“Io sono Vegeta, il Principe dei guerrieri Saiyan”
Quanti tra voi conoscono il personaggio di Vegeta? Tutti? Beh, è altamente probabile, o non sareste qui a leggere uno speciale dedicato al Principe dei Saiyan, uno dei personaggi più celebri tra quelli creati da Akira Toriyama entrati a far parte non solo della storia di Dragon Ball, ma di quella dei manga e dell’intera animazione nipponica.
Che siate cresciuti a pane e anime o che le vostre conoscenze siano limitate ai “cartoni animati” che vedevate su Italia 1 quando eravate piccoli/adolescenti, è pressoché impossibile che non abbiate anche solo sentito nominare Vegeta. Eppure non stiamo parlando di Goku, non possiamo di certo dire di trovarci davanti al protagonista assoluto dell’opera. Anzi, a dir la verità, lo stesso mangaka ha – inizialmente – considerato il Principe dei Saiyan come un personaggio di contorno, utile allo sviluppo della trama, di certo ben lungi dal divenire una sorta di protagonista di Dragon Ball.
Oggi, a distanza di anni dalla nascita del personaggio, non si può nominare l’epopea di Toriyama senza pensare anche a Vegeta, che da cattivone di turno è riuscito – non senza fatica – a far breccia nel cuore di tutti gli appassionati dello shonen, diventando uno degli antieroi più amati dal grande pubblico. Un pubblico che ancora oggi si commuove, ripensando al giorno nel quale l’orgoglioso e arrogante principe della razza Saiyan decise di anteporre un bene superiore ai propri egoistici intenti; il giorno nel quale assistemmo alle battute finali del cambiamento che avrebbe portato al Vegeta che conosciamo oggi.
Ma come avvenne una simile metamorfosi? Come può un semplice antagonista assumere un ruolo così preponderante nell’opera della quale fa parte, senza modificare – più di tanto – la propria personalità? Beh, proviamo a scoprirlo insieme, analizzando alcuni degli eventi più importanti che hanno caratterizzato il personaggio.
“È l’ora. I Saiyan sono arrivati sulla Terra”
Con queste storiche parole, Piccolo – o Junior nell’adattamento italiano dell’anime – il namecciano più amato da tutti (nonché miglior tata di Dragon Ball) commenta lo sbarco di Vegeta e Nappa sul pianeta Terra, attratti dal potere del drago Shenron e delle Sfere del Drago, in grado di renderli immortali. Il loro arrivo, preannunciato da Radish, portava con sé la promessa di tante mazzate, una promessa mantenuta in maniera egregia, portando i giovani spettatori di Dragon Ball a provare rancore per quei due scimmioni (in tutti i sensi) complici della morte di diversi personaggi secondari ma ugualmente amati dal pubblico. Ancora oggi, alle parole ADDIO TENSING!, qualcuno versa una lacrima. Non mentite.
Tornando al nostro Vegeta, il Principe dei Saiyan sbarca sulla Terra con tutte le carte in regola per entrare a far parte dei super-mega-cattivoni di Dragon Ball. Nell’ordine, manda avanti Nappa per sbarazzarsi dei guerrieri di livello inferiore e implicitamente bolla il Saiyan (con i baffi più belli del mondo) come combattente di livello inferiore; successivamente, ritrovandoselo davanti ferito e prossimo alla morte, invece di rispondere alla richiesta d’aiuto del compagno d’armi, decide di risparmiargli altre sofferenze e lo elimina brutalmente e spietatamente, al grido di uno “SPARISCI!” che il pubblico, all’unanimità, commentò con un “Com’è umano lei” di fantozziana memoria.
Gli spettatori attoniti, per tanta freddezza e malvagità, si trovarono davanti a un tizio con la coda, eccessivamente stempiato, particolarmente iracondo, incapace di provare pietà anche per i propri alleati e, soprattutto, apparentemente più forte di loro. Beh, dei sopravvissuti almeno. Anche sfoderare la carta Goku non risolse più di tanto la questione, ma segnò, tuttavia, una svolta nella personalità di Vegeta.
