L’horror non è l’unico genere per Stephen King: ecco uno starter kit per conoscerlo in tutte le sue sfumature
Cominciamo con un dato di fatto: Stephen King è forse il narratore più prolifico in assoluto nel panorama letterario mondiale. Sebbene molti lo conoscano (a ragione) come il re dell’horror, è improbabile che uno scrittore capace di mantenere un ritmo di sei ore di produzione al giorno non abbia mai sperimentato altri generi.
Nato a Portland, Maine, da non confondere con Portland, Oregon, patria di un altro grande come Chuck Palahniuk, King è prima di tutto un talento nella costruzione di mondi e personaggi, capaci di rapire il lettore sin dalle primissime pagine. Che sia distopica o fantasy, young adult o introspettiva, qualsiasi narrazione del maestro genera un senso di empatia e partecipazione simile a quello di un bimbo che ascolta la sua favola preferita prima di andare a letto. Ce n’è davvero per tutti i gusti, quindi, e per non perdersi all’interno della sua sterminata produzione, siamo orgogliosi di presentarvi lo Stephen King starter kit!
#1: Shining (1977)
Shining è una delle storie più classiche di Stephen King e per questo non può non figurare nel nostro starter kit. Sebbene non accolta con eccessivo entusiasmo dall’autore, la trasposizione targata 1980 di Stanley Kubrick contribuisce sicuramente alla fama dell’opera, la quale mette in campo molti dei temi più comuni di tutta la sua bibliografia.
Shining è un horror psicologico che parla allo stesso tempo di autodistruzione, abusi familiari, desiderio di morte e dei pericoli che la continua repressione dei sentimenti porta con sé. La storia gioca sulle continue corrispondenze tra il protagonista Jack Torrance e l’Overlook Hotel: entrambi hanno alle spalle un passato burrascoso, fatto di crimini e fantasmi; entrambi cercano di nascondere la propria vera natura apparendo affabili e accattivanti in superficie, ma nascondono un male profondo e pronto a dilagare. La costruzione rappresenta la mente di Jack attraverso la chiarissima metafora della caldaia, che deve essere controllata tre volte al giorno per non accumulare troppa pressione ed esplodere. Gli stessi fantasmi che popolano l’hotel sono personificazioni dei pensieri del protagonista. Shining è quindi un prodotto complesso e stratificato che si adatta bene a un approccio classico alla narrativa di Stephen King.
#2: Stagioni diverse (1982)
Uno starter kit di Stephen King non sarebbe completo se non approcciasse a tutte le differenti modalità narrative in cui ha saputo sperimentare. Stagioni diverse è una raccolta di quattro racconti lunghi scritti tra il 1975 e il 1980, in cui l’autore esplora i territori inusuali della produzione mainstream. Il più peculiare è Rita Hayworth e la redenzione di Shawshank, riconosciuto dai fan come una delle storie più infuse di speranza di tutta la bibliografia kinghiana. Il protagonista Andy Dufresne viene condannato ingiustamente all’ergastolo e finisce in un durissimo carcere in cui non mancano veri assassini e stupratori. Grazie al suo coraggio e alle capacità di gestione finanziaria ottenute negli anni passati da impiegato di banca, però, Andy riesce a ottenere il rispetto e la protezione di tutti, instaurando un’amicizia sincera con Red, un altro detenuto. Nelle storie di Stephen King è raro vedere l’happy ending e Shawshank rappresenta uno di questi casi, quindi si merita un posto in questa lista.
#3: Joyland (2013)
Nel 1973 Devin Jones, uno studente del college, passa l’estate a lavorare come giostraio nel parco divertimenti di Joyland, in North Carolina. Gli ingredienti per un horror classico ci sono tutti: l’ambientazione tradizionalmente creepy di un parco in declino, i crimini che ne hanno macchiato il passato, i personaggi di contorno ambigui. Stephen King, tuttavia, riesce a sorprendere ancora, partorendo una storia interessante che si avvicina di più al coming of age. Raccontata attraverso la voce dello stesso Devin da adulto, la vicenda si sofferma soprattutto su un’estate piena di prime volte: il primo amore, vero e travolgente, e il conseguente primo cuore spezzato a opera della sempre indifferente Wendy; il primo lavoro e le prime scelte importanti. I ricordi del protagonista assumono man mano la nitidezza e il trasporto emotivo che solo la nostalgia può generare, coinvolgendo ovviamente anche il lettore. Joyland è anche una lettera d’amore verso l’archetipo del piccolo parco divertimenti non ancora inglobato da multinazionali, capace di conservare al proprio interno un’aura unica in procinto di scomparire per sempre.
