Da Walter White a Cartesio, da Jon Snow a Spinoza, un viaggio tra filosofia e serialità televisiva
Filosofia e serie tv, a prima vista, sembrano due argomenti che non vanno per niente d’accordo: la prima è una delle materie più odiate dagli studenti di tutto il mondo; le seconde sono prodotti d’intrattenimento capaci di divorarsi una fetta consistente del nostro tempo libero. La prima lezione che Rick DuFer, autore di Spinoza e Popcorn (DeAgostini 2019), vuole trasmettere ai lettori è il valore dell’approfondimento. Armandosi di passione e pazienza è possibile scavare a fondo nei personaggi delle serie che ci piacciono di più, scoprendo che non solo i loro pensieri somigliano a quelli dei filosofi, ma che la filosofia può parlare anche all’essere umano del 2019.
Nella sua opera lo scrittore e youtuber Riccardo Dal Ferro tratta i più grandi temi della disciplina con un linguaggio snello e alla portata di tutti, aiutato dai continui parallelismi con la serialità contemporanea e dalle illustrazioni del sempre eccellente Daniel Cuello.
Filosofia e serie tv: il rapporto tra corpo e mente
Tra Cartesio e Altered Carbon
La serie Netflix Altered Carbon comincia con Takeshi Kovacs che si risveglia in un corpo diverso da quello in cui si era addormentato. Questo è possibile perché nell’universo della vicenda la coscienza umana è montata su un supporto digitale, mentre il corpo è solo un involucro intercambiabile. Il rapporto tra corpo e mente è uno degli argomenti più discussi della filosofia mondiale sin dalla nascita del Cristianesimo, che li tratta come due entità ben distinte e portatrici di valori opposti. Anche per Cartesio è così:
- La res extensa è tutto ciò che è concreto e materiale, comprese le sensazioni che proviamo con il corpo.
- La res cogitans è tutto ciò che è spirituale, incorporeo, come la personalità, i desideri e le idee.
La prevalenza di uno dei due poli porta esiti catastrofici per l’uomo. Se vince il corpo la sua limitatezza finisce per penalizzare anche la libertà dell’individuo. Se è la mente a spuntarla, la realtà che ci circonda perde tutto il proprio valore diventando un’illusione. Cartesio cerca così di conciliare i litiganti e trova un punto d’incontro nella ghiandola pineale, organo con proprietà metafisiche in cui corpo e mente diventano un unicum.
La visione di Spinoza
Per Spinoza, filosofo favorito dell’autore, la separazione tra corpo e mente è solo una storiella consolatoria che ci raccontiamo per illuderci di avere il libero arbitrio, il quale in realtà non esiste. Ogni desiderio dell’essere umano è infatti condizionato da cause determinate a loro volta da altre cause, in un cammino a ritroso che procede all’infinito. L’obiettivo del filosofo è proprio emendare il pensiero da difetti e superstizioni come questa per arrivare finalmente a vedere la realtà per ciò che è. La libertà che ci è concessa non è quindi solo della mente, ma anche del corpo: come tutte le altre parti che lo compongono, siamo parte integrante del movimento libero del cosmo.
Filosofia e serie tv: come comportarsi nei confronti della legge?
House of Cards e Thomas Hobbes
House of Cards, la serie culto che segue l’ascesa alla Casa Bianca di Frank Underwood, si regge quasi interamente sul fascino sinistro che il suo protagonista è capace di sprigionare. Il politico interpretato da Kevin Spacey è un freddo calcolatore che nutre totale sfiducia nella capacità degli uomini di decidere per il meglio e pensa che l’unico modo di mantenere l’ordine sociale sia schiacciare tutti sotto il suo potere. Il modus operandi di Underwood si dimostra molto fedele alle massime di Thomas Hobbes, la più celebre delle quali recita “homo homini lupus”: la natura umana è intrinsecamente malvagia e lo spinge a sopraffare i propri simili con ogni mezzo. Le leggi, anche se palesemente ingiuste, devono essere rispettate, poiché rappresentano l’unico ostacolo che impedisce agli uomini di uccidersi l’un l’altro.
