Fumetto e gioco da tavolo insieme in “Blood Lilyum”
Quello tra fumetto e gioco da tavolo è un rapporto che esiste da tantissimo tempo. Spesso, infatti, uno o l’altro hanno preso in prestito stilemi, personaggi e idee per creare prodotti su licenza che ne richiamassero gli appassionati e le appassionate portando loro a sconfinare al di là del medium di riferimento. Sono tantissimi gli esempi in questo senso, da un lato e dall’altro: gli innumerevoli – e qualitativamente varissimi – giochi ispirati all’universo Marvel o ancora i fumetti tratti da universi in scatola come Zombicide sono solo alcuni esempi che è possibile citare. In questa traccia si inserisce anche Giochi Uniti, che da tempo sta tentando la strada della creazione di nuove proprietà intellettuali che possano avere vita sia nel fumetto che nel gioco. Ed è proprio in questa sfida che rientra il progetto più recente dell’editore campano, Blood Lilyum.
Blood Lilyum è un universo a metà strada tra fantasy medievale e fantascienza, condito da tanta fantapolitica. Una lunga guerra interna tra i vari regni della terra di Lilya ha portato a un apparente clima di pace durato svariati decenni. Armonia che, però, è destinata a crollare molto presto, lasciando dietro di sé le macerie di quelle casate e il compito ai pochi nobili rimasti di costruire un regno che possa essere stabile e duraturo.
L’incipit dell’ambientazione è dunque abbastanza canonico per gli stilemi narrativi tipici del genere, ma non per questo manca di funzionalità. Le atmosfere evocate anzi sono suggestive e incuriosiscono chi si approccia al prodotto, dandogli l’impressione di un world building coerente e coeso.
I richiami a moltissime opere cardine degli intrighi a palazzo – uno su tutti Game Of Thrones da cui Blood Lilyum pesca a piene mani la tendenza a non inquadrare in modo preciso buoni e cattivi – uniti a suggestioni estetiche che spaziano da Leiji Matsumoto e Dune (a volte in modo anche piuttosto esplicito, ma è giusto sia così) contribuiscono a dare una buona bussola con cui orientare l’ambientazione e comprenderne i principi.
Laddove l’ambientazione fa intuire impegno e ricerca ben più che discreti, le due anime di Blood Lilyum rivelano invece una diffusa spigolosità e una mancanza di rifinitura. Sia il fumetto che il gioco da tavolo, infatti, sembrano soggetti a una implementazione sommaria a cui forse andava dedicata qualche attenzione in più per poter rendere in modo efficace la bontà del setting creato ad hoc per questo prodotto.
Il fumetto, disegnato da Enzo Troiano (Lazarus Ledd, Harcadya) e sceneggiato da Raffaele Simonelli, risente della sua brevità gettando chi legge in un contesto troppo fitto per stare in una foliazione di quarantacinque pagine. I personaggi e gli avvenimenti suggeriscono un lavoro di ambientazione che meritava qualche indugio in più per darne un respiro assolutamente meritato.
Viene piuttosto difficile ricostruire la cronistoria del mondo di Blood Lilyum nell’albetto incluso nel pacchetto e spesso si rischia di perdersi in dialoghi che per compensare diventano fin troppo verbosi e preponderanti. Il disegno di Troiano, poi, alterna momenti seriamente suggestivi ad altri decisamente meno convincenti, complici anche una impaginazione e un lettering piuttosto piatti e senza mordente. Badate bene: il fumetto non è affatto da buttare e anzi si fa leggere con piacere, ma avrebbe giovato di qualche piccola accortezza per smussarne gli angoli.
Difetti simili sono riscontrabili anche nel gioco di Blood Lilyum. A fronte di una implementazione coerente dell’ambientazione – che comunica in modo efficace l’instabilità politica del mondo di gioco – il titolo di carte progettato da Sergio Roncucci pecca di ergonomia e praticità.
Un contesto come quello dei filler (giochi brevi, pensati per essere immediati e di facile lettura da parte di chi li gioca) richiede oggi che i regolamenti vengano snelliti il più possibile coerentemente con quanto chi li ha progettati vuole comunicare. Questo gioco di carte, invece, include una quantità di eccezioni e potere speciali che per la durata e le meccaniche di base – raccogliere set di carte specifiche prima degli altri giocatori, creando anche situazioni di “fastidio” per gli avversari – risultano pesanti e poco rifinite.
Anche qui il concetto alla base funziona ed è ben pensato ma la sua implementazione rischia di complicare le cose più di quanto necessario. Blood Lilyum rimane assolutamente giocabile e senza particolari sbilanciamenti e anzi è un ottimo introduttivo da giocare in modo rapido ma una maggiore cura sulla parte ludica e su quella estetica ne avrebbe sicuramente aumentato il valore.
Per concludere Blood Lilyum è un prodotto valido ma che presenta diverse spigolosità in termini di ergonomia e implementazione. Una scatola eccessivamente grande per un gioco che dovrebbe fare della portabilità la sua bandiera (parzialmente giustificata dalla presenza dell’albo a fumetti) e una componentistica non all’altezza fanno il paio con una stesura narrativa troppo compressa e una resa estetica altalenante. Un esperimento di far confluire fumetto e gioco da tavolo che riesce nel creare un’ambientazione convincente ma che avrebbe avuto bisogno di una rifinitura generale più approfondita proprio per rendere giustizia alla ricerca posta nel setting. Una prima prova che sicuramente va intesa positivamente per il futuro, ma su cui c’è qualche accorgimento da prendere.