Motherland: Fort Salem, appena entrata nel catalogo Prime Video, è una serie che unisce magia, adolescenza e ucronia senza paternalismo, ma con un pizzico di patriarcato
È il 19 febbraio 1692; a Salem Town, Massachusetts, la strega Sarah Alder viene condannata a morte. Questa è storia. Ancora si discute del numero di donne che, nel corso della storia del mondo come lo conosciamo sono state condannate e uccise in quanto diverse, in quanto streghe. In Motherland: Fort Salem, però, questa particolare donna si salva, dando una dimostrazione del suo potere e mettendolo al servizio di coloro che le avrebbero tolto la vita per paura e superstizione. Con il Salem Accord, stipulato tra la nuova Generale Alder e la milizia del Massachusetts, le streghe non devono più preoccuparsi di essere perseguitate e messe al rogo. Questo non significa però che possano smettere di temere per la loro vita. Viene infatti sancito l’obbligo, per ogni figlia o figlio di strega, di leva presso il Fort Salem – luogo in cui le nuove generazioni possano essere istruite nelle arti militari.
Questo l’inizio dell’ucronia, questo il battito di ali di farfalla che dà inizio alla linea temporale alternativa in cui Motherland: Fort Salem è ambientato. Da quel momento, i futuri Stati Uniti d’America, forti del loro esercito dai poteri sovrannaturali, continuano la loro corsa verso l’indipendenza, verso l’unione, verso la fine della segregazione razziale. Tutto si svolge come lo ricordiamo dai libri di storia, con in più un esercito di streghe.
Motherland: Fort Salem, zona libera da donne forti e indipendenti
La premessa da cui partono gli eventi di Motherland: Fort Salem – riassunti in breve nelle animazioni della sigla di testa – ha il grande pregio di restituirci un presente ucronico che si allontana da quei punti fermi nel tempo – leggi: la seconda guerra mondiale – che sembrano imprescindibili per la buona riuscita di una alternate history. Non solo: l’inevitabile spostamento di potere nelle mani delle donne che risulta dal loro arruolamento nell’esercito – che si tratta in conclusione di un esercito esclusivamente femminile – fa sì che non si perda tempo a sottolineare come ogni protagonista sia una donna forte e indipendente (etichetta che, in tutta onestà, ha profondamente stufato); le donne di questa serie sono forti e indipendenti, e oneste, e bugiarde, e fragili, e buone, e cattive, e fanno sesso, e fanno scelte sbagliate, e amano e odiano. E non sono proprio come gli uomini, sono semplicemente come ogni altro essere umano (con la differenza che hanno la forza di generare tempeste, vedere l’invisibile e volare).
Il potere del trio coincide con il mio
Nel primo dei dieci episodi che compongono la serie, già rinnovata per una seconda stagione, conosciamo le tre leve che ci accompagnano in questa visione militaresca del coven: Raelle, Tally, e Abigail sono come tre lati di un prisma che riflette questo assetto e le loro backstory, ben delineate fin dall’inizio, ci danno una panoramica generale di una società sfaccettata in cui gli Stati Uniti sono attraversati da una striscia di terra – la Chippewa Cession – in mano ai Nativi Americani (che però, sfortunatamente, non entrano attivamente nella narrazione), il fantasma dello schiavismo ancora infesta gli eredi della famiglia Bellweather ed esistono complessi matrifocali come quello in cui è cresciuta Tally. Onore, dovere, ribellione; con un setting prettamente militare, il rischio di creare un prodotto macchiettistico era molto alto. Per fortuna Motherland: Fort Salem riesce a equilibrare bene i tropi della narrazione di guerra con quelli del femminismo intersezionale, presentando relazioni di antagonismo senza mai indugiare nel cliché della mean girl.
This is not a feminist story?
A proposito di femminismo: Motherland: Fort Salem è intriso di femminismo, ma non è una serie femminista. Se femminismo significa uguaglianza – no aspettate, riformulo – considerato che femminismo significa uguaglianza, le protagoniste di questa serie sono femministe as fuck; tuttavia la società in cui si muovono non è femminista, perché non egualitaria. Motherland: Fort Salem non scardina il paradigma patriarcale e guerrafondaio che ben conosciamo, ma si limita ad affidarlo alle streghe, che agiscono seguendo gli stessi schemi di un esercito di questa nostra realtà, ribaltando il classico i maschi in guerra e noi a casa a procrear e mantenendo una situazione di disparità tra i generi (sebbene, devo dirlo, gli uomini che gravitano intorno a Fort Salem non sembrino passarsela proprio male, ma non sta a me giudicare). Un po’ come nel tanto discusso romanzo di Naomi Alderman Ragazze Elettriche, anche in Motherland: Fort Salem vediamo gli effetti negativi del sistema patriarcale imbracciato dal femminismo come se fosse un’arma. La Generale Alder, firmando il Salem Accord, accetta di diventare uno strumento al servizio dello stato, al servizio degli esseri umani. Già, che ruolo hanno gli esseri umani in questo nuovo mondo militar-stregonesco?
Witch is the new mutant
Escluso il padre di Raelle, con un tempo on-screen inferiore ai dieci minuti, gli esseri umani sono, in questa serie, carne da macello o bestioline da salvare. Al centro di questa prima stagione di Motherland: Fort Salem troviamo lo scontro tra l’esercito e gli Spree, un gruppo di streghe (e stregoni) contrari alla leva obbligatoria considerata – appunto – una forma di schiavitù che asservisce le streghe agli esseri umani. Sebbene il loro modus operandi non proprio condivisibile che prevede atti terroristici dall’alta mortalità, le critiche da loro mosse all’ordine prestabilito delle cose sono condivisibili e il loro assunto che – nonostante tutto – gli esseri umani non smetteranno mai di odiare le streghe non è proprio campato in aria. Si respira, insomma, un’aria di serenità come non se ne vedeva dai tempi della Confraternita dei mutanti. Se dopo la visione del primo episodio le vostre aspettative erano impostate su adolescenti al primo anno di una scuola di magia, sappiate che l’illusione durerà solo fino a Beltane (il quarto episodio, in pratica), dopodiché il gioco si fa duro e le dure iniziano a giocare.
Come evadere dalla guerra
Ogni adolescenza, cantano i Tre Allegri Ragazzi Morti, coincide con la guerra e il quasi esordiente showrunner Eliot Laurence sembra conoscere bene questa lezione. Motherland: Fort Salem è una serie fuori dal tempo, o almeno dal nostro, che riesce a parlare di tematiche importanti senza bisogno di fare grandi asserzioni, risultando sincronico con la sensibilità moderna senza sacrificare la narrazione in nome delle battaglie sociali. Pur peccando di prevedibilità su alcuni turning point, Motherland: Fort Salem è una serie interessante nel suo avvalersi del tolkieniano diritto all’evasione – ogni tanto ci meritiamo anche un’ucronia con le streghe che non senta il paternalistico bisogno di spiegarci cose – in un periodo in cui siamo tutti un po’ prigionieri.