I due mondi del professore
Non si ripeterà mai abbastanza quanto l’universo creato da J.R.R. Tolkien abbia segnato un’epoca nel mondo della letteratura, gettando le basi di quella che sarà poi ufficialmente definita la narrativa fantasy. L’estro creativo del professore è sempre stato un torrente senza fine che lo ha accompagnato per tutta la vita, manifestandosi nelle maniere più variegate e dando vita a una vera e propria mitologia dell’epoca contemporanea. Dobbiamo molto alla penna di Tolkien, una penna che però ha sempre avuto una fedele compagna: la matita. Tra bozzetti, cartoline e scarabocchi, il disegno è sempre stato un binario parallelo alla sua scrittura. Nel saggio con cui Agenzia Alcatraz inaugura la collana summoning, L’arte di Tolkien – Colori, visioni e suggestioni dal creatore della Terra di Mezzo, si affronta l’altro lato della creatività del professore, con un’attenta analisi delle sue illustrazioni. L’autrice Roberta Tosi, critica d’arte e giornalista, ha dedicato molti anni allo studio dell’opera di Tolkien, concentrandosi principalmente sulle arti visive legate all’autore britannico. Questo saggio si pone quindi in una prospettiva del tutto diversa rispetto ai canonici studi tolkeniani, mostrando al pubblico un’immagine meno nota del nostro amato professore.
Esistono un’infinità di tomi che analizzano le opere del padre del fantasy parola per parola, ma non sempre è stata data la dovuta attenzione alle illustrazioni che accompagnano i suoi scritti, e in questa missione, la ricerca dell’autrice è oltremodo ineccepibile. Come nelle più classiche impostazioni accademiche, il saggio si divide in tre parti partendo dalla giovinezza dell’autore e la sua formazione accademica, passando poi per la creazione de Lo Hobbit e Il Signore degli anelli, per arrivare infine ai suoi ultimi anni di vita, al Silmarillion e le “opere minori”. L’esposizione ha una base principalmente biografica con riferimenti di comparatistica legati strettamente alle arti figurative. Fin dalle prime descrizioni viene fatta notare la spiccata capacità di osservazione di Tolkien e il suo amore indiscusso per la natura, la meticolosità per i dettagli e l’uso calibrato della prospettiva. Come accade anche nella sua poetica, le figure umane passano in secondo piano in confronto alla meraviglia dei verdi paesaggi, la maestosità delle montagne e l’immensità del mare, anche se non mancano scene di più domestica intimità, dai quali si percepiscono gli elementi di convivialità che si ritroveranno anni dopo nell’atmosfera casalinga di casa Baggins.
Parole e immagini
L’autrice ci racconta che le immagini che scaturivano dalle parole […] non si limitavano a prendere la forma del racconto ma diventavano colore e matita, inchiostro e acquerello sulla carta che aveva a disposizione; ciò rende l’idea di come determinati scenari riuscissero a prendere forma nella mente di Tolkien e di come la sua immaginazione fosse influenzata non solo dai luoghi visitati, ma anche dalle forme d’arte che ha avuto occasione di conoscere e apprezzare. Per esempio, ci viene fatto notare quante similitudini avesse con i preraffaeliti, sia per quanto riguarda lo stile che la linea di pensiero. Inoltre, paragonando varie illustrazioni de Lo Hobbit all’essenzialità del soggetto di Hokusai, viene evidenziata la tendenza al giapponismo del professore. Tuttavia non possiamo dimenticarci che ciò su cui sono costruite le fondamenta della Terra di Mezzo è la sua enorme raccolta cartografica. Assieme alla lingua parlata e scritta, infatti, ciò che rende vero un universo narrativo – nel fantasy ma non solo – è la geografia del suo territorio che, legata alla storia del luogo, farà da base per la costruzione della cultura dei suoi abitanti. Tale elemento ci aiuta a capire meglio il processo attraverso cui Tolkien ha costruito i luoghi che ci hanno fatto sognare, scoprendo peculiarità che magari ci erano sfuggite tra un drago avido e un oscuro signore.
È risaputo che un testo di saggistica potrebbe rivelarsi piuttosto pesante per il lettore medio, sia per linguaggio che per i riferimenti esterni. A tal proposito Tosi è riuscita a rendere il suo saggio fruibile attraverso una scrittura scorrevole, chiara e tutt’altro che tediosa; inoltre, gli inserti “bianco su nero” in cui vengono esposte brevi biografie dei principali artisti che vengono nominati, rende le nozioni fruibili anche a un pubblico sprovvisto di una conoscenza artistica enciclopedica, che può comprendere i riferimenti senza cercare altrove le informazioni mancanti.
Si percepisce l’immenso amore che Tosi prova per tutta l’opera tolkeniana e quanto meticoloso sia il suo studio di comparazione tra scrittura e arti visive. Il fine ultimo di questo libro è quello di dimostrare quanto la creatività di Tolkien muova simultaneamente narrativa e disegno, come essi si completino tra loro e come si compenetrino l’uno con l’altro per creare una visione a tutto tondo di un universo frutto del lavoro di una vita intera.
L’arte di Tolkien è un viaggio nella Terra di Mezzo che passa attraverso una strada alternativa che va oltre la parola scritta, che la completa e senza la quale non avrebbe mai potuto esistere.
Stay Nerd consiglia…
Per poter apprezzare al meglio un buon saggio su Tolkien una lettura (o rilettura) de Il medioevo e il fantastico è sempre la scelta migliore, in quanto base fissa di ogni studio legato alle sue opere. Se invece vi piacerebbe approfondire la parte legata alla sua narrativa Il maestro della Terra di Mezzo di Paul H. Kocher è un saggio tanto interessante quanto fruibile che vi aiuterà a comprendere al meglio la complessa quanto straordinaria opera letteraria di Tolkien.