La nostra intervista a Daniel Cuello, autore della graphic novel Mercedes
Il 24 ottobre, BAO ha pubblicato Mercedes, di Daniel Cuello. Il terzo lavoro dell’autore, che ha seguito Guardati dal Beluga magico e Residenza Arcadia, sempre editi da BAO. Mercedes ci racconta la fuga della donna più potente del mondo, si intitola infatti come il nome della protagonista. Un personaggio con una forza straordinaria, chiamato a rispondere delle terribili conseguenze delle sue azioni, ma ancora capace di tenere duro e lottare contro tutti per la sua libertà.
Abbiamo incontrato Daniel Cuello nel corso del Lucca Comics & Games 2019 e, per farci ben volere, lo abbiamo omaggiato con una vaschetta di stracchino.
Mi piacerebbe iniziare chiedendoti del tuo ultimo lavoro, Mercedes. In particolare, vorrei parlare proprio della protagonista, questa donna potente, sicura di sé. Hai già spiegato come a livello fisico tu ti sia ispirato principalmente a una signora conosciuta nella tua infanzia, ma anche a figure come Margaret Thatcher o Elisabetta I. Come sei arrivato poi alla caratterizzazione completa di questo personaggio, che è in verità abbastanza complesso? A chi ti sei ispirato per indagare l’aspetto psicologico di Mercedes e darle un background?
All’inizio Mercedes doveva essere un personaggio molto legato all’etichetta: una donna posata, equilibrata. Poi, però, ho pensato che avrebbe dovuto catturare il lettore per la sua ambiguità: avrebbe dovuto avere una doppia faccia. Da una parte, Mercedes è una signora elegante, apparentemente educata e gentile con il prossimo, ma in realtà nella vita privata parla in modo volgare, è una persona che urla, che si arrabbia. È iraconda, ed è proprio questo che doveva trasparire. Mi sono ispirato in parte anche a me stesso, perché sono uno che si arrabbia parecchio. Ho voluto costruire un personaggio il più possibile realistico, vero, sincero. E così è venuta fuori questa Mercedes.
Quindi possiamo trovare qualcosa anche di te stesso in questo personaggio? Hai deciso in qualche modo di riflettertici.
Sì, infatti. Non solo questo, ma molte altre cose di Mercedes sono parte di me, sono proprio tirate fuori dalla mia personalità.
Di Mercedes vediamo diversi ricordi, diversi flashback, anche legati all’infanzia. Tu disegni spesso persone anziane, ti piacciono i vecchietti. La stessa Mercedes è una signora di una certa età. Ecco, sappiamo tutti che gli anziani vivono di ricordi, vivono con uno sguardo sempre rivolto al passato, per cui è ovvio che con protagonisti di questo tipo ritorni spesso il tema della memoria. Che importanza ha per te questo tema, la memoria, e che peso ha nelle tue opere?
Per me la memoria è una cassaforte in cui custodisco le cose più importanti della mia vita. Per esempio, quando dall’Argentina sono arrivato in Italia da bambino, a otto anni, mi sono sentito sradicato dal mio Paese. Tutto quello che è successo in quegli otto anni precedenti, mi è rimasto impresso nella mente come una fotografia. Anche se ero molto piccolo, ho dei ricordi vividi, che prima o poi penso diventeranno un libro. È una cosa non succede a tutti, perché magari da quando nascono a quando diventano adulti vivono sempre nello stesso posto e non subiscono uno stacco netto… Insomma, la memoria per me è fondamentale. La uso anche quando vedo delle persone che mi interessano, che sembrano simpatiche, anche se non le conosco. E in quel momento le catturo, le memorizzo e poi le restituisco disegnate. Mi piace dire che “rubo le persone”.
Questo mi fa sorgere una domanda: ma qualcuno ti ha mai sgamato mentre lo ritraevi?
Una signora una volta mi ha colto sul fatto. Ero sul treno, in realtà non la stavo solo guardando, ma la stavo anche riprendendo con l’iPad. E penso che se ne sia accorta, perché si è alzata ed è andata a sedersi da un’altra parte.
