L’uomo del Censimento: un’aspra critica alla società odierna
L’uomo del Censimento arriva in Italia grazie a Zona 42 Edizioni, casa editrice modenese che da qualche anno si prodiga nel portare firme autorevoli nel paese nostrano quali Okorafor, Brissett, McDonald e chi più fantascienza ha, più fantascienza metta.
Adesso la Zona pubblica China Miéville, finora esclusiva Fanucci e ce lo presenta con un romanzo “breve”, finalista nel 2017 del Premio Hugo.
China Miéville non è un esponente della science-fiction: le sue opere, infatti, si collocano nell’urban fantasy ed è stato egli stesso a definirsi autore di Weird Fiction.
Jeff e Ann Vandermeer hanno il merito di aver coniato il nome del genere: la New Weird, una corrente letteraria che si contrappone nettamente alle regole della Fantasy Moderna – quelle di Tolkien, per intenderci – rifiutando in toto il consumismo che nel giro di cento anni si è andato a creare attorno a Il Signore degli Anelli e affini.
Una storia che non nasconde i suoi misteri, ma neanche li rivela
L’uomo del Censimento si categorizza come romanzo breve che in realtà tanto breve non è trattandosi, nella traduzione italiana, di ben 187 pagine di puro – e lo possiamo dire – Weird.
La trama inizia in una confusione generale: il piccolo protagonista sta correndo giù per la collina, scappa perché ha assistito a un crimine tra suo padre e sua madre. Non riesce a ricordare bene che cosa abbia visto e dentro la sua testa c’è una confusione pazzesca. L’io narrante, però, comincia a confondere il lettore sin dalle prime pagine, portandolo avanti e indietro nel tempo senza mai fargli capire concretamente dove si trovi.
Il protagonista – di cui non scopriamo mai il nome – è figlio del fabbricante di chiavi in una cittadina formata da due montagne contrapposte e separate da un enorme burrone sul quale è stato costruito un ponte. Ponte che simboleggia scambi, mercato, ricchezza e migrazioni.
Il bambino che ci accompagna per tutta la trama non cresce, ma impara. Impara che non sempre ciò che è sbagliato viene punito e non sempre ciò che è giusto viene premiato. Rimane inerme quando, una volta confessato ciò che ha visto, si ritrova in mezzo all’indifferenza e all’egoismo della cittadina in cui vive.
Allo stesso tempo riceve un avvertimento perché qualcuno sta cercando la sua famiglia: è l’uomo del Censimento, colui che conta, censisce.
La trama si sviluppa, fino alla metà del libro, attorno all’evento iniziale durante il quale il narratore cerca in tutti i modi – e ci riesce – di donare al lettore un senso di vuoto e inquietudine nel suo non dare mai risposte, lasciando volutamente in sospeso ogni dettaglio. Lascia che sia proprio il lettore a trovare degli escamotage per rispondere a tutto il weird che gli si para davanti.
L’uomo del Censimento porta il lettore all’intuizione, non solo perché l’io narrante non esce mai fuori da se stesso e non vuole dare risposte a chi lo ascolta, ma anche perché la sua giovane età lo porta a non spiegarsi mai in maniera esauriente. Questo fattore denota l’estremo realismo che ha reso China Miéville uno degli scrittori di genere più autorevoli dell’età contemporanea.
Non è l’Uomo del Censimento a raccontarci chi siamo
Se sappiamo che L’uomo del Censimento è raccontato in prima persona, rimaniamo interdetti quando assistiamo a una narrazione altalenante che passa all’improvviso alla seconda persona singolare. Come se l’autore, protagonista del libro, stesse parlando con il se stesso infante, stesse cercando di donargli delle risposte e stesse allo stesso modo fallendo perché impossibilitato a raggiungerlo.
Flashback e sbalzi temporali sono il fulcro dell’opera: non vengono mai esplicitati, non assistiamo a stacchi o a ricordi. Davanti a noi si para una narrazione fluida, semplice, che tuttavia tende a confonderci se non stiamo bene attenti a ciò che ci viene raccontato.
