Non solo 1917: vediamo quali sono i film con i migliori piani sequenza
Il maestoso war movie dal regista degli 007 del nuovo millennio, Sam Mendes, è ormai approdato nelle sale italiane. Nominato a 10 premi Oscar, 1917 si distingue per il fatto di essere costruito interamente di lunghi piani sequenza montanti in modo da sembrare un’unica inquadratura ininterrotta. In modo similare a come aveva fatto il film vincitore del Premio Oscar al Miglior Film del 2015, Birdman.
Con questa scusa, andiamo a rivedere quali sono stati i film con i piani sequenza più significativi della storia del cinema.
Innanzitutto determiniamo cosa sia un piano sequenza (o long take), ovvero un’inquadratura ininterrotta che svolge da sola il ruolo di un’intera scena. Non è semplice sicuramente realizzarne visto che è previsto, da parte dell’intera troupe, un’armonia estremamente chirurgica poiché il minimo errore prevede il dover rigirare la scena dal punto di partenza. Non è quindi una tecnica troppo abusata poiché, oltre alla scomodità, si deve mettere in conto un alto budget e tanto tempo per la realizzazione.
È anche vero però che con l’arrivo del cinema digitale la gestione dei piani sequenza si è semplificata, poiché non si “spreca” più pellicola nei take errati ma semplici dati di memoria.
Con questo in mente partiamo col primo titolo.
Nodo alla gola (1948)
Uno dei massimi capolavori di Alfred Hitchcock è sicuramente Nodo alla gola, uno dei primissimi film ad usufruire stilisticamente della tecnica del piano sequenza. La storia è infatti interamente narrata in dieci uniche inquadrature, dalla durata ciascuno di circa dieci minuti. La durata non è casuale perché dieci minuti sono proprio la lunghezza di pellicola che un rullo può contenere (circa 300 m). Le scene spezzate sono quindi un limite tecnico dovuto all’epoca e gli stacchi sono camuffati in entrate in nero per dare l’illusione di continuità, inaugurando il genere del “finto” piano sequenza.
L’infernale Quinlan (1958)
In ogni lista che si rispetti, Orson Welles è necessario. La prima scena dell’Infernale Quinlan è il simbolo di cosa sia un piano sequenza. I primi tre minuti della pellicola sono infatti un vorticoso viaggio tra le vie di una cittadina in cui la telecamera segue una macchina con una bomba nel bagagliaio, ombra invisibile che pervade l’intera sequenza. La stessa scena, tagliata in più inquadrature, non avrebbe dato la stessa tensione all’azione, dimostrando come l’utilizzo del long take possa essere un’importante mezzo espressivo.
Shining (1980)
È impossibile parlare di Shining senza parlare della scena del triciclo. Il mastodontico horror di Kubrick ha infatti uno dei piani sequenza più importanti della storia del cinema poiché utilizza una tecnica registica nuova per l’epoca: la steadicam. Quest’ultima consiste in un’imbracatura che permette all’operatore di muoversi velocemente pur mantenendo la stabilità della macchina da presa. Stanley Kubrick chiamò sul set lo stesso inventore della steady, Garrett Brown, per la famosa scena in cui Danny pedala tra le mura dell’Overlook Hotel, confezionando uno dei piani sequenza più iconici del cinema.
Omicidio in diretta (1998)
Brian De Palma è diventato famoso nel corso della sua carriera per i suoi virtuosismi registici. Da Carlito’s Way a Scarface, il regista statunitense ha sempre utilizzato la macchina da presa al massimo delle sue potenzialità. Omicidio in diretta ha uno degli esempi migliori di questa poetica della regia. La seconda scena del film è infatti un tronfio piano sequenza di dieci minuti che, nel momento in cui è stato girato, comprendeva il maggior numero di comparse in campo mai riprese in un’unica scena. Una vera e propria sfida per uno dei più interessanti film di De Palma.
Le armonie di Werckmeister (2000)
Il cinema contemplativo contemporaneo (o slow cinema) è forse l’ambito in cui il piano sequenza è più sperimentato, essendo il montaggio uno strumento spesso rifiutato dagli autori di questa corrente. Il regista più rappresentante del CCC è sicuramente l’ungherese Béla Tarr, di cui quasi tutti i lavori sono prodotti esclusivamente con lunghissimi long take.
