Il progetto PS Vita è ufficialmente concluso: ripercorriamo assieme la sua breve storia e diamo una scorta all’eredità videoludica che lascia agli appassionati.
Lanciata solamente otto anni fa, la portatile Sony che nelle intenzioni della compagnia “avrebbe coniugato il videogioco home console con le gioie della portabilità” è oggi ricordata dai più come uno dei più roboanti insuccessi della compagnia. Ma cosa è andato storto?
Parlare di PS Vita senza menzionare i titoli first party voluti da Sony potrebbe apparire innaturale agli occhi di un qualsiasi giocatore nostrano, ma è anche vero che dopo aver visto prendere vita esponenti di brand di grande richiamo mediatico sullo splendido display OLED del primo modello, la portatile è stata fondamentalmente snobbata dai più. Non bastavano quindi un episodio esclusivo della saga Uncharted (tra l’altro nemmeno sviluppato da Naughty Dog), uno spin-off del sempre più dimenticato Killzone e un ritorno dello splendido Wipeout ad assicurarle il successo sperato dopo la tiepida accoglienza riservata dal grande pubblico a Sony PSP: era chiaro che la strategia della compagnia, già peraltro dimostratasi inefficace anni prima, non era quella che il mercato occidentale richiedeva.
Ed è così che la rinascita di PS Vita in Occidente è stato all’insegna delle produzioni indipendenti – un destino ora affidato a Nintendo Switch, per dirla tutta – e della sua raffazzonata integrazione con l’ecosistema PlayStation; in tal senso, sebbene inizialmente PS Vita fosse stata annunciata come dispositivo per assicurare uno stream asimmetrico delle esperienze di gioco con PS4 (come il Gamepad di Wii U, per intenderci), il suo solo utilizzo pratico si rivelerà invece quello di permettere il gioco in streaming attraverso rete wi-fi locale di alcuni titoli PS3 e di PS4: chiunque abbia tentato di farsela piacere nella veste di Nvidia Shield depotenziato è dovuto comunque passare attraverso lo sconforto generato dalla mancanza di input fisici ormai fondamentali, come i grilletti R2 e L2, imprescindibili per qualsiasi videogioco di recente commercializzazione. E per assurdo, grip creati da aziende terze parti che sopperiscono a questa mancanza per il modello 1000 di PS Vita – quello tecnologicamente superiore – sono irrintracciabili se non a prezzi esorbitanti.
La realtà è che Sony PS Vita rimane un ottimo pezzo di hardware e una delle console portatili più “sexy” mai viste sul mercato, capace con le sue linee arrotondate e con la sua estetica patinata e glossy di portare alla mente la sensazione di trovarsi di fronte ad un prodotto tutto sommato “premium”, nemmeno avvicinabile all’aspetto giocatoloso di altri prodotti, come ad esempio Nintendo 2DS. Chi scrive la trova anche decisamente più attraente del più recente tablet dai lati scanalati di Nintendo, comunque forte di un display dal polliciaggio decisamente più generoso (ma dai colori meno vividi). Senza perdersi in chiacchiere ormai già sentite e ripetute su tutti i lidi offerti dal world wide web, l’unica risposta che posso dare quando la gente si sorprende nel sapere che possiedo ben tre modelli di PS Vita (rigorosamente due PS Vita 1000 e una PlayStation TV) è sempre la stessa: PS Vita ha un parco titoli assolutamente valido e nutrito se si è appassionati di una particolare branca del gaming. Ed esattamente come Sony PSP, anche Vita (“means Life” dopotutto, come recita il noto meme) è ricca di titoli dallo spiccato gusto prettamente nipponico che per diverso tempo non erano rintracciabili su altre piattaforme. Con l’avvento della pirateria e la sparizione di PS Vita dai comunicati commerciali di Sony, era ormai chiaro che il cammino tutto occidentale della console si fosse interrotto prematuramente e d’altro canto l’esistenza di una console come Nintendo Switch, più performante e ugualmente portatile, non poteva che assicurarne la fine anche in madre patria.
Proprio per questo non posso che essere addolorato dalla scelta presa da Sony, peraltro del tutto comprensibile, di mettere fine al suo ambizioso progetto portatile. Una console che non è mai riuscita a rispettare le roboanti promesse lanciate sul palcoscenico delle varie kermesse internazionali. La console Sony è stato in ogni caso il teatro in cui hanno potuto esibirsi per la prima volta sul mercato occidentale titoli ora apprezzatissimi anche su altri lidi, come la serie di Danganronpa, Virtue’s Last Reward, Ys: Memories of Celceta, Severed, Hatsune Miku: Project Diva f, Gravity Rush e tanti altri, per non parlare del fatto che ha rappresentato per anni anche l’unico modo per molti titoli indie di uscire dal monitor dei PC e dalle televisioni delle console per essere apprezzati in ogni luogo (anche se la vox populi ha decretato che il posto migliore per giocare alle console portatili rimanga il bagno).
