Non un film perfetto, ma quello di cui avevamo bisogno
Entrare in sala per assistere a Creed II è come salire sul ring per sfidare un avversario storico con cui ti sei battuto più di una volta: hai già la consapevolezza di quello che ti aspetta. Da spettatore, puoi rilassarti e goderti lo show, ma a prescindere da tutto sai che avrà un sapore particolare, quello agrodolce della nostalgia.
Creed di Ryan Coogler era davvero un film niente male, ed ora tocca a Steven Caple Jr. proseguire il lavoro, calcando una strada già battuta, senza forzare sull’acceleratore e lasciandosi guidare da Sylvester Stallone, sceneggiatore e di fatto deus ex machina di questa elegia da ring.
Ora Adonis Creed (Michael B. Jordan) deve difedere il titolo di campione del mondo dei pesi massimi dalla sfida, lanciata pubblicamente e con audacia, da Viktor Drago (Florin Munteanu), figlio di quel leggendario Ivan Drago (Dolph Lundgreen) che venne sconfitto da Rocky circa 30 anni prima, e che gli fece perdere tutto, il rispetto, i soldi, la fama e persino la moglie.
La famiglia Drago ora vuole riscattarsi e cerca di farlo con questo duello che si preannuncia epocale e senza dubbio pericoloso per il campione Creed, che dovrà vedersela contro un combattente “grosso, rozzo, veloce e ortodosso” come Viktor.
Non una passaggiata per l’Adonis di Michael B. Jordan. L’attore dimostra una certa maturità e, finalmente, di avere più di un’espressione facciale e non solo quella col paradenti, ed il suo viaggio all’inferno e ritorno è uno dei momenti migliori di tutto il film, con Adonis che tiene la guardia scoperta e ci mostra tutte le sue insicurezze, dentro e fuori dal ring.
Le ansie di un padre, i dolori di un figlio, il desiderio di vendetta e l’amore verso la sua donna, Bianca (Tessa Thompson), e verso la sua famiglia, tutto viene sciorinato per bene nell’arco di più di due ore, intervallate da splendidi combattimenti e tanta preparazione per gli incontri, che fanno salire l’adrenalina come da tradizione.
La differenza tra il primo Creed e questo sta, come abbiamo lasciato intuire, nell’impostazione. Il film di Coogler era è un vero e proprio spin-off, incentrato sulla figura di Adonis, e Rocky Balboa era semplicemente un mentore, con un ruolo che per certi versi potremmo definire marginale (per quanto egli possa mai essere marginale in uno uno spin-off di Rocky) e di supporto, qui invece il tutto tende ad invertirsi, con Stallone che tiene le fila del racconto e lo conduce. Nonostante Adonis sia il protagonista effettivo, è infatti la componente nostalgia il vero nucleo di Creed II, che raggiunge dei picchi elevati quando vediamo a distanza di più di 30 anni Balboa e Drago di nuovo faccia a faccia, e poi sullo stesso ring, per non parlare di un finale da brividi, che non può non emozionare chi ha amato questo storico franchise.
Per il resto si ballonzola un po’, tra i cliché di genere e la classica struttura del sequel, che parte distruggendo qualcosa per poi ricostruirlo, confidando su tutti gli ingredienti fondamentali e posizionando all’angolo opposto di quello di Adonis un personaggio come Viktor, persino più stereotipato del previsto, facendolo apparire come un goffo risultato della macchina vendicativa orchestrata dal padre (di certo condivisibile, in quest’ottica, l’idea di far “recitare” un boxeur professionista).
L’omaggio all’interno franchise è evidenziato anche dalla volontà di Caple Jr e della sua troupe tecnica di regalarci un comparto visivo che onora dichiaratamente sia il Creed di Coogler che l’intera saga di Rocky Balboa, con una fotografia ricca di ombre in grado però di acquisire improvvisamente luminosità sul ring ed una variegata gamma di ambientazioni, dalla grigia e glaciale Mosca alle luci al neon delle metropoli americane, fino alla Death Valley. Un continuo alternarsi di luoghi e situazioni che contribuiscono peraltro a tracciare l’identità e il percorso dei protagonisti, in particolar modo di Adonis e della sua crescita, come pugile e come uomo.
Creed II, in sostanza, fa esattamente quello che deve fare, incassa (e incasserà di brutto pure al box office) quando è il momento di resistere, ma resta sempre in piedi per più di due ore, fino a quando all’improvviso ti mette alle corde e ti stende con la nostalgia.
Se vi interessa Creed II…
Ovviamente dovete recuperare il primo Creed di R. Coogler, ma se siete amanti del franchise vi suggeriamo anche questo fantastico cofanetto con tutti i film di Rocky (più Creed)
Infine potreste dare uno sguardo al nostro articolo sui film sulla boxe, dove figurano imperdibili cult come Toro Scatenato ma anche interessanti opere più recenti, come ad esempio The Fighter.