Fu proprio durante il loro primo, brutale e memorabile scontro, infatti, che nacque la rivalità che, ancora oggi, scandisce così profondamente il loro rapporto. Li abbiamo visti trasformarsi da nemici a rivali, da rivali ad alleati, da alleati ad amici (da dire a denti molto stretti e con un filo di voce); li abbiamo addirittura visti fondersi in un solo corpo in più di un’occasione, dando vita a personaggi come Vegeth e Gogeta, uno dei combattenti – se non IL combattente – più potente dell’intero universo (o multiverso ormai) creato da Toriyama.
Eppure, se si vuole andare a cercare un sentimento che lega da sempre i due, non lo si trova nell’amicizia o nel senso di fratellanza comune agli ultimi due sopravvissuti di un’intera razza, o a quello che nasce sul campo di battaglia, quando si arriva fianco a fianco a sfiorare (e spesso abbracciare) la morte in persona. Ciò che ha sempre legato Goku e Vegeta è stata la rivalità nata quel giorno, quando entrambi, sfiniti e coperti di ferite, pareggiarono lo scontro e si congedarono giurandosi, a vicenda, di combattere nuovamente l’uno contro l’altro.
“Kakarot, per favore, distruggi Freezer…”
Accadde, però, che un tizio molto più potente di Vegeta fece la sua comparsa, stravolgendo i piani del Principe dei Saiyan e facendogli compiere un ulteriore passo avanti verso il personaggio che oggi conosciamo. Stiamo ovviamente parlando di Freezer, uno dei villain più iconici di Dragon Ball, la cui estrema malvagità portò Goku a trasformarsi nel leggendario, e tanto vociferato, Super Saiyan. Il primo di una lunga serie, certo, ma al tempo fu un plot twist straordinario e tutti i giovani spettatori rimasero a bocca aperta, osservando un Kakarot biondo, con occhi di ghiaccio, avvolto da una luce dorata e guidato da una furia mai vista prima.
Le azioni di Freezer, tuttavia, non hanno solo fatto trasformare Goku in Super Saiyan, non hanno solo ucciso il povero Crilin, ma hanno eliminato anche l’orgoglioso e arrogante Principe dei Saiyan. Impossibile scordarsi il momento nel quale assistemmo alla prima morte di Vegeta, trafitto al cuore da un colpo sferrato impietosamente da Freezer, davanti agli occhi esterrefatti di un Goku impotente.
In quel momento di dolore e ormai a un passo dalla morte, l’animo di Vegeta si apre completamente al proprio odiato rivale. Dagli occhi inizia a sgorgare un fiume di lacrime. Un pianto incessante causato non dal dolore fisico, ma da qualcosa di più profondo, una ferita inferta da Freezer all’intera razza dei Saiyan, per lungo tempo suoi fedeli servitori e da lui sterminati per scongiurare la possibilità di ritrovarsi a combattere con il leggendario Super Saiyan. Il pianto di Vegeta è quasi straziante e fa provare pietà per un personaggio che, fino a pochi minuti prima, era ben lungi dal suscitare empatia nell’animo degli spettatori.
L’arroganza, la supponenza, l’orgoglio, l’ira sono sentimenti che hanno sempre contraddistinto Vegeta, ma in quel momento, con quel pianto, sembrano esser scomparsi. Il Principe dei Saiyan, ormai ferito a morte, abbassa tutte le difese e si denuda completamente davanti al proprio rivale, chiedendogli aiuto non per cercare di mettere in salvo sé stesso, ma per fare ciò che lui non aveva avuto la forza di fare: vendicare la morte dei rispettivi padri e dell’intera razza Saiyan.
Lo stesso Goku rimase interdetto davanti alle ultime parole di Vegeta e forse fu proprio in quel momento che il personaggio iniziò a far breccia nei cuori dei fan di Dragon Ball. Il “vecchio” Vegeta, quello che avevamo viso fino a quel momento, non sarebbe più tornato dal pianeta Namecc. Non completamente almeno.
“Chissà se anche un Cyborg come te è capace di tremare dalla paura”
Una cosa che hanno ormai imparato tutti i fan dell’opera di Toriyama è che i personaggi principali difficilmente restano morti. Che si tratti di un desiderio chiesto a Shenron (e colleghi) o di un Kaioshin che dona la propria vita per un bene superiore, a memoria è difficile ricordare qualcuno (dei “buoni” almeno) che sia morto una volta per tutte.
