La carinissima aliena Lamù, nata dal pennino di Rumiko Takahashi, torna sul piccolo schermo!
Quando pensiamo al Giappone anni ’80 viene in mente un’estetica particolarmente dettagliata, fatta di tanti elementi culturali di cui ancora oggi subiamo il fascino: musica dance e city pop accompagnata da luci stroboscopiche; colori e abbigliamento sgargianti e appariscenti, ragazze procaci in vestitini succinti, attillati e alla moda; ma soprattutto manga nei quali tutto ciò veniva riversato e amplificato da storie semplici ed episodiche con personaggi memorabili ancora oggi. Uno di questi manga è senza dubbio Urusei Yatsura, che in Italia invece ha per titolo il nome della sua protagonista: Lamù.
Quando l’anime venne distribuito in Italia la prima volta nel 1983, mentre il manga era ancora in corso in Giappone, il pubblico nostrano si innamorò della simpatica aliena, inizialmente venuta col suo popolo per conquistare la Terra, confermando così anche il già acclamato successo ottenuto in patria, dove divenne un modello per le opere successive di quel periodo, ormai lontane dal canone Tezukiano.
Gli Oni arrivano sulla Terra!
Ci troviamo a Tomobiki, una cittadina fittizia in cui vive il protagonista, Ataru Moroboshi, un liceale piuttosto stupido, donnaiolo e anche molto sfortunato. Un giorno, sulla Terra giunge il popolo degli oni intenzionato a conquistare il pianeta. Tuttavia, offrono una via di salvezza ai terrestri: entro dieci giorni, un loro rappresentante deve riuscire a toccare le corna della figlia del capo degli oni, ovvero la nostra Lamù. Purtroppo, la scelta totalmente casuale ricade su Ataru, il quale accetta spinto solo dal suo interesse per la bella ragazza.
La sfida sarà ardua per lui, dato che Lamù è sveltissima ed è capace di volare. Ataru riuscirà a sconfiggerla toccandole le corna grazie ad uno stratagemma sciocco ma sufficiente per vincere, che lo spingerà ad esultare a voce un po’ troppo alta: il ragazzo, infatti, era stato incoraggiato dalla sua fidanzata Shinobu, che gli aveva promesso di sposarlo in caso di vittoria. Nell’esclamare che finalmente si sarebbe sposato, viene frainteso da Lamù che crede di ricevere una proposta in piena regola. Da questo momento, i guai di Ataru non faranno che aumentare, tra tira e molla con Shinobu, scariche elettriche di Lamù e incontri con creature e personaggi sovrannaturali.
Cosa sono gli oni?
Come già sottolineato, Lamù è una bella ragazza che attira l’attenzione di Ataru e, successivamente, anche dei suoi compagni di classe. Vi garantiamo, però, che se Lamù avesse rispecchiato le reali caratteristiche di un oni, le cose sarebbero andate molto diversamente per il protagonista e il pianeta Terra!
Gli oni, infatti, sono creature facenti parte del folklore giapponese che inizialmente rivestivano un ruolo positivo e benevolo ma, nella tradizione originatasi nel periodo Heian (784-1185), cominciarono ad essere rappresentati come creature demoniache: di grosse dimensioni, talvolta dotati di più occhi o dita, armati di mazza ferrata e vestiti di pelle di tigre (esattamente come quella che indossa Lamù).
Insomma, a causa di assimilazioni derivate dalla diffusione del Buddhismo in Giappone, gli oni divennero spiriti maligni e amanti della distruzione e per questo ancora adesso sono praticati alcuni rituali come il mamemaki: il cosiddetto “lancio dei fagioli” si svolge durante il giorno di Setsubun, che precede l’equinozio di primavera, riunendo le famiglie che “scacciano gli oni” e dunque le forze negative dalla casa con la formula Oni wa soto, fuku wa uchi (traducibile con “Fuori i demoni, in casa la buona sorte”).
