Dopo alcuni giorni di prova su PS4, ecco il mio parere su Genshin Impact
Se è vero che sono sempre esistiti giochi gratuiti, il fenomeno dei free-to-play può dirsi esploso durante la scorsa generazione di console, che fu la prima a impiegare massicciamente internet. A completare il quadro, l’affermazione rapida degli smartphone, che hanno esponenzialmente incrementato il mobile gaming. L’altra faccia della medaglia consiste nella proliferazione – e questo non solo nei giochi gratuiti – di business model basati su microtransazioni e altre pratiche predatorie (solo a me secca che per completare il roster di un picchiaduro sia necessario spendere altre decine di Euro?, NdR), che hanno portato a coniare l’espressione “pay-to-win”, che fa da pendant alla succitata “free-to-play”.
Questa premessa era necessaria per introdurre Genshin Impact, nuovo titolo “freemium” (ossia gratuito, ma con transazioni più o meno micro) della software house cinese miHoYo, già nota per Honkai Impact 3rd. Se siete in possesso di un dispositivo iOS o Android, oppure di una PlayStation 4 o un PC potete scaricarlo dal 28 settembre, mentre l’utenza Switch dovrà attendere ancora.
Come avrete constatato dal trailer, si tratta di un Action RPG open world in terza persona, che può essere tranquillamente accostato alla scena JRPG, pur essendo cinese; d’altro canto, come ho già avuto modo di accennare, la provenienza geografica non è un grande criterio per classificare videogame. E comunque la volontà di miHoYo è precisamente quella di inserirsi nell’ambito dell’intrattenimento nipponico: ancor prima di essere un videogioco, Genshin Impact era già un manga (più propriamente un manhua) dal 2018; potete leggerlo nel sito ufficiale del gioco.
Sul piano ludico, c’è tutto quello che è lecito aspettarsi da un Action JRPG di stampo shōnen: nonostante la natura di free-to-play possa portare qualcuno a immaginare un titolo votato al multiplayer, Genshin Impact è innanzitutto un’avventura per giocatori solitari, anche se è possibile comporre un party con un massimo di altri tre giocatori umani. Questa modalità cooperativa, peraltro, non costituisce il fulcro dell’esperienza, essendo piuttosto limitata: innanzitutto, non interseca la main quest e, secondariamente, è accessibile solo dopo aver raggiunto il livello 16 nell’Adventure Rank: non ci vuole una vita per arrivarci, ma nemmeno un paio d’ore di prova.
Ma cos’è l’Adventure Rank? È forse il dato più importante di tutti. Si tratta in sostanza del livello del proprio account, distinto da quello dei singoli membri del party. Incrementare l’Adventure Rank consente di ottenere premi presso la gilda, ma soprattutto di sbloccare funzioni e contenuti: non solo è richiesto un certo livello per entrare nei Domain (cioè nei dungeon) o per iniziare determinate quest, ma anche il livello del mondo dipende dall’Adventure Rank. Tale World Level è fondamentale per “far crescere” il gioco, aumentando il livello dei nemici, nonché il proprio level cap, e migliorando i tesori.
Per guadagnare Adventure EXP si possono completare quest – di varia natura: main quest, side quest, incarichi giornalieri – e dungeon, ma anche esplorare il mondo, visto che anche il rinvenimento di tesori e l’attivazione dei punti di teletrasporto (che open world sarebbe senza fast travel?, NdR) fornisce qualche punto. Esatto, non serve nessuna valuta in-game. Esiste anche un modo di ottenere Adventure EXP spendendo eventualmente valuta in-game (per ricaricare più rapidamente Original Resin, che si ripristina anche gratuitamente, alla velocità di un punto ogni otto minuti), ma, come abbiamo visto, ce ne sono molti altri.