Tirata nuovamente la coda a Shenron ed espresso il desiderio di riportare in vita tutte le vittime di Freezer, ecco che anche Vegeta tornò tra i vivi, giusto in tempo per vedere l’odiato “KAKAROT!” (da leggere rigorosamente con la straordinaria voce di Gianluca Iacono) trasformato in Super Saiyan e prossimo a scambiarsi una nuova ondata di mazzate con un Freezer senza un pezzo di coda e tramutatosi, per l’occasione, in omino Michelin. Da quel momento, il nostro antieroe preferito farà di tutto per cercare di raggiungere il livello del proprio rivale, tornando sulla Terra e sottoponendosi a un allenamento particolarmente intensivo, che mise nuovamente a repentaglio la sua vita. Fu in questo frangente che Vegeta iniziò a gettare le basi di quello che sarebbe stato il suo futuro al fianco dei terrestri.
Qui una celebre signorina dai capelli e dagli occhi blu fece breccia nel cuore di ghiaccio del nostro orgoglioso Principe dei Saiyan. Nessuno, al tempo, si aspettava che Bulma e Vegeta finissero insieme, eppure così accadde e dalla loro unione nacque il piccolo Trunks. In pochi anni eravamo passati da un personaggio che considerava i terrestri una razza inferiore, a un o che si ritrovava a costruire una famiglia proprio con una donna terrestre. Un cambiamento non da poco, che tuttavia non inficiò minimamente il rapporto con “l’odiato” Goku, colpevole di trovarsi sempre un passo avanti a lui.
Mentre a Goku furono necessari sentimenti come il dolore e la rabbia – scaturiti dal brutale omicidio di un amico considerato quasi un fratello – per scatenare tutta la potenza del Super Saiyan, a Vegeta mancava ancora qualcosa. Nonostante le dure sessioni di allenamento e l’aver instaurato un legame particolarmente forte con qualcuno – e dunque aver delle persone care da proteggere – il Principe dei Saiyan non era ancora in grado di raggiungere lo stesso livello del rivale. E fu proprio questa frustrazione – condita con una punta di rancore e una spolverata d’odio – che fece risvegliare, per la prima volta, il biondo guerriero che racchiudeva dentro di sé.
Finalmente era arrivato allo stesso livello di Goku e quella trasformazione riportò a galla anche il vecchio carattere di Vegeta. Il primo a farne le spese fu l’Androide 19 (o C-19), impietosamente annientato dal principe in versione biondo platino. Una potenza che lo rese, se possibile, ancora più spavaldo e arrogante di quanto già non fosse di natura e, purtroppo, entrambi i sentimenti sono sempre stati il suo tallone d’Achille.
Fu proprio l’arroganza che lo spinse a commettere una serie di errori, che hanno contribuito a farlo finire tra i personaggi meno tollerati da una discreta parte della fanbase di Dragon Ball. Sebbene siano molti i sostenitori dell’antieroe creato da Toriyama, non son di certo pochi i detrattori, coloro che gli rimproverano – a ragion veduta – di aver enormemente sottovalutato Cell e di aver deciso di riprovare quei bei sentimenti di un tempo (quelli che gli avevano garantito la laurea ad honorem in bastardaggine) e farsi possedere da Babidi per aumentare la propria potenza e misurarsi allo stesso livello di Goku.
Entrambe le scelte – dettate dalla propria stolta arroganza – gli si ritorsero contro, dando vita a momenti di grande dolore per lui e per coloro che aveva attorno.
“Addio per sempre, Kakarot”
Torniamo un attimo indietro di qualche passo, e ripensiamo a quando Vegeta si ritrovò faccia a faccia con un Cell in forma semi-perfetta. L’intera saga poteva chiudersi in quel momento, ma ecco che l’orgoglio e l’arroganza del principe, in netto e palese vantaggio, fecero la loro comparsa, concedendo a Cell l’opportunità di assorbire Androide 18/C-18 e incrementare a dismisura la propria potenza. Diventato l’essere perfetto, l’insettone rivolse la propria attenzione al gruppo di eroi presenti sul campo di battaglia, colpendo a morte il Trunks del futuro davanti allo sguardo impotente del padre.