Non rendi mai palese l’ambientazione delle tue opere, né a livello geografico né a livello temporale, ma in questo caso capiamo di trovarci in una sorta di futuro distopico, in cui la natura sta morendo, in cui il potere sembra essere accentrato nelle mani di un unico Partito. Cosa c’è della società attuale nel mondo di Mercedes e quanto credi che possiamo essere vicini a raggiungere uno scenario simile a quello che hai immaginato?
Come dicevo prima, io sono stato sradicato dal mio Paese e questo ha fatto di me una persona che non si è mai sentita a casa da nessuna parte. In Argentina mi trattano come uno straniero e in Italia mi sono sempre sentito diverso dagli altri. Questo si riversa un po’ nelle mie storie, che non hanno una localizzazione perfetta. L’ambientazione semplicemente è un “non luogo”, che rispecchia come mi sento io interiormente. Riguardo al contesto temporale, non descrivo niente che non sia già successo una volta nella storia. Ci sono stati e ci sono tuttora sconvolgimenti geopolitici, dittature, esodi di massa e cataclismi naturali. “Mercedes” potrebbe essere un racconto distopico perché è ambientato in un futuro prossimo e plausibile. Ho rielaborato questi elementi e li ho inseriti nella mia storia, anche per accusare un po’ la nostra società che fa finta che tutto questo non possa essere vero. A proposito della questione climatica, a un certo punto un personaggio dice a Mercedes che c’è una grande inondazione in metà del mondo. Lei risponde “Non parlarmi del clima, ho cose più urgenti di cui occuparmi”. Ed è questo l’atteggiamento di tutti noi: siamo presi dalla nostra vita e ci dimentichiamo che, invece, sta succedendo un disastro irreversibile e se non agiamo non abbiamo speranze di arginarlo.
Tu infatti hai presentato Mercedes come “l’umanità racchiusa in una persona sola”, ma hai anche detto che nessuno può davvero identificarsi in lei.
In realtà molti lettori mi stanno dicendo che si identificano in Mercedes, perché lei è una stronza! Credo che tutti noi abbiamo un lato così, ma abbiamo un filtro che ci aiuta a nasconderlo. Mercedes è talmente potente, ricca e influente a livello planetario, che non ha bisogno di frenarsi e può permettersi di essere se stessa al cento percento. I lettori lo capiscono e un po’ si immedesimano, quasi la invidiano perché vorrebbero poter essere perfidi come Mercedes.
Allontanandoci un attimo da Mercedes, vorrei chiederti qualcosa riguardo al modo in cui ti raffiguri nelle tue vignette. Dicevi che si tratta di un personaggio nato molto tempo fa, che è sempre rimasto più o meno lo stesso nel corso degli anni e nel quale ti identifichi molto. Questa tua identificazione col personaggio non rischia, a volte, di essere un limite? Non senti il bisogno di cambiare qualcosa? Perché abbiamo notato che nel tuo profilo Facebook hai pubblicato un paio di vignette con una fisionomia nuova, diversa.
Per me non è un limite, mi piace che ci sia un personaggio che tira fuori la parte simpatica e divertente che è in me. Io sono un brontolone, uno che si lamenta sempre, ma chi mi sta intorno percepisce questo aspetto del mio carattere come una cosa buffa. Però, ci sono alcune cose che non voglio raccontare in modo umoristico, dunque non posso usare quel personaggio: devo fare un passo in più. Per raccontare cose più intime sto lavorando a un personaggio meno caricaturale, che avete visto in una delle ultime vignette online.
Quindi a questo punto, una domanda (anche forse un po’ scontata) sui tuoi progetti futuri. Ci sono alcuni piccoli collegamenti tra Mercedes e Residenza Arcadia. Esiste una sorta di Cuello-verse in cui sono inserite tutte le tue storie? Se sì, questo significa che ci sono speranze di rivedere i personaggi che ne fanno parte?
C’è sicuramente un legame tra Residenza Arcadia e Mercedes e c’è un Cuello-verse. Questo lo confermo. E sicuramente succederà ancora qualcosa in quell’universo, anche se non so dirvi quando.