Tales from the Loop è una serie delicata e profonda, di genere sci-fi solo in superficie
Accadono cose strane nella città di Mercer, in Ohio, ma il senso di meraviglia è sempre piuttosto tenue tra i residenti, molti dei quali lavorano al Centro di Fisica Sperimentale. L’acceleratore di particelle nella struttura sotterranea svela i segreti dell’universo, ma provoca anche anomalie fantastiche nel mondo in superficie. Anzi, fa molto di più: “rende possibile l’impossibile”. Tuttavia, Tales from the Loop non si sofferma strettamente sugli eventi misteriosi che si verificano nella piccola comunità; piuttosto, esplora l’impatto emotivo che deriva dalla trasformazione della realtà così come la intendiamo.
Sebbene il ritmo lento potrebbe non essere adatto a tutti, la struttura antologica dello show di Amazon Prime Video assicura che ogni episodio abbia il suo fascino, un po’ drammatico e contemplativo.
I personaggi di Tales from the Loop
Tales from the Loop si concentra principalmente, ma non solo, sulla famiglia Willard, guidata dal fondatore del Loop Russ (Jonathan Pryce, ovvero L’Alto Passero di Game of Thrones). Nelle prime puntate si fa la conoscenza dell’ingegnere e di suo figlio George (Paul Schneider), così come della nuora (Rebecca Hall) e del nipotino Cole. Queste dinamiche familiari sono sviluppate con una grande attenzione ai dettagli e tutti gli attori se la cavano bene nei loro ruoli. Soprattutto Pryce e la Hall danno prova di grande intensità in alcune scene clou, ma, essendo uno show privo di un vero protagonista, tutto il cast fa la sua parte e non rende penalizzante l’assenza di un personaggio trascinatore.
Le lunghe riprese dei paesaggi del Midwest si sposano benissimo con la meravigliosa colonna sonora, dando allo spettatore la sensazione di sentirsi a casa anche quando accadono strani avvenimenti. Le musiche di Tales from the Loop accompagnano le storie di ogni personaggio con violino e pianoforte, e aiutano la serie a comunicare con il pubblico, talvolta trasmettendo un senso di quiete o tristezza, gioia, paura. È una soundtrack solenne, che meriterebbe un posto sugli scaffali di chi colleziona vinili.
Da digital painting a serie TV
Dal momento che la serie si ispira ai dipinti digitali di Simon Stålenhag (che ricopre anche il ruolo di produttore esecutivo insieme allo showrunner e sceneggiatore di tutti e otto gli episodi, Nathaniel Halpern), robot arrugginiti, oggetti fluttuanti e marchingegni dagli improbabili poteri sono elementi di sfondo che suggeriscono una storia ampia e ricca di contenuti, ma sono anche qualcosa di scontato per i personaggi che popolano quel mondo. C’è un mix funzionale di noto e ignoto, passato e futuro. Anche il periodo in cui è ambientata la serie è indefinito: si potrebbe posizionare a metà degli anni ’80, ma è impossibile ancorarla con precisione a quell’epoca vista la tecnologia futuristica (ma sempre rétro) che la fa da padrona.
Gli elementi fantascientifici guidano la narrazione in direzioni nuove, senza cadere nei soliti cliché. In perfetto stile The Twilight Zone, mi verrebbe da dire. Ci sono viaggi nel tempo e i suddetti robot a soddisfare anche il più geek dei geek, ma sotto la superficie c’è la spinosa questione di cosa stia realmente accadendo nel Loop. Il cuore della struttura batte con un ritmo meccanico e, dal momento che gli scienziati rispettano il suo potere, non si sente tenuto in gabbia né teme di essere sfruttato dall’egoismo umano. Pulsa e basta, alterando la realtà in modi inesplorati e affascinanti.
Una serie che scava nel profondo
Sul piano tematico, Tales from the Loop esplora l’amore, la fine della vita e tutto ciò che sta nel mezzo con vari gradi di successo. Sebbene una storyline sulla morte, a metà stagione, svolga uno straordinario lavoro nel mostrare il punto di vista di un bambino su ciò che sarebbe disposto a fare pur di impedire a una persona cara di invecchiare e morire, non tutti gli episodi riescono a coinvolgere e a colpire lo spettatore allo stesso modo; inoltre l’aspetto un po’ “scandi” della storia potrebbe non essere accolto con favore da chi predilige uno stile più hollywoodiano.
Ogni puntata ha comunque qualcosa di importante da dire allo spettatore: l’episodio iniziale, per esempio, presenta il Loop e accenna a come abbia influenzato i personaggi che compaiono nelle puntate successive, tanto da diventare parte integrante della realtà.
Un episodio particolarmente interessante non si concentra neppure sulla famiglia Willard, ma piuttosto su due ragazzi orientali che si innamorano e decidono di fermare il tempo per godersi il loro momento. La loro breve love story potrebbe competere con le migliori viste in qualunque altro film, è potente e intrisa di significato. Dal momento che Tales from the Loop va oltre la fantascienza, ci si imbatte in problemi di identità, in una realtà distopica e in opportunità mancate che dovrebbero attirare coloro che cercano qualcosa di introspettivo.
L’estetica dei paesaggi di Stålenhag carichi di fantascienza è debitamente omaggiata in Tales from the Loop, uno show migliore della maggior parte degli sci-fi disponibili. E il merito è senz’altro dello stile unico. La serie riesce infatti a catturare quella sensazione di inquietudine dei dipinti di Stålenhag, accostando a una scena perfettamente idilliaca qualcosa di decadente – un robot morto nascosto nell’erba o la combinazione opprimente di colori spenti che invade tanti momenti. Attraverso questi piccoli dettagli, la produzione Amazon riesce a evocare la terribile solitudine dei dipinti dell’artista.
Tales from the Loop è un po’ di nicchia
Tales from the Loop non è una serie per tutti. Gli appassionati di fantascienza avranno il desiderio di approfondire i misteri del Loop molto più velocemente di quanto il ritmo dello show consenta. La sceneggiatura di Halpern è così ricca di sfumature che sarebbe un peccato soffermarsi alla sola natura sci-fi del prodotto. Il team creativo si concentra infatti sull’umanità dei personaggi, facendo emergere una varietà emotiva più complessa di quanto potrebbe inizialmente sembrare.
Tales from the Loop era una raccolta di bellissime illustrazioni fantascientifiche pubblicate in due volumi, e ora diventa una serie TV. Questo a riprova del fatto che i veri illustratori, non i fenomeni da social, raccontano intere storie con una singola immagine.
Lo show è disponibile su Amazon Prime Video dal 3 aprile 2020.