Joker trionfa a Venezia. Un pensiero sull’importanza di questo successo
Joker vince a Venezia, e non c’è persona che non ne parli.
La notizia, in effetti, fa scalpore più di quanto si creda. Non ho partecipato a questa edizione della Mostra del Cinema di Venezia e non ho ancora visto il film, per cui deontologicamente mi astengo dal dare giudizi critici e mi rimetto a quanto è ormai di dominio pubblico, ovvero il fatto che la maggior parte degli addetti ai lavori abbia definito questo Joker di Todd Phillips come la perfetta unione tra il cinema d’autore e il cinefumetto.
La maniera migliore per coinvolgere la più vasta fetta di pubblico possibile e, sostanzialmente, cercare di piacere a tutti. Ma soprattutto un modo per far apprezzare un film ispirato ad un personaggio dei fumetti, peraltro fondamentale e iconico come Joker, anche a spettatori che storcevano la bocca di fronte ai cosiddetti cinecomic.
Perché anche se quel che i più riferiscono è vero (e in attesa di vederlo, mi fido della stragrande maggioranza dei colleghi), cioè che si tratta di un dramma esistenziale che ammicca al cinema di Scorsese e ricorda un po’ Taxi Driver, non dobbiamo mai dimenticare che Joker è prima di tutto il villain per eccellenza, il nemico numero 1 di Batman.
Rivisitato, riadattato, distante da ogni sua precedente apparizione sul grande schermo, presente in un film in cui di Batman non ce n’è neanche l’ombra (al massimo una locandina di richiamo), ma comunque Joker.
Il successo ottenuto a Venezia, di un’opera che già sembra – a detta di tutti – profumare di Oscar, è una notizia che sovverte tutto ciò in cui avevamo sempre creduto, ovvero che un certo tipo di film non avesse grandi speranze di vittoria nei Festival, meno che mai agli Oscar..
Una teoria in realtà già sconfessata dall’ultima cerimonia del Dolby Theatre, in cui abbiamo visto il piccolo trionfo di Black Panther, con le sue 3 statuette e ben 7 candidature. In questo tuttavia buona parte della gente ci ha voluto vedere, più che un’inversione di tendenza, la volontà di premiare un film per tutta una serie di motivi legati al filone del politically correct, ma a prescindere da quali siano le reali motivazioni delle scelte dell’Academy, quel che certo è che Joker resta un episodio a sé, poiché Black Panther, nonostante la politica e tutto il resto, è comunque un cinecomic nudo e crudo e un film del MCU. Joker, invece, è Joker.
Quello che in questa vicenda affascina ulteriormente è il fatto che, qualora Joaquin Phoenix dovesse ottenere una nomination agli Oscar per la sua performance (ipotesi peraltro molto probabile, visto il giudizio unanime della critica), sarebbe la seconda candidatura agli Oscar nella storia per il personaggio di Joker. Per non parlare poi dell’eventuale e al momento remoto caso di vittoria dell’attore, visto che sappiamo bene come andò nel precedente del compianto Heath Ledger. Sarebbe davvero clamoroso; ma stiamo forse volando un po’ troppo con la fantasia.
Sappiamo però che fino ad ora interpretare il Joker è stata una sfida difficile, per certi versi impossibile e maledetta, e chi ci si è misurato ha dovuto confrontarsi con l’ingombrante fantasma di Jack Nicholson e della sua performance sublime. Un uomo così legato a quel personaggio che andò addirittura su tutte le furie quando Nolan decise di realizzare Il cavaliere oscuro e assegnare la parte a Ledger.
Il tutto assume contorni ancor più inquietanti se pensiamo che in fase di produzione del film, Jack Nicholson aveva avvisato Heath Ledger della “pesantezza” del ruolo di Joker e difatti, una volta appresa la triste notizia della scomparsa dell’attore, lo stesso Nicholson commentò con un allarmante “io glielo avevo detto…”.
Heath Ledger infatti, parlando della preparazione al personaggio, descrisse l’esperienza come qualcosa di davvero estenuante, sia a livello fisico che mentale. Joker gli aveva praticamente tolto il sonno. Secondo alcuni è da ricondurre anche questo il motivo dell’abuso di pillole per dormire, e il sospetto di morte per overdose.
Insomma, il risultato eccellente e sconvolgente della performance di Heath Ledger potrebbe essere stata, forse, una concausa della sua scomparsa.
Andò meglio a Jared Leto, ma non dal punto di vista dell’interpretazione. Il suo Joker, nonostante lo scarso minutaggio concessogli dal Suicide Squad di David Ayer non possa permetterci un giudizio netto, non ha convinto la maggior parte del pubblico e della critica, ed è stato bollato come un fallimento.
Il Joker di Joaquin Phoenix, per ora, stravolge tutti gli equilibri e ci restituisce un personaggio amato ed apprezzato da tutti, che si è meritato una standing ovation di 8 minuti, ma che dietro la maschera folle e sorridente nasconde tutti i drammi di un ruolo così complesso.
Phoenix stesso ha ammesso le difficoltà ed ha dichiarato che per interpretare Joker ha letteralmente rischiato di impazzire, confermando il pericolo paventato da Nicholson, della possibilità di restare intrappolato nel personaggio, senza uscirne mai del tutto. Ha dovuto perdere molto peso, e tutto questo – dice Phoenix – “finisce per colpirti anche a livello psicologico, e inizi ad impazzire”. Senza accorgertene.
Eppure, ad oggi, il risultato sembra essere incredibile e nessuno avanza dubbi o storce la bocca. Phoenix ha superato la prova, e ha scacciato via l’effetto Joker ed allontanato i fantasmi.
Ha creato e ci ha restituito un personaggio nuovo, diverso dai predecessori, estremamente fragile e pieno di rabbia e sofferenza. Un cattivo che non in fondo non lo è per davvero e che, proprio per questo, piace a tutti.
Mai, come adesso, essere Joker è stato così facile.