Diciamo quindi che Ataru ha riconfermato la propria sfortuna portandosi in casa una oni proveniente dallo spazio, anche se, in fondo, imparerà a volerle bene nell’arco delle loro straordinarie avventure.
Un mix semplice ma efficace
Naturalmente, come avviene in altri manga della Takahashi e non solo, anche Lamù è ricco di simbologie, elementi narrativi classici e rappresentazioni culturali di vario tipo. Come detto nell’introduzione, si può ritenere Rumiko Takahashi la regina del manga poiché seppe rompere gli schemi sia per quanto riguardava la narrazione sia per i contenuti più scanzonati e leggeri.
Tanto per cominciare, l’autrice sceglie una struttura episodica che ci mostrerà spesso storie autoconclusive della durata di un capitolo o poco più. In questo modo, riesce a garantirsi un’enorme quantità di tempo per sviluppare i propri personaggi, i quali sì sono estremizzati in alcune loro caratteristiche ma, allo stesso tempo, cominceranno a provare loro malgrado dei sentimenti che non nutrivano all’inizio. Una modalità che ritroveremo poi anche in un’altra sua opera di successo, ovvero Ranma ½, la quale possiede altri aspetti in comune con Lamù: triangoli (anzi, veri e propri poligoni) amorosi con ai vertici personaggi con capacità, comportamenti e caratteristiche fisiche che li rendono subito riconoscibili grazie alla vena parodistica presente in entrambi i titoli. A questi, per movimentare ancor di più il tutto, viene aggiunto un pizzico di sovrannaturale d’ispirazione folkloristica o più moderna che, tuttavia, rimarrà sempre piuttosto in secondo piano rispetto ai rapporti tra i personaggi (ma senza finire nel dimenticatoio).
È facile trovare altre opere che hanno giovato della ventata di novità portata dalla Takahashi: la più simile che ora ci viene in mente è Kimagure Orange Road (arrivato in Italia come È quasi magia Johnny), essendo come Lamù un manga figlio del proprio tempo. Ad esempio, possiamo notare una chiara ispirazione, in entrambi i casi, dal mondo delle idol: sia la nostra favolosa Lamù che l’affascinante Madoka Ayukawa di Orange Road si rifanno rispettivamente alla gravure idol Agnes Lum e a Nakayama Miho. Nel caso di Lamù, la Takahashi annovera tra le sue ispirazioni anche Vita da Strega e lo notiamo soprattutto da come Lamù si rivolge ad Ataru chiamandolo darling.
Questo mix di semplici caratteristiche si è rivelato una formula vincente per la Takahashi, che ha così creato un vero e proprio sex symbol al quale si ispirarono i mangaka successivi che volevano conferire un certo grado di erotismo, senza scadere nell’ecchi più prevedibile che ci ha tempestati negli ultimi anni. La cultura di quegli anni si può percepire inoltre nelle parodie di persone e situazioni della contemporaneità, così in bilico fra tradizioni e modernità: a far da contraltare all’allegria e sregolatezza giovanile di Lamù, Ataru e compagni (come il gruppo di ammiratori della oni), ci sono personaggi come il monaco Sakuranbo e sua nipote sacerdotessa Sakura, rappresentanti di entrambe le religioni più diffuse in Giappone, ma anche i genitori stessi di Ataru, classica coppia dell’epoca formata da un impiegato d’azienda e una casalinga troppo impegnata a mantenere l’apparenza.
Pur risultando magari ripetitivo a lungo andare, poiché Ataru avrà sempre difficoltà ad ammettere di voler bene a Lamù e non smetterà mai di fare il cascamorto, sia l’anime che il manga offrono un piacevole e divertente spaccato di vita quotidiana, fatta sì di giornate altrettanto ripetitive ma che vengono rese speciali dall’energica voglia di amore e spensieratezza che tutti nutrivano all’epoca e di cui sentiamo il bisogno ancora oggi. Ecco perché è d’obbligo rivedere l’anime trasmesso su Italia 2 alle 19.30 oppure recuperare il manga che Star Comics ristamperà a partire da settembre!