#4: La storia di Lisey (2006)
Lisey è la moglie di Scott Landon, un famoso scrittore capace di vincere il premio Pulitzer. Donna di cultura limitata, la protagonista salva il marito da un attentato nel 1988 solo per vederlo morire qualche anno più tardi. Costretta ad amministrarne l’eredità e le opere senza averne le capacità, Lisey si trova a dover entrare in contatto con avvoltoi di ogni sorta pronti a lucrare sulla fama del marito: case editrici, ex studenti e persino uno stalker psicopatico di nome Zack McCool bussano alla sua porta, sempre più invadenti. La donna, dal canto suo, cerca sostegno nelle tre sorelle Amanda, Darla e Cantata, senza particolare successo. La situazione inizia a degenerare davvero quando Amanda cade all’improvviso in uno stato catatonico irreversibile, che causa la progressiva perdita della ragione da parte della protagonista. L’universo immaginario a cui attingeva il marito per scrivere le sue storie esiste davvero? La seconda parte di La storia di Lisey si snoda attorno a questa domanda, sfociando in uno dei territori preferiti dell’autore, l’horror psicologico con un tocco di soprannaturale.
#5: L’ombra dello scorpione (1978)
Altro elemento indispensabile di uno starter kit di Stephen King, L’ombra dello scorpione si rivela anche tristemente vicino alla stretta attualità. Lo scenario è infatti un’America devastata da una violenta epidemia, causata dal rilascio accidentale di un’arma batteriologica chiamata Progetto Azzurro. La popolazione mondiale è decimata e i superstiti, naturalmente immuni al virus, si radunano in due campi profughi molto diversi per posizione geografica e modalità di gestione.
Pensato con l’intento di “scrivere Il Signore degli Anelli con uno sfondo americano”, L’ombra dello scorpione presenta i caratteri classici di un’opera epica, a partire dalla chiara contrapposizione buoni/cattivi. I primi, ex onesti lavoratori e giovani idealisti, si radunano intorno a Madre Abagail in una società fondamentalmente democratica. I secondi, ex delinquenti e poco di buono, fanno capo a Flagg, malvagio individuo dai poteri soprannaturali che governa tramite pugno di ferro e punizioni corporali. Le due fazioni sono destinate a scontrarsi non appena l’una viene a conoscenza dell’esistenza dell’altra. Non mancano elementi squisitamente kinghiani come i poteri soprannaturali e i sogni, che forniscono un’ulteriore chiave di lettura a una narrazione già ricchissima.
#6: La bambina che amava Tom Gordon (1999)
La bambina che amava Tom Gordon rappresenta una svolta inusuale nella produzione di Stephen King a partire dalla scelta della protagonista, una bimba di soli nove anni. Ella si perde nel bosco dopo essersi allontanata da madre e fratello, ritrovandosi da sola per giorni a fronteggiare zanzare, paludi impervie e serpenti. Fame e sete completano un quadro che sembra sempre più disperato, poi sopraggiungono le allucinazioni. Tom Gordon, giocatore di baseball e idolo della piccola Trisha, diventa il suo unico compagno di viaggio, svolgendo anche i ruoli di figura paterna e confidente. Il romanzo cerca quindi di far convivere ambientazione e personaggi realistici con un tocco di soprannaturale portato dalle visioni della protagonista, dotata di capacità di sopravvivenza decisamente eccessive per la sua età. La vicenda è permeata dalla sensazione di una presenza oscura che rimane nell’ombra e osserva, esplicitata nel finale. La bambina che amava Tom Gordon si inserisce inoltre in una tradizione che vanta radici profonde nella letteratura americana, la baseball novel. La storia è infatti divisa in inning, come una partita di baseball, e “game over” è l’ultima frase pronunciata da Trisha in originale.
#7: Gli occhi del drago (1984)
Nella sua sterminata produzione Stephen King non ha lasciato inesplorato nemmeno il territorio del fantasy puro, che trova in Gli occhi del drago la sua massima espressione. Accolta in maniera negativa dai fan del maestro dell’horror, l’opera nasce come una storia da raccontare ai figli prima di andare a dormire e presenta una trama basilare: un malvagio mago di corte assassina il re e incastra il suo erede, riuscendo a imprigionarlo e a regnare al suo posto grazie a un tacito accordo con il secondogenito.