Detto questo, credo sia importante comunque ricordare alcuni dei videogiochi esclusivi per PS Vita che al momento non sono rintracciabili su nessun’altra piattaforma di gioco, anche per fare maggiore chiarezza nella mente di chi, questa sfortunata console, non è mai riuscito ad apprezzarla per davvero. Un’eredità che, in ogni caso, parla in gran parte ad un appassionato pubblico di nicchia.
Persona 4: Golden
Persona 4 Golden (o conosciuto col sottotitolo di “The Golden” in Giappone) non è altro che la versione definitiva dell’apprezzatissimo quarto episodio della serie Persona, originariamente disponibile in esclusiva per Sony PlayStation 2. Questo JRPG è forse uno dei punti più alti raggiunti dal genere nello scorso decennio e affronta una storia di formazione e amicizia adolescenziale con un pizzico di horror sovrannaturale ed elementi presi in prestito dalla narrativa Murder Mystery. Disponibile ormai a prezzo irrisorio e annoverato fra i titoli più venduti sia in Occidente che in Oriente, la memoria del titolo Atlus potrebbe sparire con lo shutdown del progetto PS Vita.
Sayonara Umihara Kawase++
Edizione definitiva del quarto capitolo della saga platforming nata su Super Nintendo. Nei panni della giovane Kawase il giocatore deve scalare piattaforme sfidando la gravità. L’unico strumento a propria disposizione? Ma ovviamente la propria canna da pesca! Imparare a calibrare l’oscillazione della lenza sfruttando la gravità è essenziale per riuscire a giungere al traguardo di ogni livello. L’edizione “plus plus” pubblicata in esclusiva per Sony PS Vita include contenuti non presenti nelle omonime pubblicazioni approdate su Nintendo 3DS e infine su PC, e rappresenta quindi l’incarnazione definitiva dell’avventura strampalata di Kawase e degli altri personaggi giocabili.
Frobisher Says!
Se foste alla ricerca di un clone della divertentissima serie Nintendo Warioware, Frobisher Says! è esattamente il gioco che state cercando. Oltre ad includere una vasta gamme di minigiochi mordi e fuggi, il titolo fa uso di tutte le peculiarità hardware della console portatile Sony contando al contempo su uno stile grafico colorato ed eccentrico. E se vi dicessi che è pure gratuito?
Tearaway
Prodotto da Media Molecule e adattato in un secondo momento all’hardware di PlayStation 4, questa versione dell’adventure tridimensionale dei papà di Little Big Planet fa ampio uso di tutte le caratteristiche uniche della portatile: touch screen, microfono, camera integrata e sensori di movimento. L’edizione home console è stata ampiamente modificata e rispetto all’opera originale manca di alcuni momenti che rendono questo videogioco forse uno dei più peculiari esperimenti cross-mediali degli ultimi anni. Non è di certo un videogioco imprescindibile, ma rimane un’esclusiva curata e tutto sommato meritevole di essere ricordata.
Code: Realize – Guardian of Rebirth
Una Visual Novel dedicata al pubblico femminile sviluppata da Otomate e apprezzatissima in madre patria (esiste anche un adattamento animato). Immersi in un’ambientazione sognante dagli elementi steampunk, Code: Realize mischia il mondo della letteratura e delle cronache storiche per imbastire una fiaba dei bei ragazzi alle prese con una protagonista colpita da una letale maledizione. La visual novel è stata in seguito resa disponibile anche su PS4, ma in esclusiva per il mercato nord americano.
TxK
Un titolo arcade dall’estetica psichedelica e dalla martellante colonna sonora che sembra seguire i dettami del game design del ben più noto Tetsuya Mizuguchi, autore di robetta come REZ e Space Channel 5, ma che in realtà si configura come una sorta di remake spirituale di Tempest 2000, tube shooter di Llamasoft pubblicato nel 1994 per Atari Jaguar. Se questa descrizione non vi riportasse alla mente nulla, pensate alle psichedelia di un rave clandestino innestata in uno shooter con grafica minimale, ma coloratissima. E non avete nemmeno bisogno dello spaccino per apprezzarlo per davvero.
Shinobido 2: Revenge of Zen
Firmato da Acquire, autori di saghe come Tenchu e Way of the Samurai, prima di Sekiro c’era Shinobido a raccogliere l’erede del videogioco con protagonisti i ninja tanto apprezzato sulla prima console Sony. Si tratta di un videogioco d’azione che non fa altro che riproporre il mix di atmosfere e meccaniche già rese celebri dai primi due capitoli di Tenchu, con tanto di due eroi giocabili e una serie di strumenti di morte tra cui scegliere. Per nostalgici e amanti della saga anni ’90, fa il suo lavoro senza stupire.
