L’esercito norvegese si prepara per la guerra del futuro con Oculus Rift?
Sono probabilmente due i settori che sanno spingere la fioritura tecnologica e la sua conseguente capacità di vendersi. Il primo è quello del porno, un mercato miliardario di cui, pare, la gente non riesca a fare a meno (ah! Pipparoli!), il secondo – e certamente più importante – è quello militare, la cui tendenza alla ricerca del futuro prossimo ha creato tante e innovative tecnologie, non tutte necessariamente mortifere… come la il water portatile… ma vabè. Altre volte, succede poi che uno dei settori succitati non innovi, ma sperimenti una tecnologia già presente sul mercato, rendendola migliore o adattandola alle proprie necessità. Ora, se vi state domandando dove vogliamo andare a parare (premesso che non abbiate letto il titolo dell’articolo e lo abbiate aperto ad membrum canis), la notizia è che l’esercito norvegese starebbe sperimentando l’uso di Oculus Rift all’interno dei propri carri armati. Grazie ad Oculus Rift, infatti, ed a un complesso sistema di telecamere montate su diversi punto del mezzo, sarebbe possibile per il pilota adottare una sorta di visione a 360°, come quella delle mosche per intenderci, aumentando l’efficienza del guidatore e la manovrabilità del mezzo.
Non è la prima volta che tecnologia ludica e militare si sposano in un connubio potenzialmente vincente, basti pensare ai numerosissimi simulatori (più o meno virtuali) che sono stati creati sin dagli inizi degli anni 2000 per la formazione e l’addestramento militare e che puntano all’immersione del soggetto in un contesto virtuale o, meno frequentemente, all’aumento della percezione che il soldato ha dell’ambiente… robetta decisamente utile se l’ambiente in cui ti trovi è ostile e punta a farti il culo. La domanda a questo punto sarebbe: perché Oculus Rift? La motivazione è semplice e geniale: il visore è funzionante, testato e soprattutto economico e il suo utilizzo implica un cospicuo abbassamento dei costi di realizzazione del progetto, ammesso che con il passaggio in mano a Facebook non si sputtani tutto. Come che sia, e nonostante la buona volontà, nel corso di un’intervista rilasciata al network BBC, i militari norvegesi hanno già espresso i limiti tecnici dimostrati dalla tecnologia, come brillantemente evidenziato dal Maggiore Ola Petter Odden, referente del progetto di cui sopra: “La visuale è buona per i primi 10/15 metri, ma a una distanza maggiore diventa difficile riconoscere dettagli importanti, come per esempio se un nemico imbraccia un’arma o meno”. Certo, è da chiarire che tutto il progetto si basa ancora sul kit di sviluppo 1 mentre, come saprete, è da poco disponibile online il DK2, kit più preciso e performante e con un angolo di visuale più ampio. Una manna dal cielo per questo progetto che fonde tecnologia, futuro e meravigliosi carri armati.