Per la prima volta, a guidare le azioni di Vegeta, non furono orgoglio o tracotanza, ma rabbia. Una rabbia cieca, incontrollabile e irrazionale, che lo portò a lanciarsi contro il nemico, dando fondo alle proprie forze e fallendo miseramente nel tentativo di annientare colui che gli aveva appena ammazzato il figlio. Quanto accade dopo è storia, una storia che ancora oggi i fan di Dragon Ball ricordano alla perfezione; una storia che portò il Principe dei Saiyan a chiedere scusa, forse per la prima volta in tutta la sua vita, per il tremendo errore commesso. Un punto di svolta non da poco, reso ancora più profondo al termine dello scontro con Cell, quando Vegeta, ammettendo la superiorità di Goku e del piccolo Gohan, depose le armi, giurando di non combattere mai più.
Ovviamente è un giuramento che dura ben poco, ma è il cambiamento che porta con sé il fattore da tenere in considerazione. Il Vegeta che ci si ritrova davanti dopo il combattimento contro Cell, sembra aver perso una parte di sé lungo la strada ed è ancora più lontano da quello che ci fu presentato la prima volta, prima dello scontro con Goku, prima della morte per mano di Freezer.
A sette anni di distanza da quegli eventi, il Principe dei Saiyan ci apparve più legato alla propria famiglia e a persone che potremmo quasi definire amici. Certo, non era né mai sarà l’anima della festa, ma non ha alcuna importanza. Vegeta è un burbero e sempre lo sarà, un po’ come Ikki di Saint Seiya. Sono personaggi duri, anche brutali quando serve, ma non per questo meno umani.
Durante gli allenamenti con il piccolo Trunks, vedendolo trasformarsi (con estrema facilità) in Super Saiyan, Vegeta lo invita a sferrargli un attacco per saggiarne la forza e stupito dalla potenza del figlio – e sempre perché l’educazione spartana tempra il carattere – gli sferra un potente colpo sul viso, invitandolo a non lamentarsi perché tanto lo avrebbe comunque portato al parco giochi.
Un episodio fine a sé stesso? No. Perché è una delle prime volte nelle quali vediamo papà Vegeta in tutto il suo splendore. Un padre duro, certo, ma che dimostra un affetto mai visto prima, nei confronti di quel figlio che – in una differente versione – si era visto ammazzare, davanti ai propri occhi, qualche anno prima. Nonostante questa dose di buoni sentimenti (assunti sempre in dosi molto ridotte) il “vecchio” Vegeta era sempre dietro l’angolo, pronto a manifestarsi alla prima occasione, con il suo bello zainone pieno di arroganza, supponenza e cattiveria. Una serie di bei sentimenti che si manifestarono in una nuova versione del nostro Principe dei Saiyan: Majin Vegeta.
È nei panni di Majin Vegeta che vediamo – forse per l’ultima volta – la versione più malvagia del personaggio. Una versione che lo porta a farsi possedere volontariamente dal mago Babidi, al fine di incrementare la propria potenza e portarla a quella dell’odiato rivale, nuovamente tornato sulla Terra. Majin Vegeta non esitò a sterminare persone innocenti – tra le quali rischiò di esser inclusa la sua stessa Bulma – al fine di raggiungere il proprio scopo e scontrarsi contro il Saiyan che aveva osato diventare più forte di lui e che, per anni, gli aveva sventolato davanti alla faccia la propria potenza. Una visione particolarmente distorta della realtà, ma in quel momento, il Vegeta che anni prima era sbarcato su quel lontano pianeta alla ricerca delle Sfere del Drago era nuovamente tornato a galla.
