Cattive acque: i deboli contro i forti nel nuovo film di Todd Haynes
Prosegue l’appassionante relazione tra Mark Ruffalo e i film di inchiesta e di denuncia, e dopo quel capolavoro di Spotlight (e potremmo citare anche Zodiac) lo vediamo come protagonista e produttore in Cattive acque, pellicola di Todd Haynes basata sull’articolo del New York Times Magazine del 2016, The Lawyer Who Became DuPont’s Worst Nightmare, scritto da Nathaniel Rich, sullo scandalo dell’inquinamento idrico di Parkersburg, in West Virginia.
Tutto ha inizio quando l’avvocato Robert Billott (Mark Ruffalo), di uno studio legale che solitamente si occupa di cause aziendali, riceve la visita di Wilbur Tennant (Bill Camp), un mandriano che vive nella cittadina della nonna di Billott, a Parkersburg, che consegna all’uomo degli scatoloni pieni di VHS in cui sono riprese le strane e misteriose morti delle sue mucche e di altri animali nella zona.
Secondo Tennant queste morti, ma anche il comportamento improvvisamente aggressivo degli animali, è riconducibile allo scarico di sostanze inquinanti nelle acque circostanti, ad opera della DuPont.
Robert Billott comprende la gravità della situazione e viene toccato dalla storia del mandriano, peraltro molto burbero e all’apparenza ingrato, ma alle peripezie del quale l’avvocato dedicherà circa 15 anni della propria vita.
Tanto dura infatti una causa che inizialmente Billott aveva preannunciato al suo capo Tom Terp (Tim Robbins) come causa lampo, ma che si protrae per un tempo lunghissimo che sfianca tutti, spettatori compresi. Anche chi ama i film di denuncia infatti non potrà evitare di subire un ritmo eccessivamente lento, lontano dal dinamismo e i plot twist del già citato Spotlight, e ben più vicino a caratteristiche da docufilm.
Cattive acque è un attacco di oltre due ore all’azienda DuPont, con dati e numeri che si susseguono fino ai titoli di coda, aprendo al pubblico gli occhi sulle devastanti conseguenze della pessima gestione di una delle più importanti aziende chimiche al mondo.
Encomiabile sicuramente il coraggio e la scelta di Todd Haynes di mostrarci tutto ciò, prendendo una netta posizione, ma di certo uno script simile prevede anche il rischio di tendere a una certa inerzia.
Non dal punto di vista tecnico, dove l’inappuntabile fotografia di Edward Lachman è un regalo per i nostri occhi. Una paletta sporca, grigio-bluastra che ben si sposa con il dramma che vivono tutti i protagonisti di questo tremendo racconto, in cui non sembrano esserci vincitori ma solo vinti.
La DuPont, costretta a fare i conti con risarcimenti miliardari; Tennant e le migliaia di persone che si sono ammalate per le cattive acque; e soprattutto Robert Billott.
È sul suo dramma e la sua sofferenza che calca la mano Haynes, nonostante le conseguenze dello scarico di sostanze inquinanti e il successivo scandalo del Teflon siano infinitamente più gravi della situazione vissuta dall’avvocato. Ma Billott è il simbolo dell’eroe quasi per caso, di colui che si trova a combattere contro un gigante e non si tira indietro, fornendoci l‘ennesima versione cinematografica di Davide contro Golia, di cui però non ci si stanca mai.
La tensione di matrice thrilleriana qui lascia il posto alla calma apparente del protagonista, alla sua costanza e tenacia, alla forza di non arrendersi mai anche di fronte a centinaia di scatoloni di documenti. Tuttavia l’egemonia della DuPont come ci viene descritta in Cattive acque è talmente grande da rendere allo stesso modo agghiacciante e angosciante il racconto, instillando nello spettatore, minuto dopo minuto, la convinzione che il potere vincerà sempre.
Al nostro eroe spetta l’arduo compito di sovvertire questa amara dottrina, eppure alla fine del film non si potrà che provare solo e soltanto sdegno verso tutto questo. Il vero intento del regista, peraltro, che per far ciò si serve di due grandi attori: Mark Ruffalo, misurato e compassato, pesa e gestisce azioni e comportamenti, dando un potentissimo significato ad una sorta di illusoria monoespressività , ai suoi tic e al mutamento del suo corpo che inizia a rispondere allo stress; Anne Hathaway è formidabile, resta un passo indietro (per fare una citazione in trend), ma esplode al momento giusto, motivando il marito e cercando di salvare anche un rapporto di coppia messo a dura prova dal lavoro.
In definitiva Todd Haynes ha fatto i compiti i casa e li ha fatti pure bene, ma dobbiamo altresì segnalare che tutta la sua apprezzabile voglia di gridare al mondo che bisogna ribellarsi alle ingiustizie, si perde eccessivamente in didascalismi e spiegazioni che ci allontanano dai ritmi propulsivi delle più grandi opere di questo genere, accantonando un po’ troppo l’anima e il ritmo del film.
Cattive acque sarà nei cinema italiani dal 20 febbraio 2020.