Homeland e John Locke
Nicholas Brody, protagonista di Homeland, è di ben diverso avviso. Il soldato americano, reduce dalla guerra in Iraq, torna in patria da spia dei terroristi con l’ordine di preparare un attentato su larga scala. Finisce poi per ribellarsi a entrambe le fazioni perché si accorge che qualsiasi potere utilizza lui e tutti gli altri individui solo per i propri scopi, che nulla hanno a che spartire con la giustizia. John Locke sarebbe assolutamente d’accordo con Brody: per lui la natura umana è collaborativa e le leggi sono l’espressione della collettività, fallibili così come gli esseri che le scrivono. Se una norma limita la libertà la ribellione è legittima, perché il senso di giustizia risiede intrinsecamente dentro di noi, non dipende dalla legge.
Filosofia e serie tv: le insidie della tecnologia
Black Mirror e Gunther Anders
Black Mirror è una delle serie di maggior successo di Netflix, grazie alla sua natura antologica e al fascino della tecnologia, al centro della maggior parte delle vicende narrate. La puntata Ricordi Pericolosi ha come protagonista Liam, che decide di impiantarsi un grain nel cervello. Il dispositivo gli permette di rivivere appieno e alla perfezione qualsiasi evento del passato, ripetendolo a piacimento. Con l’avanzare della storia Liam finisce per vivere solo nel passato, perdendosi il presente.
Esattamente come il povero avvocato, tutti noi siamo sempre più schiavi della perfezione della tecnologia: all’inizio le affidavamo solo calcoli complessi, mentre ora lasciamo che risolva anche quelli che una volta facevamo a mente, con il risultato che mentre lei si potenzia noi ci indeboliamo. A lungo andare questa consapevolezza si trasforma nella speciale forma di depressione che Gunther Anders chiama vergogna prometeica, la quale toglie ogni gusto alla vita e alle percezioni non mediate dalla tecnologia.
La tecnologia per Heidegger
Il filosofo Martin Heidegger, per distinguere le diverse modalità con cui la tecnologia incide sulle nostre vite, individua una differenza sostanziale tra i suoi prodotti.
- L’artefatto è un oggetto creato dall’uomo, che un tempo usava la tecnica per disvelare la verità. Un artigiano che trae uno sgabello da un ceppo di legno sa tutto di esso: materiale, metodo di costruzione, utilizzo, scopo. Il rapporto tra essere umano e natura è basato sulla conoscenza reciproca.
- L’artifizio è un sistema con cui l’uomo domina sulla natura. Oggi spendiamo la metà del tempo della nostra giornata con gli occhi sullo smartphone, ma non abbiamo la minima idea di quali materiali vengano utilizzati per costruirlo, né delle tappe della sua lavorazione.
Heidegger sottolinea che, con l’andare della storia, il rapporto tra uomo e tecnologia si è ribaltato. Il nostro smartphone ci conosce molto di più di quanto noi conosciamo lui, quindi non è più vero che esso è uno strumento nelle nostre mani. Siamo noi che siamo diventati suoi strumenti!
Filosofia e serie tv: il rapporto con la religione
Lost: i miracoli esistono?
All’inizio di Lost, il prodotto di J. J. Abrams che forse ha messo la prima pietra per costruire la nostra idea contemporanea di serie tv, John Locke è il passeggero disabile di un volo di linea. Dopo lo schianto dell’aereo sull’isola l’uomo recupera l’uso delle gambe gridando al miracolo, inteso come deviazione inspiegabile del corso normale della natura. F. W. J. Schelling, massimo esponente della filosofia trascendentale, non aveva dubbi sull’esistenza dei miracoli: dietro lo sviluppo dell’universo c’è un’intelligenza assoluta chiamata attività pura, il cui progetto avanza costantemente verso il meglio.
L’uomo fa parte della Natura intesa come tutto ciò che esiste, e con il metodo scientifico può conoscerne solo una minima parte. Per questo i miracoli esistono senza dubbio. All’ottimismo di John Locke si contrappone lo scetticismo di Jack Shephard, medico che sostiene la superiorità delle leggi naturali sull’immaginazione dell’uomo. Un punto di vista molto simile viene esposto da Baruch Spinoza (ancora lui!) nel Trattato teologico-politico: molti miracoli della Bibbia sono stati interpretati come tali a causa dell’estrema ignoranza degli scrittori e dei destinatari dell’opera. Tutti gli eventi sono spiegabili con il raziocinio, a patto di possedere conoscenze abbastanza approfondite. Per Spinoza Dio è la Natura stessa e non esiste alcuna entità esterna come l’attività pura, quindi le leggi naturali non possono essere sovvertite.