Lumines: Electronic Symphony
Esattamente come TxK, anche Lumines, brand peraltro portato alla ribalta proprio da Sony con PSP, presenta una commistione di suoni e luci asserviti alle dinamiche di un puzzle game che somiglia a Tetris, ma che è qualcosa di estremamente diverso. Una sorta di rhythm-puzzle game che si trascina con nonchalance fra musica elettronica, club e techno. E sì, questa volta il già citato Mizuguchi c’ha messo lo zampino: Lumines è un’invenzione sua e di Q Entertainment che potete anche apprezzare, nella forma di un nuovo titolo, anche su PS4 e Nintendo Switch in Lumines Remastered.
Soul Sacrifice Delta
Prendete Monster Hunter, avvicinatelo a Dark Souls e avrete Soul Sacrifice Delta, versione definitiva di quel Soul Sacrifice che all’uscita riuscì, da solo, a catalizzare l’attenzione dell’intero pubblico del genere hunting game. In realtà nel DNA di questo titolo sviluppato da Marvelous (i papà del nuovo capitolo della saga God Eater) si cela un gioco di combattimenti fra stregoni e creature capace di impegnare i giocatori per ore e ore, fra incantesimi da acquisire e contenuti non-lineari capaci di celare una profondità ludica davvero sorprendente. E poi, diciamocelo, rileggere il mondo delle fiabe attraverso la lente di crudeltà ed efferatezza è sempre intrigante.
Disgaea 4: A Promise Revisited
Edizione definitiva del quarto capitolo della saga tactical JRPG di Nippon Ichi Software approdato in esclusiva per Sony PlayStation 3, Disgaea 4: A Promise Revisited propone al giocatore un ricchissimo piatto fatto di scontri isometrici dalla folle profondità ludica con decine e decine di ore di contenuti accessibili fin da subito. Non solo questa versione del gioco include i DLC a pagamento pubblicati su PS3, ma anche scenari inediti e il sempre ben accetto Cheat Shop, ormai imprescindibile in videogiochi come questo (e incredibilmente assente nel recente Disgaea 1 Complete approdato su PS4 e Nintendo Switch). Per essere completi, PS Vita ospita anche la versione portatile del terzo capitolo della saga, Disgaea 3: Absence of Detention. Questa, più che un riedizione, si comporta come un porting diretto e non aggiunge poi molto alla mole di contenuti del titolo originale.
Shiren The Wanderer: The Tower Of Fortune And The Dice Of Fate
Chi ama il genere roguelike non può davvero lasciarsi scappare Shiren The Wanderer: The Tower Of Fortune And The Dice Of Fate, quinto capitolo dell’apprezzatissima serie Chunsoft che qui rivive di nuova linfa dopo il suo primo approdo su Nintendo DS. Questo videogioco dal titolo lunghissimo è uno dei migliori esponenti di una saga roguelike apprezzatissima in Sol Levante che ha ispirato la creazione di titoli ben più noti in Occidente come i vari Pokémon Mystery Dungeon o l’ormai imminente Chocobo’s Mystery Dungeon EVERY BUDDY!, in arrivo su PS4 e Nintendo Switch. Nei panni del silente samurai senza nome Shiren, il giocatore attraversa dungeon casuali affrontando temibili creature e puzzle ambientali. Una chicca che sarebbe davvero un peccato dimenticare così.
Muramasa Rebirth
Sviluppato Vanillaware, già autori di titoli come Odin Sphere e il celebratissimo Dragon’s Crown, Muramasa Rebirth è l’edizione definitiva di un titolo Action RPG originariamente pubblicato in esclusiva per Nintendo Wii, qui rinato nella gioia di una risoluzione maggiore e di una mole di contenuti totalmente inedita. Artisticamente eccellente e capace di far rizzare i capelli in testa a chiunque apprezzi il lavoro di George Kamitani, Muramasa Rebirth rimane un’esclusiva di pregio che mi auguro potrà essere presto riproposta su piattaforme di corrente generazione.
