Parola di Ispettore Gadget
Chi è cresciuto negli anni ’90, non può non ricordare con grande piacere le avventure dell’ispettore Gadget.
Quella fantastica serie animata, creata dagli studi Warner Bros. con la collaborazione della giapponese Tokyo Movie Shinsha, aveva come protagonista l’omonimo ispettore, che era tuttavia una sorta di cyborg dotato di bislacchi gadget (come vuole il nome) tecnologici innestati nel corpo.
Ma chi è, più nel dettaglio, l’ispettore Gadget e perché ci piaceva così tanto?
Si tratta di un poliziotto cyborg ispirato al personaggio diMaxwell Smart (tanto che l’attore Don Adams gli dà voce nella versione originale), ma decisamente inetto e impacciato, e in tutti i casi che gli vengono assegnati dal Commissario Quimby (Capo Gontier nel doppiaggio italiano) commette errori sciocchi e banali, scambiando ripetutamente gli innocenti per colpevoli e viceversa, finendo più volte in pericolo ma riuscendo sempre a cavarsela grazie ai suoi tecnologici gadget o grazie all’aiuto della nipotina Penny e del cane Bravo. Il segreto del successo della serie dell’ispettore Gadget deriva proprio da questo, ovvero dal fatto che il cyborg prosegua per la sua strada, arrivando alla risoluzione del caso, combinando di tutto e soprattutto ignaro del caos che si lascia alle spalle, provocando senza dubbio ilarità nei giovanissimi, che in breve tempo si affezionano a questo ispettore così stravagante e goffo.
Nella sua solita sequela di errori e atti sconsiderati, è immancabile l’appuntamento di ogni inizio puntata con il Capo Gontier, che compare per consegnare a Gadget la missione del giorno ricordandogli che il messaggio, una volta letto, si autodistruggerà (alla Mission Impossibile, insomma). Ovviamente, con la precisione di un rintocco di un orologio svizzero, il Capo salta sempre in aria insieme al messaggio per colpa dell’ispettore Gadget. Per fortuna però lo vediamo solitamente riapparire a fine puntata per congratularsi con Gadget circa il buon esito della missione.
I misteri dell’ispettore Gadget
Come ogni serie animata di successo, non può mancare un villain di tutto rispetto e in questo caso risponde al nome di Boss Artiglio (Dr. Claw). La particolarità risiede nel fatto che nelle quasi novanta puntate della serie non ci viene mai mostrato il suo volto, ma vengono riprese soltanto le sue braccia e le sue mani, avvolte da guanti e un bracciale da metallaro. Il Boss Artiglio è sempre seduto sulla sua poltrona, con il gatto Satanasso (Mad Gatto) comodamente adagiato sulle ginocchia.
Il mistero del volto del Boss viene svelato finalmente nel 1992, grazie a un’action figure venduta con uno sticker che ne copre il volto, per preservare la sorpresa fino all’apertura del blister. Un’idea di marketing davvero geniale.
A questo punto, l’anno dopo, il Boss Artiglio può apparire anche nel videogioco per Super Nintendo dell’Ispettore Gadget.
Ma quello legato al villain non è il solo mistero di questa serie cartoon. Ad esempio, vi siete mai chiesti qual è il vero nome dell’ispettore? E com’è diventato un cyborg?
Nel cartone non ci viene detto molto a riguardo e anche qui, per scoprirlo, dobbiamo attendere il 1991 con l’uscita di una card, parte di una linea ufficiale prodotta da Impel. Sulla biografia dell‘ispettore Gadget leggiamo che l’uomo ha addosso circa tredicimila dispositivi, e che è quasi morto in seguito a una caduta provocata da una buccia di banana (in linea, insomma, con la goffaggine del personaggio), finendo poi per esser trasformato nel cyborg che tutti conosciamo ed amiamo.
“Di gadget ne ha perfino nel cappello, dal quale farà emergere un ombrello…”
Altro motivo di interesse è senza dubbio quello riguardante i numerosi e tecnologici gadget dell’ispettore. Si va dai più semplici, come il binocolo che esce dal cappello, alle varie funzioni dell‘impermeabile, in grado di gonfiarsi come un pallone ed utile, ad esempio, per attutire le cadute.
Ma sono tantissimi i mezzi di cui dispone il nostro ispettore, e tra i migliori citiamo le tante mani meccaniche che escono sempre dal cappello impugnando diversi oggetti, tra cui una macchina fotografica, un ventilatore, un apriscatole e varie, oppure c’è il martello, da usare come arma di difesa quando qualcuno gli si avvicina, sebbene purtroppo siano più che altro i buoni a finire colpiti.
Dal cappello poi esce anche un’elica che gli permette di volare, mentre i suoi arti sono telescopici, e possono allungarsi a dismisura.
Anche gli assistenti Penny e Bravo ovviamente hanno i loro gadget, come il PC della bambina, camuffato da libro, e in grado di interfacciarsi con qualsiasi equipaggiamento elettronico e persino di aprire casseforti, oppure il suo orologio multifunzione. Il cane Bravo invece ha un collare che utilizza per comunicare con Penny.
Non possiamo chiudere però senza menzionare la Gadgetmobile. La macchina dell’Ispettore può trasformarsi in furgoncino o in un’auto, ed è accessoriata con un arsenale di gadget ulteriormente vario e all’apparenza infinito.
Tra straordinaria tecnologia, bizzarri personaggi e buffe situazioni, anche chi non ha mai visto l’Ispettore Gadget capirà bene il perché da piccoli molti di noi amavano questa serie animata di successo, dalla quale peraltro nel 1999 viene tratto un film, a dire il vero piuttosto anonimo (e poi addirittura un sequel di cui preferiamo non parlare) diretto da David Kellogg, con Matthew Broderick e Rupert Everett. Prima di questi live action, una volta conclusosi il cartoon abbiamo avuto anche dei lungometraggi animati e serie derivate. Da Ispettore Gadget salva il Natale (1992), a Ispettore Gadget – L’ultimo caso (2002) fino a La grande impresa dell’ispettore Gadget (2005), seguiti dal film in computer grafica L’Ispettore Gadget (2015), e poi ci sono tre spin-off: È piccolo, è bionico, è sempre Gadget (1995), Inspector Gadget’s Field Trip (1996), Gadget e Gadgettini (2001).
Niente di tutto questo però è mai equiparabile alla prima storica serie animata. Quanto ci manchi, ispettore Gadget!