Wild Guns Realoaded: meglio tardi che mai
Di tanto in tanto, è bene rivolgere le attenzioni anche verso titoli non per forza sotto i riflettori o usciti di recente. Gli store digitali delle varie piattaforme dedicate al gaming sono sempre più ricchi di produzioni indipendenti o titoli retro di cui, in certi casi, è sempre bene ricordare l’esistenza. Nello specifico ( e con un po’ di ritardo lo ammettiamo) abbiamo messo le mani sulla versione per Nintendo Switch di Wild Guns Reloaded, che nel momento esatto in cui vi scrivo e per un giorno ancora, potete trovare scontato a metà prezzo. Vista la qualità del gioco in questione ho solo una parola per voi: Affrettatevi.
Ma al di là delle occasioni speciali, Wild Guns Reloaded merita i vostri soldi a prescindere, perché è un concentrato di stile e gameplay anni 90 talmente brillante e assuefacente, che sostanzialmente, non ha prezzo.
Wild Guns era un gioco per Super Nintendo del 1994 realizzato da Natsume, software house giapponese che all’epoca sviluppava giochi arcade dal forte marchio nipponico e che spesso ibridavano influenze estetiche diverse. Fu ad esempio responsabile della versione casalinga del picchiaduro a scorrimento a base di cyborg e shinobi, The Ninja Warriors, originariamente sviluppato da Taito nel 1987.
In questa sede invece, vediamo come l’unione del polveroso e selvaggio west e dell’immaginario steampunk a base di robot e tecnologie distopiche siano l’accattivante scenario su cui è stato costruito attorno uno degli shooter più divertenti e curati dell’epoca. Per la precisione parliamo di uno shooter Cabal-like, ispirato al titolo che ha dato i natali a questo sottogenere, Cabal per l’appunto. Questi giochi sono un incrocio tra shooter in terza persona e laser gun game. Il gameplay infatti costringe a muovere il personaggio su un piano bidimensionale orizzontale mentre al contempo con il mirino bisogna sostanzialmente destreggiarsi in un tiro al bersaglio verso tutto ciò che si muove sullo sfondo. Queste le semplici fondamenta di un sotto genere ormai scomparso di cui Wild Guns, che si ispira è sicuramente uno degli esponenti più riusciti.
Qualche anno fa viene però realizzata quella che potremmo definire la remastered più tardiva di tutti i tempi, Wild Guns Reloaded, che rifinisce graficamente il gioco rendendo il formato dello schermo widescreen, aggiusta la palette cromatica, inserisce nuovi effetti e animazioni e aumenta la risoluzione. Questa nuova versione include anche 2 nuovi stage accessibili cambiando livello di difficoltà (tra cui uno a tema horror assolutamente delizioso) e aggiunge nel rooster principale composto dai vecchi personaggi Clint e Annie, due new entry, Doris e Bullet.
In Clint e Annie troviamo tutta l’essenza del gameplay di Wild Guns, fatto di salti e doppi salti per evitare i proiettili, colpi melee verso i nemici che si approcciano da vicino al personaggio, gioco di precisione sui bersagli rimanendo in continuo movimento, uso del lazo per immobilizzare o rallentare i nemici e capriola evasiva. Al contrario Doris e Bullet rappresentano due alternative cosi peculiari da cambiare totalmente l’approccio al gioco.
La prima non si basa su raffiche di fuoco forsennate ma costringe a colpire i bersagli con granate mirate dal grande impatto esplosivo che è anche possibile caricare con la pressione del tasto per lanciarne in numero maggiore. Il simpatico cagnolino Bullet invece è assistito da un drone che colpisce i nemici in maniera automatica quando rientrano nell’area inquadrata dall’ampia zona d’ingaggio che avremo al posto del mirino. Ogni personaggio ha pro e contro e rappresenta una sfida diversa sempre ottimamente integrata nella formula generale.
Wild Guns Reloaded è un gioco difficile ma estremamente appagante. Ogni livello è composto da un paio di schermate fisse dove accade di tutto seguite da un boss generalmente imponente da abbattere. Un timer indica per quanto tempo i nemici faranno capolino su schermo e raggiunto lo zero, solitamente entra in scena un mid-boss battuto il quale si passa alla schermata successiva. Più giocherete, più la memoria muscolare vi aiuterà a mantenere un ritmo elevato e ad essere sempre maggiormente efficaci.
