Re:Zero ritorna su Crunchyroll… quasi
Ci sono voluti quattro anni dall’uscita della prima stagione dell’anime di Re:Zero kara hajimeru isekai seikatsu (per gli amici, semplicemente Re:Zero) per avere finalmente la seconda e scoprire di più sulle vicende di Subaru nel paese di Lugunica. Purtroppo, causa emergenza virus, anche la sua programmazione è slittata, come quella di tante altre serie attesissime per questa primavera.
Tuttavia, in Giappone e su Crunchyroll in simulcast, prosegue la trasmissione della Director’s Cut della prima stagione, consentendo così ai fan e a nuovi spettatori di immergersi nuovamente nelle atmosfere variegate della storia di Re:Zero, uno degli anime più amati e al contempo controversi del suo genere.
Ritrovarsi in un isekai, un altro mondo, con un potere sconosciuto
Natsuki Subaru, il nostro protagonista, una sera di ritorno da un konbini, si trova improvvisamente in un altro mondo. Non c’è niente che facesse presagire quest’evento, né in questo mondo dall’atmosfera medioevo fantasy, né in quello precedente. Subaru, tuttavia, forte della sua esperienza da hikikomori passata a giocare numerosi videogiochi di questo genere, pensa di potersela cavare e, anzi, si sente quasi esaltato una volta realizzata la situazione (pur continuando a viverla come una specie di sogno).
Presto, però, si renderà conto che le cose funzionano diversamente: dopo un primo incontro con un burbero fruttivendolo, incapperà in un trio di delinquenti, dai quali verrà salvato dalla co-protagonista della storia, la misteriosa Emilia. La ragazza dai capelli argentei spiega poi di dover recuperare urgentemente un oggetto per lei molto importante e così, per ricambiare il favore, Subaru la seguirà in un quartiere povero della città dove entrambi, purtroppo, andranno incontro ad una tragica sorte.
Il bello (o il brutto, dipende dai punti di vista) comincia adesso, quando subito dopo ritroviamo Subaru nella stessa via commerciale nella quale è comparso all’inizio. Parlando con chi aveva già incontrato, scopre che nessuno si ricorda di lui e capisce di essere letteralmente tornato indietro dalla morte, con una modalità che ricorda quella dei videogiochi cui è affezionato: persa la vita, è ritornato ad una sorta di checkpoint che gli permetterà di cambiare il corso degli eventi. L’unico problema sarà il non poterne parlare con nessuno, nemmeno con coloro che ha già incontrato nelle “vite precedenti”.
In una sola prima puntata, divisa in due parti, l’anime di Re:Zero introduce praticamente tutti i suoi misteri più grandi: come mai Subaru è finito a Lugunica? Come mai ha questo potere e perché molti dicono che porta su di sé “l’odore della Strega”? E chi è davvero Emilia?
Re:Zero: un loop che non si risolve mai
La nota dolente più grande di questa prima stagione dell’anime di Re:Zero è proprio il fatto di non riuscire a rispondere a tutte queste domande. D’altronde, è tratto dalla light novel di Tappei Nagatsuki, pubblicata in Italia da Jpop e giunta al suo sesto volume di ventidue pubblicati in Giappone. Una sola stagione anime di una storia complessa come quella di Re:Zero non può gestire e rivelare ogni singolo mistero, anche se in 25 episodi si poteva avere qualcosa di più, ma questo è un punto su cui si può facilmente sorvolare.
Tuttavia, ciò che ci offre la prima stagione consiste in una full immersion nella disperazione, che sia attraverso le emozioni di Subaru o un approfondimento dei personaggi secondari con cui verrà a contatto. Non è un caso che una delle storie più tristi sia quella delle sorelle Ram e Rem, poiché quest’ultima assumerà un ruolo sempre più significativo per Subaru, mentre il ragazzo cercherà di adattarsi alla sua nuova vita.
Ciò che lo porterà alla disperazione sarà quel potere che inizialmente aveva preso con animo quasi positivo: in fondo si trattava pur sempre di un’ulteriore occasione per ricominciare. Ma il ragazzo sembra dimenticare, da principio, che ciò comporta anche il dover ripresentarsi e farsi conoscere nuovamente dalle persone che ha già incontrato. Lentamente ma inesorabilmente, Subaru si troverà catturato dal suo stesso loop, arrivando ad un livello tale di disperazione che lo porterà quasi alla follia. Una follia per di più inspiegabile nella sua radice, proprio perché né lui né altri conoscono il suo legame con la Strega.
L’aspetto negativo (o positivo, di nuovo dipende dai punti di vista) principale, non solo dell’anime ma probabilmente dell’opera originale di Re:Zero, è proprio il suo protagonista. Se si può chiudere un occhio sulla mancanza di background del suo personaggio, ancora non mostrato nella serie, non è così semplice farlo man mano che impariamo a conoscerne il suo carattere carico di difetti. Subaru si presenta, all’inizio, apparentemente sicuro di sé, un po’ spaccone a tratti, caratteristiche che non ci si aspetterebbe da un hikikomori, ritiratosi dalla società a causa delle sue insicurezze. Questo perché Subaru si sente effettivamente protagonista di un’avventura fantasy, nonostante i pro e i contro, e quando l’attenzione non sarà più su di lui cercherà egoisticamente di reclamare quel ruolo, litigando con tutti, perfino con chi fino a quel momento lo aveva sostenuto senza remore.
Il fatto è che, al contrario di altri protagonisti, Subaru non riconosce, o non vuole ammettere, i propri limiti, che sono piuttosto evidenti e gli vengono sbattuti in faccia davanti ad ogni pericolo: per quanto abbia minime conoscenze di combattimento corpo a corpo o di tecniche di spada, non ha particolari risorse per le battaglie che affronterà e ciò lo frustra a tal punto da ignorare le motivazioni altrui, dimostrando tutta la sua immaturità e arroganza.
