Con L’incredibile storia dell’Isola delle Rose la Groenlandia Srl di Rovere e Sibilia fa di nuovo centro

L’incredibile storia dell’Isola delle Rose è incredibile proprio perché, nonostante sembri assurda, è una storia vera. A portarla sul piccolo schermo di Netflix ci pensa Sydney Sibilia, che ancora una volta fa centro con un racconto divertente e per nulla banale, seppur molto diverso dalla trilogia che l’ha reso noto al grande pubblico, ovvero Smetto quando voglio.

Eppure l’impronta del regista salernitano e della sua troupe è riconoscibile sia dal punto di vista tecnico e sia, soprattutto, da una sinossi che prevede come protagonista una sorta di genio incompreso, il cui immenso talento sembra in realtà un ostacolo a un’esistenza felice.

 

Giorgio Rosa (Elio Germano) non si sente apprezzato a sufficienza in primo luogo dalla sua famiglia, che vorrebbe dal brillante figlio laureto in ingegneria una vita “normale”, sebbene al di sopra degli standard di molti altri, in un’azienda importante che lo richiede per via delle sue attitudini e le sue grandi capacità, e poi anche dalla sua ex ragazza Gabriella (Matilda De Angelis), che Giorgio ancora ama follemente, in modo forse corrisposto dalla donna che però è ormai stanca di avere a che fare con un uomo così stravagante e anticonvenzionale, che si costruisce da solo l’automobile e si fa arrestare perché il veicolo è sprovvisto di targa e che, in linea generale, vive in un mondo tutto suo.
O meglio, vorrebbe vivere in un mondo tutto suo, perché questo gli sta stretto, non comprende il suo talento.

incredibile storia isola rose

Il “nuovo mondo” di Giorgio Rosa

Qual è allora la soluzione? Crearne uno per sé, ovviamente. Insieme all’amico Maurizio (Leonardo Lidi), fedele e leale, seppur con qualche problemino di alcolismo, Giorgio decide di creare un’isola autonoma, 500 metri fuori dalle acque territoriali italiane, costruendo una piattaforma.
E il bello dell’Incredibile storia dell’Isola delle rose, come detto, è che tutto prende spunto dalla realtà. Il 1° maggio del 1968 Giorgio Rosa autoproclamò lo status di Stato Indipendente e scelse anche una lingua ufficiale, l’esperanto, oltre a mettere in piedi un governo con cinque ministri, una moneta e un’emissione postale.

Il racconto di Sibilia, seppur un po’ romanzato, è fantastico nel riproporci il percorso di Giorgio e Maurizio, dalla pianificazione alla costruzione dell’Isola delle rose, che ben presto accoglierà il primo naufrago e primo vero abitante, e poi una barista incinta e rivoluzionaria, e il re delle feste del lido riminese, W. R. Neumann (Tom Wlaschiha). Di lì a poco, questa strampalata gang trasformerà l’isola in un luogo di festa in cui decine e decine di persone si riversano quotidianamente per ballare, bere, giocare a poker e divertirsi.

Le belle storie però incontrano spesso problemi lungo il loro percorso, e nel caso dell’Isola delle rose questo problema si chiama Stato italiano, che quando comprende la portata del fenomeno e il fatto che possa diventare un pericoloso precedente si trova costretto ad agire, anche imbeccato dal Vaticano, che non vede di buon occhio tutta la vicenda, lo spazio che viene dato sui giornali a quest’isola del peccato e a quel “culo” in prima pagina.

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Amore, ideali, stato e libertà

Forse l’aspetto migliore e più interessante dell’Incredibile storia dell’Isola delle rose è proprio la rappresentazione macchiettistica e irriverente dello stato italiano, con un Giovanni Leone impersonato da un quasi irriconoscibile Luca Zingaretti e soprattutto dal Franco Restivo interpretato da Fabrizio Bentivoglio, in quella maniera un po’ grottesca ed esasperata, ormai emblematica e rappresentativa dell’attore in questione, ma sempre efficace. Il nostro governo è messo alle corde da una micronazione che in realtà una piccola piattaforma in cui si balla e si gioca a carte, ma che secondo Restivo rischia di mettere a repentaglio le fondamenta della Repubblica Italiana.

Nel racconto di Sibilia il ministro dell’Interno diventa quindi una sorta di villain contro l’eroe “leggermente anarchico” Giorgio Rosa, affidato alla performance di un Elio Germano sinonimo di garanzia anche nei panni di un bolognese doc, di cui forse esaspera un po’ troppo l’accento, ma è un peccato veniale e in fondo di poca rilevanza.

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L’incredibile storia dell’Isola delle rose, dicevamo inizialmente, è riconoscibilmente un film di Sydney Sibilia anche per qualche vezzo tecnico. Infatti, all’assenza del direttore della fotografia Vladan Radovic, che aveva reso iconiche quelle cromie acide e fluo di Smetto quando voglio, sopperisce l’ottimo lavoro Valerio Azzali, che ci restituisce delle tinte simili seppur assai meno aggressive, più tendenti al seppia e con un elevato cross-process. Una fotografia perfetta per quegli anni ’60 e ’70 portati sullo schermo dal regista campano, e che ben si sposano con quello specchio di generazione ribelle, in cerca di una via di fuga dall’omologazione giovanile e di contestazione contro il Potere costituito.

Allo stesso modo Sibilia rifugge il concetto di commedia fine a se stessa, che purtroppo è una consuetudine italiana, per proporci una storia dall’esito dolceamaro, fatta di amore e ideali, con una narrazione che cattura lo spettatore con un ritmo incalzante senza essere frenetico, e musiche quanto mai indovinate e coinvolgenti.

La Matteo Rovere e Sydney Sibilia Squad, ovvero il team di Groenlandia (di cui poco fa avevamo apprezzato, sempre su Netflix, La belva) rappresenta sempre di più uno dei pochi vanti del cinema nostrano e L’incredibile storia dell’Isola delle rose, pur senza essere un capolavoro, è senza dubbio uno dei loro tanti lavori riusciti bene.

Tiziano Costantini
Nato e cresciuto a Roma, sono il Vice Direttore di Stay Nerd, di cui faccio parte quasi dalla sua fondazione. Sono giornalista pubblicista dal 2009 e mi sono laureato in Lettere moderne nel 2011, resistendo alla tentazione di fare come Brad Pitt e abbandonare tutto a pochi esami dalla fine, per andare a fare l'uomo-sandwich a Los Angeles. È anche il motivo per cui non ho avuto la sua stessa carriera. Ho iniziato a fare della passione per la scrittura una professione già dai tempi dell'Università, passando da riviste online, a lavorare per redazioni ministeriali, fino a qui: Stay Nerd. Da poco tempo mi occupo anche della comunicazione di un Dipartimento ASL. Oltre al cinema e a Scarlett Johansson, amo il calcio, l'Inghilterra, la musica britpop, Christopher Nolan, la malinconia dei film coreani (ma pure la malinconia e basta), i Castelli Romani, Francesco Totti, la pizza e soprattutto la carbonara. I miei film preferiti sono: C'era una volta in America, La dolce vita, Inception, Dunkirk, The Prestige, Time di Kim Ki-Duk, Fight Club, Papillon (quello vero), Arancia Meccanica, Coffee and cigarettes, e adesso smetto sennò non mi fermo più. Nel tempo libero sono il sosia ufficiale di Ryan Gosling, grazie ad una somiglianza che continuano inspiegabilmente a vedere tutti tranne mia madre e le mie ex ragazze. Per fortuna mia moglie sì, ma credo soltanto perché voglia assecondare la mia pazzia.