E allora come monetizza miHoYo? L’unica valuta speciale acquisibile esclusivamente spendendo denaro in real life è costituita dai Genesis Crystal, la cui unica funziona è quella di essere convertiti in Primogem (secondo il rapporto 1:1), che serve per recuperare la succitata Original Resin o per esprimere un desiderio (Wish): la prima serve per ottenere ricompense svolgendo determinate attività (esplorazione degli Abyssal Domain, uccisione di determinati boss, ecc.), mentre i desideri costituiscono la meccanica gacha di Genshin Impact.
Il termine Gachapon indica sia il piccolo gadget che viene dispensato all’interno di una capsula plasticosa da una macchina, sia la macchina stessa. È un elemento fortemente radicato nella cultura pop giapponese che ha incontrato una certa fortuna anche in Occidente, specialmente presso i bambini. In termini videoludici, il gacha system è il corrispettivo orientale delle loot box. I desideri di Genshin Impact funzionano in questo modo: utilizzando un oggetto (del costo di 160 Primogem) si seleziona un evento e si materializza un’arma o un personaggio in base a determinati rate che il gioco, volendo, vi illustra. Per compensare parzialmente il “fascino osceno del caso”, ogni wish dà diritto anche ad almeno una di (altre) due diverse valute per acquistare oggetti e personaggi di valore elevato (quattro stelle, mentre con il desiderio esiste lo 0,6% di possibilità di ottenere un oggetto o personaggio di cinque stelle).
Per quanto ho avuto modo di sperimentare, il gioco non è punitivo (al massimo può rivelarsi grindoso, come era lecito aspettarsi), quindi personaggi e armi top tier non sono indispensabili: ottimo, possiamo dire che, almeno allo stato attuale, Genshin Impact non è un pay-to-win. Ma vale il vostro tempo? Anche quello è prezioso, a ben vedere.
Ho sempre visto con sospetto i giochi gratuiti, perché mi sembra difficile che possano rivelarsi curati quanto i giochi che acquisto. Genshin Impact non mi ha fatto cambiare idea, pur non essendo un’opera indegna: semplicemente, l’ho trovato abbastanza banale. Innanzitutto in relazione alla direzione artistica, che non è certo indecente, ma è piuttosto derivativa: evidente il tributo pagato da miHoYo a The Legend of Zleda: Breath of the Wild, che si estrinseca non solo su aspetti estetici quali il monster design, ma anche sulla meccanica di gameplay della scalata e planata, che “ricorda da vicino” il Paraglider. Il character design, invece, si allontana dallo stile zeldiano per ricalcare in modo pedissequo gli stilemi anime.
Per il resto, il gameplay segue la formula ormai collaudatissima degli open-world standard, senza concedersi particolari guizzi: si va in giro per il mondo scoprendo tesori e dungeon (della decina che ho visto, erano tutti piuttosto lineari e brevi), si raccolgono svariati materiali per craftare (forgia, cucina, alchimia). Il battle system è molto semplicistico e approssimativo rispetto a quello che ci hanno abituato serie come Tales o Star Ocean, ma contiene forse l’unico sistema di novità di tutto il gioco, evolvendo il classico sistema elementale dei giochi di ruolo. Gli attacchi elementali, oltre a produrre momentanee alterazioni di stato, possono innescare reazioni con altri elementi: un incantesimo di fuoco contro un nemico di elemento erba lo manderà in fiamme, mentre un’abilità elettrica su un bersaglio bagnato lo fulminerà, producendo danni di elemento elettrico nei secondi successivi.
Carino, ma non è stato sufficiente per avvincermi allo schermo. Forse sono solo troppo vecchio, ho visto troppi anime e giocato a troppi JRPG per trovare interessante l’ennesima opera che mette in scena il solito canovaccio. Forse nelle prossime settimane il gioco migliorerà, con contenuti aggiuntivi e magari anche qualche aggiustatina tecnica (attualmente, giocando su PS4 ho constatato problemi di frame rate, pop up e compenetrazioni poligonali). Però mi sembra difficile che possa introdurre qualcosa di originale che possa mutare la mia impressione.