Le armonie di Werckmeister, uno dei suoi film più belli, si apre con un commovente piano sequenza ambientato in una taverna dove un astrologo cerca di spiegare a un gruppo di operai ubriachi come funziona il sistema solare. La telecamera si muove, nel piccolo spazio a disposizione, con grazia ed eleganza, allargandosi e stringendosi sui personaggi che simulano i movimenti della luna e del sole. La regia è essa stessa metafora del moto di rotazione terrestre, trasformando la telecamera in un satellite in grado di portarci nello spazio dalle mura di un povero pub ungherese.
Arca Russa (2002)
Il primo film realizzato interamente con un unico (e vero) piano sequenza è Arca Russa di Aleksandr Sokurov. Nessun trucco nessun inganno, il capolavoro di Sokurov è il complesso lavoro di più 4500 addetti tra cui 867 attori, 3 orchestre e 22 assistenti alla regia. Il film è la soggettiva di un misterioso “viaggiatore” che si ritrova all’Ermitage di San Pietroburgo tra presente e passato, rivisitando i momenti salienti della storia russa.
Progettato in diversi anni, e girato in quattro tentativi, il film di Sokurov è l’emblema di ciò che significa girare in piano sequenza, e un film che ogni appassionato di cinema dovrebbe vedere e rivedere.
Gli unici altri due esempi di cinema realizzato con un unico long take senza interventi digitali sono Victoria (2015) e Utøya 22. Juli (2018).
Oldboy (2003)
Se girare una scena in piano sequenza è complicato, figuriamoci una scena d’azione. Oldboy di Park Chan-Wook è un capolavoro del nuovo cinema coreano, e la scena della battaglia nel corridoio è uno dei motivi che lo rendono tale. In questa tenebrosa storia di vendetta, il protagonista si ritrova a combattere a mani nude contro una dozzina di uomini all’interno di un lungo corridoio. Park rimuove strategicamente la cosiddetta “quarta parete” riprendendo l’intero scontro come se fosse una striscia di fumetto animata (il film è appunto tratto dall’omonima grapich novel). In tutto questo il lavoro sulla direzione effettuata dalla regia, e la grossa fatica fisica da parte dei numerosi stuntman, rendono questa straziante scena ipnotizzante e difficile da dimenticare.
I figli degli uomini (2006)
Il regista di Gravity e Roma, Alfonso Cuarón, firma nel 2006 un film di fantascienza con un’interessantissima premessa pre apocalittica. I figli degli uomini è la storia dell’umanità quando le persone smettono di essere fertili, condannando così la specie a una lunga e lenta estinzione di massa. Questa angosciosa lunghezza la si riscontra anche nei piani sequenza, numerosi e quasi tutti degni di nota a livello registico. Rimane però forte nell’immaginario cinematografico, la lunga corsa finale attraverso un campo di battaglia, lunga circa 12 minuti. Un long take mozzafiato che stupisce ancora oggi per la complessità della realizzazione.
Hunger (2008)
Il primo film di Steve McQueen (Shame, 12 anni schiavo) è un doloroso biopic su Bobby Sands, attivista morto in prigione a seguito di uno sciopero della fame. Il piano sequenza di rilevanza (numerosi pure in questa pellicola) è quello del dialogo tra il protagonista, interpretato da Michael Fassbender, e il prete della prigione in cui è rinchiuso. Lungo quasi venti minuti, la scena è un’inquadratura statica, a rappresentare la presa di posizione salda e inamovibile di entrambi i personaggi in campo. Un potente momento di cinema e coraggioso inizio carriera di Steve McQueen.
Birdman (2014)
Il Birdman di Iñárritu è il film che più di tutti ha consacrato la tecnica del piano sequenza al pubblico più mainstream. Vincitore all’Oscar per il miglior film del 2015, Birdman è un unico “finto” piano sequenza che narra la storia di un cast teatrale alle prese con la realizzazione di uno spettacolo. Il film è lungo trip di due ore, nonostante sia ambientato in tre giorni, in cui a muoversi (oltre alla telecamera) sono gli attori, i set e addirittura la musica in un’interessante analogia tra cinema-teatro e realtà-finzione.