre, Redford si inizia a specializzare nella caratterizzazione di eroi solitari contro il mondo circostante (quasi una costante nella sua carriera attoriale), come nel caso dell’agente “Condor”, unico sopravvissuto tra i suoi colleghi, uccisi da un commando di sicari.
Tutti gli uomini del presidente (1976)
Il film a cui si deve la vera e propria genesi del cinema d’inchiesta hollywoodiano vede duettare Redford insieme ad un altro talento del suo stesso calibro, ovvero Dustin Hoffman. Entrambi vestono i panni di due giovani cronisti del Washington Post, ai quali si deve l’inchiesta che ha fatto emergere a galla lo scandalo Watergate e causato le dimissioni del presidente Nixon. La performance di Redford, come quella di Hoffman, sono rimaste talmente impresse nell’immaginario collettivo che, nel 2003, l’American Film Institute ha inserito i due protagonisti nella lista dei migliori eroi della storia del cinema.
All is lost – Tutto è perduto (2014)
In una delle sue ultime interpretazioni (siamo ben lontani dagli anni ’70 che lo hanno lanciato nell’olimpo di Hollywood), Redford recita in un survival movie, nel quale viene esasperato l’archetipo dell’uomo solo contro tutto e tutti, in quanto si tratta dell’unico attore presente sullo schermo, circondato esclusivamente dall’Oceano Indiano. Questa performance non fa altro che dimostrare quanto Redford, anche con la sua veneranda età, sia in grado sempre di rinnovarsi, diventando protagonista assoluto di un’esperienza visiva che si discosta da ogni altra opera presente nella sua vasta filmografia.