Sebbene il romanzo non brilli per originalità nella vicenda, rappresenta un buon esempio di sperimentazione narrativa. Raccontata per la maggior parte in terza persona classica, la storia cambia spesso punto di vista e il narratore prende all’improvviso a rivolgersi direttamente al lettore, in una sorta di rottura della quarta parete. Questo meccanismo consente di conoscere ulteriori dettagli sui personaggi per accrescere il rapporto empatico. Gli occhi del drago presenta inoltre un easter egg: il mago malvagio si chiama Flagg, proprio come il perfido capo di una delle due fazioni presenti in L’ombra dello scorpione.
#8: La lunga marcia (1979)
Gli anni Settanta sono un periodo di sperimentazione e grande successo per Stephen King. Lo starter kit, quindi, non può che comprendere anche uno dei romanzi non horror scritti dietro lo pseudonimo di Richard Bachman. In La lunga Marcia gli Stati Uniti sono governati da una dittatura di stampo militare. Il capo supremo è il Maggiore, personaggio misterioso e appariscente che condivide diversi tratti fisici e caratteriali con figure del calibro di Benito Mussolini e Francisco Franco.
Il primo maggio di ogni anno cento ragazzi scelti a caso da un pool ben più ampio di pretendenti prendono parte alla Lunga Marcia, una competizione in cui chi cammina di più vince. Le regole sono semplici: se si scende sotto i 6 km/h si rimedia un’ammonizione e dopo quattro ammonizioni sopraggiunge la fucilazione sul posto. Una vera e propria battle royale quando ancora il termine non andava di moda. I partecipanti creano legami molto forti tra loro, salvo poi doverseli mettere tragicamente alle spalle per cercare di sopravvivere per qualche miglio in più. Questo clima ambivalente, questo susseguirsi di aiuti, tradimenti, opportunismo tiene il lettore con il fiato sospeso.
#9: La Torre Nera (ciclo di romanzi, 1982-2012)
Questo starter kit di Stephen King promette di consigliare dieci opere, ma stiamo barando: La Torre Nera è il titolo di una saga che da sola conta otto romanzi e diverse decine di altri prodotti tra racconti brevi, fumetti e tanto altro. Questo corpus è spesso designato da fan e critica come la summa di tutto l’universo e i temi kinghiani. Roland Deschain, un po’ pistolero western e un po’ cavaliere medievale, è il protagonista di un epico viaggio alla ricerca della Torre Nera, punto nevralgico che sostiene il pericolante equilibrio tra tutte le realtà alternative.
L’universo di riferimento si presenta come un commistione di diverse epoche storiche: post apocalittico, medioevo e vecchio west trovano tutti spazio. Anche il genere varia continuamente, passando da fantasy a western, con quel tocco di soprannaturale che non manca (quasi) mai negli scritti del maestro di Portland. Oltre i riferimenti a Tolkien, a Sergio Leone e al ciclo bretone, ciò che rende davvero grande l’opera sono i personaggi. Roland trova infatti sulla propria strada personalità estremamente interessanti, tutte dotate di backstory avvincenti e motivazioni particolari per arrivare alla Torre Nera.
#10: On writing. Autobiografia di un mestiere
Concludiamo questo starter kit di Stephen King con un’altra delle sue incursioni in generi diversi dall’horror, la saggistica. On Writing è la testimonianza di un grande scrittore che non si limita, come spesso succede, ad autocelebrarsi, ma punta a fornire a chi legge strumenti chiari per migliorare.
Il capitolo più breve s’intitola Che cos’è scrivere e paragona la creazione di una storia alla telepatia, perché tra scrittore e lettore si instaura un meccanismo di trasmissione che può trascendere spazio e tempo. Uno strumento di questa potenza va preso sul serio e il principale consiglio del re dell’horror è la dedizione: la chiave di tutto è dedicare almeno quattro ore al giorno alla lettura e alla scrittura, cercando di fissare e raggiungere un obiettivo preciso prima di smettere. Trovare un luogo per la scrittura, qualunque esso sia, è altrettanto importante. L’unico requisito fondamentale è una porta “per chiudere il resto del mondo fuori”. L’intento pratico del saggio è sottolineato anche dalle varie appendici: una di esse presenta il racconto 1408 prima in versione bozza e poi in forma definitiva, commentando ogni correzione.
Stephen King è un autore prolifico, capace di creare universi sempre nuovi e inquietanti con una velocità e una frequenza sorprendenti. È facile perdersi nel mare sconfinato della sua produzione. Vi assicuriamo, però, che dopo aver completato questo starter kit potrete tranquillamente sostenere il discorso anche con uno dei suoi fan più accaniti.