Tredici 4: si conclude, infine, la serie ispirata al romanzo di Jay Asher
Hannah Baker, colei che ha dato inizio a Tredici con le altrettante motivazioni per cui alla fine si è tolta la vita, è ormai poco più di un ricordo. Se fino alla seconda stagione tutto ancora ruotava attorno al suo caso e molte delle cose mostrate nella prima venivano contraddette e rielaborate, dalla terza stagione in poi la storia degenera definitivamente. In storie così complesse a causa dei temi affrontati (qui purtroppo nelle maniere peggiori), i nodi vengono sempre di più al pettine e in Tredici è difficilissimo districarli, perché non solo le relazioni e gli interessi dei personaggi si fanno più egoisti e personali col passare degli episodi, ma a questi si aggiungono dei nuovi arrivi nel cast che non fanno che complicare le cose inutilmente: lo abbiamo visto con Ani Achola nella terza stagione, la ragazza che, avvicinandosi soprattutto a Clay e Bryce, ha appreso i trascorsi del folto gruppo di amici della Liberty High; e accade lo stesso in Tredici 4, da poco sbarcata su Netflix, con la presenza di Winston.
DISCLAIMER: sono presenti spoiler di tutte le quattro stagioni della serie
Tredici 4: cosa succede ancora alla Liberty High?
La vita al liceo già non è semplice di suo ma se si frequenta la Liberty High abbiamo capito che è impossibile vivere un solo anno scolastico senza un qualche casino. Clay e la sua non proprio allegra combriccola, nella stagione precedente, hanno coperto l’omicidio di Bryce avvenuto per mano di Alex. Poiché Montgomery de la Cruz muore in carcere, dove già si trovava a seguito della denuncia di Tyler, il gruppo decide di ricostruire la serie di eventi da raccontare alla polizia facendo sì che proprio il giocatore di football venisse riconosciuto come colpevole dell’omicidio dell’ex compagno di squadra.
Un morto non può difendersi e tutto sembra essersi risolto per il meglio, finché Winston Williams si iscrive alla Liberty High, dopo esser stato espulso da Hillcrest. Noi spettatori sappiamo bene di chi si tratta ed ecco che, in Tredici 4, sarà l’amante segreto di Monty a creare scompiglio tra i ragazzi, terrorizzati all’idea che la verità venga a galla.
Sesso, droga e attacchi di panico
Certamente quello più terrorizzato di tutti è proprio Clay Jensen, ormai psicologicamente troppo provato dagli eventi per sopportare ancora senso di colpa e nuovi pensieri intrusivi che si affacciano dalla sua mente nel mondo reale: già nelle stagioni precedenti, il ragazzo aveva vivide allucinazioni dei personaggi morti (dunque in primis Hannah, poi Bryce e ora anche Monty) e Tredici 4 non poteva fare eccezione.
Dopotutto, l’intera stagione lo rivede più al centro degli altri proprio per questa ragione, perché è il primo e l’unico che in qualsiasi circostanza abbia cercato di aiutare i compagni, qualsiasi cosa avessero fatto. In Tredici 4, Jensen comincia a pagare le conseguenze della sua fiducia quasi incondizionata verso ragazzi disturbati tanto quanto lui e si abbandonerà a frequenti attacchi di panico che nemmeno droga e alcool potrebbero calmare.
Alcuni, infatti, preferiscono questi metodi per sfuggire alla realtà dei fatti: Zach Dempsey è il secondo zoppo della serie, dopo Alex, e ripiega la frustrazione di non poter più giocare assumendo quantità eccessive di antidolorifici e portandosi appresso una fiaschetta, nemmeno andasse nei peggiori bar di Caracas, dimostrando ancora una volta la sua scarsa utilità, soprattutto a livello relazionale. Se infatti, inizialmente, era colui che si era avvicinato di più ad Alex nel momento del bisogno, i due ora si sono un po’ allontanati e Winston può dunque fare la sua mossa indisturbato: Alex aveva già messo in dubbio una volta la propria sessualità ma con Winston le conferme arrivano troppo in fretta, non lasciando nemmeno il tempo di elaborare questa nuova consapevolezza.
