Partiamo dalla fine: l’idea che Konami stia cercando di seguire maldestramente gli andamenti di un mercato sempre meno permissivo in termini creativi e sempre più blindato nel seguire strategie di investimento ben definite, rinnegando quanto c’è stato di buono nei propri trascorsi come nemmeno la peggiore Capcom di oggi, è ben forte, e il famigerato e discusso ritiro (forzato?) di Hideo Kojima dai piani dell’azienda, potrebbe esserne una diretta conseguenza. Ma facciamo un passo indietro. Mille vicissitudini più o meno surreali stanno anticipando il lancio dell’attesissimo (ora poi più che mai) Metal Gear Solid V: The Phantom Pain, non ultima in ordine di importanza, la curiosa questione del Dottor Sergio Canavero, le cui fattezze reali sono state palesemente “riprese” da Kojima per creare un personaggio all’interno del gioco. La coincidenza diventa ancora più intrigante se si considera che la persona reale e quella virtuale hanno ben più dei connotati in comune, ovvero evidenti attitudini mediche legate ai trapianti… mah, misteri misteriosi made in Kojima Production, fatto sta che nel caos generale, Konami si sta anche per beccare una bella denuncia dalla “vittima” a cui è stata apparentemente rubata l’immagine.
Ad ogni modo, la notizia più sconvolgente, in questi giorni sulla bocca di tutti, è sicuramente quella che Kojima non lavorerà più con Konami. Le cause di questa separazione possono al momento solo generare un milione di speculazioni, e altrettante sono le conseguenze che possiamo immaginare. Siamo talmente abituati a vederne di tutti i colori quando c’è di mezzo l’autore della celebre saga Metal Gear, che quasi verrebbe da pensare che sia una gigantesca burla. Ma poi a mente fredda, verrebbe da chiedersi “a che pro”? No ragazzi, qui qualcosa di serio è successo, qualche screzio irreparabile tra le parti che non ha trovato soluzione indolore, ma difficilmente verrà alla luce in modo chiaro nel prossimo futuro, in quanto in questi casi si tende sempre a sorvolare con la diplomazia i dettagli dell’accaduto per uscirsene un po’ tutti puliti allo stesso modo. Una delle possibili ipotesi comunque, è che Kojima e Konami avessero in mente due destini ben diversi per la saga di Metal Gear. Kojima è sempre stato tanto geniale quanto lunatico e “inaffidabile” per certi versi, troppe volte le sue dichiarazioni sono state smentite dai fatti, e non sono mancati nemmeno propositi inconcludenti nella sua carriera che sicuramente non hanno giovato agli investimenti della compagnia (ricordate tutti sicuramente il primo prototipo fallimentare di Metal Gear Rising, che rimase poco proficuamente a “mantecare” per un’eternità nel limbo della pre-produzione, prima che Kojima si decidesse a passare lo scettro a Platinum Games).
Quante volte doveva concludersi in maniera definitiva la saga di MGS secondo le parole di Kojima finora? Una, due, tre? E se fosse sempre stata reale intenzione di Kojima chiudere le avventure di Snake per potersi dedicare ad altro? In fondo considerati i tempi infiniti dello sviluppatore giapponese, non sembra troppo strano che abbia considerato che la vita non fosse abbastanza lunga per protrarre all’infinito inediti progetti e cercare nuovi stimoli creativi. Ma se Konami, la quale andando avanti e vedendo decimate (per propria colpa) in maniera sempre più netta le proprie galline dalle uova d’oro (alcune stuprate senza alcuna pietà, come Castlevania, la cui ultima iterazione Lords of Shadow 2 incarna precisamente quella maldestra corsa ai gusti “popolani” di cui accennavo in incipit) avesse in qualche modo costretto papà Hideo a proseguire la saga? Potrebbe essere che il buon Koji abbia deciso di sbattere i piedi per l’ultima volta, decidendo che “no, o si chiude qui, o io mi chiamo fuori”, magari non tanto perché realmente stanco del suo pupillo, ma per proteggerlo da una serialità nociva per il proprio pedigree. Non è da escludere d’altra parte nemmeno che il dissenso non fosse necessariamente da attribuire al disaccordo sul chiudere o meno la saga, ma su quale direzione farle prendere. Sappiamo infatti che Konami ha ufficialmente dichiarato che pur senza l’autore originale, la saga in qualche modo andrà avanti. Konami potrebbe semplicemente aver pensato che un Metal Gear meno Solid e più…”Call of Duty”, magari a cadenza biennale, sia più profittevole, e nonostante non sia assolutamente una serie in perdita, il gioco e i costi di sviluppo attuali non valgano la candela.
