Salt and Sanctuary: praticamente Dark Souls in 2D!
Salt and Sanctuary è stato presentato all’ormai non tanto recente Playstation Experience, ed accolto con un discreto interesse; tuttavia solo quando filmati di gameplay più corposi sono iniziati a trapelare in rete, solo allora i più si sono resi conto di cos’è in realtà questo Salt and Sanctuary: prendi Dark Souls, aggiungi un pizzico di Castelvania, ed ecco la ricetta perfetta per un piccolo capolavoro. Se l’idea di un Dark Souls bidimensionale vi pare un po’ azzardata, dovreste sentire sulla vostra pelle le sensazioni che Salt and Sanctuary trasmette fin dalle prime fasi si gioco.
Il mondo è dilaniato da il terrore, guerre, caos e distruzione. Una pace però è vicina… un grande matrimonio suggellerà un patto di alleanza tra due regni. A noi il compito di proteggere la Principessa, in attesa di convolare a nozze. Questo l’incipit, abbastanza risicato, di Salt and Sanctuary.
Come tutte le storie cupe, la situazione in Salt and Sanctuary precipita ad una velocità mostruosa. La nave su cui viaggiamo per scortare la principessa viene attaccata. Non c’è nemmeno tempo di impratichirsi bene con i comandi che subito si parte all’azione. In pochi secondi una souliana sensazione s’impadronisce di noi. È possibile utilizzare più armi (a una o a due mani), pararsi con uno scudo, rollare e… fare parry. Vi ricorda qualcosa? Ska Studios si sta impegnando parecchio nel creare un titolo che non sia solo un “piccolo gioco da scaricare dallo store”, ma un prodotto di una profondità incredibile. I rimandi a Dark Souls non finiscono qui: appena giunti sulla nave, un boss enorme ci blocca la strada e la spezza letteralmente in due. Primi minuti di gioco, prima volta in cui si muore. Benvenuti in Salt and Sanctuary.
Il titolo già così promette bene, ma anche ad un’analisi più approfondita pare essere convincente e soprattutto profondo. Ska Studios del resto ci aveva già deliziato con la serie The Dishwasher, e pare tutta intenzionata a ripetersi. Salt and Sanctuary punta non solo su meccaniche di combattimento profonde, ma anche un level design complesso. È qui che entra in gioco Castelvania; gli sviluppatori più volte hanno affermato di ispirarsi al brand e riproporre in Salt and Sanctuary quelle meccaniche tanto amate in passate. Non per spirito nostalgico o mero citazionismo videoludico, ma semplicemente perché quei dungeon enormi, pieni di strade secondarie e shortcut funzionavano alla grande. Era spettacolare perdersi e rifare mille volte la stessa strada, ammazzare tanti di quei nemici che quasi ci facevano male le dita. Non vi sembra che ormai sia tutto un po’ troppo lineare? Quando è stata l’ultima volta in cui vi siete persi in un videogioco? Salt and Sanctuary vuole ricreare queste sensazioni, il tutto raccontato (e vissuto) in un puro stile Dark Souls.
La progressione stessa richiama il gioco targato From Software, di tanto in tanto troveremo per la mappa dei santuari: luoghi in cui riposarsi al calore del tempio, sentirsi sicuri e potenziare il personaggio. Proprio come i falò, questi santuari saranno il nostro luogo di ritrovo preferito. Ai santuari è possibile spendere il Sale (l’equivalente delle anime) per potenziare le nostre statistiche. Anche qui la profondità di gioco è un dogma da seguire a tutti i costi. La skill tree, stando a quanto mostrato, è molto articolata. Sbloccando i vari rami di quest’albero, non solo potenzieremo le nostre statistiche fisiche, ma andremo anche a sbloccare determinate abilità che di fatto sanciranno la “classe” del nostro personaggio. Di conseguenza: classi diverse, abilità diverse si traducono in un approccio al gioco diverso. Siate sinceri: quanti titoli retail, possono vantare una così vasta complessità di gioco?