Le 8 migliori pecore elettriche sognate dagli androidi del cinema
Un titolo bello carico per un articolo che vi porterà nel futuro, raccontandovi del glorioso passato (una frase confusa quanto la trama di “Giorni di un passato futuro”). Dall’età moderna ad oggi, uno dei leitmotiv della fantascienza ruota intorno alla creazione da parte dell’uomo di intelligenze artificiali che pian piano prendono coscienza di sé, con esiti più o meno aberranti. Nel vario panorama artistico i film non sono stati gli unici a raccogliere a piene mani queste pepite dorate. Vi sono stati, infatti, sia grandi libri (come fare a non citare Philip Dick o Isaac Asimov), sia varie serie TV (Battlestar Galactica o, per citare qualcosa di più recente, Almost Human). La cosa che sicuramente colpisce di più è la costante attualità dell’argomento: in una realtà odierna dove siamo ad un passo dal riuscire a realizzare concretamente esseri artificiali simili a quelli raccontati sugli schermi, la macchina hollywoodiana riesce ancora a sfornare prodotti interessanti e accattivanti. Ma non solo: ci sono coloro che investono nelle intelligenze artificiali per creare armamenti pensanti sempre più letali e coloro (o in questo caso “colui”, cioè Google) che si diletta a studiare, tra le altre cose, anche i sogni psichedelici operati dalle macchine. E poi ci siamo noi di Stay Nerd che, a pochi giorni dall’uscita del film live action di Ghost In the Shell, alziamo la nostra bandiera e urliamo al mondo quelli che, a nostro parere, sono 8 film imprescindibili sulle intelligenze artificiali (non è una classifica, è sempre bene ricordarlo).
2001: Odissea nello spazio (1968)
Visto il tema dell’articolo ci concentreremo unicamente sulla terza parte di questa pellicola, che vede un gruppo di astronauti (alcuni dei quali ibernati) trovarsi su di una navicella diretta verso Giove. L’astronave è gestita dal supercomputer HAL 9000, una delle intelligenze artificiali più sviluppate, in grado di relazionarsi con gli esseri umani, nonché di riprodurre le loro attività mentali, riuscendovi con maggiore abilità e velocità. Le basi per una tranquilla crociera galattica ci sarebbero tutte, senonché il computer è l’unico a conoscere il reale obiettivo della missione e il fatto di non poterlo rivelare all’equipaggio genera dei conflitti interni che lo porteranno ad essere fallibile.
Un suo errore convince gli astronauti che sia meglio disattivarlo ma le loro intenzioni vengono scoperte dalla macchina: ciò innesca al suo interno un meccanismo di autoconservazione (della missione) che porta HAL 9000 a ritenere che la presenza di umani a bordo sia diventata inutile e dannosa. Questi ragionamenti cibernetici hanno un’unica soluzione: l’eliminazione dell’intero equipaggio. Qui l’I.A. è mostrata in tutta la sua crudezza. Per quanto si possa, infatti, costruire una macchina capace di pensare come un essere vivente, di fronte a scelte cruciali il computer (secondo la visione di Stanley Kubrick, perlomeno) sceglierà la strada più logica, anche se umanamente aberrante.
War Games (1983)
David Lightman è un giovane originario di Seattle, abile nell’informatica e nell’hackeraggio; nel tempo questa sua dote lo ha reso sfrontato e pericoloso: infatti, nel tentativo di rintracciare i nuovi prodotti di una ditta di videogiochi, il ragazzo contatta Joshua (o W.O.P.R., War Operations Plan and Response), un supercomputer dall’intelligenza umanoide che appartiene alla Difesa degli Stati Uniti. Questo mega calcolatore è stato progettato per rispondere a un eventuale attacco russo, adoperando efficaci contromosse basate sull’esecuzioni di vari giochi strategici.
David, raggiunta questa lista di giochi, incomincia “candidamente” una partita a “Guerra Termonucleare Globale” decidendo, ahinoi, di assumere il ruolo dei sovietici. Così facendo scatena un conto alla rovescia che avvicina pericolosamente il mondo intero alla mezzanotte nucleare e l’unica mossa vincente sembra proprio quella di non giocare affatto. Morale della storia: mai lasciare codici missilistici in mano ad un computer che non si possa disattivare con un comando manuale (leggi: accetta o sega elettrica).
