La nostra Torta D&D: un dessert da veri Nerd.
Cari amici di StayNerd per la consueta rubrica di Sweet&Geek ho deciso di presentarvi una torta che mi sta molto a cuore. L’avete riconosciuto vero? Ebbene si è proprio una Torta D&D ispirato al celebre manuale del giocatore di D&D 3.5.
Come forse avrete intuito più che una vera videogamer sono una giocatrice di ruolo, ho iniziato tanti px fa (non si parla di anni con una signora) con la mitica scatola rossa invischiata nei meandri di Glantri, sono cresciuta battagliando nelle Dragonlance sulle orme del mio adorato Raistlin Majerie (uno che risponde “Come posso essere certo di qualcosa, mezzelfo? Non sono neppure certo del mio prossimo respiro. La morte è l’unica grande certezza della vita.” come si fa a non amarlo?) e approdata, mio malgrado, alla 3.5 (la 4 non esiste. Avete capito? Non esiste è solo un’illusione, precisamente un’allucinazione mortale. E ora tirate su tempra…) e finalmente a Pathfinder. Il fatto è che poi sia passata anima e corpo al Mondo di Tenebra non ha cancellato il mio primo amore, così quando mi hanno proposto di tornare a giocare ala 3.5 mi sono imbaracata in una delle avventure più folli di tutti i tempi, in un gruppo di malvagi con particolari fissazioni religiose. Perché vi dico questo?
Avrete notato che la copertina della mia Torta D&D è stata leggermente adattata rispetto a quella del manuale originale. Vi compaiono infatti la falce di Nerull e il meno conosciuto simbolo di Taiia. La ragione è terribilmente semplice: Jevas, il chierico di Nerull del gruppo si è imbarcato per trovare lavoro lontano dalla madre patria e per festeggiare la sua ultima partita con il gruppo mi sono lanciata nella realizzazione di questa torta dicendo le parole che mai, mai vanno pronunciate: “Tanto che ci vuole? È semplice!”
Qui sopra trovate una foto del making of della Torta D&D per farvi capire,s e vi vorrete cimentare nell’impresa, tutto ciò semplicemente non coincide con la parola “veloce”. Le forme infatti sono semplici, ma i pezzi da fare e colorare, uno per uno, a mano, sono un’infinità.
Se però vorrete cimentarvi nel creare questa Torta D&D per voi stessi o per qualcun altro (lo amate davvero tanto vero? Oppure gli dovete dei soldi, non c’è altra spiegazione) vi dico che, in fin dei conti, realizzarla è davvero semplice. Una volta che si prepara (o si acquista) una base di pan di spagna rettangolare non c’è che da cuocere un foglio di pasta frolla (io l’ho comprato) in un enorme biscotto. Perché? Per avere la copertina superiore che sporge ovviamente. Infatti questa torta è composta così: pan di spagna con bagna al limoncello, farcitura in crema di burro all’arancia, altro pan di spagna bagnato, un leggero strato di crema di burro come copertura e poi il biscotto rivestito di pasta di zucchero e decorato come copertina. Fine. La crema di burro, o per essere più precisi, la cream cheese è qualcosa alla portata anche di un cuoco dotato di due mani sinistre:
- Crema di burro all’arancia
- 250g burro
- 250g formaggio tipo philadelphia (solo burro, come usa in america, diventa moolto pesante)
- 250g zucchero a velo
- 1 cucchiaino estratto naturale di bacca di vaniglia (se non l’avete usate la tipica fialetta di aroma liquido)
- 2 cucchiaini aroma di arancia (o scorza d’arancia fresca. O se proprio non ne avete, un po’ di marmellata all’arancia)
Si prende un bel recipiente fondo, ci si mette il burro a temperatura ambiente tagliato a cubetti e lo si lavora con il frullino fino a che non ci si rompe le scatole. Diciamo almeno 3 minuti. Poi si aggiunge lo zucchero a velo e si prosegue e prosegue, stavolta per 5 minuti. Sul serio, serve. Poi si mettono formaggio e aromi e vai con altri cinque minuti. Bene è pronta, dovete solo difenderla dagli assalti dei golosi. Ve lo giuro è buonissima, provare per credere!
Oltre a essere buona è versatile perché contenendo poca acqua diventa abbastanza compatta in frigo. Serve come farcitura, per regolarizzare la superficie esterna e per far incollare la pasta di zucchero (senza sciogliera), insomma è la graffetta di MacGyver delle torte decorate. Naturalmente i dolori iniziano quando si decora. Innazitutto la superficie della copertina del manuale di D&D deve sembrare di pelle, per cui è bene stendere la pasta di zucchero su un tagliere irregolare. Dopo di che c’è da decorare i pezzi di pdz, già asciutti e rigidi altrimenti si sformano spostandoli (iniziate almeno 4-5 giorni prima a prepararli, meglio una settimana prima) Se avete soldi da spendere esistono i colori alimentari spray, altrimenti tenete presente che i coloranti per alimenti metallizzati si sciolgono solo in alcool (ma in compenso preferiranno attaccarsi alle vostre dita piuttosto che rimanere sul supporto designato). Se avete esperienza nel dipingere miniature questo lavoro vi verrà benissimo. Altrimenti fate conto di dover passare almeno 2-3 volte cambiando sfumature per avere un effetto realistico, aggiungendo una punta di nero. Non è un’idea sbagliata usare anche “la lavatura di inchiostro” (dicasi il passaggio di un colore più scuro mooolto diluito) per dare un’effetto vissuto e invecchiato al cuoio così come alle parti metalliche.
Sinceramente? Ho perso il conto delle ore, tutte notturne, passate a modellare e pitturare i pezzi ma la Torta D&D 3.5 rimane ad oggi una delle mie preferite. Sarà che amo le torte a forma di libro, sarà che gioco ormai dal lontano 1996, sarà che sono una dannata perfezionista e che per me ogni dettaglio portava alle ore passate affrontando nemici, liti interne, trappole assassine ed enigmi. Sarà che Rahakwa, la falce del nostro chierico di Nerull (sempre sia falciato), era animata di volontà propria e assassina. Un vero e proprio tormentone di ogni domenica (il responso per qualsiasi domanda era: “Uccidili, uccidili tutti!”. Carina vero?) ma se c’è un dolce che rifarei è proprio questo. Sono sicura che se giocate anche voi, o se conoscete qualcuno che gioca, saprete bene quanto affetto si può sviluppare per una storia condivisa, quanto possono essere vivi i personaggi che trasportano i giocatori in un mondo immaginario dove mettere alla prova non solo la propria abilità ma anche i limiti. I limiti ed i punti di forza di altre visioni del mondo, altre vite. Com’è essere un paladino della tirannia convinto di essere buono e giusto alle prese con un’armata di assassini egoisti, cosa può escogitare un ladro bonaccione per salvare la vita dei suoi compagni o dove può arrivare la lealtà di una mezz’orca barbara stupida come una capra e forte come un tir che ha perso tutta la sua famiglia e trovato un party di disagiati mentali a cui affezionarsi. Essere eroi e martiri, truffatori e assassini, schiavi e tiranni, scaltri e ingenui e poi ridere per un dado che rotola in un bicchiere, esultare per un tiro particolarmente fortunato e imprecare per la tipica idea suicida che fa ghignare il master e come una iena ridens. Ecco, se l’avete provato, allora mi capirete bene e se non è ancora successo… io vi consiglio di iniziare. Non è mai troppo tardi per una bella avventura.