Di Apostoli, di petizioni e di altre sciocchezze
Che internet sia una realtà in continua evoluzione e sia sempre più difficile seguirne l’andamento è ormai assodato. Ci sono eventi che il popolo della rete passa sotto silenzio e altri che riescono ad avere una rilevanza tale da approdare sui media tradizionali.
Negli ultimi giorni il tema che ha fatto innalzare i vessilli di guerra alla rete è stato Neon Genesis Evangelion, opera popolarissima approdata su Netflix con un nuovo doppiaggio, basato sull’adattamento operato da Gualtiero Cannarsi.
Chi ha seguito l’evolversi della vicenda saprà quale sia stato il casus belli. Cannarsi ha mantenuto anche per l’opera di Hideaki Anno la sua idea di adattamento, la stessa che troppo spesso aveva fatto storcere il naso ai fan delle pellicole dello Studio Ghibli. Questo ha portato a una traduzione dei dialoghi quanto più possibile fedele all’originale, cosa che ha condotto a diverse frasi con un registro linguistico verboso e farraginoso, considerato dai fan poco comprensibile. Anche il direttore del doppiaggio Fabrizio Mazzotta si è espresso negativamente al riguardo, segnalando le perplessità del cast dei doppiatori.
Nei giorni successivi Cannarsi ha difeso la sua idea di adattamento di fronte alla rete, ma nel frattempo la protesta aveva raggiunto nuove vette. Oltre alle diverse rimostranze sulle pagine social di Netflix, ai meme e alle live con le “celebrità” del web italiano, il dibattito è giunto anche su alcuni quotidiani nazionali, ponendo come mai prima d’ora un argomento legato all’animazione giapponese sotto i riflettori.
Il distaccamento italiano di Netflix ha deciso così di fare marcia indietro. Il tanto contestato doppiaggio è stato rimosso, lasciando Neon Genesis Evangelion in catalogo solo con l’originale giapponese. Una sconfitta per Cannarsi, un trionfo per la rete. E uno strano precedente che nasce.
Non è questa la sede in cui analizzeremo se l’operato di Cannarsi sia stato corretto o meno. Sulla vicenda sono stati già gettati fiumi di inchiostro e lasciamo ad altri il compito di sviscerare quanto compiuto nella sua opera di adattamento.
Ciò che ci interessa è la reazione avuta dal web e la successiva ritirata da parte di Netflix. Siamo ormai abituati a scenari di questo tipo, iniziati proprio quando Netflix cedette alle richieste dei fan per dare una degna conclusione a Sense8, serie delle sorelle Wachowski cancellata nell’indignazione generale.
Quel caso fu in effetti molto diverso. Sense8 era una produzione di punta di Netflix, chiusa a malincuore per gli eccessivi costi di produzione. Accontentare i fan era in effetti possibile, dando loro quanto volevano senza per questo fare ambigui cambi di rotta. Con Evengelion ci troviamo di fronte a una società che sconfessa il suo operato, facendo di Gualtiero Cannarsi, a torto o a ragione, la vittima sacrificale di una scelta nata a furor di popolo. Qualcosa che potenzialmente dovrebbe costituire un enorme danno d’immagine. E che non sembra invece aver intaccato il suo status presso i fan. Anzi.
Certo il comportamento di Netflix appare inusuale. In primo luogo perché pur avendo delegato adattamento e doppiaggio a VSI Roma, il nome di Cannarsi è conosciuto tra i fan del settore. La sua “filosofia” sull’adattamento è famosa, si sapeva che difficilmente l’avrebbe cambiata in vista di questo lavoro. Ed era anche facilmente prevedibile che il risultato sarebbe stata questa insurrezione della rete, data la popolarità di Evangelion e l’affetto che i fan nutrono per l’opera.
Anche se la scelta fosse stata di VSI, è possibile che Netflix, pur di fronte a un nome considerato “famigerato” nell’ambito dell’adattamento dalla lingua giapponese, non abbia avuto alcuna reazione? Oppure che non abbia visionato il materiale già doppiato? Sono molte le domande nate attorno a questa vicenda, che rischia di protrarsi ancora a lungo nei futuri sviluppi. Domande che gettano un’ombra sull’operato non solo di Cannarsi ma anche di Netflix nella gestione del doppiaggio di Evangelion.