Finché il loop di morte e rinascita di Subaru non viene superato nei suoi punti cruciali, il ragazzo non avrà l’evoluzione che meriterebbe, in quanto protagonista. Non si può dire che non cresca psicologicamente, comunque, perché, pur rimanendo fondamentalmente un inetto, riuscirà a portare alla nostra attenzione tutta la sua sofferenza, in un climax continuo di scene d’azione in cui non mancherà lo splatter che distingue l’opera.
L’anime di Re:Zero punta tutto sul comparto tecnico
Tenendo ben presente che lo studio d’animazione White Fox collaborò a stretto contatto con Nagatsuki per mantenere il più possibile nell’anime la fedeltà all’opera originale, possiamo allora constatare che le qualità di Re:Zero risiedono soprattutto nel comparto tecnico, a cominciare dalla creazione dei design dei personaggi, che fu oggetto di lunghe rielaborazioni da parte dell‘illustratore delle novel, Shin’ichiro Otsuka.
Certo, è chiaro che per alcuni personaggi si è ricorsi all’utilizzo di alcuni stereotipi: Rem e Ram, in quanto cameriere di una magione, indossano una divisa alla vittoriana; Emilia è la ragazza che si trova a dover affiancare il protagonista con un atteggiamento tsundere; il padrone di suddetta magione, il Conte Roswaal, è un tipo eccentrico e misterioso; e uno dei nemici principali sarà particolarmente grottesco nel sottolineare con gesti ed espressioni la propria pazzia.
Non solo dal punto di vista estetico, quindi, i personaggi sono caratterizzati bene anche dal punto di vista della sceneggiatura, per quanto per molti di loro sia piuttosto asciutta. Ancora una volta non abbiamo grandi approfondimenti sul loro passato (tranne rare eccezioni, come il caso di Wilhelm van Astrea), tuttavia il loro aspetto e le loro riflessioni ci danno subito una chiara idea di chi siano: Subaru e lo spettatore non avranno a che fare con personaggi esageratamente fuori dall’ordinario rispetto alla loro posizione, ma questi avranno personalità e visioni delle cose verosimili e umane, pur trattandosi di persone capaci di esercitare alcuni poteri magici o con caratteristiche particolari (come Felix Argyle, un cavaliere specializzato in tecniche di guarigione e dall’aspetto di un nekomimi).
I loro legami, dettati da sentimenti o doveri che siano, risultano comunque chiari, senza bisogno di grossi spiegoni. Inoltre è apprezzabile, secondo il parere di chi scrive, che per una volta sia un personaggio inizialmente secondario come Rem a risaltare molto di più della reale protagonista femminile, Emilia, che tuttavia avrà sicuramente lo spazio che le spetta nella prossima stagione, cosa assolutamente necessaria se lo spettatore vuole effettivamente capire come Subaru ne sia rimasto affascinato.
Insomma, la costruzione generale del cast può essere promossa (sì, compreso quel poveretto di Subaru), così come la sua animazione, non sempre perfetta ma abbastanza ben curata come ci si aspetterebbe dallo studio di Steins;Gate. A questi lati positivi, va ad aggiungersi la colonna sonora, uno degli elementi più apprezzati dell’anime di Re:Zero. Dopotutto, Ken’ichiro Suehiro, che si è occupato delle musiche, ha dichiarato di essersi ispirato a nientemeno che Hans Zimmer ed Ennio Morricone per riuscire a sostenere la tensione delle scene più cruente e nelle quali si intravede l’ombra della Strega incombere su Subaru, con vocalizzi inquietanti e un po’ disturbanti.
(Ri)guardare o no Re:Zero?
La nuova stagione di Re:Zero è stata rimandata di tre mesi, ma essendo tuttora in corso la prima con Director’s Cut, si può pensare di fare un bel rewatch per rivedere storia e personaggi con la speranza di rivalutarli nel loro complesso, grazie alla prospettiva della seconda parte in arrivo.
È chiaro che ci sia parecchia carne al fuoco e che non tutti i pezzi siano stati cotti a puntino ma Re:Zero non vuole essere un anime in cui affrontare temi importanti nel concentrato di un’unica stagione. Vuole prendersi tempi e spazi, così come fa la sua light novel, che in fondo non è che il risultato dell’adattamento di romanzi amatoriali dapprima postati online da Nagatsuki sotto pseudonimo. Nonostante le linee temporali che si sovrappongono tra loro, riesce comunque a trasmettere, con i cicli di morte e rinascita di Subaru, una visione un po’ cupa del mondo che ci circonda: ovunque ci troviamo, luogo magico o la nostra realtà, il dolore fa parte della vita e non si può sfuggire a ciò che ci farà soffrire. Da questo dolore, allora, dobbiamo cercare di imparare e trarre degli insegnamenti.
La strada per fare ciò è ancora lunga per Subaru, un protagonista lontanissimo dagli eroi shonen cui siamo abituati. E forse ci voleva un po’ di questo pessimismo: la sua solitudine in quanto hikikomori si rispecchia anche nel suo essere un protagonista diverso dagli altri, che non riesce a risolvere la situazione come vorrebbe ma crolla psicologicamente e si comporta in maniera egoista. Si può quindi empatizzare con lui o meno, non è automatica né l’una né l’altra opzione. Non resta che sperare di cambiare idea su di lui, quando finalmente lo conosceremo meglio nella seconda stagione dell‘anime di Re:Zero!