E cosi anche i Wachowskis hanno la loro galassia lontana lontana…
Andy e Lara Wachowski, i celebri fratelli creatori della trilogia cinematografica cult di Matrix, hanno fatto molta strada da quando per la prima volta portarono sul grande schermo le stupefacenti gesta dell’eletto Neo. Seppur è vero che non sono più riusciti a riprodurre lo stesso successo di critica e pubblico, non si può negare che siano sempre stati dei cineasti estremamente visionari ed eclettici e ogni loro opera più o meno controversa (come il vivace Speed Racer o il criptico Cloud Atlas) ha sempre diviso la critica tra estimatori e detrattori conservando in ogni caso un “quid” personale ben definito. Ecco perché mi sono preparato alla visione di Jupiter – Il destino dell’universo, senza particolare malizie e lasciando a casa la pregiudizievole sensazione del “Pop corn movie tutto e fumo e niente arrosto con i classici protagonisti più belli che bravi” che i trailer lasciavano trasparire.
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Jupiter Jones (Mila Kunis) è la sfortunata componente di una famiglia russa immigrata in America e orfana di padre, che conduce una vita umile tra le poco ospitali mura di casa e il lavoro di inserviente delle pulizie presso un albergo, che la costringe a svegliarsi tutte le mattine alle 4:30 e a doversi preoccupare tutto il giorno di pulire i bagni dell’edificio. Questa mesta quotidianità nei quartieri di Chicago viene interrotta quando la famiglia degli Abrasax, nobili di un lontano pianeta (ma non necessariamente alieni come vedremo nel film) cercherà di mettere le mani sulla ragazza per i propri scopi. A questo punto farà la sua comparsa l’imponente figura maschile che completa la coppia di protagonisti del film, Caine (Channing Tatum), un ex militare intergalattico ora mercenario incaricato da uno dei tre 3 fratelli Abrasax di rintracciare Jupiter, la quale conserva nel proprio DNA un segreto che la costringerà ad un ruolo fondamentale nel destino del pianeta Terra.
Basta poco a definire bene le linee guida con cui inquadrare il film. Nella fattispecie la scena che vede il primo incontro tra Caine e Jupiter imbastisce una sequenza di fuga davvero impressionante a livello coreografico e “pirotecnico”. Tra stivali antigravitazionali che “pattinano” nel cielo, improbabili mezzi spaziali, slalom tra auto e palazzi, luci, esplosioni e scintille, i nostri occhi ormai abituati ad un certo tipo di artifici cinematografici riescono a trovare comunque motivi di stupore e sbigottimento. Si rimane impressionati dalla quantità e dalla complessità della velocissima (ma lunga) scena d’azione, che risulta poco convincente solo nei frangenti in cui osando davvero troppo mette a dura prova qualsiasi parvenza di credibilità, e finita la quale non potrete fare a meno di stropicciarvi gli occhi (soprattutto se siete avvolti dall’immersiva proiezione in 3D). In questo e in altro, il film è assolutamente esagerato, e i muscoli di più di 100 milioni di budget per realizzarlo si vedono tutti, complice anche la partecipazione di un grandissimo degli effetti speciali come Dan Glass, già autore delle meraviglie digitali e avanguardistiche viste in Matrix. Jupiter – Il destino dell’universo è quindi sicuramente un film che vive di eccessi. C’è molta carne a fuoco, forse troppa. L’attenzione ai dettagli scenografici è maniacale, la cura per definire il background dell’universo creato è davvero “strabordante” e spesso accompagnata dalla ricca retorica con cui i Wachowskis amano infarcire il “contorno” delle loro sceneggiature, cosa che nell’economia finale di questo film risulta per lo più sprecata.
Le fonti di ispirazione poi sono palesemente prelevate dai film fantascienza e fantasy di un ventennio fa, con razze aliene involontariamente buffe alla luce della loro “eccentrica” natura estetica e un’immaginario “fiabesco” che vive di dissonanze evidenti tra quello che potremmo definire verosimile e, per esempio, un ufficio burocratico intergalattico in cui avvocati robot e strane creature in giacca sono una macchietta parodistica della nostra società. In fondo, non è la prima volta che che i registi prendono in prestito stilemi fumettistici, letterari o cinematografici creandone un proprio macrocosmo personale. In questo, si nota fortemente che hanno una marcia in più rispetto a molti altri professionisti di Hollywood.
Purtroppo però tanto sforzo e “sfarzo” serve solo ad assecondare quella che di fatto è soltanto la romantica e avventurosa storia d’amore dei due protagonisti o poco più, condita nondimeno da tantissima ottima azione in salsa sci-fi. A poco serve infatti buttare sul piatto temi come il capitalismo, la valorizzazione del tempo come forma ultima del potere, o l’effimera importanza della vita umana (quest’ultima veicolata in maniera del tutto simile a quanto visto in Matrix) se poi quello che sta sotto i riflettori in fin dei conti sono sempre le volontà molto più superficiali e meno impegnative dei due protagonisti. Le interpretazioni degli stessi piuttosto inespressive poi non aiutano troppo su questo fronte, e figure apparentemente più interessanti come quello del villain principale Balem Abrasax (interpretato con convinzione dal bravo Eddie Redmayne) finisco per avere poco spazio o comunque essere poco sfruttate. Jupiter – Il destino dell’universo rimane comunque un action sci-fi di serie A, brillante nelle invenzioni visive e impeccabile a livello di regia e fotografia. Il ritmo del film è ottimamente sostenuto e scandito davvero con puntualità dai 2 registi che non si lasciano troppo prendere la mano e distribuiscono scene d’azione e momenti più introspettivi (o comunque di quiete) in maniera impeccabile. È sicuramente uno dei pochi film di azione usciti ultimamente che non perde colpi in nessuno degli atti che lo compongono.
Peccato per la generale prevedibilità delle vicende e per la mancanza di plot-twist che avrebbero ispessito un racconto che cosi com’è, non è certo particolarmente originale o generoso di momenti brillanti. Parliamo pur sempre però di un film di genere (con le proporzioni di un colossal) che è esattamente quello che voleva essere, nella misura in cui gli stessi autori decidono di sfidarsi in qualcosa di diverso con ogni loro progetto, pur senza poter evitare degli ineluttabili punti di contatto. Insomma, Jupiter non ha in alcun modo le pretese filosofiche e idealistiche di un Cloud Atlas, si tratta “semplicemente” di un ottimo action sci-fi capace di sbalordire visivamente (non solo con gli effetti speciali ma anche con le scelte stilistiche) che pone molte basi per sviluppare un universo cinematografico le cui potenzialità sono già più che evidenti.