Blade Runner (1982)
Siamo in una Los Angeles distopica del 2019 (cioè tra due anni, viva il pessimismo) dove l’avanzamento tecnologico è stato tale da permettere la creazione di robot così simili agli umani da essere definiti “replicanti”. Queste macchine, che sono più forti e più intelligenti degli uomini ma che hanno una longevità limitata a soli quattro anni, sono utilizzate come oggetti/schiavi. Alcuni di questi replicanti giungono in città per cercare di introdursi nell’azienda che li ha creati, nel disperato tentativo di posticipare la loro “data di scadenza”, ormai prossima. Sulle loro tracce viene sguinzagliato il cacciatore di taglie Rick Deckard (interpretato dal nostro caro Harrison Ford) che passo dopo passo riesce a rintracciare i fuggitivi, scontrandosi infine con il loro leader Roy Batty, autore di uno dei dialoghi più iconici della storia del cinema. Il regista (Ridley Scott), come suo solito, è riuscito a sfondare il classico stereotipo sull’intelligenza artificiale, legata ad una logica senza emozione. La pellicola, infatti, è densa di rabbia, di amore e di perdono, sentimenti tutti concentrati nei replicanti che, alla fine, risultano ben di più di semplici involucri vuoti e appaiono, forse, migliori degli stessi umani che li hanno creati.
“Io ne ho viste di cose che voi umani non potreste immaginarvi. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo come lacrime nella pioggia. È tempo di morire”.
Her (2014)
La pellicola ci trasporta in un futuro neanche troppo lontano dove i computer hanno assunto un ruolo primario nella vita di ciascuno di noi (perché, non è già così?). In tale contesto accade comunque una rivoluzione di dimensioni stratosferiche: viene infatti presentato un nuovo sistema operativo provvisto di I.A. capace di apprendere e addirittura elaborare le emozioni, potendo così instaurare una relazione complessa con l’utente Il protagonista, un uomo solo e molto introverso, comincia così una storia d’amore con questo nuovo sistema operativo, che però si rivela non così perfetta come egli aveva immaginato. L’evoluzione e la crescita parallela di entrambi i protagonisti, macchina da una parte, essere umano dall’altra, è davvero apprezzabile e porta ad un finale non scontato molto interessante.
Il film mostra un aspetto della tecnologia sicuramente molto attuale e tenta (riuscendovi, non riuscendovi, lasciamo a voi l’ardua risposta) di sondare il territorio delle emozioni cibernetiche, partendo da basi a noi molto più vicine e concrete rispetto ad altri prodotti cinematografici presenti in questa lista. D’altronde Siri e Cortana altro non sono che versioni “base” del sistema operativo protagonista del film, doppiato in lingua originale da nientepopodimeno che Scarlett Johansson.
Eva (2011)
L’amore, l’empatia e tutti i vari sentimenti che appartengono solo ed unicamente a noi esseri umani sono il fulcro della ricerca di Alex Garel, ingegnere cibernetico che nel lontano 2041 tenta di ideare un robot bambino innovativo rispetto ai modelli già da anni in commercio, dotato di una sensibilità e una coscienza pressoché umane. Questo progetto lo riporta nella sua città natale, dove si deve confrontare nuovamente con un amore passato, l’ex fidanzata Lana, ora sposata con suo fratello David. La coppia ha una figlia di nome Eva con la quale il protagonista, scopertosi zio, instaura un rapporto molto intenso e affettuoso.
La trama si dipana lentamente, facendo procedere parallelamente la ricerca condotta da Alex e i suoi difficili rapporti con la famiglia. Non vi anticipiamo ovviamente il finale, perché è l’apice di un percorso che è necessario affrontare impreparati, così da poterlo godere maggiormente. Nodo centrale della pellicola è la costante ambivalenza tra umani e androidi, con i primi che tentano disperatamente di ricreare se stessi in corpi sintetici/perfetti e i secondi che, forse, bramano invece proprio quell’imperfezione che è propria di noi esseri viventi.