Incoerenza e inaffidabilità di personaggi ed eventi
Ma d’altronde tutti i personaggi sembrano essersi sviluppati troppo in fretta, prendendo direzioni opposte a quelle che ci si aspetterebbe e facendo scelte quasi sempre discutibili. Jessica, ad esempio, non è per niente coerente con sé stessa, anche se cerca di negare l’evidenza: da attivista che detesta la categoria degli atleti (accusando, per altro, un intero gruppo di persone di essere causa della cultura dello stupro, riducendo il problema nella sua complessità), finisce per un po’ proprio con uno dei ragazzi della squadra di football, con la scusa di volerli “controllare” dall’interno, non riuscendo però a rimanere lontana da Justin, che dal canto suo è certamente cambiato moltissimo ma rimane pur sempre colui che ha permesso a Bryce di stuprare la ragazza (ma a lei, a capo del gruppo di ragazze sopravvissute a questa tremenda esperienza, non sembra importare più così tanto o comunque non sembra voler ammettere il contrasto tra quello che dice e quello che fa).
Queste e altre contraddizioni fanno sì che lo spettatore non riesca a trovare credibile e degno di essere ascoltato praticamente nessuno del gruppo. È stato così con Hannah Baker, quando nella seconda stagione ci hanno mostrato l’altro lato della medaglia dei suoi legami con coloro che denunciava nelle cassette; il tutto si è reiterato anche nella terza stagione, con ogni episodio che vedeva uno di loro un possibile sospetto per l’omicidio di Bryce; e ancora una volta il processo si ripete in Tredici 4, con tutti che nascondono segreti e lasciano che il non detto sia fonte dei loro guai.
Dunque non ci si può mai fidare di ciò che dicono i personaggi, specialmente se per l’ennesima volta lo show utilizza più di una linea temporale (gestendole tutte malissimo a livello di montaggio e transizioni) per spiegare l’ordine degli eventi. La scrittura dei personaggi ne risulta abbastanza distrutta e confusa, anche a causa di tutti quelli nuovi che vengono introdotti in Tredici 4, troppi per una stagione conclusiva.
Tredici 4: un’accozzaglia di cose raccontate male
Se c’è una cosa che avrebbe potuto salvare la serie, è il fatto che gli adulti sembrano essere finalmente presenti nella vita dei loro figli. I signori Jensen, ad esempio, hanno fatto seguire a Justin un percorso di riabilitazione e terapia e tenta, con scarso successo purtroppo, di essere vicina anche a Clay. Tuttavia, se da una parte abbiamo genitori e adulti che almeno provano ad essere responsabili e a dare aiuti concreti (una delle linee temporali infatti vede Clay dialogare con un terapista riguardo gli avvenimenti accaduti, dunque prima o poi anche a lui tocca affrontare i propri “fantasmi”, in tutti i sensi), altri invece continuano a non dare l’esempio che ci si aspetterebbe, in particolare dalle istituzioni.
In Tredici 4, la scuola si fa nuovamente palcoscenico di numerose problematiche che affliggono il sistema americano: bullismo, razzismo, sparatorie, discriminazioni e violenza in generale sono le piaghe di un ambiente che continua a mettere gli studenti gli uni contro gli altri e contro sé stessi, perfino quando in teoria si vorrebbero fare i loro interessi. Nel caso di Tredici 4, per quanto la denuncia sia più che legittima, questa avviene quando ormai c’è troppa carne al fuoco, accumulatasi lungo tutte le stagioni e dunque già abbastanza a rischio di bruciare. E infatti, lo stile adottato per questa stagione è quello del thriller/horror, con scene particolarmente impressionanti tali da richiedere un disclaimer all’inizio della serie e anche di determinati episodi.
Tra fotografia confusionaria, sceneggiatura sempre più intricata e poco lineare, che ricalca altre serie come How to get away with murder e Pretty Little Liars, e colpi di scena alla fine poco sorprendenti, l’unica cosa che si salva è la recitazione di alcuni degli attori: Dylan Minnette, interprete di Clay, ha potuto destreggiarsi meglio nel ritrarre la mente a pezzi del suo personaggio; lo stesso si può dire di Miles Heizer, che riesce a farci apprezzare, Alex nonostante il poco tempo concessogli per comprendere sé stesso; Devin Druid invece, come sempre, si distingue per il realismo con cui ha dato vita a Tyler Down, uno dei personaggi che più si evolve e cambia nel corso dell’intera serie.
Tredici 4, perciò, è semplicemente l’escalation finale di una serie complicata fin da principio per le sue tematiche e poi sfruttata per raccontare e trasmettere messaggi sì necessari ma trasmessi nel modo peggiore possibile, sia dal punto di vista narrativo che quello realistico.