L’anime nato dalle menti di Hayao Miyazaki e Hideaki Anno: Nadia e il mistero della pietra azzurra.
Neon Genesis Evangelion è l’opera che ha consacrato definitivamente Hideaki Anno come regista. Fu un lavoro che lo consumò nel profondo, fisicamente e psicologicamente, ma questo anche perché, al di là della sua complessità, veniva dopo un’altra serie di grande successo che richiese grande sforzo da parte sua e dello studio Gainax: Fushigi no umi no Nadia (Nadia e il mistero della pietra azzurra, in Italia), un anime che non si limita a riportare semplicemente i contenuti letterari da cui trae ispirazione, ma li rielabora e li rende un’avventura fantascientifica di carattere epico nella quale si possono individuare numerosi segnali di chi erano e cosa sarebbero diventati due dei registi giapponesi più importanti della nostra epoca: Hideaki Anno e Hayao Miyazaki.
Nadia e il mistero della pietra azzurra: l’avventura anime che ha avvicinato Miyazaki e Anno
Riassumendo in maniera molto approssimativa, Nadia e il misero della pietra azzurra è una libera interpretazione dei romanzi di Jules Verne: per via della lunga permanenza dei protagonisti sul Nautilus e la presenza del Capitano Nemo, ovviamente l’opera che più ha influenzato l’anime è Ventimila leghe sotto i mari, ma perfino gli episodi filler che molti disprezzano per il calo di qualità generale sono ispirati a L’isola del tesoro, dando comunque continuità all’idea originale di Miyazaki che si basava su queste e altre opere dell’autore francese.
Sì, per chi di voi si è approcciato ai film Ghibli e quindi alla poetica di Miyazaki solo di recente grazie a Netflix, dovete sapere che il regista premio Oscar ha fatto una lunga gavetta lavorando a diversi anime che hanno fatto parte anche dell’infanzia di noi bambini italiani: da Lupin a Heidi, passando per Anna dai capelli rossi insieme al suo futuro socio Isao Takahata. Nadia e il mistero della pietra azzurra rischiava di rimanere un progetto accantonato, ma quando la Toho decise di riprenderlo e svilupparlo, nel 1989, questo venne affidato allo studio Gainax e al giovane Hideaki Anno, futuro regista di Evangelion e già collaboratore e amico di Miyazaki, per via del suo lavoro come animatore in Nausicaa della Valle del Vento.
È così che si incrociano le vie di questi due registi e amici, che hanno in seguito collaborato ancora per altre opere Ghibli (in Si alza il vento, ad esempio, Anno ha prestato la voce per il protagonista Jiro Horikoshi), condividendo la stessa passione per un lavoro intenso e sfiancante.
Nadia e Jean: spiriti avventurosi, eredi di generazioni di giovani eroi
I due protagonisti sono Nadia e Jean, due coetanei di provenienza completamente diversa: lei è un’artista circense, di origini sconosciute; lui è un inventore e si è recato all’Expo di Parigi per presentare il proprio prototipo di aeroplano. Dopo una serie di disavventure che li portano a naufragare nell’Oceano atlantico, i ragazzi vengono salvati dal Capitano Nemo, un uomo dall’aria misteriosa a capo del sottomarino Nautilus e possessore, come Nadia, di una pietra azzurra.
Visto come è nato il progetto di Nadia e il mistero della pietra azzurra, è facile rivedere in lei numerosi personaggi di Miyazaki, come Nausicaa e Sheeta. Lavorando al progetto del film di Miyazaki, Hideaki Anno ha potuto vedere e toccare con mano le tematiche che il suo senpai aveva più a cuore: il conflitto generazionale, che vede gli adulti portare avanti i loro interessi personali a scapito dei giovani che desiderano la pace; il rapporto spesso divergente tra tecnologia e natura; la predestinazione dei personaggi, specialmente dei più giovani, in quanto portatori di speranza e di poteri che vanno oltre quelli umani. Questo ruolo viene ricoperto da Nadia tanto quanto Jean, che possiamo rivedere in Conan da Conan, ragazzo del futuro e in Pazu, amico e aiutante di Sheeta di Laputa-Castello nel cielo. Quest’ultimo è il film di Miyazaki che più si avvicina a Nadia, poiché il regista ne riprese alcuni elementi (la Toho, che gli aveva commissionato il concept di Nadia, ne conservava ancora i diritti) impossibili da non notare.
Insieme al lato ambientalista di Miyazaki, si fonde dunque la visione esistenzialista di Anno che, come il collega, inserisce tratti di sé stesso nei personaggi: Nadia è vegetariana, come il regista, e animalista, convinta che lo sviluppo tecnologico sia un male per la natura e soprattutto portavoce principale delle riflessioni di Anno (che troveranno poi ancor più risonanza attraverso Shinji Hikari, il cui design oltretutto è esattamente quello di Nadia al maschile); Jean, invece, ha un animo positivista, dovuto alla sua grande passione per la meccanica e le invenzioni che vorrebbe utilizzare per il bene di tutti, e dunque rappresenta il lato otaku di Anno, quello più entusiasta e appassionato. La loro antitesi, fatta di numerosi dualismi, diventa la loro forza e quella dell’anime di Nadia e il mistero della pietra azzurra, che poi viene arricchito di citazioni e, a suo modo, diventa esso stesso citazione.
Nadia e il mistero della pietra azzurra, un anime entrato nei cuori degli otaku e che farà breccia anche tra i neo-appassionati
Tutto l’anime è costellato di omaggi alla cultura otaku di cui Anno è grande conoscitore (tant’è che la Moyoco Anno espone spesso interessi e fisse del marito nel manga Insufficient Direction): dal trio di cattivi composto da Grandis, Hanson e Sanson che ricalca il trio Drombo di Yattaman al nome del prototipo di Jean, chiamato Étoile de la Seine ovvero La Stella della Senna, altro anime che arrivò anche in Italia.
A suo modo poi ritroviamo tanto di Nadia e il mistero della pietra azzurra in opere ad esso successivo, Evangelion in primis: non si può non notare una certa somiglianza di carattere tra Nadia e Asuka, nel loro atteggiamento tsundere che in realtà nasconde tormenti interiori per loro difficili da esprimere, che perciò avvicinano la detentrice della pietra anche a Shinji; e come dimenticare la somiglianza di Nadia e il mistero della pietra azzurra e Atlantis-l’impero perduto della Disney? Venne negata qualunque relazione fra le due opere, se non per il fatto che entrambe prendono spunto dallo stesso romanzo di Verne e si concentrano in particolare sulla leggendaria Atlantide.
Abbiamo citato solo gli aspetti più ovvi e conosciuti di un’opera che in realtà nasconde sfaccettature già molto mature, poi amplificate dal successo che fu Evangelion, ma già abbastanza profonde da condurre Anno a uno stato depressivo per anni. Siamo convinti che gli appassionati adoreranno recuperarle tutte con il rewatch di un anime che ha fatto storia, mentre i più giovani potranno ora capire da dove nasce il successo di uno dei registi e animatori più influenti degli ultimi decenni.