Essere un adulto è difficile: Aggretsuko ritorna su Netflix per lottare contro la società
La piccola panda rossa della Sanrio era sbarcata su Netflix già un anno fa e ci aveva conquistati tutti, non tanto per il suo aspetto kawaii da impiegata apparentemente docile e mansueta, quanto piuttosto per la rabbia repressa che questa sfoga attraverso il karaoke e canzoni death metal. Un meccanismo di difesa nel quale nessuno poteva evitare di rispecchiarsi, dal momento in cui ci si trova a dover gestire pretese e imposizioni di una società invadente e restrittiva. Per quanto le vicende di Aggretsuko siano improntate su quella giapponese, non possiamo fare a meno di ritrovare le stesse problematiche anche in Occidente ma per fortuna, con Aggretsuko, possiamo riderci un po’ su e imparare ad affrontarle.
Aggretsuko, il disagio di una generazione
Ritroviamo la dolce Retsuko dove l’avevamo lasciata: ancora impiegata nell’ufficio contabilità di una tipica azienda giapponese, ancora vessata dal capoufficio Ton, ancora senza un fidanzato.
Nella prima stagione, infatti, Retsuko si era imposta di trovare un buon partito col quale sposarsi, per lasciare un lavoro dal quale era continuamente frustrata. Purtroppo i suoi sogni di libertà da un ambiente senza stimoli si infrangono dopo varie vicissitudini, ultima ma non meno importante la frequentazione fallimentare con Resasuke, un altro panda rosso impiegato dell’azienda privo d’espressione e di emozioni. Nel corso della prima stagione, Retsuko ha imparato molto sull’amore, anche grazie ai generosi consigli di Washimi e Gori, rispettivamente la segretaria del presidente dell’azienda e la direttrice del marketing, e l’aiuto non sempre richiesto dei suoi due amici e colleghi Fenneko e Haida. Il desiderio però resta, anche se ora è sopito e messo in dubbio, e per Retsuko ricominciano i problemi quando le si presenta a casa la madre con proposte di matrimoni combinati. Ciò la mette davanti ai fatti che ha cercato di ignorare: cosa desidera realmente dalla propria vita? Vuole davvero sposarsi? Cosa le piace fare realmente? Domande che tutti, all’ingresso nell’età adulta, ci siamo posti, spaesati quanto lei.
Matrimonio e mondo del lavoro: gli spauracchi odierni delle donne
In Giappone non è così inusuale sfruttare metodi non convenzionali per conoscere nuove persone. Nella prima stagione, infatti, Retsuko prova a partecipare ad un gokon, ovvero un incontro di gruppo tra perfetti sconosciuti. Questa volta, pur di sfuggire alle proposte della madre, prova a partecipare a degli speed date, ma anche qui ottiene scarsi risultati perché, nel frattempo, si innamora pian piano di Tadano, un asinello che come lei sta cercando di ottenere la patente.
Anche qui seguiremo, quindi, le pene d’amore di Retsuko, tormentata dalla paura di non riuscire a sposarsi mai ma soprattutto di non sentirsi mai pienamente realizzata continuando a fare ciò che le dicono gli altri, in particolare la madre e la società riguardo il matrimonio.
Il matrimonio è uno dei temi cardine di Aggretsuko, in quanto le intenzioni della pandina rossa rispecchiano più o meno quelle del 60% delle donne giapponesi: quando prossime al matrimonio o ad una gravidanza, sono tante a dare le dimissioni e a diventare casalinghe per potersi occupare di casa e famiglia, come ha voluto la tradizione per generazioni. Un dato che in Giappone assume connotati allarmanti se si pensa, inoltre, che coloro che non si sposano e anzi si dedicano alla carriera, vengono considerate delle zitelle o comunque donne problematiche. Ancor più tremendo è sapere che, dopotutto, la situazione in Occidente non è molto diversa, seppur la pressione sociale occidentale sia di gran lunga minore rispetto a quella giapponese.
Viste le riflessioni di Retsuko sulla piega che sta prendendo la sua vita, le spettatrici coetanee non possono fare a meno di immedesimarsi e vederla come una paladina contemporanea, nonostante non sia la prima ad affrontare tali argomenti: Amélie Nothomb nel suo breve romanzo autobiografico Stupore e Tremori racconta la propria esperienza in un’azienda giapponese nella quale aveva mansioni di contabilità proprio come Retsuko e dove ricevette vessazioni di ogni tipo dalla sua superiore, una donna giapponese che sentiva su di sé i giudizi altrui in quanto non sposata e dedita alla carriera che si era sudata con notevoli sacrifici; anche Murata Sayaka, in La ragazza del convenience store, racconta la stessa solfa riguardo il matrimonio e le etichette affibbiate dalla società, attraverso gli occhi di una donna considerata ormai troppo vecchia sia per il lavoro che svolge, sia per potersi sposare e fare figli. Queste donne, però, parlano della loro situazione al passato e riconoscono ora di averla superata ignorando l’ambiente e le persone circostanti. Retsuko invece non è così, è come noi figlia dei suoi anni, una millennial per cui le parole e il giudizio altrui contano molto ma non perché non sia in grado di prendere decisioni, semmai perché dà molto valore alle esperienze altrui, dalle quali infatti riesce a trovare coraggio e ispirazione.
Realizzare sé stessi rimanendo tali
Suddette etichette sono le stesse che Retsuko vorrebbe scrollarsi di dosso poiché basate su pregiudizi e rapporti non sempre genuini, spesso condizionati dalle apparenze: memorabili sono le osservazioni di Fenneko sul profilo Instagram di Tsunoda, la cerbiatta dagli occhioni dolci che riesce sempre ad affibbiare il proprio lavoro a qualcun altro; oppure alcuni scambi di battute col proprio capo seri e maturi ma completamente inaspettati.
Tali apparenze però servono a mantenere intatti alcuni aspetti della quotidianità senza i quali rischieremmo di essere sopraffatti da ciò che ci rende infelici, oltre a far crollare un castello di efficienza le cui fondamenta sono l’annullamento dell’individuo per il bene comune e il rispetto di certe regole.
Solo Retsuko si fa carico in maniera attiva di queste condizioni negative cercando di risolverle, seppur con non poche difficoltà, sfogando la propria rabbia di nascosto, chiedendo consiglio e rimuginando a lungo finché qualcuno, con le proprie parole, non genera in lei e in noi la stessa epifania: siamo chi scegliamo di essere, non importa cosa gli altri dicano o vogliano che facciamo. Aggretsuko, col suo death metal e la sua incessante positività, insegna ai millenial come lei che, anche se ci abbatte di continuo, non è la società con le sue tradizioni, le sue regole e i suoi vincoli a definirci ma sono i nostri ideali e sogni individuali.