Suburra 3: la terza e ultima stagione dello show è su Netflix, in un condensato di pallottole ed emozioni
Le ombre enormi e ingombranti di serie TV come Romanzo Criminale e Gomorra non hanno dato a Suburra, purtroppo, il giusto merito. Quello di essere un ottimo prodotto di genere, in grado di rappresentare alcuni ambienti criminali come pochi altri hanno saputo fare, di esser ben interpretato da attori che hanno trovato la definitiva consacrazione e altri che sono esplosi con questo show, e di esser ben girato, mescolando sempre efficacemente emozioni e pallottole.
Arrivati alla terza stagione, Suburra 3 sbarca su Netflix (il 30 ottobre) reduce dai noti problemi legati alla fine delle riprese a causa del Covid-19, e slittamenti vari.
Siamo alla stagione conclusiva e la guerra per la conquista di Roma è giunta alla resa dei conti.
Manfredi Anacleti (Adamo Dionisi) si è risvegliato dal coma e vuole riottenere il posto di comando, soffiatogli e ben gestito dal fratello Spadino (Giacomo Ferrara) in sua assenza. Quest’ultimo però ha trovato ormai più che un alleato fidato, un vero fratello in Aureliano Adami (Alessandro Borghi), e i due tentano la scalata al potere coadiuvati dalle proprie compagne, Angelica Sale (Carlotta Antonelli) e Nadia Gravone (Federica Sabatini). Per mettere definitivamente le mani sulla città eterna, la ghiotta occasione che gli si palesa davanti è costituita da un Giubileo straordinario e i grandi capitali che ruotano attorno all’evento, ma per farsi strada in questi scenari dovranno come sempre sapersi muovere nel modo migliore con tutti i personaggi di spicco della criminalità romana, come Samurai (Francesco Acquaroli), della politica, come Amedeo Cinaglia (Filippo Nigro), e della Chiesa, come il Cardinale Nascari (Alberto Cracco).
Roma… Amor
L’aver chiuso la stagione in fretta e furia è piuttosto palese dal numero degli episodi, solo sei, una riduzione che tuttavia non si nota in termini qualitativi. Probabilmente, è vero, qualche puntata in più avrebbe evitato di condensare troppo gli eventi in un finale rocambolesco che non ci dà il tempo di abituarci ai grandi sconvolgimenti e ci spara dritto in faccia una risoluzione scioccante, che evitiamo accuratamente di spoilerare.
Era piuttosto chiaro quasi da subito che serie TV e film avrebbero percorso strade diverse e non sappiamo quanto una chiusura anticipata dello show abbia influito su tutto ciò, ma ad ogni modo non ci interessa più di tanto, perché Suburra – La serie va valutata quasi come un prodotto a sé stante. Ed è, come detto, un gran bel prodotto.
Suburra 3 consacra un rapporto fraterno e amorevole tra i due personaggi chiave, così diversi ma così uguali. Spadino e Aureliano vivono la criminalità e la lotta al potere nel modo più romantico visto in uno show di questo tipo. Se in Gomorra, un emblema della figura del boss come Salvatore Conte dichiarava di rinunciare con costanza, appositamente a qualcosa a cui teneva perché l’uomo che sa rinunciare a tutto non ha paura di niente, Spadino e Aureliano la paura ce l’hanno negli occhi, quelli sognanti del primo e quelli spiritati del secondo; quei due “re” che non rinunciano mai ai sentimenti e a ciò che li fa stare bene, se non quando è il fato a farlo per loro.
Loro due, in modo diverso l’uno dall’altro, si amano e si cercano per tre stagioni, fino ad un atto conclusivo. Del resto Roma è l’anagramma di Amor e non è un caso se sono due personaggi così a cercare la scalata alla conquista delle chiavi della città eterna.
Ma se dietro un grande uomo, c’è sempre una grande donna, dietro due re come loro ci sono due grandi regine, che avevano già mostrato un carattere da vendere e una perfetta alchimia sulla scena. Anche il rapporto tra Angelica e Nadia cresce in Suburra 3, costretto però a farlo bruciando le tappe, in modo ben più rapido di quanto un’amicizia del genere avrebbe meritato. E quel “non c’ho mai avuto un’amica come te”, pronunciato dalla moglie di Spadino alla “donna” di Aureliano esprime tutta la forza improvvisa e straripante di questa relazione.
Si cercano, si spalleggiano, si supportano, piangono l’una nelle braccia dell’altra, portando sulla scena l’emancipazione femminile a tutto tondo e in ogni contesto, anche in quel clan sinti narrato da Suburra, dove il ruolo della donna raramente prevede il “potere” e una totale libertà di azione e di espressione.
È ora di andare e di non tornare
Ma Suburra 3 sembra volerci dare, infine, la lezione più importante, ovvero che il male più grande si annida sempre lì dove è più difficile da vedere e da scovare.
La scalata di un “uomo marcio”, subdolo e spietato come Cinaglia si porta appresso quanto più di nefando un essere umano possa fare pur di raggiungere il potere e in questo si rivela eccezionale Filippo Nigro, con una interpretazione che cresce di stagione in stagione, di puntata in puntata.
Questi sei episodi scorrono veloci come il vento, con un ritmo giocoforza incalzante e senza respiro, privo di passaggi a vuoto, lasciandoci però quell’inevitabile senso di mancanza tipico delle serie che, tra pregi e difetti, hanno chiuso il proprio percorso.
Un finale che ci spara dritto al cuore, senza preavviso, se non quello dettato dalla logica e dell’esperienza di chi sa che sul piccolo schermo certe storie, d’amore e di guerra, raramente hanno un lieto fine. Tutto sommato, se così doveva andare, Suburra 3 ha scelto il modo più rapido e indolore per salutarci. Come canta il Piotta, adesso è ora di andare e di non tornare…