Eppure, dietro quella che diplomaticamente sembra una radicale e controversa strategia di marketing e un cambiamento delle politiche aziendali, c’è di più. C’è infatti del risentito “revisionismo” della propria immagine passata, un’immagine che non vuole più omaggiare il nome di Kojima riportandolo come è giusto che sia, nei giochi che ha creato, come a dire, “Metal Gear non è Kojima, Metal Gear è Konami”. Ma davvero è possibile pensare che Konami creda nell’ingenuità degli amanti della serie? E può davvero essere una mossa furba estromettere a mente fredda e con cognizione di causa l’uomo immagine più importante della loro azienda, contribuendo al disfacimento tra l’altro, di uno dei progetti più promettenti del prossimo futuro come Silent Hills P.T.? Ragazzi ricordiamoci che con questo Silent Hill era nell’aria un rinvigorimento del brand ormai avvizzito da tempo mica da ridere! Con al timone Kojima, la collaborazione del regista Guillermo del Toro, l’investimento sull’immagine dell’attore Reedus e una campagna pubblicitaria spaziale e innovativa portata avanti con il teaser interattivo del gioco. Tutta questa preparazione buttata all’aria, per cosa? Perché forse si sono resi conto improvvisamente che il ramo videoludico della loro azienda non è sostenibile in questi termini e c’era bisogno di un ridimensionamento? Perché tra pachinko, giochi mobile, e altre attività meno rischiose è più remunerative, progetti tripla A d’autore non rientrano più tra i buoni investimenti? Naa… io non ci credo. Troppo da perdere, e troppi investimenti fatti sui progetti del designer giapponese. Penso piuttosto che però queste problematiche pre esistenti potrebbero essere state la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
- Le avvisaglie di un tracollo finanziario per questa specifica branchia della società, che io sappia comunque in generale salute, erano in qualche modo intuibili viste le pessime mosse operate negli anni con i loro maggiori brand (Silent Hill e Castlevania in primis) e non dimentichiamoci il campanellino d’allarme suonato nel cervello delle tante persone più smaliziate che seguono il mercato, quando un anno fa Ground Zero si è palesato come prodotto stand alone, “mmmmh…” direbbe qualcuno. Tutta l’operazione (si insomma… lo sfanculamento di Kojima) sembra costare a Konami molto più di quanto potrebbe in altre prospettive farle guadagnare. Perciò ve lo dico, secondo il sottoscritto qualcuno ha scazzato alla grande e le conseguenze, sono state collaterali e non volute. Forse ne Konami ne Kojima volevano finisse cosi, o forse l’ha voluto solo quest’ultimo (nonostante non riesco davvero a immaginare fosse previsto, visto l’enorme tempo che lo sviluppatore ha speso anche nel progetto Fox Engine, che deve necessariamente abbandonare senza averlo sfruttato appieno), ma che i capoccia di Konami l’abbiano fatto rientrare nei business plan a priori, ripeto, non mi torna affatto.
Ma ciò che conta ora non è più tanto quello che è stato ma piuttosto quello che sarà: Konami senza Kojima è come Nintendo senza Miyamoto, anzi peggio, perché seppur (non me ne vogliano) infinitamente meno incisivi artisticamente, in Nintendo qualche identità di spicco, tra i vari Aonuma e Sakurai rimarrebbe. Konami chi ha? Vi viene in mente qualche altro game designer che si è fatto un nome negli anni che militi ancora nella compagnia? A me no. Sostanzialmente in un certo qual modo, e proprio perché paradossalmente avevano poco niente da questo punto di vista, Konami perde TUTTO senza Kojima. A cominciare proprio dal più prezioso dei loro brand (amaramente in termini commerciali, insieme a PES) di cui rimane solo il nome e nient’altro. Perché parliamoci chiaro: Metal Gear E’ Kojima. Sono una serie di titoli visceralmente intrecciati con la personalità e la limpida, marmorea visione d’insieme del suo autore, senza non hanno proprio ragione d’esistere (e nel bene o nel male, l’assunto non cambia). Perde la possibilità di rilanciare alla grande Silent Hill, mai più tornato ai suoi fasti dopo l’allontanamento dello storico Team Silent; perde la stima di moltissimi videogiocatori, già provati e sfiduciati dalle scelte delle compagnia sin dai tempi del sodalizio con i, spiace dirlo, deludenti MercurySteam; perde l’occasione di rimanere uno degli ultimi baluardi dello sviluppo giapponese il cui nome possa ancora rievocare qualche barlume di qualità… insomma perde tutto.
E a noi giocatori che resta? Sicuramente la speranza che Kojima metta davvero tutto se stesso in Phantom Pain, ultimo progetto a cui lavorerà per Konami fino in fondo, perché non ci sarà un’altra occasione di chiudere come si deve la saga. Ci auguriamo inoltre che in qualche modo MGSV risulti davvero conclusivo a livello narrativo, perché qualsiasi lacuna lascerà, sarà incolmabile per sempre, a prescindere che la serie vada avanti o meno. Dopo di ché, siamo sicuri che Kojima troverà la sua strada altrove e potrà finalmente dedicarsi ad altro. Un “finalmente” che risuona vagamente amaro se si ripensa a quello che ci si lascia dietro, ma d’altro canto “the show must go on”, Kojima lo sa, Konami lo sa e noi lo sappiamo, vedremo quindi come si svilupperanno le cose. Chiamatemi pure materialista, ma non sto in pena particolarmente per l’una o per l’altra parte, voglio solo un ultimo Metal Gear Solid che sia la summa di quel controverso, inconfondibile, amabile (od odiabile) sviluppo autoriale che l’ha sempre contraddistinto, con quello stile cosi genuinamente “giapponese” che oggi paradossalmente le stesse aziende nipponiche rinnegano sempre più spesso. Voglio il botto finale firmato Kojima Production, e poco importa se non c’è un’etichetta sulla copertina a ricordarmi chi c’è dietro, non ne ho bisogno. A pensarci bene in realtà, non sono poi cosi materialista…