Why so serious?
Se adesso così, di botto, vi dicessi che Gennaro Nunziante (il regista dei film di Checco Zalone) ha fatto un film su Diabolik che pensereste? Un’opera a cavallo tra commedia e surreale con l’eroe dei fumetti neri degli anni sessanta. La classica operazione commerciale.
Ok, Todd Phillips (quello della trilogia Una Notte da Leoni, più svariati altri film su quella falsa riga) dirige e sceneggia Joker, un film sulla nemesi di Batman (dal 3 ottobre al cinema).
Torniamo praticamente alla fine degli anni sessanta con Cesar Romero e il suo Joker fumettoso e camp. Saranno grasse risate.
Ma anche no!
Todd Phillips confeziona il miglior film DC che il mondo abbia mai visto. Sì, meglio anche de Il Cavaliere Oscuro, a suo modo, probabilmente il miglior film sui supereroi; sì anche di Logan, e uno dei migliori film degli ultimi anni, forse il migliore se consideriamo le fondamenta su cui necessariamente deve poggiare.
Abbiamo tanti grandi film, partiti da idee geniali e personali, grandi film realizzati fuori dagli schemi senza laccioli e zavorre, ma pensate cosa voglia dire partire dal Joker. Muoversi nell’universo di Batman. Star lì nell’unica zona in cui la DC ha avuto successo. Tanta roba, signori!
Ora immaginiamoci Todd, che va da Mr. Warner e gli dice: “Ok, ti faccio questo film sul Joker con Joaquin Phoenix e De Niro.”. Perfetto dice Mr. Warner, due attori che sono una garanzia.
Sì, però a quello con il mantello e il cappuccio non lo nomino nemmeno, Gotham è marginale, non ci sono altri supereroi, effettivamente c’è solo Arthur Fleck, che nessuno conosce ma che io so che diventerà il Joker, nessuno mena nessuno e vorrei lavorare sul disagio mentale. Bum!
Mr. Warner, non capisce bene, però inizia a pensare che vorrebbe Stanley Kubrick o Milos Forman dietro alla cinepresa, ma… sono morti. Magari pensa che potrebbe salvarsi con qualche produttore esecutivo dello Studio che lo tenga in riga, o magari ci crede davvero anche lui.
Poco importa… il motore è oramai acceso e il razzo si sta staccando dalla rampa di lancio.
Joaquin Phoenix, un Joker perfetto…
Eccolo Joaquin Phoenix con una badilata di chili in meno, un portamento da fare invidia a un incrocio tra Quasimodo e Sbirulino e una faccia che sembra uscita Shining.
Sguardo che dardeggia ovunque tranne che sull’interlocutore, universo sfocato, una vita nascosta dietro il suo lavoro, la maschera del clown per non affrontare l’inaffrontabile. La sigaretta usata come scudo contro la realtà, focalizzarsi su un semplice gesto comprensibile, essenziale, basilare per escludere il circondario.
Il disagio di essere diversi, di non capire nemmeno bene ciò che ci circonda pur avendo la capacità di intendere che non stiamo capendo… Cosa c’è di peggio?
Di peggio c’è l’imposizione della necessità di essere sempre felici: “stampati un sorriso in faccia!”
Un sorriso che negli anni si trasforma in ghigno per poi esplodere in fragorosa, liberatoria risata.
…Per un regista perfetto
Ma se Phoenix riesce ad essere tutto questo è perché diventa strumento nelle mani di un regista che sa usare la materia, la luce, l’inquadratura, tutto lo strumento filmico per restituirci l’affresco totale. C’è molto di Re per una Notte – film troppo sottovalutato – in Joker, c’è molta della necessità di apparire, c’è grande critica alla società. Quanti gradi di separazione troviamo tra i Gilet Gialli e la Rivolta dei Pagliacci di Gotham? Pochi.
Phillips unisce l’inquadratura all’opposizione cromatica degli ambienti per aumentare lo stridore tra realtà e immaginario. Il bianco del trucco di fondo che cozza con il rosso del sorriso, sono gli stessi scontri cromatici tra presunta sanità mentale (Arkham Asylum) ed eccesso (lo studio televisivo di Murray Franklin).
Infine la colonna sonora: violoncello imperante (di Hildur Guonadottir) che con il suo suono penetrante, si insinua nello spettatore trasportandolo nel mondo di Arthur Fleck. Un motivo che alla lunga diventa quasi un disturbo, un fastidio da rimuovere e che improvvisamente scompare, insieme a Fleck, sostituito da potenti brani rock, mentre IL Joker prende il sopravvento.
Ah, giusto marginalmente ci sarebbe anche De Niro nel film. Dopo aver toccato il fondo del barile con prove indegne delle sue capacità, Bob nel 2019 si è ricordato che è un grande attore – e speriamo non lo dimentichi nel 2020 – e quindi si è concesso solo Joker e il nuovo film di Martin Scorsese. Bravò!
A cura di Valerio Salvi