Le atmosfere e le ambientazioni che circondano il lettore sono cupe, grottesche, sembra quasi di trovarsi in un Noir che rasenta addirittura il genere Horror. Per tutta la durata del libro la sensazione che ci avvolge è quella dell’orrore: una tensione, un’inquietudine degna dei migliori racconti di Lovecraft che ci trascina con sé facendoci sempre temere il peggio.
Ma Miéville non tende a dare soddisfazione, questo perché una delle caratteristiche fondamentali del New Weird è quella sì, di presentare ambientazioni e creature che derivano dall’horror o dal fantasy, ma allo stesso tempo di proporci situazioni e personaggi piantati al terreno con un realismo e una verosimiglianza quasi inquietanti.
Proprio grazie a questo fattore, le immagini che Miéville ci pone davanti sono vivide. Le possiamo mettere a fuoco a ogni pagina, inquietano, ma allo stesso tempo suscitano la curiosità del lettore che non riesce a fare a meno di proseguire la lettura. Le immagini, insieme a una narrazione altalenante, ma pur sempre coerente, rappresentano in toto lo stile dello scrittore britannico che ci trascina sempre più a fondo in una storia che vogliamo e non vogliamo proseguire.
Simboli e Allegorie contro il capitalismo
L’elemento fondamentale della poetica di Miéville sono le tematiche: China è uno scrittore dichiaratamente socialista democratico. Si esprime in tutti i suoi libri contro il capitalismo e in questo racconto non manca di sottolineare come la società tenda a far vivere gli individui in un mondo ovattato soggetto all’indifferenza generale e all’egoismo portato dal consumismo e dall’individualismo.
Assieme alle tematiche troviamo anche una serie di allegorie estremamente interessanti che però vanno scoperte all’interno del libro. Tuttavia, una di queste non può non essere esplicitata, trattandosi di un’immagine talmente vivida da far venire i brividi lungo la schiena.
Parliamo di una semplice bottiglia, di una conversazione: il protagonista assieme ai suoi amici parla del fatto che alcune persone inseriscano un cucciolo di animale in una bottiglia di vetro e lo facciano crescere al suo interno. Arriverà il giorno in cui la bestia, diventata troppo grande per il contenitore, ne prenderà la forma perché incapace di romperla. Il destino dell’animale è segnato: rimanere per sempre ovattato all’interno di un ambiente chiuso e opprimente che ne segna la crescita e ne denota, infine, la morte.
La bottiglia è una chiara metafora della società. Tutto ciò che gli individui diventano è decretato dalle persone che hanno incontrato nel loro percorso e dalle esperienze che hanno vissuto: arrivati a un certo punto, se non si è in grado di rompere il vetro, si rimane intrappolati in un cervello e in pensieri che non possono più essere cancellati o trasformati.
La disperata ricerca del Weird
In ogni pagina de L’Uomo del Censimento ci ritroviamo a essere sempre pronti ad affrontare il Weird, le pagine scorrono in attesa del fantastico, dell’horror, del grottesco. Il Weird è ciò che entra nella testa del lettore: lo può vedere in lontananza, ma lo assapora soltanto nel subconscio, dove si annida quell’inquietudine che Miéville con tanta maestria riesce a trasmettere.
L’uomo del Censimento offre a tratti libere interpretazioni, tutte dettate dalle esperienze soggettive del lettore: ogni personaggio altri non è che un simbolo e, alle volte, un numero. Un numero da censire all’interno della nostra testa.
Se siete appassionati di science-fiction e volete leggere un altro libro edito da Zona 42 Edizioni vi consigliamo senza remore Il Potere di Alessandro Vietti.
Se invece cercate una fantascienza contemporanea e attenta alla società odierna dovete assolutamente leggere Spin di Robert Wilson.