Conseguenza finale di quello scontro è uno dei momenti che i fan del Principe dei Saiyan ricordano con maggior affetto, forse il momento più alto della sua storia. Messo K.O. il proprio avversario, Majin Vegeta decise di scontrarsi da solo contro il terribile Majin Bu, uno scontro dal quale non poteva tornare vincitore e che, come ben sappiamo, sarebbe stato uno dei più lunghi dell’intera serie Z. Forse ispirato dalle gesta e dalle parole del proprio odiato rivale di sempre, Vegeta fece una cosa che nessuno si sarebbe mai aspettato: abbracciò, per la prima volta, il piccolo Trunks, raccomandandogli di pensare alla propria madre, scusandosi per non esser stato un buon padre e mettendolo K.O. insieme a Goten, al fine di avere campo libero e poter sconfiggere Majin Bu.
Introdotto da un profondo monologo, magnificamente interpretato nella versione italiana dallo storico doppiatore di Vegeta, il già nominato Gianluca Iacono, quel giorno assistemmo al sacrificio del Principe dei Saiyan, che fece esplodere tutta la propria potenza con la speranza di portar con sé all’altro mondo anche il roseo avversario.
Una speranza vana purtroppo, tuttavia quel “Addio per sempre, Kakarot” pronunciato poco prima di sacrificare la propria vita per un bene superiore, racchiudeva una moltitudine di significati. Fu un addio all’odiato rivale, un rivale trasformatosi, forse, in un amico o un fratello; un addio al figlio e alla moglie, le persone più care che ha al mondo; un addio al gruppo di terrestri che, da sempre, affianca i nostri due eroi, ai quali è legato da una sorta di rapporto nemico-amico; fu, soprattutto, un addio al vecchio Vegeta, quel lato del suo carattere fatto di malvagità e cieca arroganza, un’arroganza che l’ha portato a commettere un errore dopo l’altro, a soffrire in prima persona e a far soffrire coloro che gli stavano accanto.
“La mia Bulmaaaa!”
Ciò che NON fu – come abbiamo detto in precedenza – è un addio definitivo. Il nostro Vegeta, infatti, tornò in vita ancora una volta e sfoggiò tutto il suo profondo cambiamento, combattendo fianco a fianco con l’odiato avversario di sempre, arrivando perfino ad accettare di fondersi in uno stesso corpo e dando vita a Vegeth. Un “sacrificio” forse più duro da accettare del precedente (e purtroppo quasi altrettanto superfluo) ma che spianò la strada all’unica soluzione definitiva che poteva esser adottata per chiudere per sempre la storia: un’alleanza tra i due guerrieri più potenti della Terra, un’alleanza che portò alla sconfitta di Majin Bu e a uno scambio di sorrisi compiaciuti tra i due Saiyan.
Una vittoria sotto tutti i punti di vista, che tuttavia non cancellò la rivalità tra Goku e Vegeta, ma piuttosto la trasformò, rendendola quello che, forse, è sempre stata: la vera forza che spingeva i due guerrieri a dar sempre il loro massimo e a superare i propri limiti, diventando via via sempre più potenti.
Oggi, a distanza di anni e davanti agli eventi visti nel corso della saga di Dragon Ball Super, c’è da chiedersi se il rapporto tra i due muterà ancora in futuro e, soprattutto, se la fanbase dell’opera di Toriyama sarà ancora così divisa in merito al personaggio. Già dai primi capitoli della serie più amata e odiata del franchise, abbiamo visto un Principe dei Saiyan nettamente diverso rispetto alla prima volta. Memorabile resta la scena nella quale Lord Beerus, il Dio della Distruzione, schiaffeggia l’incauta Bulma, scatenando – non senza stupore da parte del pubblico – l’ira incontrollata di Vegeta, che si lancia, come sempre senza riflettere, contro quell’essere temuto al punto tale da accettare di rendersi ridicolo davanti agli occhi increduli degli amici (conoscenti… ed è già una concessione).
Ciò che accadde dopo è, ormai, parte della storia della saga di Dragon Ball ed è superfluo parlarne in questa sede, che resta dedicata al nostro Saiyan preferito… o almeno, da alcuni di noi. Che piaccia o meno, Vegeta è e resterà per sempre uno dei personaggi più importanti dell’intera saga e la mia personalissima speranza è di avervi fatto conoscere – o magari riscoprire – le varie sfaccettature che hanno scolpito e portato a evolversi, negli anni, il carattere e la personalità dell’orgoglioso, superbo, arrogante e iracondo (ma ha anche dei difetti…) Principe dei Saiyan.