La protesta spiegata ai videogiocatori
Parlare di Riot: Civil Unrest non è un compito semplice. Non solo per il tipo di gioco che rappresenta, ma anche per la lunga genesi che si nasconde dietro di esso. Era il 2014 quando il suo creatore, Leoanard Menchiari, lanciò la sua campagna di crowdfunding per riuscire a realizzare il gioco. Era gli anni più caldi delle proteste contro la TAV in Val di Susa, proteste a cui lo stesso Menchiari aveva partecipato. I tempi sembravano maturi per il lancio di questo titolo così particolare.
E invece i giocatori hanno dovuto aspettare quasi cinque anni per poter vedere sui propri PC e Console questo Riot. Un gioco che ha per obiettivo qualcosa di diverso dal gioco in sé, su cui il giudizio non può che essere influenzato dal forte messaggio politico dietro alla sua realizzazione, oltre che dai suoi comandi. Ma cerchiamo di andare con ordine.
Riot: Civil Unrest si configura come un gioco strategico in tempo reale. I giocatori verranno chiamati a controllare manifestanti e forze dell’ordine in quattro diversi scenari, partendo dalle proteste del movimento No TAV in Val di Susa. La grafica, realizzata completamente in pixel art, riesce nel compito non facile di filtrare le immagini crude della proteste, senza per questo edulcorarle. Sicuramente si tratta di uno degli aspetti meglio riusciti e più caratteristici del titolo.
Il gioco ci presenterà diverse modalità con diversi gradi di difficoltà, che sarà possibile scegliere prima della partita vera e propria.
La scelta dello schieramento influenzerà pesantemente gli obiettivi e l’andamento del gioco. Optare dei manifestanti darà al gameplay un tocco da gestionale, poiché sarà necessario organizzare il corteo: si dovranno scegliere la disposizione delle bandiere e degli striscioni, la disposizione dei manifestanti, il suo atteggiamento nei confronti della polizia e quali protezioni utilizzare, tutte cose che andranno a impattare sulle buona riuscita del corteo, sia da un punti di vista estetico che di affluenza. Il giocatore dovrà inoltre scegliere quattro diversi oggetti per mettere in piedi la manifestazione. E qui ci troviamo di fronte al primo spartiacque: l’utente dovrà decidere se percorrere la strada della protesta pacifica, optando quindi per i megafoni e per l’uso dei social per richiamare altri manifestanti e giornalisti, oppure pietre, petardi e cocktail molotov, dando vita a una vera e propria sommossa. Un cambiamento radicale che perciò influenzerà lo scenario di gioco, non sempre per il meglio. A seconda degli obiettivi sarà compito dell’utente comprendere quale tipo di protesta applicare, che possono passare dal difendere una zona di raduno dei manifestanti, un’area occupata oppure raggiungere un’area controllata dalla polizia.
Scegliere di utilizzare le forze dell’ordine comporterà una dimensione più strategica del gioco. L’utente dovrà scegliere anche qui come equipaggiare le proprie pedine, divise in sei gruppi, ognuno con una specializzazione differente. Anche in questo caso sarà necessario scegliere come equipaggiare i nostri uomini, mettendo loro in dotazioni diversi tipi di armi, tra cui quelle dotata di pallottole di gomma o con proiettili veri. Logicamente lo scopo della polizia sarà diametralmente opposto a quello dei manifestanti, tuttavia non sempre l’assalto brutale delle forze dell’ordine sarà una soluzione praticabile. L’uso della violenza contro i manifestanti, specie se il corteo che ci viene posto di fronte si rivelerà pacifico, porterà a una sconfitta, sia sul piano politico che sul piano del gioco. Starà al giocatore comprendere quale via percorrere per la vittoria, se il modo giusto sarà quello di ricorrere alla violenza oppure cercare l’appoggio dell’opinione pubblica attraverso i media.
Completare uno scenario ci permetterà di accedere non solo a nuovi livelli, ma anche a personaggi ed equipaggiamenti che ci aiuteranno nelle lotte future. Per esempio un leader della protesta capace di tenere calmi gli animi col proprio carisma e garantire lo svolgimento pacifico dei cortei, oppure un nuovo modello di lancia-fumogeni per disperdere i manifestanti con più velocità.
La parte di preparazione delle forze sembra essere tutto sommato una delle migliori e più riuscite del gioco. Il vero problema nasce quando arriva il momento di “scendere in piazza”. All’utente sarà richiesto di muovere il corteo o i poliziotti in posizioni strategiche, in modo da occupare la mappa e raggiungere gli obiettivi richiesti dallo scenario. Per farlo dovrà utilizzare la i tasti frontali del pad e la croce direzionale per scegliere gli oggetti da utilizzare, mentre l’analogico dovrà essere sfruttato per selezionare e spostare le vari parti dello schieramento. Non è un gameplay facile, né immediato, ed è ulteriormente complicato dall’IA del gioco, che oltre a gestire lo schieramento opposto influenzerà il nostro. Fin troppo spesso ci troveremo a perdere (o, in alcuni casi, a vincere) una partita senza aver realmente capito il perché. Per comprendere a fondo questo titolo sarà necessaria una costanza nel gioco che molti fattori non saranno in grado di darci.
Riuscire a giocare a Riot: Civil Unrest sarà insomma come tentare di domare un cavallo imbizzarrito, nel disperato tentativo che corra sulla pista che abbiamo avuto cura di tracciare a inizio partita, nonostante la chiara volontà di saltare la staccionata e lasciarsi tutto alle spalle.
Inutile girarci intorno: Riot sarà per molti utenti un titolo ingiocabile, con un gameplay confusionario e dalla difficoltà elevata. Tuttavia non possiamo escludere il fatto che questo tipo di impostazione sia una precisa scelta degli sviluppatori. In effetti, a priva vista, se non stessimo parlando di un gioco basato sulle proteste di strada, potremmo quasi bollarlo come un titolo dimenticabile e lasciarlo lì per colpa dei comandi troppo difficili da capire.
Il fatto di porre comandi così difficili si pone come una necessità di trasmettere il tema stesso del gioco, la confusione e il caos delle rivolte cittadine che hanno scosso il mondo negli ultimi anni.
A proposito di tematiche, ci troviamo proprio di fronte a uno degli altri punti di forza del gioco. Riot è un titolo che non esita a sfruttare la politica, cosa rimarcata anche dalle schermate di caricamento in cui vengono mostrate alcune delle principali cause di scontro tra popolazione e governi. La scelta di mostrare la protesta, senza idealizzarla e senza demonizzarla, mostrandola per quello che è, qualcosa di tanto doloroso quanto necessario, uno dei tratti distintivi di questa nostra epoca. Senza dubbio una scelta apprezzabile, ma che per molti potrebbe rappresentare uno scoglio difficile da superare.
Riot cerca di inserirsi in una nuova categoria di giochi per cui la cosa più importante non è il divertimento del giocatore, ma il contenuto. Questo comporterà per i giocatori alcuni problemi relativi all’approccio al gameplay, che appare volutamente confusionario per trasmettere l’idea di caos presente in tutte le manifestazioni. Il giocatore desideroso solo di accendere il proprio PC o la console per distrarsi purtroppo non gradirà fino in fondo questo titolo, pesantemente condizionato dai comandi di difficile comprensione e dall’assenza di un tutorial, oltre che da una grafica destinata a pochi. Raccomandiamo il gioco solo a chi ha a cuore più la sostanza che la forma, specie se dotato della pazienza necessaria per comprendere a fondo i comandi senza fermarsi alla prima partita.