Dal passato cinematografico di Capcom al prossimo film reboot di Resident Evil: il costante pessimismo di un appassionato di videogiochi e film horror
Ignoro i motivi per cui Capcom gestisca così male le trasposizioni cinematografiche e televisive dei suoi brand. Non so nemmeno quanto in effetti sia colpa sua, seppur indubbiamente un ruolo importante nella produzione non li discolpi del tutto. Sta di fatto che se faccio mente locale, è davvero difficile ricordare roba buona in tal senso. Non voglio nemmeno lanciarmi in retrospettive lontane anni luce dal nostro presente, che comunque non smentirebbero questo pensiero, ricordiamo tutti il film di Street Fighter, ma erano anche altri tempi. No, quello che voglio fare è focalizzarmi su la forte sfiducia che mi attanaglia oggi, che come se non bastasse, si trasforma in pessimismo cosmico per il futuro pensando a Resident Evil.
Perché se sul fronte videogiochi Capcom è tornata a far brillare uno dei suo brand più importanti, dall’altra pare che su quello transmediale i buchi nell’acqua non finiscano mai. In realtà vale un po’ per tutti i prodotti audiovisivi degli ultimi tempi marchiati Capcom. I film di Resident Evil di Paul W.S. Anderson sono quello che sono, Dragon’s Dogma si è rivelato un anime mediocre, e il futuro? Beh il ritorno del nostro alla regia per il film di Monster Hunter è significativo. Capcom evidentemente se è rinsavita negli anni producendo videogiochi non solo dal sicuro incasso ma anche portatori sani di creatività ed estro, nel versante cinema e tv punta solo al profitto veloce. E nonostante tutto, i film di Resident Evil sono andati meglio di quello che la loro qualità lascerebbe presagire.
E proprio su Resident Evil mi voglio concentrare alla luce dei nuovi dettagli emersi riguardanti il nuovo film in lavorazione. Mettiamo le mani avanti, ovviamente stiamo speculando su qualcosa che non esiste ancora, perciò lungi da me dare un giudizio definitivo su qualsiasi prodotto futuro menzionato in questa sede. Il sospetto tuttavia è che non ci sia l’intenzione di operare quel cambio di rotta tanto auspicato per la serie dai fan storici, riportando il brand allo spirito originale che –piaccia o non piaccia a seconda delle fazioni- ha rappresentato senza dubbio una priorità degli ultimi anni nella saga videoludica (vedi Resident Evil 7 e Resident Evil 2 Remake). Ove sperimentazione e rispetto del genere d’appartenenza, nonché dei connotati classici della serie, sono riusciti a convivere tranquillamente.
Invece, già a partire dalle produzioni Netflix e relativa confusione che aleggia intorno ai due progetti annunciati, la sensazione è che ci sia la rincorsa verso i trend che aggregano il pubblico generalista, cercando di allargare il franchise in maniera poco filologica, da una parte con la serie live action tirando in ballo il nome di Wesker in un contesto che dal soggetto sembra lontano anni luce da quello che sarebbe interessante approfondire nella saga, mettendo al centro al centro delle vicende due giovani fratelli Wesker mai menzionati prima. La serie è inoltre scritta da Andrew Dabb, autore di Supernatural, e questo fa inoltre pensare a un prodotto pericolosamente “teen”.
Dal’altra parte c’ è Resident Evil: Infinite Darkness, serie in CG con protagonisti Leon e Claire, che con tutta probabilità si allineerà alle produzioni precedenti che utilizzavano la stessa tecnica, ovvero tutti i vari film animati usciti in passato, che, seppur riferendosi direttamente all’immaginario reale del gioco, puntavano un po’ come i film di Anderson, tutto solo su una delle facce di una serie che è sempre stata piuttosto “schizofrenica” in tale senso: quella action.
Per anni i fan hanno chiesto a gran voce che si desse vita ad un film (o una serie) che desse lustro anche allo spirito originale di Resident Evil, quello sostanzialmente più compassato, intimo, non sopra le righe, e realmente pregno di atmosfera horror, del primo capitolo.
Un desiderio ignorato molto a lungo, anche con i videogiochi. Fintanto che l’arrivo di Resident Evil 7 ci ha instillato la speranza che forse Capcom avesse capito che Resident Evil non è solo il cast dei personaggi, ma anche e soprattutto, un certo mood da survival horror dell’esperienza, e che moltissimi appassionati volessero proprio questo. Una cognizione che tutti speravano fosse travasata anche in ambito cinematografico. Per lungo tempo si è vociferato di un reboot che riportasse le cose sui giusti binari e solo ultimamente sono emersi i primi dettagli su questo nuovo film, per lo più legati ad una fonte che spesso si è rivelata veritiera, ovvero l’insider Dusk Golem. Purtroppo i segni di una nuova delusione per quanti speravano ad un prodotto in linea con le aspettative descritte prima, sono già evidenti. Alla produzione c’è di nuovo la gente dietro i film di Anderson tanto per cominciare. Cosa peggiore, a mio parere, alla regia è stato messo tale Johannes Roberts.