Ci troviamo ora di fronte a uno scenario paradossale in cui Netflix, pur corresponsabile della situazione venuta a crearsi, è diventata la società paladina delle masse del web. Apparentemente la piattaforma di streaming ha assunto l’immagine di un colosso dell’intrattenimento che dà ascolto agli sfoghi di quanti, di fronte allo scarso gradimento di un’opera, scelgono di manifestare il proprio dissenso attraverso il web per poter cambiare le cose.
Da anni la rete è diventata il centro dei commenti sui prodotti di intrattenimento. Cinema, serie televisive, libri e fumetti. E i social network hanno avuto una parte fondamentale in tutto questo, diventando una “piazza mediatica” in cui tutti hanno possibilità di esprimere la propria opinione. Ciò fa dei social una specie di termometro delle masse, un modo per capire da quale parte stia tirando il vento. Qualcosa che può essere utile per l’intrattenimento e che può avere effetti tutto sommato positivi. A patto che la gente utilizzi il mezzo in questione con i giusti metodi e le giuste finalità.
Queste iniziative si sono moltiplicate nel tempo, prendendo forma nelle petizioni online, utili più a quantificare il dissenso verso un’opera che a cambiarne effettivamente il contenuto. In questo un’esempio concreto è fornito da quanto successo con l’ultima stagione di Game of Thrones, capace di scontentare i fan al punto di far loro “pretendere” che gli episodi fossero riscritti da sceneggiatori diversi.
Quella delle petizioni su internet legate al mondo delle serie televisive e dell’intrattenimento è ormai diventata una moda. Qualcosa che molto spesso sfida la logica, specie quella della totale mancanza di validità legale dello strumento in questione. Ma a ben vedere esse non sono che un sintomo di una situazione ben più vasta. Un nuovo modo di affrontare il gradimento del grande pubblico, che ha raggiunto una dimensione diversa grazie agli eventi di questi ultimi giorni.
La facilità di accesso della rete consente ormai a tutti gli individui, dotati di competenze o meno, di partecipare a dibattiti su argomenti disparati. Sono molte le situazioni in cui ognuno di noi può intervenire ed esprimere la propria opinione. È facile, veloce e apparentemente non comporta ripercussioni.
L’unione delle voci scontente della rete alle volte riesce a raggiungere proporzioni tali da diventare qualcosa di più di un semplice dissenso. Si trasforma in un tumulto, in ribellione, come accaduto nel caso di Evangelion. Molto più spesso resta ancorata a una manifestazione di scarso gradimento verso un’opera che sfocia quasi nel narcisismo, come nel caso di Game of Thrones. O nell’idiozia come avvenuto per Good Omens.
Perché se il pubblico ha diritto a una propria opinione, chiedere che un’opera venga cambiata a furor di popolo è assurdo. Esprimere dissenso verso un prodotto d’intrattenimento è legittimo. Pretendere che quel prodotto venga cambiato non lo è. Due scenari che si applicano rispettivamente al caso di Evangelion e alle petizioni per riscrivere e rigirare l’ultima stagione de Il Trono di Spade.
Confondere questi due episodi può essere pericoloso e portare a eventi difficile da inquadrare e prevedere. Come la protesta che in queste ore sta montando sulle pagine social della Lucky Red, azienda che traduce e distribuisce in Italia i film dello Studio Ghibli. Mentre scriviamo i fan hanno iniziato a postare sulla pagine della compagnia. La richiesta è quella di seguire la strada tracciata da Netflix per Evangelion: che i film adattati da Cannarsi vengano tradotti e doppiati nuovamente. Lasciamo ai nostri lettori i giudizi riguardanti questa nuova protesta.
Il caso di Evangelion e la scelta di Netflix di sconfessare Cannarsi è e sarà per sempre qualcosa di particolare. Non un trionfo della massa, ma dell’azienda di Reed Hastings. Il voltafaccia della piattaforma di streaming è stato qualcosa di controverso, che tuttavia ha trasformato una situazione potenzialmente negativa in un trionfo mediatico. Niente a che vedere con le proteste per il finale di Game of Thrones e i cambiamenti di Paramount al look di Sonic.
Siamo di fronte a un’inversione a U da parte di una compagnia. Ma con una scelta accolta da una comprensibile ovazione della rete. Una scelta che resta di facciata, apparentemente fatta per non aprire un dibattito interno all’azienda. Almeno in attesa che la prossima battaglia della rete raggiunga lo stesso rumore di quella dei fan di Evangelion contro Netflix e Cannarsi.