Sakura Wars arriva anche in Occidente con il nuovo, particolare, soft reboot della serie.

Sakura Wars in patria è qualcosa che non è in occidente, per due motivazioni interdipendenti tra loro: i diversi gusti e la distribuzione. I vari videogiochi della serie, escluso Sakura Wars: So Long, My Love per Playstation 2, sono rimasti confinati in Giappone per l’insicurezza di SEGA che questi avrebbero incontrato il gusto occidentale.

La visione di SEGA non è poi così biasimabile, soprattutto se analizziamo la politica della società sulle localizzazioni, che per anni ci ha lasciati incerti anche della pubblicazione di diversi episodi di Yakuza (ed effettivamente quelli ambientati nell’antico Giappone non sono mai arrivati). Sakura Wars è una serie estremamente particolare, che mischia meccaniche da dating sim a meccaniche da RPG in un setting steampunk, con toni estremamente vicini a quelli di un anime leggero.

Il nuovo episodio di Sakura Wars è però la perfetta testa di ponte per penetrare nel mercato occidentale, trattandosi di fatto di un soft reboot in grado di risultare accogliente anche a chi non ha mai avuto la possibilità di provare i vecchi titoli della serie o di vedere uno dei diversi anime a questa dedicati.

Sakura Wars inizia diversi anni dopo l’ultimo episodio, con una nuova squadra di personaggi, Ci troviamo in Giappone, in una rivisitazione del periodo Taishō (a cavallo tra l’800 e il ‘900) dove il vapore è la forma d’energia più diffusa, e ha permesso diversi avanzamenti tecnologici. Il gioco inizia con l’arrivo di Seijurou Kamiyama, il protagonista, alla stazione di Tokyo, dove avrà subito un incontro con un demone, prontamente sconfitto da un mecha che appare improvvisamente a salvare la situazione. Scoprirà presto che il motivo per cui è stato chiamato a Tokyo è quello di prendere il comando della Flower Division, il gruppo di piloti di robottoni di Tokyo sull’orlo del baratro.

La Flower Division è composta solamente da ragazze, e ha sede all’interno di un teatro. Quest’ultimo aspetto è fondamentale, perché il compito delle ragazze non è soltanto quello di difendere la città, ma anche quello di mettere in piedi spettacoli teatrali per tenere alto il morale della popolazione.

Il tutto può risultare un po’ surreale a chi non sia abituato a seguire un certo filone dell’animazione, ma nel suo essere improbabile riesce a mantenere una certa coerenza interna, funzionando meglio di quanto non ci si aspetterebbe semplicemente leggendo una sinossi.

Il tono del racconto, che sempre all’apparenza potrebbe anche risultare grave, è invece sempre leggero e spensierato. Sakura Wars gioca infatti molto sugli stilemi dello shojo più leggero, tra fraintendimenti, doppi sensi e un filo di voyerismo. Il ruolo del nostro protagonista, unico ragazzo circondato da ragazze, è quello che ci si aspetterebbe da un prodotto di questo tipo: scegliere di quale ragazza innamorarsi (e rimettere in azione la Flower Division).

Il core del gioco è infatti quello del dating sim, e infatti più della metà di Sakura Wars si struttura in modo non dissimile da una visual novel. Saremo chiamati a girare per il teatro (e non solo) parlando con i vari personaggi e cercando di dare la risposta giusta (o quella che pensiamo sia più coerente con l’interpretazione di Seijirou che vogliamo dare). Alle normali chiacchiere si sommano diversi eventi speciali e missioni secondarie, utili ad approfondire i vari rapporti e a far avanzare il grado di intimità con le ragazze.

Insomma, non è scorretto dire che la maggior parte delle ore investite in Sakura Wars le si passi a leggere dialoghi su dialoghi, svelando lentamente il background delle ragazze e del mondo di gioco, e decidendo quella che più ci interessa. Come detto il tono dei dialoghi è sempre leggero, rivolgendosi a un certo tipo di pubblico e senza alcuna velleità di profondità. Chiaramente questa semplicità potrebbe non piacere a molti, che potrebbero trovare la narrativa di Sakura Wars superficiale o stupida, ma come specificato è chiara la direzione del gioco, che vuole essere una finestra di spensieratezza giocando con i cliché dell’animazione nipponica.

Anche pensando ai personaggi la prima parola che viene in mente è appunto cliché, perché ognuna delle cinque pilote incarna perfettamente uno stereotipo che sicuramente sarà subito riconosciuto da chi ha un minimo di familiarità con l’animazione giapponese.

C’è poi un altro aspetto del gioco, che si alterna alle lunghe sezioni visual novel, ed è quello action. Quando si tratterà di entrare in azione per combattere i demoni, Sakura Wars si trasformerà in un gioco d’azione piuttosto semplice, che ricorda da vicino i musou.

sakura wars

Queste sezioni, di durata variabile, di metteranno al comando dei diversi mecha in forza alla Flower Division, ognuno dei quali caratterizzato seguendo le peculiarità della sua pilota. Il battle system, come detto, è piuttosto semplice, certamente non aiutato nella profondità dalla difficoltà piuttosto bassa degli scontri. Ogni mecha ha una serie di combo a sua disposizione, eseguibili alternando attacchi forti e attacchi leggeri, e una mossa speciale, utilizzabile caricando un’apposita barra.

Le sezioni di combattimento scorrono via lisce e divertenti, per quanto senza sfida, e hanno la piacevole funzione di spezzare il ritmo della continua lettura, che può diventare pesante per chi non è molto avvezzo ai ritmi di una visual novel. I due elementi non sono estremamente coesi come avviene, ad esempio, in Persona 5, dove le scelte di relazione fatte al di fuori dei dungeon incidono fortemente sul gameplay.

Da quanto vi abbiamo raccontato, è chiaro che Sakura Wars è un prodotto peculiare che guarda a una precisa fascia di pubblico. Non vuole essere una visual novel dalla trama piena di colpi scena che cambiano le carte in tavola, né un musou dal complesso sistema di combattimento, e né un dating sim in grado di rivoluzionare il genere.

L’amalgama degli elementi però funziona, anche grazie a un’ottima direzione artistica che racconta un Giappone alternativo davvero squisito. Se volete qualcosa per staccare e stare senza pensieri, e siete ovviamente inclini ad apprezzare prodotti con queste caratteristiche, certamente non rimarrete delusi.

Rimane quanto dicevamo in apertura: Sakura Wars è un prodotto molto lontano da quello a cui siamo abituati, ma per fortuna è arrivato anche qui.

 

Luca Marinelli Brambilla
Nato a Roma nel 1989, dal 2018 riveste la carica di Direttore Editoriale di Stay Nerd. Laureato in Editoria e Scrittura dopo la triennale in Relazioni Internazionali, decide di preferire i videogiochi e gli anime alla politica. Da questa strana unione nasce il suo interesse per l'analisi di questo tipo di opere in una prospettiva storico-politica. Tra i suoi interessi principali, oltre a quelli già citati, si possono trovare i Gunpla, il tech, la musica progressive, gli orsi e le lontre. Forse gli orsi sono effettivamente il suo interesse principale.