Filosofia e serie tv: come comportarsi con gli altri
Tredici: Hannah Baker e Jean Paul Sartre
Hannah Baker, protagonista di Tredici, è spinta da coloro che credeva fossero i suoi amici in una spirale irreversibile che la porta prima alla depressione, poi al suicidio. La sofferenza che pian piano la travolge è causata dal rapporto con gli altri, proprio come nel pensiero di Jean Paul Sartre. La massima più celebre del filosofo francese è “l’inferno sono gli altri“, poiché tutto ciò che limita la nostra libertà nella vita di tutti i giorni trova la propria origine nelle persone che vivono intorno a noi. L’altro è un’entità che non possiamo ignorare, che ci giudica continuamente, ci fa vergognare di noi stessi. Rispettiamo le regole non perché sia giusto così, ma perché abbiamo paura del giudizio degli altri. Persino la violenza è frutto dell’impossibilità di sopportare il giudizio altrui.
Breaking Bad: Heisenberg contro Kant
Breaking Bad, una delle serie tv più acclamate di tutti i tempi, racconta il cambiamento radicale di un uomo. Walter White, timido e impacciato professore di chimica, diventa Heisenberg, signore della droga senza scrupoli. Nel corso di tutte e cinque le stagioni l’uomo giustifica la sua discesa nella malvagità con la necessità di provvedere alla propria famiglia, ma la verità è che vede gli altri come semplice materia inerte da calpestare o manipolare a piacimento per raggiungere i propri scopi.
Il personaggio di Heisenberg avrebbe dato molto fastidio a Immanuel Kant, che invece identifica l’altro come l’obiettivo finale di tutte le nostre azioni. L’agire morale è un imperativo categorico: ogni azione deve essere messa in atto pensando a cosa succederebbe se essa diventasse una legge universale, ovvero se tutti la facessero. Ecco quindi che torna la massima “non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te”.
Stranger Things: l’amicizia che salva
Stranger Things racconta la storia di quattro ragazzini normalissimi alle prese con una situazione terribile: nella realtà si è creata una spaccatura che la collega con il Sottosopra, un mondo oscuro in cui dimora un mostro chiamato Demogorgone. Come se non bastasse le loro vicende si incrociano con quelle di Undici, una fanciulla dai poteri paranormali.
Ognuno dei protagonisti, preso da solo, non avrebbe alcuna possibilità di superare le avversità che la vita gli mette davanti, ma è il profondo rapporto di amicizia che lega i cinque a portarli al trionfo. Una visione molto simile a quella di Martha Nussbaum, per la quale l’altro è un elemento indispensabile in relazione al quale l’io si definisce nella propria unicità. L’amicizia è l’unico contesto in cui possiamo essere noi stessi, condividendo emozioni e paure in totale libertà. La solitudine, al contrario, è pericolosa perché non permette di approfondire le proprie sensazioni, priva com’è del termine di paragone fondamentale rappresentato dall’altro.
I temi di filosofia e serie tv trattati da Rick DuFer nel suo Spinoza e Popcorn sono questi e molti altri. La vera natura e la destinazione della Storia vengono messe in relazione con il personaggio di Rustin Cohle, protagonista della prima stagione di True Detective, e con le idee di Schopenhauer, Nietzsche e Hegel.
La mentalità marxista di Daenerys Targaryen, il pragmatismo di Varys e Petyr Baelish e la lungimiranza di Jon Snow sono elementi non trascurabili del successo di Il Trono di Spade. Attraverso i personaggi di Bandersnatch e Maniac, con l’ausilio di Kant e Berkeley, viene presa in considerazione la possibilità che tutti stiamo vivendo dentro una simulazione. Ce n’è davvero per tutti i gusti.
Filosofia e serie tv sono quindi come corpo e mente nella visione di Spinoza: entità quasi indistinguibili che fanno parte della stessa Natura.