Abbiamo provato in anteprima le prime due ore di Remothered: Broken Porcelain
Quando un paio d’anni fa uscì Remothered: Tormented Fathers rimanemmo piacevolmente sorpresi di come un team alla sua opera prima fosse riuscito a confezionare un survival horror così ben costruito – seppure con qualche angolo da smussare. Stormind Games e Darril Arts, ispirandosi alle atmosfere di Clock Tower di Capcom misero in piedi un’avventura piuttosto ansiogena in una buia magione, unendo gli stilemi dell’horror giapponese con un setting che a più riprese richiama l’Italia (gli sviluppatori sono catanesi), finendo per coinvolgere nel progetto anche figure come Nobuko Toda, autore tra le altre delle soundtrack di Metal Gear Solid 4 e The Evil Within.
Tormented Fathers era già negli intenti il primo capitolo di una trilogia, che a breve andrà ad arricchirsi di un secondo capitolo, il Remothered: Broken Porcelain di cui vi parlo oggi. Abbiamo avuto la possibilità di mettere le mani sul gioco e di provare le prime due ore di questo, riscontrando tanti miglioramenti e una decisa maturazione rispetto al primo capitolo.
Remothered: Broken Porcelain riprende la storia dove era stata lasciata. Aver giocato il primo capitolo è praticamente obbligatorio, nonostante il comodo riassunto che apre le vicende di questo sequel. Questa volta vestiremo i panni di Jennifer, impegnata a lavorare nell’Ashmann Inn come cameriera. Senza troppi preamboli scopriremo subito che Andrea, un’altra dipendente dell’albergo, è affetta dalla stessa “maledizione” che avevamo conosciuto nel primo capitolo, ma anche che un’altra presenza inquietante abita quei corridoi.
Nelle due ore circa di durata della demo la nostra protagonista ha l’obiettivo di riuscire a fuggire dall’area della struttura nella quale si trova, evitando di essere intercettata e uccisa da Andrea, ormai non più padrona di sé stessa.
La struttura di gioco non è quindi, nelle sue fondamenta, dissimile da quella di Tormented Fathers, ma il diavolo si nasconde nei dettagli, e tanti sono i cambiamenti intervenuti nella realizzazione di questo secondo capitolo.
Il primo, più evidente, riguarda l’aspetto tecnico. Il primo Remothered aveva qualche problema di prestazioni, e anche i modelli dei personaggi e delle texture non facevano certamente stupire. Broken Porcelain, nonostante la versione testata non sia certo quella definitiva che arriverà sugli scaffali tra un mese, mostra già delle performance migliori e una messa in scena molto più raffinata, rifinita e dettagliata.
Se questo passo avanti è certamente gradito, molti altri dettagli concorrono nel costruire quel senso di maggior maturità provato giocando a Remothered: Broken Porcelain. Il gioco è complessivamente più fluido, e quella pesantezza che si percepiva nel controllare Rosemary è stata molto attenuata, così Jennifer si muove in modo più credibile e reagisce meglio agli input.
Le interazioni della protagonista con l’ambiente circostante sono non solo più dinamiche e credibili, ma anche aumentate in quantità, rendendo meno piatte le fughe dal nemico e le sezioni stealth. I nemici sembrano anche più svegli di prima da quanto abbiamo potuto vedere, e si accorgono più facilmente della posizione di Jennifer.
Un maggior dinamismo è stato dato anche agli scontri, durante i quali si è sempre chiaramente sfavoriti, ma si ha qualche possibilità in più di cavarsela. È stato infatti aggiunto un sistema di crafting che permette di creare oggetti, utili a danneggiare il nemico così che resti a terra diverso tempo, o a distrarlo per potergli sgattaiolare alle spalle. Altra aggiunta è la possibilità di portare contemporaneamente più armi da utilizzare quando si viene catturati, diversamente dal primo episodio in cui si poteva portare con sé un’arma per volta. Infine è stata aggiunta la possibile di arrivare alle spalle del nemico per colpirlo e stordirlo (sinceramente non ci sono mai riuscito).
Queste feature sono un po’ un’arma a doppio taglio per i puristi dell’horror, perché vanno certamente a minare quel senso di impotenza che si dovrebbe provare in un prodotto horror di questo tipo. D’altra parte però queste aggiunte sono ben bilanciate, perché attenuano un po’ il senso di frustrazione per i giocatori meno avvezzi ad esperienza horror dure e pure. Non è inoltre escluso che tra le varie difficoltà disponibili queste facilitazioni vengano rimosse all’aumentare della sfida.
Ci sono poi gli enigmi, che sembrano andare un po’ oltre il classico: “trova l’oggetto X e mettilo nel posto Y“. In un paio di casi è stato necessario ragionare un bel po’ per capire come risolvere la situazione, andando ben oltre i canonici enigmi del survival horror o, più nello specifico, i semplici enigmi di Remothered: Tormented Fathers.
Questa prova di Remothered: Broken Porcelain non lascia quindi solo una sensazione positiva, ma anche quella di un deciso passo avanti rispetto al capitolo precedente e di una maggiore consapevolezza dello studio alle sue spalle delle proprie capacità e dei propri mezzi. Gli accorgimenti sembrano andare tutti nella giusta direzione e le migliorie sembrano essere tarate perfettamente per non stravolgere l’ossatura della serie, ma solo per farle fare un passo in avanti in termini di fruibilità senza troppo sacrificare l’atmosfera.
Ci sarà da vedere poi il gioco completo ovviamente, ma date le premesse è praticamente impossibile non essere curiosi di vedere cosa succederà il 20 ottobre, quando Broken Porcelain sarà rilasciato.