E questo si ripercuoterà in maniera positiva sul flow della vostra partita con tutta una serie di vantaggi: riuscire a uccidere nemici in sequenza prima che si ritirino farà scendere il timer più velocemente, aumentando i vostri riflessi potrete prendere gli item che vi danno punteggio maggiore e nuove bocche di fuoco tra laser fucili e mitragliatrici, che a loro volta vi aiuteranno ad aumentare il ritmo permettendovi di colpire addirittura i proiettili nemici e attivare un breve parentesi di invincibilità e di fuoco devastante.
Tutto nel gioco è studiato per ricompensare a dovere la vostra sempre maggiore abilità in un escalation d’azione in cui il divertimento è direttamente proporzionale a quanto riuscirete a tenerla sotto controllo. Oggi un gioco del genere sicuramente userebbe 2 stick, uno per il movimento del mirino e uno dei personaggi, ma è incredibile quanto Wild Guns, nascendo come gioco per Super Nintendo, sia invece studiato e bilanciato per direzionare entrambi con un unico stick regalando al giocatore tutta la soddisfazione di un gioco arcade solido in cui la manualità del giocatore è sempre premiata. Anche piccole cose come alternare la pressione continua del tasto fuoco per sparare lunghe raffiche con un picchiettamento più intervallato dello stesso tasto per azionare il lazo dona un feedback tattile veramente piacevole.
Come tutti i grandi giochi, vecchi o nuovi che siano, quello che poi fa veramente la differenza e che personalmente mi fa innamorare di un titolo, sono i dettagli, sia estetici che ludici. Le scelte stilistiche che trovano sempre nuovi espedienti per mettere a schermo in maniere coerente e piena di inventiva nemici dai pattern più disparati, piccoli particolari come i bossoli dei proiettili che cadono a terra dalla nostra arma, l’incredibile varietà visiva che ti fa venire sempre voglia di vedere cosa si sono inventati nello stage successivo.
O ancora i candelotti di dinamite lanciati dai nemici che è possibile raccogliere e rispedire al mittente, il piccolo fumetto con scritto “Look Out” che compare sul nostro personaggio quando stiamo per entrare in collisione con un colpo letale e tantissime altre chicche che rendono Wild Guns un piacere per i polpastrelli e per gli occhi. È un gioco rivolto a tutti quelli che per una volta, non hanno voglia di esplorazione, cinematiche, narrazione, ma vogliono semplicemente immergersi in un sano “giocare di qualità”.
Difetti: ce ne sono un paio a dire il vero, il primo è molto marginale e riguarda il personaggio di Doris: con lei infatti c’è qualche fraintendimento degli input e la nostra lancia il lazo al posto della granata. Ma più che un reale difetto si tratta di una maggiore difficoltà nel padroneggiare il personaggio. Quello che dispiace parecchio invece è che il multiplayer, modalità che sicuramente porta un valore aggiunto non da poco ad un titolo simile, tanto è vero che lo hanno esteso fino a 4 giocatori in questa versione, sia pesantemente azzoppato dal fatto di non fornire la possibilità di continuare dopo il game over.
Lasciando ai giocatori una misera manciatina di vite da amministrare che rendono il gioco proibitivo per qualunque gruppo di amici che non sia veramente esperto. Si tratta di una ingenuità francamente inspiegabile. Fortunatamente, per quanto sia un peccato, Wild Guns Realoaded è un titolo, a dispetto dalle apparenze, incredibilmente appagante anche in singolo. L’esperienza solitaria infatti non dà per nulla l’idea di essere inferiore e lascia trasparire una struttura di gioco tutto sommato abbastanza cucita intorno “all’uno contro tutti”.
Il titolo di Natsume è uscito su tutte le piattaforme ma va da se che proprio su Nintendo Switch esprime il suo massimo potenziale rivelandosi un’intrattenimento immediato e perfetto per la natura portatile della console. Che altro aggiungere, sappiate che Wild Guns Reloaded è una valida alternativa a tutti i giochi più moderni e blasonati di cui sicuramente siete già a conoscenza, ma costa meno e forse, diverte anche di più.
Perché si tratta di uno di quei titoli che dimostra che il linguaggio del gameplay arcade e della pixel-art fatta bene, è universale, affascina sempre, intriga in un istante e semplicemente, non invecchia mai.