Ex Machina (2015)
Caleb Smith, un giovane e talentuoso programmatore, si aggiudica la possibilità di trascorrere una settimana presso lo chalet di montagna di proprietà dell’amministratore della società per cui lavora, la BlueBook. Il suo capo, fin da subito, gli svela che all’interno di casa sua è in realtà celato un grande laboratorio di ricerca dove egli, in completa solitudine, è riuscito a progettare e creare una macchina umanoide dotata di una futuristica intelligenza artificiale.
Questo droide, di nome Ava, deve ora essere sottoposto al test di Turing (e qui è evidente l’occhiolino a Blade Runner) e l’esperimento è appunto condotto da Caleb, il quale dovrà capire se l’androide abbia o meno coscienza di sé. Il protagonista inizia il test senza indugio e comincia così a conoscere Ava, sorprendendosi giorno dopo giorno di quanto la “macchina” sia intelligente e dotata di una sensibilità tale da renderla davvero simile ad un essere umano.
Tron (1982)
Il protagonista di questo piccolo gioiello degli anni ’80 è Kevin Flynn, giovane e geniale programmatore di videogame, da anni in lotta contro la Encom, potente (e malvagia) società informatica, il cui direttore generale ha licenziato Flynn dopo avergli rubato alcune sue creazioni. Il ragazzo, nonostante abbia aperto una propria sala giochi, è ancora intenzionato a vedersi riconosciuta la paternità dei videogiochi da lui creati, i cui progetti originali sono tenuti nascosti all’interno del supercomputer della ditta, l’MCP (Master Control Program). Flynn tenta così di intrufolarsi all’interno dell’azienda ma viene scoperto e, tramite un laser sperimentale, “digitalizzato”, ritrovandosi così all’interno del sistema informatico stesso.
In questo assurdo mondo cibernetico Kevin scopre che tutti i programmi realizzati dagli esseri umani formano in realtà un universo parallelo e sono costretti ad eseguire fisicamente i comandi digitati dai loro programmatori. All’interno di questo micro universo l’MCP ha creato una sorta di dittatura fondata sulla paura: chi si oppone, infatti, viene cancellato dal sistema e cessa di esistere. Il protagonista si allea con Tron e Yori, rispettivamente alter ego degli amici Alan e Lora (ancora dipendenti della Encom ma decisi a porre fine alle scorrettezze del suo direttore). Il trio si trova quindi ad affrontare lo stesso capo dell’azienda, digitalizzatosi a sua volta per sventare l’intrusione e proteggere il sistema. Tra loro si accende un acceso conflitto, byte per byte (e occhio per occhio).
Terminator (1984)
Pellicola e pietra miliare diretta da James Cameron che racconta di un sistema, Skynet, progettato per diventare la rete di difesa più potente al mondo e che, dopo essere andato online il 4 agosto 1997, comincia ad assimilare nozioni ad un ritmo esponenziale, divenendo in meno di un mese autocosciente. Come ogni brava intelligenza artificiale che si rispetti, Skynet, dopo aver raggiunto questo grado di consapevolezza, si ribella all’umanità e scatena un olocausto nucleare, portando la nostra razza sull’orlo dell’estinzione. I pochi sopravvissuti vengono riuniti da John Connor che, dopo aver creato un potente movimento di resistenza, riesce ad arrivare a un passo dalla distruzione di Skynet. Il sistema, ormai messo alle strette, manda indietro nel tempo un Terminator (efficiente androide sicario dalle fattezze umane e dal potente endoscheletro metallico) per uccidere la madre di Connor, impedendone così la venuta al mondo.
Il film vede appunto il Terminator (interpretato dall’iconico Arnold Schwarzenegger) dare la caccia a Sarah Connor, aiutata a fuggire e lottare da Kyle Reese, soldato della resistenza inviato dallo stesso John per proteggere la donna e sventare così i piani della malvagia Skynet. Il lungometraggio, tra esplosioni e omicidi, mostra quanto le macchine potrebbero giungere ad odiarci e a volerci epurare completamente dal mondo, oltre ad unire al tema delle I.A. anche un altro dei capisaldi della fantascienza, ovvero i viaggi nel tempo.