Storia di un’icona senza tempo
“Praticamente perfetta sotto ogni punto di vista”. Con un biglietto da visita a dir poco esauriente, Mary Poppins è entrata a far parte dell’immaginario infantile grazie al suo ingresso nel cinema, firmato nel 1964 da Walt Disney Pictures.
La bambinaia più famosa del mondo è stata interpretata in maniera indimenticabile dalla canterina Julie Andrews e torna al cinema a partire dal 20 dicembre col volto nuovo e fresco – e altrettanto altezzoso – di Emily Blunt.
Dai tempi in cui era la rossa e frustrata (e anoressica) assistente di Miranda Priestly/Meryl Streep ne Il diavolo veste Prada, la nostra Emily ha fatto tanti passi in avanti e si è conquistata uno dei ruoli più iconici della cinematografia in live action per bambini. L’importanza che la Disney riserva a “Il ritorno di Mary Poppins” è evidenziata, tra l’altro, anche il periodo cruciale scelto per l’uscita: il Natale.
Nel cast del nuovo progetto – che in quest’epoca di remake e reboot è un vero e proprio sequel – troviamo anche la Streep (nel ruolo della cugina Topsy), Ben Whishaw (Michael Banks, cresciuto piuttosto bene), Colin FIrth e Julie Walters. A completarlo, due volti cult del grande e piccolo schermo, Angela Lansbury e Dick Van Dyke diventato celebre proprio grazie al primo “Mary Poppins”.
Quanti di noi, nei pigri pomeriggi natalizi, appesantiti dal tepore del post pranzo, siamo stati cullati dall’ennesima replica di Mary Poppins (quello del 1964) e dai gorgheggi della sua protagonista? Nonostante quell’aria sempre più attempata, la sintonia tra la Andrews, la colonna sonora e le sequenze animate – condite dalla presenza irresistibile di Bert/Dick Van Dyke – rende il primo Mary Poppins quello che banalmente definiremmo “classico senza tempo”. Ma tant’è: è proprio così.
Il concept di fondo, il personaggio e la sua ambientazione furono una felice intuizione della scrittrice australiana Helen Lyndon Goff, meglio nota col suo pseudonimo Pamela Lyndon Travers. La “mamma di Mary Poppins” era una persona piuttosto versatile: oltre ad essere un’affermata scrittrice, era pure un’attrice e studiosa di filosofie orientali. Stabilitasi nella vecchia Inghilterra, inoltre, fu insignita anche della prestigiosa onorificenza dell’Ordine dell’Impero Britannico.
La sua fortuna è principalmente legata a Mary Poppins, tant’è che – dopo il primo romanzo da cui è tratto il famoso film del ‘64 – Pamela scrisse ben sette sequel. Dal secondo romanzo, “Il ritorno di Mary Poppins” è tratto, appunto, il film che sarà distribuito nei prossimi giorni.
Come vediamo nel grazioso Saving Mr. Banks del 2013, Pamela Lyndon Travers non è stata sin da subito entusiasta di cedere i diritti della sua creatura letteraria a quel magnate dell’intrattenimento che è stato Walt Disney. L’impatto tra la distinta signora australo-inglese e l’imperatore a stelle e strisce è stato quanto meno problematico, motivo per cui il regista di biopic John Lee Hancock ha trovato un buono spunto per raccontarne la storia. A interpretare i due nemici-amici, la Lyndon Travers e Disney, abbiamo due attori del calibro di Emma Thompson e Tom Hanks: e il successo è scritto a tavolino.
La particolare affezione che la scrittrice riserva al suo personaggio, però, va al di là del successo (anche economico) che le ha portato; la genesi di Mary Poppins è fatta risalire, infatti, all’adolescenza di Pamela (scomparsa nel 1996). Fu in quegli anni difficili che la giovane autrice decise di alleviare la sofferenza delle sorelle attraverso la scrittura di un romanzo, pensato per distrarre dalla grave depressione che affliggeva la madre.
Questo spirito positivo pur nel mezzo di mille problemi persiste sia nel romanzo, sia nei film e sarà amplificato nel secondo capitolo. Mary Poppins deve destreggiarsi in una Londra in piena crisi economica, tra donne attiviste e uomini malinconici e distratti. Il rigore e la dolcezza della bambinaia, e quel suo talento nel ritrovarsi in avventure rocambolesche e improbabili, riusciranno sicuramente a far sorridere i piccoli (e grandi) protagonisti ancora una volta.
“Con un poco di zucchero la pillola va giù”. La bambinaia canterina, che arriva volando col suo ombrello sbaragliando (in maniera anche un po’ scorretta) la concorrenza, è la più grande sostenitrice della famiglia e dell’educazione casalinga dei figli. La sua filosofia di una gioiosa sopportazione (che fa bastare un po’ di dolcezza per ingoiare anche la medicina più amara e disgustosa) si confronta velatamente con una figura spesso trascurata del film: la signora Winifred Banks, la mamma suffragetta della sventurata famiglia presso cui Mary Poppins presta servizio.
Il suo attivismo politico, replicato nel sequel dalla figlia Jane (Karen Dotrice da bambina e Emily Mortimer da adulta), tiene la signora sempre lontana da casa e dai figli, che crescono viziati e dispettosi e assolutamente privi di una figure genitoriali adeguate. Piombata in una giornata ventosa, direttamente da un Ministero della Famiglia ante litteram, Mary Poppins insegnerà ai figli e – soprattutto – ai genitori l’importanza di stare insieme, di rimanere tutti un po’ bambini e di amarsi e rispettarsi l’un l’altro. Alla faccia del lavoro e dell’impegno civile.
“Il ritorno di Mary Poppins” di Rob Marshall è al cinema da giovedì 20 dicembre.