Questo regista ha già avuto ampiamente a che fare con il genere horror e i risultati sono sempre stati mediocri, o peggio (47 Metri –Uncage). La scelta si rivela sintomatica di una non curanza verso l’importanza artistica e autoriale del progetto per tutta una serie di motivi. La scelta ideale e scontata sarebbe stata coinvolgere un regista talentuoso nel genere, come un James Wan ad esempio. Ma anche non potendolo ingaggiare per qualche motivo, perché non rivolgersi ad un esordiente interessante, un director di qualità che magari ma alla prima esperienza con questo tipo di film? Una scommessa artistica con dietro u po’ di cognizione, come spesso fa Marvel con i suoi film.
In ogni caso qualunque decisione sarebbe stata meglio di quella presa e concedere regia e sceneggiatura proprio ad un mestierante che, non me ne voglia, è quasi garanzia di insufficienza da sto punto di vista, salvo incredibili evoluzioni professionali per cui fino all’ultimo è doveroso un certo beneficio del dubbio.
Sul cast non mi esprimo, sarebbe troppo pretestuoso. Diciamo che non mi fa impazzire, ma è soggettivo e relativo. Potrebbe funzionare come no. Le parole del regista che lo vogliono intenzionato ad ispirarsi ai primi due giochi, invece, stridono parecchio con molti elementi emersi sulla trama del film. Innanzitutto inserire nel calderone Chris, Jill, Claire e Leon insieme, a mio avviso per quelli che sono i tempi di un film, preannunciano il solito pasticcio corale che non darà il giusto sviluppo a nessun personaggio. Personaggi che sin da subito il leaker ci annuncia saranno stravolti, alludendo non solo ad una certa intimità tra Jill e Chris, ma anche ad un Leon alcoolista (???). Io dico. perché non rispettare i reali archetipi dei personaggi, sicuramente sempliciotti e ingenui da un certo punto di vista, ma sicuramente più interessanti di questi che denotano solo la volontà di definire in maniera sbrigativa ed estremamente anonima e banale la loro caratterizzazione?
Il rapporto tra Chris e Jill è molto bello nella saga perché sebbene siano evidentemente partner dal sesso opposto legati da un incredibile affetto, rimane per tutta la saga molto ancorato alla sfera della stima, fiducia, amicizia, senza forzatamente travisare nella solita romance. E Leon, doveva per forza avere dei vizi? Era necessario trasfigurare un personaggio così moralmente retto? Evidentemente si perché altrimenti sarebbe stato troppo difficile renderlo interessante.
Ma se un film di Resident Evil NON mi presenta i personaggi per quello che sono. A cosa serve chiamarlo così? Inoltre i primi due giochi erano profondamente diversi tra loro. Come è possibile volersi ispirare allo spirito di essi e unirli allo stesso tempo? C’è una grande contraddizione in quanto Villa Spencer e Racoon City erano palcoscenici unici, in cui si respirava un mood profondamente diversi. E vedo quasi impossibile nel minutaggio di una pellicola svilupparli entrambi in maniera degna (e Racoon City è confermata). Senza contare che tanta carne al fuoco nel soggetto, allontana sempre di più l’idea di vedere una bella storia di sopravvivenza, essenziale per sua natura, che non può svilupparsi intorno ad una sceneggiatura densa di roba infilata per fanservice.
E per me un bel film su Resident Evil dovrebbe essere un film di sopravvivenza. Sopravvivenza dagli orrori!
Naturalmente lo ribadiamo nuovamente, non abbiamo nulla in mano per decretare l’insuccesso preventivo del progetto, e questo non vuol essere un giudizio su un film che non esiste, ci mancherebbe altro. Purtroppo però, pur rimanendo nell’ambito della speculazione, è facile tracciare una linea negativa su tutta l’operazione che trova ben pochi margini di speranza.
Insomma, io non mi fido. Ancora una volta purtroppo, non mi fido affatto. Capcom e chi per loro, hanno decretato che l’universo transmediale di Resident Evil sia deputato interamente al marketing, ed è un gran peccato perché poteva essere l’opportunità di dargli una certa dignità anche in ambiti diversi dal videogioco, visto che il potenziale c’era tutto. Quanto sarebbe stato bello usare il potentissimo immaginario di Resident Evil, con il suo nome, i suoi personaggi, per creare un VERO horror?!
Anche con poche comparse rispetto al gioco, poche situazioni e richiami, ma con protagonista una location incredibilmente suggestiva come villa Spencer, ad esempio. Perché essere fedeli ai primi giochi, prima che la serie diventasse action e autoreferenziale, significa ricreare un contesto in cui l’ambientazione era ancora protagonista, il mistero, i mille canoni del genere horror e degli zombie movie inseriti nell’ immaginario creato da Capcom a base di case farmaceutiche nell’ombra, edifici-trappole e lugubri e abbandonati laboratori sotterranei. Nei primi Resident Evil, non c’era molto focus sui personaggi, perché essi non erano ancora iconici ed erano uno strumento per veicolare un certo tipo di esperienza ludica. E questo si doveva fare anche con i film, usando elementi ben dosati dell’immaginario di Resident Evil per farci vivere un’esperienza cinematografica equiparabile.
Il ciclo Anderson prese una piega tutta sua, se vogliamo anche coerente e sfacciatamente lontana dalla fonte di ispirazione. E va bene, è andata. Ora c’è questa intenzione di fare qualcosa di opposto, avvicinarsi ai fan mettendo al centro della scena personaggi e location storiche. Ma siamo sicuri che questo basti a scongiurare un nuovo buco nell’acqua? Io, non lo sono affatto.