Atelier Rorona Plus, Atelier Totori Plus, Atelier Meruru Plus, Atelier Ayesha Plus, Atelier Escha & Logy Plus e Atelier Shallie Plus
L’intera esalogia di titoli Gust della serie Atelier rivive su PS Vita in riedizioni complete di tutti I DLC e arricchite da interessanti contenuti aggiuntivi che possono andare da nuovi personaggi utilizzabili fino a vere e proprie aggiunte allo scenario ed epiloghi estesi. L’unico difetti di questa operazione è che la beltà in cel shading di queste produzioni, invero non particolarmente esaltanti sul grande schermo a causa di un comparto tecnico non esattamente al top, deve fare i conti con un framerate ballerino nel più dei casi. Recentemente Koei Tecmo ha portato i primi tre capitoli qui menzionati nella loro edizione “plus” sui digital store di Nintendo Switch, Sony PlayStation 4 e PC, ma la trilogia di Dusk rimane ancora intrappolata nello schermo della portatile Sony. Incrociamo le dita, allora.
Oreshika: Tainted Bloodlines
Sequel di un JRPG pubblicato nel 1999 su PS One, Oreshika: Tainted Bloodlines è un dungeon crawler dal particolare stile grafico che mette il giocatore nei panni del capofamiglia di una stirpe di guerrieri dal sangue maledetto e segue le loro avventure di generazione in generazione. Pianificazione strategica e una buona dose di fortuna saranno fondamentali per farsi strada in un mondo ispirato al Giappone feudale e al ricco pantheon di mostruosità che vi si possono incontrare. La particolare caratteristica di poter “crescere” i propri guerrieri perfetti incrociando i membri del proprio clan con esseri sovrumani per vederne nascere eredi sempre più forti è senza ombra di dubbio la killing feature di un JRPG arrivato in Occidente un po’ in sordina, peraltro anche offerto gratuitamente nel corso degli anni attraverso il servizio PlayStation Plus. Da provare.
Ar NoSurge Plus: Ode to an Unborn Star
Versione definitiva ed espansa dell’omonimo JRPG approdato in precedenza su PlayStation 3 con la sua sognante colonna sonora. Questa riedizione Plus include i DLC precedentemente venduti post-vendita sull’ex ammiraglia Sony e una buona dose di contenuti inediti che seppur graditi, purtroppo, rimangono comunque orfani di Ciel NoSurge, capitolo “preambolo” del gioco in questione pubblicato in esclusiva giapponese che rivela il background di ben due dei protagonisti.
Tales of Hearts R
Remake dell’omonimo titolo confinato al solo mercato giapponese di Nintendo DS, la pubblicazione occidentale di Tales of Hearts R è uno dei frutti della sferzante e aggressiva politica di localizzazione promossa dall’ex producer della serie JRPG di Bandai Namco, Hideo Baba. Ricco di contenuti e addirittura disponibile anche in lingua italiana, Tales of Hearts R porta l’esperienza di gioco di un capitolo mothership della saga Tales of anche su console portatile senza alcun compromesso tecnico. Dominato da toni naif che riescono a definire l’intera avventura di Kor e soci, il JRPG in questione è uno dei più completi titoli del genere JRPG per PS Vita. Da abbinare a Persona 4 The Golden senza alcun dubbio.
Freedom Wars
Dai creatori della serie God Eater, Freedom Wars è la risposta di Sony al successo del genere hunting games che hanno spopolato per anni sulle piattaforme di gioco portatili in Giappone. In un contesto distopico e vestendo i panni di un guerriero che vive come un prigioniero in una tentacolare città prigione, Freedom Force propone azione ad alta velocità fra missioni di caccia e salvataggio a squadre che si intrecciano con una linea narrativa affrontabile sia in single player che in compagnia di amici. Baciato da valori di produzione tutto sommato ancora apprezzabili, il consiglio di chi scrive è quello di affrontare l’avventura su PlayStation TV abbinando il tutto ad un bel DualShock 4: l’esperienza di gioco ne guadagna sensibilmente.
Al netto di critiche motivate e degli ovvi problemi legati alle campagne marketing in ambito prettamente occidentale, incapaci di assicurare la fidelizzazione di uno zoccolo duro di utenza, PlayStation Vita rimane una piattaforma che in otto anni è stata in grado di ospitare un buon numero di titoli ed esclusive anche di pregio; nella terra del Sol Levante Nintendo Switch ha già raccolto lo scettro di nuova piattaforma di riferimento per il pubblico amante del genere visual novel, mentre in Occidente, considerando il grande successo di vendite dei titoli indie su Nintendo eShop, è ormai normale assistere al sommarsi di annunci che anticipano, in pompa magna, l’arrivo sulla console di prodotti ormai vecchi di anni. Allo stesso modo, è giusto auspicare che gran parte dei titoli qui listati, nella quasi totale maggioranza dei casi esclusive, vengano in qualche modo recuperati e riproposti al grande pubblico. Se Sony PS Vita se n’è andata in silenzio, non vedo perché la sua line up di esclusive debba soffrirne lo stesso triste destino.